I lampioni passavano rapidi in un'alternanza continua di luci e ombre mentre Carson percorreva in auto le strade di San Francisco. Lanciò un'occhiata ad Avery, e il suo sguardo indugiò più del dovuto. Il chiaroscuro faceva risaltare la curva della mandibola e la linea del naso. Aveva le labbra dischiuse, ancora leggermente gonfie per i baci appassionati che si erano dati nel corridoio dell'albergo.
L'aveva quasi posseduta lì, buttando al vento ogni senso del decoro.
Quasi.
Strinse forte il volante e tornò a guardare la strada. L'erezione granitica che tendeva la stoffa dei pantaloni era alimentata dal desiderio che ribolliva sotto la maschera dell'educazione.
«Dove andiamo?» La domanda che Avery pronunciò con voce sommessa infranse il silenzio e gli ricordò quanto fosse anomala quella situazione.
Lei, lui, dove la stava portando: «A casa mia».
«Oh.» La sua risposta fu più un suono che una parola. Aleggiò nell'aria in un sussurro che gli accarezzò i nervi.
Nervi... Perché diavolo era nervoso?
«Va bene?» le chiese.
Sentiva che Avery lo stava scrutando. Il suo sguardo risvegliava ansie che credeva ormai cauterizzate da tempo. Il suo sì sommesso giunse senza preamboli né spiegazioni.
Il peso che gli gravava sul torace si alleviò. Carson fece un respiro profondo. Trattenne a stento un gemito raffigurandosi Avery distesa sul suo letto, con i capelli sparsi intorno al volto e gli occhi velati dalla passione. Non aveva mai immaginato una donna nella sua camera prima di allora, e ora invece il pensiero di lei tra le sue lenzuola gli si era impresso indelebilmente nella mente.
L'aria crepitava per l'eco di una promessa che affondava in una dimensione ignota. Da diversi punti di vista, trovarsi in macchina con Avery non era diverso dalle altre volte in cui l'aveva portata alle serate del Meeting Room. C'era, però, una differenza fondamentale. Erano solo loro. Non avrebbero avuto pubblico né avrebbero assistito ai giochi erotici altrui.
E questo era emozionante e spaventoso. Per Carson era un passo enorme e sperava di non finire per rovinare tutto.
L'auto percorse la ripida discesa della collina, con un sobbalzo ogni volta che la strada tornava orizzontale a un incrocio. La baia immersa nell'oscurità era come una pozza di petrolio nero visibile in fondo al pendio. La sua casa era sulla marina, a qualche isolato di distanza dalla riva e dal Palazzo delle Belle Arti.
I fari illuminarono la facciata dell'edificio a tre piani, con le bordure bianche e le modanature ornamentali in stucco grigio. La risatina sommessa di Avery attirò l'attenzione di Carson mentre parcheggiava nel garage che occupava il pianterreno della struttura.
«Che c'è?» le chiese cominciando già a sorridere. La risata spontanea di Avery era contagiosa.
«Niente» disse Avery in tono malizioso, scuotendo la testa. Carson sollevò un sopracciglio e spense il motore. La luce che si era accesa automaticamente nell'abitacolo rivelò lo stesso divertimento che risplendeva negli occhi di Avery. «Davvero» insistette, scrollando le spalle. «È una sciocchezza. Sono solo invidiosa del tuo garage.»
«Il mio garage?» Per qualche strano motivo, quel commento gli solleticava l'ego. «Non so che dire.»
«Quindi?» Avery chiuse gli occhi strizzando le palpebre e le guance si tinsero del rossore che Carson trovava adorabile. Era agitata e accorgersene calmò il suo nervosismo.
Le passò una mano dietro la nuca e l'attirò a sé. Lei aprì gli occhi di scatto e lo incantò con la purezza delle sue emozioni. Desiderio e timore. Voglia ed esitazione. «Solo ciò che vuoi» la rassicurò, con le labbra a un soffio dalle sue.
«Come?» Avery corrugò la fronte.
«Non ti obbligherò a fare niente, Avery.»
Lei lo scrutò e nei suoi occhi si accesero i lampi di altri interrogativi prima che la luce dell'auto si spegnesse lasciando solo il chiarore di quella del garage. «Forse invece voglio che tu lo faccia.»
Carson ebbe un tuffo al cuore e allo stesso tempo il pene palpitò per il desiderio. Quell'affermazione apriva così tante porte, che conducevano a percorsi che lui aveva evitato per troppo tempo.
