È la sera del 14 febbraio 2004.

Marco Pantani, 34 anni, viene trovato senza vita in una stanza al quinto piano del residence Le Rose, sul lungomare di Rimini.

Secondo la sua dichiarazione, sono circa le 20.30 quando il portiere entra nella stanza e scopre il cadavere di Marco.

Il corpo è steso al suolo, di fianco al letto sul soppalco.

Il torso nudo, le gambe distese, i piedi incrociati.

La sua guancia sinistra è immersa in una pozza di sangue che si estende attorno alla sua testa, e accanto, a circa mezzo metro di distanza, ci sono due palline di colore bianco, di cui una delle dimensioni di una noce e una minuscola. Sembra mollica di pane.

Quando gli investigatori arrivano sulla scena, circa un’ora dopo il ritrovamento del cadavere, si trovano davanti una stanza immersa nel caos più totale.

L’immagine che si stampa nei loro occhi ha un impatto molto forte.

Nel salotto al piano terra alcune sedie sono capovolte. La televisione e il forno a microonde sono sul pavimento, vicino a due materassi cui è stata lacerata la fodera e a un tavolo ribaltato.

Poi reti del letto, scarpe, posate, lenzuola sparse dappertutto.

Anche in bagno regna la devastazione: mobili a terra e uno specchio strappato dal muro, con sopra una sedia e una pentola.

Tutto in quella stanza è all’aria come se all’interno si fosse scatenato un tornado di potenza inaudita.

In un primo momento gli investigatori ipotizzano un decesso causato da una commistione di cocaina e farmaci: nella stanza, infatti, vengono trovate alcune confezioni di ansiolitici.

Il pubblico ministero Gengarelli dichiara a caldo: «Per il momento non ci sono ipotesi. Sono stati rinvenuti dei farmaci di natura ansiolitica che potrebbero aver avuto un determinismo causale con la morte. Però è tutto da verificare – ribadisco fino a stancarvi – con i risultati dell’esame autoptico».

Soltanto dopo l’autopsia, effettuata dal dottor Giuseppe Fortuni, gli inquirenti accerteranno che Marco Pantani muore tra le 11.30 e le 12.30 del 14 febbraio a causa di un arresto cardiaco provocato dall’assunzione di una spropositata quantità di cocaina.

Queste le dichiarazioni del dottor Fortuni dopo l’esame autoptico: «Allo stato attuale sono emersi degli elementi di natura spontanea riferibili a edema cerebrale e edema polmonare. Si può già da ora escludere, in modo assoluto, una causa traumatica violenta».

Gli inquirenti escludono così da subito la pista dell’aggressione, anche se sul corpo del Pirata vengono riscontrate alcune ferite alla testa, un taglio all’arcata sopracciliare sinistra, al volto, al ginocchio e alla caviglia sinistra.