Eravamo di nuovo a Lal Bazar, nella stessa stanzetta in cui avevamo interrogato Sen. Stavolta, seduta di fronte a noi c’era la signora Bose. Come al solito, la stanza era troppo calda. Il ventilatore sul soffitto andò avanti per qualche minuto, poi tossicchiò e si fermò. Accanto a me, Digby sudava come un minatore. E io non ero certo fresco come una rosa. Mi ci sarebbe voluto un po’ d’oppio, o meglio ancora una pillola di morfina. Ma le pillole erano finite, anche se continuavo a tenere in tasca il flacone vuoto, come un talismano. Surrender-not si sventolava con il blocco sul quale avrebbe dovuto prendere appunti. Avrei dovuto rimproverarlo, ma quel movimento d’aria era piacevole. L’unica che non faceva una piega era la signora Bose. Sembrava fosse appena arrivata dopo un tè con il viceré.
«Mi dica cosa è successo a Devi» l’apostrofai.
«Le dispiace se prima le chiedo un bicchiere d’acqua, capitano? Ho la gola secca, e se vuol farmi molte domande questo può rivelarsi un problema.»
Feci un cenno del capo a Banerjee, il quale uscì e tornò poco dopo con una caraffa d’acqua e alcuni bicchieri. Ne riempì uno per la donna. Lei lo ringraziò, se lo portò delicatamente alle labbra e bevve un piccolo sorso.
Le ripetei la domanda su Devi.
«Cosa posso dirle?» Scrollò le spalle. «Ieri sera sono tornata a casa tardi. Devi e le altre erano occupate con dei clienti. Immagino che abbia finito verso le tre o le quattro del mattino. Dopodiché suppongo che sia andata a lavarsi e a mangiare qualcosa, e quindi a dormire.»
«Lei di solito va a letto mentre le sue ragazze lavorano ancora?»
«Di tanto in tanto succede. Soprattutto se ero fuori e torno tardi. In quei casi pensa a tutto la mia cameriera, Meena. E se c’è qualcosa di cui devo occuparmi di persona, viene a svegliarmi.»
«Dov’è stata, ieri sera?»
Sorrise, intrecciò le mani e le posò sul tavolo di metallo ammaccato. «Alcuni dei miei vecchi clienti a volte preferiscono un servizio personale.»
«Quindi fa anche visite a domicilio?»
«Solo per alcune persone. Ma non siamo tutti disposti a fare uno strappo alla regola, per il giusto prezzo, capitano?»
Ignorai la domanda.
«Qualcun altro ha visto Devi prima che andasse a dormire?»
«Credo che Saraswati l’abbia vista prima che si ritirasse nella sua stanza.»
«Tutte le sue ragazze hanno stanze private? Non è un po’ stravagante?»
«Non so quali posti conosce lei, capitano, ma il mio è uno stabilimento esclusivo, per una clientela selezionata. Le mie ragazze sono il meglio, e ricevono il meglio. Diciamo solo che l’economia è un po’ diversa da quella di un bordello da due rupie a botta. Posso permettermi le spese in più.»
«Le sue ragazze sono il meglio e ricevono il meglio» dissi, ripetendo le sue parole. «Quale motivo allora avrebbe avuto Devi per impiccarsi?»
Lei trasalì.
«Come ho detto, sembrava stare benissimo, l’ultima volta che l’ho vista. Ma è stato prima che parlasse con lei.»
«Crede che la sua morte sia collegata in qualche modo all’omicidio di MacAuley?»
«Non vedo come.» Scrollò di nuovo le spalle.
«Quindi secondo lei è solo una coincidenza?»
«Non so cosa pensare, capitano. Forse si è uccisa per via di qualcosa che le ha detto lei.»
«Le assicuro» ribattei «che ciò che mi ha detto Devi è molto più interessante di qualsiasi cosa possa averle detto io.»
Speravo in una reazione, ma la signora Bose sembrava una divinità scolpita nella pietra. Continuai: «Vuol provare a indovinare di cosa si tratta?».
