Scrivere l’ultima frase di un libro è come tagliare il traguardo in una corsa in bicicletta. È il momento nel quale fermarsi per regalare un abbraccio a tutti i compagni di squadra e a tutte le persone che ti hanno spinto ad arrivare fino a quella linea, che ti hanno coperto dal vento quando soffiava forte e che ti hanno passato una borraccia d’acqua quando avevi sete.

È il momento di dire grazie.

Grazie a…

Elena: Amore e forza vitale pura, senza il tuo aiuto, e le tue idee, questo libro non sarebbe mai nato.

Alessandro Santoliquido: il mio primo e severo critico, amico sincero di una vita e buongustaio, di cibo, vini e libri, senza rivali al mondo.

Gianni Di Benedetto: da sempre insostituibile compagno di viaggio nei tortuosi percorsi dell’esistenza. Motivatore sempre in azione quando ci sono progetti interessanti da realizzare. Uomo saggio, semplice e profondo che in un secondo ti fa capire cose che altri non riescono a spiegarti in un ora.

Gianluca Mazzini: giornalista, scrittore, autore di una rubrica televisiva che è ormai il punto di riferimento assoluto per la letteratura sportiva. Ma adesso chi mi fa la recensione del libro…?

Andrea Di Marzio: il suo ristorante è un ufficio di consulenza globale sempre attivo giorno e notte. Da lui puoi trovare, oltre alle inarrivabili puntarelle e altri piatti meravigliosi, ogni sorta di avvocato, magistrato, giudice, ufficiale dei carabinieri. E l’aspetto positivo è che non sono lì per lui!

Claudio Brachino: il nostro speciale ha aperto una strada importante, ha gettato le basi per una nuova inchiesta giudiziaria ed è un pezzo di storia raccontata in queste pagine.

Alberto Berticelli: grande cronista del «Corriere della Sera», la mia guida nei pericolosi territori del crimine.

Giorgio Terruzzi: un Maestro.

Clemente Mimun e la redazione del Tg5 sempre in prima linea sul “Caso Pantani”.

Francesco Ceniti e Dario Nicolini: colleghi e amici uniti nella battaglia.

Gabriele Vittozzi, il “signore del tempo”.

Silvia: per tutte le notti insonni passate ad ascoltare le teorie dell’avvocato De Rensis e per quello che ha dovuto sopportare, da un anno a questa parte, senza mai perdere la voglia di lottare nella ricerca della verità.

L’avvocato Emanuela Grandi: sempre pronta ad aiutarmi tra i meandri tortuosi della legge.

Federica Panicucci e tutta la redazione di Mattino Cinque: i primi a crederci, i primi a darci forza.

Guido Meda: simpatico pungolatore quotidiano. Adesso potrai soddisfare tutte le tue curiosità sul caso. Quasi tutte dai… tanto lo sai che per te ci sono sempre!

Federico e Marco Cecconi: il volto amico della legge.

Il dottor Locatelli e il dottor Rempi: per la competenza e il loro coraggio.

La dottoressa Paola Ronchi, il mio punto di riferimento scientifico: in un’unica persona si fondono profonda conoscenza ematologica e passione per le due ruote.

Lucia Blini: per l’affetto sconfinato che come me ancora provi per il Panta.

Gabriella Simoni: per tutto ciò che hai fatto.

Il procuratore Sergio Sottani e il sostituto procuratore Lucia Spirito: per aver creduto alle nostre parole.

Il pool investigativo della procura di Forlì: maresciallo Ennio Diana, luogotenente Fabio Fuso, appuntato Mimmo Epifani. Carabinieri e uomini formidabili.

Grazie alla Piemme che ha sostenuto il mio progetto: in particolare a Carlo Musso per la fiducia fin dal nostro primo incontro e a Claudia Coccia che mi ha supportato e soprattutto sopportato, perché so di essere un vero rompiballe quando qualcuno “mette mano” ai miei scritti. Un abbraccio a tutti di cuore!

Stefania Andriola: per il sostegno, l’energia e la fiducia. Oltre alle mille informazioni meteorologiche che sempre mi regala quando devo viaggiare.

Grazie a tutti i personaggi (reali) di questo libro: quelli che ho raccontato e quelli di cui non ho potuto svelare l’identità. Siete stati preziosi.

Gigi Cifarelli: per quella indimenticabile pedalata col Panta e per le altre mille giornate straordinarie passate insieme.

Luca De Rai: perché certi amici sono come fratelli.

Grazie a Tonina, Paolo e Antonio.

Alla mia Mamma che mi ha regalato un cuore capace di provare emozioni.

A mio padre che mi ha insegnato ad amare il ciclismo, la mia professione e lo sport.

Grazie a tutti voi per aver avuto la pazienza di seguirmi fino a qui.