Carson la baciò come se fosse stato posseduto e Avery si abbandonò al suo assalto. La sua lingua la provocò e l'accarezzò e lei lo assecondò senza riflettere. Non riusciva a pensare. Non ora. Non in quel momento.
Se si fosse fermata a pensare, quella situazione sarebbe stata troppo travolgente per lei.
L'erezione di Carson le premeva insistentemente contro il ventre e la sua pelle morbida scivolava contro il suo corpo. I sensi di Avery erano sovreccitati da tutti gli stimoli che lui le offriva. Il suo profumo virile le faceva girare la testa come le sue carezze lungo la schiena e, più in basso, fino alle natiche, sotto l'elastico sottile del perizoma.
Sì. Il suo grido muto era suscitato dal desiderio che aumentava sempre più a ogni secondo che passava. Le sembrava di non riuscire ad avvicinarsi abbastanza a lui.
Il suo gemito fu soffocato dalla bocca di Carson quando le slacciò il reggiseno, le accarezzò la schiena poi spostò una mano verso il lato del busto e la infilò sotto il pizzo fino a racchiudere un seno nel palmo. Avery emise un sospiro di sollievo che si trasformò in un sussulto quando le torse il capezzolo, non forte, solo per stuzzicarla. Ancora!, pensò lei, inspirando affannosamente dal naso. Toccami. Pizzicami. Dappertutto. Ti prego. Ti prego.
Carson si staccò da lei e le tolse il reggiseno, poi la fissò con occhi cupi, pieni di passione e promesse erotiche. «Stenditi sul letto.»
Il suo tono imperioso le fece venire la pelle d'oca alla schiena. La sua voce profonda aveva assunto la tipica tonalità roca e sensuale che aveva durante gli incontri del Meeting Room. I capezzoli s'inturgidirono ancora di più, provocandole una serie di fremiti sul busto che s'irradiavano lungo il ventre fino al sesso palpitante.
Nessuno le aveva mai dato ordini a letto. E non le era mai capitato di essere guardata da un uomo come ora faceva Carson, come se avesse voluto divorarla famelico e al tempo stesso assaporarla lentamente.
Quello era il potere che aveva. La infiammava tutta, accendendo in lei una sicurezza che non aveva mai avuto prima.
Con un sorriso malizioso che le aleggiava sulle labbra, salì sul letto con movenze volutamente lente e sensuali, ancheggiando e girando la testa da sopra la spalla per lanciargli un'occhiata civettuola.
Il ringhio cupo di Carson la incitò a giocare ancora di più con lui, provocandolo, stuzzicandolo con il potere della sua femminilità perché aveva qualcosa che lui voleva moltissimo. E questo era un pensiero inebriante.
Si girò dal suo lato del letto, e il suo sorriso scaltro assunse una sfumatura più consapevole quando colse lo sguardo ardente di Carson e capì di averlo in pugno. Lì, per il momento, era tutto suo.
Solo suo.
Si chinò per togliersi le scarpe, prima una e poi l'altra. Le gettò a terra poi si distese supina con le ginocchia piegate e le gambe spalancate, in una posa voluttuosa e apertamente sfrontata.
E le piaceva moltissimo.
Carson inspirò a fondo allargando le narici, e serrò le labbra stringendo forte le mascelle. La voleva, e Avery fu invasa da un senso di trionfo. Il suo sguardo la faceva sentire veramente bella.
«Gioca con i capezzoli» ringhiò lui mentre slacciava la cintura. Avery ebbe un tuffo al cuore ma obbedì senza esitare. Questa volta era lei a esibirsi, ed era esaltante.
Fece scorrere le mani sul ventre poi risalì a racchiudere i seni nei palmi. Erano dolenti e turgidi, e Avery assaporò la sensazione piacevole del proprio tocco, un'esperienza semplice ma intensa, mentre palpava i seni e li strizzava. Quei gesti risvegliarono un desiderio che prima di allora non si era mai presa la briga di esplorare da sola.
Rovesciò la testa all'indietro e abbassò le palpebre quando si pizzicò i capezzoli, dapprima con delicatezza, poi più energicamente. Protese i seni verso l'alto mentre la fitta di dolore si tramutava in eccitazione.
«Sì, così» la incitò lui. «Più forte.»
Lei obbedì ed emise un mugolio di piacere quando torse le punte tra pollici e indici, come aveva fatto lui. Il bruciore divenne intenso, ma non lasciò la presa. Lo spettacolo era per Carson, gli avrebbe dato tutto ciò che le avesse chiesto.
