The Season Standard – Resoconti quotidiani di eventi rilevanti
Cari lettori, il giorno che abbiamo atteso per tre settimane è infine giunto! Senza dubbio, molti immaginavano che la notizia di una fuga d'amore della nostra Lady G. e del Marchese di Th. avrebbe reso inutile la cerimonia programmata per questa mattina. Abbondano le chiacchiere su innumerevoli scommesse con puntate altissime sul risultato. Scandaloso!
Questo giornale sospetta, tuttavia, che la nostra attuale Dea e Originale della Stagione avrà il suo gran giorno. Perché voci riportano che a una certa casa di Hanover Street è stato consegnato un taglio del più raffinato satin blu, che senz'altro attirerà molti passanti sul marciapiede davanti a St. George, per dare un'occhiata di sfuggita alla sposa.
Altre novità, riguardo ai pettegolezzi sull'improvviso ritiro del Marchese di E...
«Mi sei costato cento sterline, Thayne» brontolò Jack Marlowe, Visconte Locke, afferrando per la spalla Max. Sebbene la sua voce fosse burbera, gli occhi ammiccanti sotto le sopracciglia fulve non lo erano. «Anche Lilah pensava che saresti scappato con sua cugina.»
In piedi accanto a lui nel salottino viola della residenza di Lady Cosgrove, Liam Cavanaugh, il Conte di Wolford, fece balenare un sorriso scherzosamente minaccioso e afferrò l'altra spalla di Max. «Già. E io ho raddoppiato la posta, perché Adeline voleva provare il brivido del gioco d'azzardo, perciò ora sono fuori di duecento sterline.»
Percependo che lo aspettava una bella dose di prese in giro, Max ridacchiò mentre si scrollava entrambi di dosso e guardò il Duca di Vale di fronte a lui. «E suppongo che tu sia sotto di trecento.»
Lanciò un'altra occhiata alla porta, sperando di scorgere Juliet che scendeva dalle scale tra la processione di servitori che trasportavano bauli. Avevano appena finito il banchetto nuziale e lei ora era di sopra con le altre donne, a cambiarsi con i vestiti da viaggio prima della loro luna di miele.
Sua moglie era di sopra... Il pensiero gli provocò calde ondate di giubilo che scorsero in lui.
«No, per niente» rispose Vale, con le sopracciglia scure inarcate in un'espressione compiaciuta. «Io ne ho vinte trecento con la pura logica.»
Riportando l'attenzione al centro della stanza, Max scrutò l'amico, scettico. «Non avrai escogitato un'equazione per la possibilità di una fuga!»
«Esatto. Tuttavia, ho una fonte di informazioni più efficace della matematica, ed è Ivy.» Vale fece un cenno solenne con il capo, come se fosse un fatto risaputo. «Mi ha spiegato che un uomo che ha la pazienza sufficiente per resistere cinque anni può senz'altro sopportare altre tre settimane.»
Max ridacchiò. «Allora è stato per puro caso se hai vinto la scommessa, perché la pazienza mi ha abbandonato nell'attimo in cui sono state lette le pubblicazioni.»
Locke e Wolford si scambiarono sguardi complici e qualche borbottio. Vale sembrò alquanto soddisfatto dalla notizia. Quanto a Max, il cuore gli batteva all'impazzata dalla trepidazione, mentre guardava l'orologio sulla mensola del caminetto. Sebbene la lancetta lunga affermasse che erano solo dieci minuti che Juliet era lontana, a lui sembrava che fossero passati dieci giorni. E se lei non fosse apparsa presto, sarebbe salito di sopra, se la sarebbe caricata in spalla e l'avrebbe portata fuori dalla porta.
In effetti, l'unico motivo per cui possedeva ancora sufficiente sanità mentale per non ricorrere a un gesto più primitivo erano i frequenti incontri che avevano avuto. Visite, giri in carrozza, cene e ricevimenti avevano offerto loro occasioni creative per indulgere nell'intimità. Ma quei ricordi stimolarono solo il suo appetito. La desiderava con lui quando si svegliava, quando si addormentava e in tutti gli altri momenti in mezzo.
Tuttavia, c'era un'altra ragione per cui aveva resistito per quelle tre interminabili settimane: la sua nuova scommessa con Juliet.
«Hai fatto un'altra scommessa con Lord Thayne?» chiese Lilah dalla panca imbottita ai piedi del letto. Adeline le sedeva accanto e fissava la guarnizione del cappellino di Juliet. Ivy e Gemma stavano rovistando nel portagioie, in cerca di uno spillone di zaffiro che si abbinasse alla fede nuziale al dito, ma alla domanda si fermarono e attesero la risposta.
Impaziente di lasciare la stanza, così da poter stare con Max, Juliet interruppe i frettolosi tentativi di abbottonarsi la mantella azzurro chiaro per rispondere.
