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Quella che state leggendo è la cronaca di una breve felicità.

Nel pomeriggio di sabato 18 dicembre 1976, mentre i già leggendari Beatles rinunciano a un’offerta del valore di cinquanta miliardi per tornare a suonare insieme in un concerto – un unico concerto –, quattro favolosi italiani in braghe corte vincono a Santiago del Cile il campionato del mondo di tennis a squadre.

Non diventeranno leggendari. A testimoniare l’impresa rimarranno solo una scarna documentazione e qualche resoconto frammentario.

Il punto decisivo arriva dall’incontro di doppio: la coppia composta da Panatta e Bertolucci batte in quattro set i cileni Fillol e Cornejo: 3-6 6-2 9-7 6-3.

Il giorno precedente Barazzutti aveva superato Jaime Fillol 7-5 4-6 7-5 6-1, poi era toccato a Panatta portare gli azzurri sul 2-0 infliggendo a Patricio Cornejo un pesante 6-3 6-1 6-3. La finale finirà 4-1: negli ultimi due singolari, che si disputeranno in una apatica giornata domenicale di luce lenta, Panatta avrà la meglio su Fillol 8-6 6-4 3-6 10-8 e il carneade Belus Prajoux sconfiggerà Zugarelli 6-4 6-4 6-2.

La prova tangibile del successo è una fotografia in bianco e nero piegata in quattro parti e conservata ancora oggi nel portafoglio da Nicola Pietrangeli, che la mostra con emozione. Pietrangeli si prende da capitano ciò che in due occasioni, nel 1960 e nel 1961, entrambe le volte contro l’Australia, gli era sfuggito da giocatore. E che giocatore.

In quella immagine, ormai gualcita, una corona di mani solleva al cielo la Coppa Davis, una specie di zuppiera che potrebbe essere comodamente utilizzata per miscelare il punch inglese o la sangria. La festa ha un che di colpevole, la gioia è sopita. Nell’aria soffia malandrino un vento guasto.