Strizzò gli occhi e cercò di respirare per placare il dolore che s'irradiava dai capezzoli in tutto il busto e scendeva fino al ventre, dove si allargò in un languore sensuale che Avery seguì affascinata dalle sensazioni che provava.
Sentì il materasso inclinarsi, poi Carson si piazzò tra le sue gambe per accarezzarle il sesso con il suo respiro caldo attraverso il pizzo leggero del perizoma, strappandole un brivido. «Stupenda» disse con voce cavernosa prima di scostare il succinto triangolino che la copriva e lambire il suo calore con la lingua in una lunga passata.
Avery sussultò e sentì contrarsi i muscoli dell'addome mentre veniva invasa da un'ondata di piacere. «Oddio!» gridò allargando ancora di più le gambe.
La risatina di Carson le solleticò il clitoride, e subito dopo il guizzo della sua lingua lo stimolò. Dalle labbra di Avery sfuggì un lungo gemito mentre un calore intenso le invadeva il sesso e si diffondeva in tutto il corpo. Il dolore era svanito per lasciare il posto al piacere che le faceva palpitare i punti più intimi.
Lasciò ricadere le mani ai lati del corpo per concentrarsi completamente sulle sensazioni suscitate dall'assalto implacabile di Carson. Le stava divorando il sesso con lo stesso ardore con cui prima si era impadronito della sua bocca. Si fermò solo per sfilarle il perizoma con uno strattone prima di rituffarsi sull'obiettivo. La foga con cui leccava, succhiava e stimolava la sua carne la faceva piombare sempre più profondamente in uno stordimento erotico che le ottenebrava la mente. Il sesso si contraeva ritmicamente per il bisogno di essere riempito ma Carson ignorò le sue suppliche.
Avery sollevò i fianchi di scatto in una richiesta disperata, invitandolo a penetrarla. Con un dito, due, tre... tutto quello che voleva! Il vuoto palpitante che aveva dentro la faceva impazzire mentre il piacere si accumulava sempre di più nel clitoride come una molla che si serrava, pronta a scattare.
«Ti prego!» lo implorò.
Lui le abbassò il bacino senza alcuna delicatezza, e il suo mugugno gutturale di soddisfazione le fece vibrare la carne sensibile. Avery inspirò a fatica, con le gambe tremanti per il desiderio inappagato che era diventato spasmodico.
«Che cosa vuoi?» la provocò lui. Mosse la lingua in un lento cerchio intorno all'apertura, seguendone il contorno senza affondare nella carne che vibrava. Nella mente di Avery si cancellò qualsiasi pensiero perché era concentrata solo sull'ansia di accoglierlo dentro di sé, di sentirsi finalmente riempita tutta.
Dimenò il bacino, cercando di avvicinarsi di più, ma lui le tenne saldamente i fianchi. Avery si lasciò sfuggire un lamento supplichevole e penoso invece delle parole che non riusciva a pronunciare.
«Che cosa vuoi?» ripeté lui in tono più fermo e autoritario. Voleva obbligarla a dirlo.
Non c'era un motivo logico per cui dovesse opporsi. Gliel'aveva già detto in passato, l'aveva supplicato, anche davanti ad altri. Eppure ora le parole erano bloccate in gola, intrappolate dagli ultimi brandelli di resistenza.
Chissà perché, non voleva cedere. Si disse che poteva trattenersi, controllare i suoi impulsi.
La lingua di Carson sfiorò appena l'apertura prima di tornare a tormentare il clitoride con movimenti rapidi e una lieve pressione, sufficiente per portarla vicina all'orgasmo ma senza farla esplodere. Il piacere era lì, a portata di mano, mentre la sua carne pulsava per il bisogno di godere.
«Ti prego» gemette infine, arrendendosi. «Prendimi!» esclamò in un'ammissione piena di coraggio e accettazione. Lo voleva, e lo voleva da lui.
Quella supplica fu come un dolce segnale di abbandono per entrambi.
Carson prese il sopravvento e s'impadronì della sua bocca con un bacio che trasmise molto più di quanto potesse fare la sua voce. La divorò, assaporò la sua dolcezza che si mescolò al gusto muschiato che aveva ancora sulla lingua, in una combinazione perfetta, sublime.
Voleva di più. Molto di più.
Lei si aggrappò alle sue spalle e gli cinse i fianchi con le gambe per stringerlo a sé. La passione di Avery era stupenda quando la lasciava a briglie sciolte. Carson desiderava terribilmente darle piacere, farla volare, vederla sorridere beata e farla gridare per il godimento.
E doveva possederla prima di essere lui a impazzire.