«Piccola, sì.» Ma la posta non era di certo paragonabile alla loro prima scommessa o alla seconda. «Se fosse riuscito ad aspettare per tutto il fidanzamento, senza rapirmi per portarmi a Gretna Green, allora avrebbe deciso lui la meta e la durata della nostra luna di miele. Se non ci fosse riuscito, allora le avrei scelte io.»
Anche se la verità era che non avrebbe mai immaginato che lui resistesse due settimane, figurarsi tre. E c'erano state numerose volte in cui lei era stata pronta a rapire lui. Se non fosse stato per i loro furtivi incontri, non sarebbe mai sopravvissuta.
Infilandosi un ricciolo castano chiaro dietro l'orecchio, Adeline andò da lei con il cappellino foderato di seta. «Sai dove ti sta portando?»
Juliet scosse la testa, anche se la trepidazione le faceva frullare il battito da un punto all'altro. Riusciva già a sentire la pelle che le diventava calda e rossa. Per fortuna, la mantella era ora abbottonata fino alla gola e nascondeva l'evidenza. «Speravo che una di voi lo sapesse. Di certo Max non lo avrà tenuto segreto con tutti.»
Le tre amiche sposate scossero la testa, ciascuna a turno, confessando che non avevano sentito nulla dal rispettivo marito. Nei minuti successivi, tuttavia, Juliet apprese delle scommesse che erano cominciate tra i gentiluomini.
«Confesso» ammise Gemma con un sospiro, «che anche io e Ivy abbiamo... fatto congetture sull'effettiva data delle nozze.»
«E sono felice di dire che Gemma ha acconsentito a provare un'altra Stagione prima di rinunciare del tutto all'idea del matrimonio.» Ivy fece balenare un sorriso trionfante.
«Anche se non credo servirà a molto...» borbottò l'interessata, alzando gli occhi verdi verso soffitto.
Lilah rise, comprendendo. «Sarai sorpresa dalla differenza che può fare una Stagione.»
«È vero. A volte l'amore inciampa semplicemente alla tua porta» aggiunse Adeline con un sorriso.
Juliet non poteva essere più d'accordo. «Una cosa è certa: l'amore capita sempre quando meno te lo aspetti.» Prese i guanti di capretto che aspettavano sul tavolo della toeletta. Mentre li indossava, tuttavia, si ritrovò distratta dall'incantevole anello cabochon alla mano sinistra. Lo stesso anello che Max aveva conservato per lei per cinque anni.
«Madame» annunciò Marguerite dalla porta, «la carrozza è stata caricata. Potete partire per la luna di miele.»
La pelle le avvampò ancora una volta, il cuore prese a battere all'impazzata. Era pronta a trascorrere il resto della sua vita con Max. Si chiese solo perché ci aveva messo tanto per capirlo.
«Marguerite» chiese Lilah, avvicinandosi alla cameriera, «Lord Thayne vi ha per caso accennato dove avrebbe portato Juliet?»
Con un sorriso sornione, la cameriera annuì. «Oui, Lady Locke.»
La risposta ottenne l'attenzione di Juliet, così come quella delle altre. «Vuoi entrare in dettaglio?»
«Dirò solo che il valletto di Lord Thayne e io non vi raggiungeremo fino a domani.» Poi quell'impertinente fece solo un inchino e le lasciò tutte a fare congetture.
«Non andrete lontano oggi» affermò Ivy mentre si avviavano a una a una alla porta.
Un'altra palpitazione le frullò nello stomaco, mentre appoggiava la mano alla ringhiera. Uhm... che cosa aveva architettato il suo novello sposo? Era a un passo dallo scoprirlo...
«Oh, mia cara Juliet» esclamò Marjorie, precipitandosi fuori dalla stanza di Zinnia a braccia aperte. Aveva gli occhi lucidi e il volto raggiante per il sorriso. «Mia figlia, infine.»
Juliet ricambiò il suo abbraccio, con un'ondata di tenerezza che traboccava dentro di lei. Non solo per Marjorie, ma per tutti quelli che le erano accanto quel giorno. Le erano tutti cari, una vera famiglia. «Sembra che mi ci sia voluta un'eternità per trovare la mia strada fin qui.»
L'altra la baciò sulla guancia. «Non temere. Il resto della tua vita può iniziare in qualunque giorno.»
Uscendo dalla porta davanti a Zinnia, la Duchessa madre di Vale lanciò un'occhiata penetrante alla nipote. «Sono del tutto d'accordo. Bisogna essere sempre pronti.»
In risposta, Gemma incrociò le braccia. «Come ho detto prima, zia Edith, dubito che ci sia un buon partito per me.»
