La lancia ci riportò a Calcutta e lì ci separammo. Surrender-not prese un taxi per Lal Bazar e io, sull’auto della polizia, mi diressi a Cossipore.
Era pomeriggio inoltrato quando arrivai a Maniktollah Lane. L’adrenalina mi scorreva nelle vene e provavo quel senso di euforia di quando l’istinto mi dice che sono sulla strada giusta. In preda a un cattivo presentimento, bussai forte al portone del numero 47. Il vecchio Ratan venne ad aprire molto più in fretta delle altre volte. Si affacciò, quasi sorridente, ma cambiò subito faccia quando vide che ero solo.
«Ha, sahib?»
«Devo parlare con l’uomo del punkah.»
Lui come al solito non sentì le mie parole. «Eh? Pankaj? No Pankaj qui, sahib. Questa casa signora Bose.»
«Voglio parlare con il punkah wallah» dissi a voce più alta, e ripetei «Punkah wallah!» così forte da svegliare i cani randagi che dormivano nel vicolo.
Il vecchio fece un sorriso sdentato. «Ah, punkah wallah! Sì! Venire, sahib. Venire con me.»
Lo seguii dentro, fin nel salotto che ormai conoscevo bene. La casa sembrava deserta, non c’era traccia della domestica o delle ragazze.
Ratan andò a chiamare l’uomo che cercavo, la mia ultima speranza di arrivare in fondo a quella storia prima che Sen fosse impiccato. Il punkah che pendeva dall’alto era fermo. Una corda correva lungo il soffitto e scompariva in una grata, dalla parte del cortile.
La porta si aprì e un nativo tozzo e scuro apparve sulla soglia, mentre Ratan sbirciava alle sue spalle. L’uomo era massiccio e puzzava di sudore, come capita a chi lavora duro. Mi resi conto di averlo già visto: fuori dalla casa, quando avevamo portato via il corpo di Devi.
«Parli inglese?»
Annuì con diffidenza.
«Come ti chiami?»
«Das.»
«Bene, Das, non preoccuparti, non sei nei guai. Voglio solo farti alcune domande, capito?»
Restò muto e immobile.
«La ragazza, Devi. Era amica tua?»
«Suo nome non Devi, sahib. Quello nome di lavoro. Nome vero Anjali.»
«Prima che morisse, lei mi aveva detto che tu puoi aiutarmi. Devo sapere di MacAuley, il burra sahib che è stato ucciso nel vicolo la scorsa settimana. Lo conoscevi?»
«Conosco MacAuley, sahib. Viene molte volte.»
«L’ultima volta perché era venuto? Devi... Anjali, ha detto che non era per stare con una ragazza.»
Das annuì. «Sahib viene per pagare. Viene ogni mese per pagare soldi.»
«Alla signora Bose? Per le ragazze?»
Das sorrise e scosse la testa. «No, sahib. Per quello paga il giorno stesso. Paga i soldi per famiglia di altra ragazza. Ragazza morta in...» Si sforzò di trovare la parola giusta. «Operazione. Operazione per togliere bambino.»
Con il suo inglese stentato, mi raccontò tutto. L’anno precedente una delle ragazze era rimasta incinta. Il padre del bambino era un sahib importante, un pukka che era uno dei clienti più in vista della signora Bose. Das non lo aveva mai visto. Era troppo importante per venire lì di persona. Erano le ragazze ad andare da lui. MacAuley era l’intermediario che prendeva gli accordi. La gravidanza era stata uno shock. Era qualcosa che non doveva succedere. La signora Bose faceva sempre in modo di non far lavorare le ragazze nel loro periodo fertile, ma a volte i clienti sono esigenti e capita di commettere un errore. La ragazza, di nome Parvati, era la preferita del cliente. La signora Bose aveva riferito la notizia a MacAuley, il quale era tornato e aveva insistito perché la giovane abortisse. Das l’aveva accompagnata da un medico clandestino che stava a Chitpore, vicino ai binari della ferrovia. L’aveva già fatto in un’altra occasione, ma stavolta l’operazione non era riuscita. La madre e il bambino erano morti. Era stato MacAuley, il faccendiere, a disfarsi dei corpi. Das non sapeva cosa ne avesse fatto, ma da quel momento MacAuley aveva cominciato a venire una volta al mese con del denaro per la famiglia della ragazza.
All’improvviso, tutti i pezzi del rompicapo andarono a posto. Il cliente era Buchan. MacAuley era il suo uomo di fiducia da oltre vent’anni, ma la morte di madre e bambino gli aveva riportato alla mente quella di sua moglie e del loro figlio non ancora nato. La sua coscienza doveva aver iniziato a tormentarlo, e l’aver ritrovato il suo vecchio amico Gunn aveva fatto aumentare i suoi rimorsi. Con il passare del tempo, in lui si era spezzato qualcosa. Non poteva più continuare a fare certe cose. Probabilmente aveva affrontato Buchan al Bengal Club, quella notte, dicendogli che avrebbe confessato tutto. Una cosa era andare con le prostitute, ma in una città ossessionata dalla razza come Calcutta, generare un bastardo mezzosangue poteva essere tutto un altro paio di maniche. E se questo non fosse stato abbastanza per rovinare la reputazione di Buchan, come avrebbe reagito la città, sapendo della sua responsabilità nella morte di una madre e del suo bambino? Perciò MacAuley doveva essere messo a tacere. Ma Buchan aveva un alibi. Al momento dell’omicidio si trovava al Bengal Club...
«Hai visto l’uomo che ha ucciso MacAuley?»
Das scosse la testa. «Solo Anjali visto. Ha detto a me.»
Non importava. I miei sospetti su Buchan si erano rivelati giusti. Finalmente avevo il movente. In quanto all’esecutore dell’omicidio... avevo i miei sospetti anche su quello.
Ringraziai Das, uscii dal numero 47 e andai alla macchina praticamente di corsa. Erano le cinque del pomeriggio e stava scendendo la sera. Ordinai all’autista di passare dal thana di Cossipore. Da lì feci una telefonata a Lal Bazar e chiesi di Surrender-not. Ci misero un po’ a trovarlo e a passarmelo. Alla fine venne al telefono.
«Che novità ci sono, sergente?»
«È arrivato il referto dell’autopsia, signore. Conferma che la causa della morte è la rottura dell’osso del collo, in pratica si è spezzata la spina dorsale.»
«Dov’è Digby?»
«Non è qui, signore, ma ha lasciato un messaggio per lei. Ha bisogno di vederla con urgenza alla casa sicura di Bagh Bazar. Sostiene di aver ricevuto informazioni che provano l’innocenza di Sen e le chiede di raggiungerlo appena fa buio.»
«Benissimo» dissi. «Ci vado subito. Vieni anche tu, appena puoi. Ah, e portati un’arma.»
«C’è un’ultima cosa, signore.»
«Lasciami indovinare» replicai. «La signora Bose è stata trasferita alla Sezione H.»
«Come fa a saperlo? L’ordine di trasferimento dalla Government House è arrivato solo poche ore fa.»