Si scostò in attesa che riaprisse gli occhi. Alla voglia smaniosa che divampava nelle sue pupille dilatate si univa un'altra emozione. Aveva il timore di cercare di definirla, ma una parte di lui la desiderava.
Sistemò meglio i fianchi per posare la punta del pene all'ingresso della vagina, premendo leggermente. Lei dischiuse le labbra e trattennero il fiato insieme mentre Carson affondava in lei con un movimento fluido. Il calore umido e i suoi muscoli stretti lo avvolsero, serrandolo in una tortura meravigliosa.
Lei si aggrappò più forte al suo collo e aprì la bocca in un sussulto muto finché non fu tutto dentro di lei. Carson inspirò assaporando quel momento di unione profonda. Era diverso, ma non avrebbe saputo dire come; la sensazione gli faceva vibrare tutti i sensi e gli provocava un brivido di meraviglia lungo la spina dorsale.
Con gli occhi nei suoi, Avery lo attirò a sé. Trasalì e il suo respiro gli accarezzò le labbra. Un attimo dopo, gli premette la bocca sulla sua. Quel contatto morbido e delicato faceva da contrappunto alla tensione intensa che smaniava per esplodere. Strisciò lungo il busto di Carson e gli avvinse il cuore per estirpare il rifiuto che lo imprigionava.
Dalla gola di lui sgorgò un gemito roco. Mosse i fianchi con uno scatto convulso, ma si fermò e attese un secondo, due. Avery lo fissava con gli occhi sgranati, in attesa.
Con le braccia che tremavano per lo sforzo, Carson lottava contro le esigenze del suo corpo che contrastavano con la sua volontà. Poi chiuse gli occhi, invaso da un senso di sconfitta e accettazione quando riaffondò in lei. Avery sospirò dolcemente e contrasse le gambe intorno ai suoi fianchi.
Era perduto. Finito.
Affondò il viso contro la piega tra collo e spalla di Avery e si abbandonò all'istinto. Cominciò a muoversi con un ritmo blando, fluido, che alimentava il desiderio che s'irradiava dal suo ventre. Il calore che gli scorreva negli arti si mescolava con il desiderio profondo che emanava dal suo cuore.
Avery lo circondava completamente. Tutti i suoi sensi erano concentrati su di lei. Sulle sue grida sommesse. Sulla sua presa alla nuca. Sul suo profumo inebriante, reso più intenso dall'eccitazione. Gli fece scorrere le unghie sulla schiena e Carson tremò per i brividi che gli incresparono la pelle.
Mosse i fianchi in un ritmo più incalzante. Si era abbandonato completamente all'istinto. Era spinto dal bisogno di sentirla gridare all'apice del piacere, di percepire le sue contrazioni per il godimento e avvertire fino all'ultimo gli spasmi e i sussulti che la facevano vibrare mentre l'orgasmo si acquietava a poco a poco.
Il bisogno di assaporare la sua dolcezza e vedere lo stupore nei suoi occhi velati dalle endorfine in circolo.
Quel desiderio ruppe le dighe delle sue resistenze, lasciando libera la marea del possesso primitivo. La baciò con foga famelica, penetrandola profondamente, con impeto. Gli sembrava di non esserle abbastanza vicino, abbastanza dentro di lei. Avery assecondò ogni slancio andandogli incontro, attirandolo a sé, dentro di sé, serrandolo fino a farlo grugnire per l'estasi che lo invadeva.
Carson si staccò dalla sua bocca per prendere fiato, tempestandole di baci la mandibola, poi premette la tempia contro la sua. Ansante, Avery gli conficcò le unghie nella schiena. Carson tirò su le ginocchia per cambiare angolazione. Avery gridò e Carson martellò ripetutamente lo stesso punto, incalzante.
«Vieni» le ordinò. «Ora vieni. Ti prego» mugugnò, stringendo gli occhi. Vieni ora. Vieni prima che esploda. Vieni per me. Ti prego.
L'orgasmo di Avery esplose con forza dirompente in un'ondata di muscoli serrati, di gemiti e spasmi intensi. Il dolore tra le scapole per le unghie di Avery innescò il suo godimento. Con un grugnito animalesco, la penetrò fino in fondo, in cerca degli ultimi brividi che la scuotevano, accarezzandogli il pene.
Riversò la sua essenza calda in lei fino all'ultima goccia, invaso dal sollievo e dallo stupore fino ad annaspare in cerca di aria. Stordito, inebetito, smarrito. Inspirò una boccata d'aria, incapace di muoversi e di ragionare.
Non era solo sesso, puro e semplice.
