Come la Duchessa madre di Vale aveva chiesto, Juliet andò da lei per il tè quel pomeriggio.
Dall'espressione decisa dei lineamenti sbarazzini di Gemma Desmond, era evidente che fosse stata costretta a partecipare al tè. Ciononostante, la nipote della duchessa era graziosa, con la pelle leggermente abbronzata perché aveva vissuto all'estero con climi meridionali per molti anni, gli occhi di un verde bluastro color mirto, reso ancora più irresistibile da un contorno di ciglia nere. I suoi capelli corvini, tuttavia, erano raccolti in una pettinatura così stretta che fecero dolere il cuoio capelluto a Juliet.
Erano state presentate in precedenza e, anche allora, Gemma non era apparsa felice di essere in società. Era fortunata che le sue labbra avessero una piega naturale all'insù, altrimenti avrebbe avuto un aspetto che incuteva soggezione.
«Lady Granworth, sono lieta che siate potuta venire» affermò la duchessa madre, la linea sottile delle sopracciglia aggrottata dalla preoccupazione. «Ci sono molte persone, a parte i miei cari amici, ovvio, che hanno deciso di non mettere piede sotto questo tetto finché non si sarà spento lo scandalo dei misfatti di mio cognato.»
Albert Desmond era diventato un noto criminale nelle ultime settimane dopo che il suo piano di contraffazione era venuto alla luce. Secondo quanto si asseriva, aveva rubato una fortuna a diverse persone, affermando di vendere artefatti e opere d'arte inestimabili. Ma i suoi crimini erano diventati violenti quando aveva rapito e quasi ucciso Adeline Pimm, dopo che lo aveva colto sul fatto.
Anche se Adeline era una cara amica, Juliet non riteneva Gemma responsabile della perfidia del padre. «Come sapete, non sono nuova agli scandali.»
«Precisamente» concordò la duchessa con un sorriso compiaciuto, come se una debuttante che veniva sorpresa a baciare un gentiluomo in biblioteca fosse un evento trascurabile.
Anche se, per molti versi, Juliet si sentiva ancora la ragazza immatura che era stata, che non sapeva che cosa le fosse preso in quel brevissimo istante nella biblioteca. «È un bene che il ton sia animato più dalla fervente curiosità che dalla consuetudine alla critica. Sono grata che il mio ritorno abbia destato la prima e solo un pizzico della seconda. Con il tempo, immagino che tutto sarà dimenticato.»
La postura di Miss Desmond si rilassò grazie a ciò che poteva essere solo descritto come sollievo carico di speranza. «Trovate che il vostro matrimonio frettoloso vi abbia aiutata a essere accettata?»
«Senza dubbio» rispose Juliet con un cenno, ma procedette con cautela. Non voleva che Gemma o chiunque altro corresse a sposarsi solo per cancellare uno scandalo. Tuttavia, nelle circostanze in cui si trovava quella giovane, non vedeva altra possibilità. «Altrimenti sarei stata rovinata e avrei lasciato una macchia sul nome della mia famiglia.»
Certo, il padre non si era preoccupato troppo del proprio comportamento. Aveva contato sul fatto che lei contraesse un buon matrimonio. Ma aveva comunque saputo che la fortuna di cui godeva, a spese di Juliet, non sarebbe durata. Altrimenti non avrebbe cercato di nascondere l'oro al bandito che aveva messo fine alla sua vita e a quella della moglie.
La duchessa agitò le dita, facendo segno di procedere oltre quei particolari. «Proprio così. E date le giuste circostanze che contornano un evento, il ton sa essere indulgente.»
Gemma scosse la testa, le mani affusolate strette a pugno. «Mio padre è colpevole di numerosi crimini, il più grave dei quali è il tentato omicidio di una giovane. Dubito che l'alta società sia pronta a perdonare, per non parlare del dimenticare.»
«Sì, be', il nostro compito è di certo impegnativo, ma non impossibile.»