Juliet, Ivy, Lilah e Adeline inspirarono a fondo, sapendo che era meglio non offrire una sfida alle tre donne che si ritenevano in grado di combinare ottimi matrimoni. Al banchetto, quella mattina, Edith, Marjorie e Zinnia si erano prese tutto il merito per ogni unione felice in quella stanza. Juliet, tuttavia, non si era sentita spinta al matrimonio; era più come se lo avesse scoperto lei, a poco a poco. Nonostante ciò, troppo felice per discutere, aveva alzato il bicchiere per un brindisi.
Ora, tuttavia, le tre dame in questione si scambiarono un'occhiata e poi un cenno di assenso. Povera Gemma. Non avrebbe avuto una, ma tre donne determinate a trovarle un marito.
«E a proposito di mariti» esclamò Juliet con immenso piacere, «il mio mi sta aspettando di sotto. Quindi vi lascio alla vostra discussione e dico a tutte arrivederci.»
Zinnia la abbracciò, con le lacrime agli occhi. «Promettimi che scriverai.»
«Spesso» promise lei. «E quando ci saremo sistemati nel Lancashire, dovete venire a trovarci.»
Dopo che la cugina ebbe accettato e Juliet ebbe baciato ogni guancia in corridoio, scese finalmente le scale.
«Dove mi stai portando, Max?» chiese Juliet da sotto la seta nera che lui le aveva legato intorno agli occhi nella carrozza.
Gli occorse ogni briciolo di forza di volontà per resistere alla tentazione di baciare quelle labbra rosa imbronciate.
Presto... si ripromise, e continuò a condurla lungo il sentiero in giardino fino alle porte della loro residenza di città. «Vedrai.»
Lei sbuffò, scherzosa. «Disse l'uomo che al momento non è bendato.»
Max si fermò di colpo per un maggiore effetto. «Aspetta un attimo. Pensavo di essere io bendato e che tu mi stessi conducendo. Mi domando dove possiamo essere.»
«Max...»
Ma prima che Juliet potesse rimproverarlo, lui si chinò e la prese in braccio, ridendo quando lei trasalì e si aggrappò alle sue spalle. Assaporò la sensazione di averla tra le braccia, il calore del suo corpo, le morbide curve nelle sue mani. Tenendola stretta, le premette le labbra sui capelli mentre la portava oltre la soglia.
Dopo che Max ebbe chiuso la porta, lei sollevò la testa e inspirò a fondo. Poi, con un sorriso compiaciuto, affermò: «So dove siamo. Mi hai portata nella nostra residenza di città».
Al contrario di quello che Max aveva udito da sua madre e Lady Cosgrove più di tre settimane prima, Juliet non aveva mai avuto intenzione di vendere la casa. Lo sapeva perché quando aveva minacciato di comprarla da lei pagando il doppio del prezzo, Juliet aveva riso e gli aveva confessato tutto il piano.
«Credevi che avrei voluto trascorrere il giorno delle mie nozze viaggiando in una carrozza?» le chiese, portandola lungo il corridoio e poi attraverso un'altra porta prima di metterla in piedi.
«Uhm...» Lei gli posò le mani sul cuore e sollevò il mento impertinente. «Non so cosa pensare. Dopotutto, non mi sei sembrato tanto impaziente oggi.»
«Non sono sembrato impaziente?» la schernì con tenerezza, facendole scorrere i palmi sulla schiena e attirandola a sé. «Come puoi dubitarne? Detta dalla persona che mi conosce meglio di chiunque altro, questa affermazione mi sorprende.»
«Ma non mi hai baciata nemmeno una volta da quando siamo sposati.»
Dopo averle sfilato la benda da sopra la testa, le incorniciò il volto con le mani. «Perché volevo che ci scambiassimo questo primo bacio proprio qui.»
Gettando un'occhiata alla stanza intorno a loro, Juliet sorrise, gli occhi che brillavano d'amore quando incontrarono i suoi. «La biblioteca.»
Anche lui inspirò e percepì il profumo familiare di cuoio e agrumi, mischiato all'acqua di rose e sandalo. Era la fragranza confortante di casa loro e richiamava alla mente molti ricordi felici. Per non parlare della promessa dei nuovi ricordi a venire.
Si era assicurato che gli operai restaurassero quella stanza esattamente come era stata. Erano stati aggiunti solo alcuni libri, di entrambi, mescolati insieme.
«Questa è la prima tappa del giro delle biblioteche degne di nota della nostra luna di miele.» A ogni parola, si fermava per sfiorarle con le labbra la fronte, le guance morbide come petali, gli angoli della bocca, prima di posarsi infine al centro.
Per un attimo rimasero entrambi perfettamente immobili, a occhi chiusi. Non c'era fretta. Avevano una vita intera per indugiare.
E, finalmente, lei era sua.