Girò il viso verso quello di Avery, le baciò una guancia e l'abbracciò mentre cercava di recuperare il controllo che aveva perso.
Però ormai la situazione era incontrollabile.
E, per una volta nella sua vita, non gli importava affatto.
Avery era abbandonata in una dimensione languida di beatitudine e appagamento profondo. Era stato stupefacente. Non era solo sesso, era molto di più.
Almeno per lei.
Stretta tra le sue braccia, mentre erano ancora ansanti, accaldati, uniti intimamente, voleva credere che fosse così anche per lui.
Gli baciò la guancia. Il velo di barba le solleticò le labbra, ma non le scostò, convinta che lui potesse comprendere il messaggio che voleva trasmettergli. Non poteva dirgli quello che pensava, se voleva avere la possibilità di altri momenti come quello.
Dopo qualche istante, Avery lasciò ricadere le braccia e le gambe sul materasso, e Carson si staccò da lei. Avery avvertì un tangibile senso di perdita, ma serrò le labbra per restare in silenzio.
Carson tenne fermo il profilattico mettendosi a sedere sul bordo del letto. Avery aggrottò le sopracciglia, rendendosi conto che l'aveva completamente dimenticato. Aveva la spirale, e dava per scontato che Carson fosse privo di malattie sessualmente trasmissibili, essendo iscritto al Meeting Room, ma non avevano parlato della possibilità di non usare i profilattici. Eppure non aveva notato che l'aveva infilato; non ricordava neanche quando si fosse tolto i pantaloni.
«Ti ringrazio per avere usato quello.»
Lui sollevò gli angoli della bocca. «Ma certo. Ora però devo buttarlo.» Si diresse verso il bagno e Avery si girò per seguirlo con lo sguardo e contemplare i suoi glutei muscolosi e le gambe tornite mentre si allontanava. Com'era possibile che non si fosse mai soffermata ad ammirare il suo fondoschiena?
Si chiese se vestirsi o infilarsi tra le lenzuola. Era giunto il momento del disagio? Se era solo sesso, a quel punto lui l'avrebbe accompagnata a casa, no?
E lei non avrebbe dovuto presumere che fosse qualcosa di più, nonostante le sembrasse il contrario.
Con braccia e gambe pesanti, e il cuore anche di più, si mise a sedere sul bordo del letto e fu scossa da un brivido di freddo. L'indecisione la fece rimanere lì finché Carson non tornò dal bagno.
Si fermò sulla soglia della camera, inquadrato dalla luce che proveniva dall'ingresso. La sua espressione era celata dall'ombra, ma Avery intuì che la stava fissando. Che cosa pensava? L'impulso di coprirsi la fece arrossire.
Accidenti. Perché proprio ora? Dov'era finita la donna audace che aveva accettato di essere? Perlomeno non distolse lo sguardo.
«Devi tornare a casa?» le chiese lui.
La sua voce baritonale la raggiunse come una carezza. Avery rilassò le spalle rigide. «No, a meno che tu voglia che lo faccia.»
Carson spense la luce dell'ingresso e la stanza piombò nella penombra, dov'erano visibili solo i contorni. Si diresse verso il letto a passo lento, da predatore. Avery fu scossa da un altro brivido, ma non causato dal freddo.
Quando si fermò davanti a lei, tenne lo sguardo alto verso il suo viso anche se aveva il suo pene proprio davanti a sé. Inspirò e, quando sentì l'odore muschiato del sesso nelle narici, sorrise istintivamente. Decisamente non era abituata a essere nuda con tale disinvoltura in presenza di altre persone.
Ora sapeva che Carson aveva il torace depilato, i muscoli di addome e spalle definiti e scultorei. Era atletico, forte e virile, e la faceva sentire protetta anche quando incombeva su di lei.
Lui le prese il mento tra due dita e si chinò a baciarla. «Vuoi restare?»
Lei ebbe un tuffo al cuore e la speranza fece capolino, ma lei la rimandò giù deglutendo prima di rispondere: «Sì».
«Bene.» Carson la baciò di nuovo. Fu un bacio più lungo, intenso, che le fece dimenticare di essere nuda. Scordò il suo proposito di mantenere le distanze, e non pensò al domani e a ciò che avrebbe portato con sé.
Carson avanzò facendola ricadere all'indietro sul letto senza mai staccare la bocca dalla sua. Avery lo abbracciò e decise di non preoccuparsi, visto che era lì con quell'uomo fantastico che le aveva cambiato la vita e stava diventando molto importante per lei.
Forse era veramente solo per una notte, ma prometteva di essere una notte eccezionale.