Lei sollevò il bicchiere e bevve un altro sorso d’acqua. «Date le circostanze, trovo di cattivo gusto questo gioco agli indovinelli, capitano.»
«Devi ci ha detto che MacAuley era stato nel suo bordello, la notte dell’omicidio. Ed è stato ucciso immediatamente dopo esserne uscito. Mi dica, è la verità o quella povera ragazza mentiva?»
«È vero che quel signore era stato da noi.»
«E non ha ritenuto di dovercelo dire, prima?»
Fece un sorriso schivo. «Come immagina, capitano, i miei clienti apprezzano la privacy. Poiché il signor MacAuley non era stato ucciso in casa mia, non ho sentito il bisogno di macchiare la sua reputazione.»
«Sa che è un reato nascondere informazioni alla polizia?»
Sospirò. «Ho perso il conto di cosa è legale o illegale per un indiano, di questi tempi. Dopo ciò che è successo in Punjab, sembra che anche un assembramento pacifico sia un crimine capitale.»
«Cosa era venuto a fare MacAuley nel suo stabilimento, martedì scorso?»
«Oh, il solito, direi. Era alquanto ortodosso nei suoi gusti. Niente peccatucci, niente immaginazione; ma da ciò che ho visto, è abbastanza normale, per uno scozzese. All’inizio pensavo fosse per il clima della Scozia, che da quanto ho capito è brutto dieci mesi all’anno e pessimo gli altri due. Ma poi ho concluso che dipende dalla loro religione fondamentalista, che considera un peccato qualsiasi godimento.»
«Quindi non era venuto a procurarsi delle ragazze per un party del signor Buchan?»
Lei scosse la testa. «Le assicuro di no.»
«Lo aveva mai fatto in passato?»
Rispose con una risatina beffarda. «Non si aspetta davvero che divulghi informazioni del genere, vero?»
Cominciavo a perdere la pazienza. Stavo sbattendo la testa contro un muro, il caldo soffocante non aiutava, e il mio bisogno di una dose aiutava ancora meno.
«Devo ricordarle che questa è un’indagine per omicidio. Un sahib è stato ucciso a pochi metri dalla sua porta e una delle sue ragazze ora è morta. Se non deciderà di collaborare un po’ di più, posso rendere alquanto spiacevole la sua situazione.»
«Come ha appena detto, capitano, quell’uomo è stato ucciso fuori dal mio stabilimento, non dentro. E in quanto a Devi, lei è l’ultimo che dovrebbe parlare del suo destino. Povera ragazza.»
Dovevo ammetterlo, quella donna aveva spirito. In circostanze diverse, l’avrei apprezzato. Ma il fatto che intralciasse la mia indagine me lo impediva. Era arrivato il momento di mostrarle che anch’io potevo essere duro. Forse una notte in cella le avrebbe fatto cambiare idea.
«Continueremo domani» dissi. «Spero che allora avrà un atteggiamento diverso. Altrimenti sarà imputata di ostruzione delle indagini e forse anche di qualcos’altro.»
Digby accompagnò la donna in una cella. Stavo tornando in ufficio quando Surrender-not mi tirò da parte. Era turbato.
«Cosa c’è, sergente?»
«Non capisco una cosa. La signora Bose sapeva che ieri avevamo parlato con Devi. Quando eravamo in casa sua, ha detto che era stata la ragazza a dirglielo di persona. Ma ora sostiene che quando è tornata dalla sua visita a domicilio non l’ha vista. Allora mi chiedo: come faceva a saperlo, signore?»
Aveva ragione. Quella donna ci stava mentendo.
«Vuol ricominciare l’interrogatorio?» domandò il sergente.
Ci pensai. La signora Bose avrebbe fatto muro, e il tempo a nostra disposizione stava finendo in fretta.
«No» dissi alla fine. «Teniamoci questo asso nella manica, per il momento.»