«Mi fido di te» bisbigliò Avery.
Le sue parole gli trafissero il cuore mentre Avery posava le labbra sulle sue. Aumentò la pressione, trasformando un bacio lieve in uno scontro appassionato di lingue. La sua sincerità spavalda alimentò la smania che gli bruciava nel ventre e annientava la ragione.
Carson affondò le dita tra i suoi capelli e le fece rovesciare lentamente la testa all'indietro, seguendo il movimento fino ad assumere il controllo del bacio e dei propri pensieri scatenati. La baciò finché Avery non si staccò per riprendere fiato, lasciandolo fremente per il desiderio di affondare nel suo calore.
Carson si ritrasse con riluttanza dopo averle preso un'ultima volta il labbro inferiore tra i suoi. Avrebbe potuto succhiarlo per tutta la notte, per assaporare il suo gusto fresco di menta, abbandonandosi alla sua dolcezza. Ma non lì. Scese dalla macchina prima di cedere all'eccitazione come un adolescente in preda al testosterone e possederla sul sedile. Sarebbe stato assurdo, visto che avevano un grande letto morbido ad attenderli di sopra.
Lei lo raggiunse e gli rivolse un pallido sorriso. Lui la prese per mano e salì le scale fino al suo appartamento all'ultimo piano. Aveva una sola camera da letto ma era spazioso e dotato di tutte le più moderne comodità tecnologiche che aveva fatto installare prima di trasferirsi.
Accese la luce all'ingresso e la portò subito in camera. Il rumore dei passi sul parquet riecheggiava nella casa. Carson le tolse di mano la borsetta e la posò sul comò. La stretta dell'altra mano divenne più intensa quando la fece voltare verso di sé, ma nei suoi occhi non c'erano dubbi né esitazioni.
La luce che filtrava dall'ingresso illuminava i suoi capelli biondi come un'aureola dorata, lasciandole in ombra il viso. Mentre la guardava, i battiti del cuore di Carson accelerarono, come impazziti. «Sei così bella!» mormorò prima d'impadronirsi di nuovo della sua bocca.
Sembrava che non gli bastasse mai, anche dopo settimane in cui l'aveva fatta godere, baciata e accarezzata, guardandola diventare più sicura ed esplorare i propri desideri con gusto.
Il bacio divenne subito più ardente. La passione e il fuoco dell'eccitazione esplosero per la smania di sprigionarsi liberamente. Era sempre così con lei. Folle, intenso, sensuale, più di un semplice rapporto occasionale.
Lei si aggrappò alla sua nuca conficcandogli le unghie alla base del cranio. La lieve fitta che gli provocò era ormai familiare e innescò una reazione a catena in tutto il corpo, fino al sesso. Carson la girò e la fece indietreggiare fino al letto senza mai interrompere il bacio.
La sua lingua giocò con quella di Avery, ogni carezza mimava il modo in cui avrebbe voluto lambire il suo sesso. Il ricordo del suo sentore muschiato gli assalì la mente, provocandogli un gemito smanioso. Staccò a forza la bocca dalla sua per baciarle il contorno della mandibola prima di far scorrere la lingua lungo il collo. Lei emise un mugolio di approvazione, attirandolo a sé. Il profumo di Avery quella sera era diverso, non era la solita fragranza fresca di menta ma una più calda e sensuale, femminile come il suo vestito rosso.
Il vestito che voleva strapparle di dosso subito.
Avery infilò le mani sotto il bavero della giacca di Carson, strattonandola per sfilargliela. Sì! Il bisogno di sentire la sua pelle contro la propria e toccarla dappertutto senza l'impedimento della stoffa, dopo settimane in cui avevano fatto sesso mezzo vestiti, lo rese impaziente e lo privò di ogni cautela.
«Ti voglio nuda» le disse all'orecchio. «Distesa sul mio letto. Con le gambe allargate, aperte per me.» Le passò i denti sul collo, sentendola deglutire a vuoto.
«Sì» bisbigliò lei. «Ti prego.» Si strofinò contro di lui, e Carson le morse la pelle delicata. Cristo. Gli sembrava di avere un'erezione da secoli, in preda a una smania incontrollabile.
Il suo grido lo eccitò ancora di più. Doveva possederla subito, ma non voleva affrettare i tempi. Il bisogno di arrivare al piacere contrastava con la voglia di giocare con lei con agio.
Provocarla, alimentare il suo desiderio come aveva fatto durante i giochi erotici nella Meeting Room, ma stavolta sarebbe stato solo per loro.