«Perdonatemi se non sono d'accordo, zia Edith, ma è piuttosto impossibile.» Gemma si alzò, poi si voltò per percorrere lo spazio tra il divano di chintz dorato e la poltroncina, senza dubbio diretta alla porta.
«Non del tutto» si sentì affermare Juliet, domandandosi in che cosa si fosse appena cacciata.
Gemma si fermò, emettendo un rapido sospiro esasperato mentre guardava alle proprie spalle. «Lady Granworth, chiedo scusa, ma lo scandalo del vostro bacio impallidisce al confronto.»
Una versione più giovane di lei si sarebbe potuta irritare per un commento che sminuiva tanto le tribolazioni che aveva patito, ma la sua parte più saggia lo vedeva come un modo per aiutare una giovane donna ad affrontare una situazione terribile. «Vi prego, chiamatemi Juliet e, se posso... Gemma?»
La stizzosa debuttante inclinò la testa, senza nascondere la riluttanza e tornò piano a sedere.
«Avete mai sentito parlare di Lord Corilew?» continuò Juliet.
Mentre Gemma scuoteva il capo, la duchessa madre sgranò gli occhi prima che un sorrisetto le incurvasse le labbra.
«Lord Corilew un tempo era solo Jonathon Tibble, un ultimogenito diseredato. Era famoso per la sua passione per il gioco d'azzardo e le donne, tanto che avrebbe potuto fondare il club Duelli all'alba, con una lunga lista di mariti traditi come membri.» Se c'era una cosa che Juliet sapeva era che il semplice fatto di venire a conoscenza della rovina di un altro distoglieva sempre l'attenzione dalla propria. Sperava che quella distrazione fosse ciò che serviva a Gemma per aprire gli occhi davanti a nuove possibilità. «Poi, un giorno, cambiò preda e passò dalle mogli del ton a una giovane innocente, una debuttante alla sua quarta Stagione.» Scosse solenne la testa prima di continuare. «C'erano pochissime speranze che Mary Brightwell si sposasse. Quando era piccola, vedete, aveva preso un terribile calcio sulla mandibola da un cavallo, che le aveva lasciato una grossa cicatrice e un difetto di pronuncia. Tuttavia, una fatidica mattina, Tibble fu sorpreso...» Fece una pausa e lanciò uno sguardo alla duchessa che le fece segno di continuare, «... mentre usciva dalla camera da letto di Mary alle prime luci dell'alba.»
Come Juliet aveva sperato, l'argomento rapì l'attenzione di Gemma, che non batté ciglio.
«Naturalmente noi non sappiamo nulla della loro storia d'amore o di come sia cominciata. Sappiamo solo che il padre, Lord Sharpton, possedeva una smisurata ricchezza e che Mary Brightwell era la sua unica figlia. Inoltre, sappiamo che entro la fine del primo anno di matrimonio, Mary diede al marito un figlio e, quindi, un erede al genitore. Inoltre, si vociferava che Lord Sharpton fosse così grato al genero da concedergli un dono considerevole, fornendo a Tibble fondi sufficienti per comprarsi una proprietà, corredata del titolo di barone. Da quel punto in avanti, lo scandaloso Mr. Tibble divenne Lord Corilew.» Juliet aveva scelto quella storia in particolare per mostrare a Gemma che c'erano modi per uscire dalla rovina, e per convincerla a non perdere la speranza. «Quindi, capite, non c'è niente di difficile, se non un cambio di nome.»
«E per cambiare il mio nome state suggerendo che mi sposi?»
«Non lo proporrei mai. Una decisione simile deve essere soltanto vostra e per le vostre ragioni» specificò Juliet, nascondendo un moto di rimorso per i propri errori. «Suppongo, tuttavia, che stiate cercando una soluzione per lavare l'onta dal vostro nome. Altrimenti dubito che vostra zia mi avrebbe fatta chiamare per parlare di questo argomento.»
