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Eppure sono stati uomini fortunati e la fortuna, si sa, non è democratica. Sceglie i suoi eletti. Sono stati uomini fortunati e non bisognerà aspettare il loro ultimo giorno per dirlo. Sarà che nell’animo sono rimasti bambini e non hanno ancora smesso di giocare. Ognuno a modo suo, ognuno come ne è capace, perché il tempo – succede alla maggior parte di noi quando il tempo ci scova – non li ha cambiati. Semmai li ha complicati. Vanno in campo come allora, ripetendo gli identici gesti di allora, forse solo un po’ più lenti, compassati. Li riempiono con ciò che possedevano e hanno conservato, qualità e difetti che si completano le une con gli altri, mischiati a un talento tecnico che mai prima e mai dopo si è trovato tutto assieme così denso e composito in un gruppo e in una stagione: superbia, distacco, poesia, sacrificio, rabbia.