Per lei.
Il rumore della cerniera dell'abito di Avery si mescolò ai loro respiri affannosi quando lui l'abbassò sulla schiena. La stoffa si allentò sul davanti quando Carson si raddrizzò. Avery aveva gli occhi torbidi per l'eccitazione, la passione tanto visibile che Carson avrebbe potuto annegarci dentro.
Avery sollevò il mento e socchiuse le labbra in un sospiro. «Anche tu.» Gli passò le mani sul busto, lasciandovi una scia di fuoco ed eccitazione per quella semplice carezza.
Carson si staccò da lei, e Avery gli rivolse un sorriso seducente e provocante. Senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi, tolse i fermagli che le raccoglievano i capelli in alto. I riccioli si riversarono sulle spalle in una cascata di setosa tentazione. Di cui lei era consapevole.
Si morse il labbro poi lo lasciò sporgere e passò lentamente la lingua sul punto che aveva morso. Era un gesto esplicito ma anche terribilmente eccitante perché veniva da lei. Quella donna era la Avery disinibita e trasgressiva che era emersa nel Meeting Room, quella fiera di sé, della propria femminilità e del suo desiderio.
Ed era tutta sua.
Carson allentò il nodo della cravatta e la sfilò. Poi fu il turno della giacca, che finì sul comò. Il sorriso di Avery assunse una sfumatura sensuale quando abbassò il vestito lungo le braccia. Il corpetto ricadde e rivelò i seni sodi velati dal reggiseno di pizzo rosa, che lasciava intravedere il contorno più scuro dei capezzoli.
Carson aveva la gola riarsa ma l'acquolina in bocca. Sbottonò i polsini poi l'allacciatura della camicia. Lei seguiva attentamente i suoi movimenti e arrossì quando Carson tirò i lembi della camicia fuori dai pantaloni e li scostò.
L'aria più fresca gli accarezzò la pelle accaldata. Fu scosso da un brivido di trepidazione mentre guardava i seni di Avery sollevarsi e abbassarsi a ritmo serrato a ogni respiro. La tensione correva tra loro sul filo di una promessa basata sulle loro esperienze passate. Carson poteva già sentirla che lo serrava dentro di sé in spasmi convulsi, gli sembrava di udire i sussulti affannosi che faceva poco prima di venire. Gli fremeva la pelle di collo e spalle, pregustando i segni lasciati dalle sue unghie.
Bastò un colpetto per far cadere l'abito che si allargò ai suoi piedi come un fiore rosso. Avery aprì la mano e i fermagli scivolarono a terra. Carson deglutì a vuoto facendo scorrere lo sguardo verso l'alto, dalle seducenti scarpe rosse dai tacchi alti alle lunghe gambe, per posarlo infine sul pizzo rosa del perizoma abbinato al reggiseno. Si umettò le labbra assaporando già il gusto della sua carne.
Gli bastò un passo per raggiungerla. L'attirò a sé con foga e trattenne il fiato appena sentì la sua pelle contro il corpo. Il pizzo del reggiseno gli sfregava contro i capezzoli, stuzzicandoli e provocandogli brividi di eccitazione che scesero fino al ventre.
Le passò le dita tra i capelli morbidi, poi le racchiuse la nuca nel palmo. «Cosa devo fare di te?» mormorò.
Un sorriso malizioso sbocciò lentamente sulle labbra di Avery che gli abbassò la testa verso il proprio volto, fermandosi a un soffio dalle sue labbra, in un trucchetto provocante che aveva imparato da lui. Con il batticuore, Carson la guardò negli occhi pieni di calore e voglia, a cui si mescolava una sincerità che non poteva ignorare. Era qualcosa di più anche per lei. Non era solo sesso.
Carson ebbe un tuffo al cuore e avvertì una stretta allo stomaco per un desiderio che aveva estromesso dai suoi pensieri ormai da anni. Era diretto a tutta velocità verso l'ignoto e non riusciva a fermarsi. Non con lei.
Avery abbassò lo sguardo e gli sfiorò le labbra con le sue mentre bisbigliava: «Prendimi».
Carson non esitò e la baciò con foga vorace, in un impulso spasmodico di reclamare il suo possesso quando non aveva alcun diritto. Non ancora.
Ma sapeva che non gli sarebbe bastata una notte. Non sarebbe stato soddisfatto e non avrebbe mai permesso a un altro di fare sesso con quella donna. Non dopo quello che stava per accadere.
Qualunque cosa fosse.