Gemma lanciò uno sguardo alla duchessa e annuì. «Abbiamo trascorso molti anni lontane e io...» Si schiarì la gola. «Zia Edith è come una madre per me e non voglio che venga evitata per colpa mia.»
La duchessa madre si allungò sopra il bracciolo della poltroncina e diede una pacca alla nipote sul braccio. «Come ho detto in precedenza, a me non importa. Sono solo felice di averti qui e so che questo è il tuo posto. Avevo l'impressione che volessi sposarti, mi sbagliavo?»
«Vorrei lasciarmi il passato alle spalle. Ciò include mio padre e tutto quello che ha fatto.» Gemma parlò con la ferma veemenza che andava di pari passo con l'aria di mistero. E Juliet era abbastanza sicura di non essere l'unica a sentire stuzzicata la propria curiosità. Perciò avrebbe suggerito cautela alla nuova amica.
Ma prima le cose importanti...
Si strofinò le mani come se la questione fosse sistemata. «Allora troveremo un uomo così preso dal vostro, diciamo, fascino che cadrà ai vostri piedi.»
Gemma rise piano all'eufemismo. «Come avrete concluso, non ho una natura sentimentale.»
«Il sentimento è assai sopravvalutato. Mi dicono che generi ogni sorta di sconvolgimento nel cuore. Invece è molto meglio pensare al matrimonio come a una comprensione reciproca.» E, almeno su quello, Juliet poteva dare validi consigli. «Alla fin fine si tratta di un contratto. Per avere tutto ciò che vi aspettate e niente di inatteso, le parole precise sono essenziali.»
Alla fine, quegli occhi color mirto si illuminarono. «Un contratto matrimoniale. Non ci avevo pensato.»
La duchessa madre sorrise e si rilassò sulla poltrona. Solo con le labbra, rivolse un silenzioso grazie a Juliet.
«Quando proponete che inizi la mia ricerca per un nuovo nome?» chiese Gemma, dimostrandosi decisa nel perseguire l'obiettivo, cosa che, secondo Juliet, era ammirevole per una ragazza nel fiore della giovinezza. In effetti, con la sua determinazione, la sua intelligenza, la padronanza dietro la durezza, sarebbe stata un'eccellente Originale, a dispetto degli scatti di collera.
Uhm... quella riflessione la fece pensare al suo candidato e d'un tratto le balzò in testa un'idea. Era perfetta! Dopotutto, Ellery aveva reso noto che era in cerca di una moglie. E non era l'unico. Anche Max voleva una moglie, e presto.
Eppure qualcosa a proposito del secondo non le andava a genio. Certo, Gemma si era dimostrata una donna dal carattere forte, che non si lasciava manipolare con facilità. Aveva le sue opinioni e possedeva qualità che l'avrebbero resa una buona sposa per Max. Tuttavia... Juliet non riusciva a immaginarseli insieme. La sua mente si rifiutava semplicemente di metterli fianco a fianco.
Perciò avrebbe invece concentrato i suoi sforzi su Ellery.
Juliet tirò fuori dalla reticella una lista. «Credo che Lady Haguelin dia un ballo domani sera. È una mia amica ed estenderebbe di certo l'invito anche a voi.» In effetti ci sarebbero andati quasi tutti, persino Max. «Sarebbe il posto perfetto per mostrare al ton che non vi state nascondendo.»
E non solo. Con la presenza di Gemma al proprio fianco, Juliet sarebbe riuscita a mostrare a Max che non aveva intenzione di andare da nessuna parte.
«Che cosa successe a Lord Corilew?» domandò Gemma dopo che ebbero fissato i dettagli per il ricevimento dell'indomani sera.
Juliet si assicurò di mandare giù il tè, poi sorrise. «Oh, fu ucciso in un duello. Tuttavia, ho sentito che suo figlio è diventato un curato molto rispettato che non suscita alcun interesse nel ton.»
Gemma rise a voce alta. «Splendido.»