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Essex, 1988

Maggie entra nella mia cameretta. Odora di lacca e del suo profumo numero cinque. Indossa un vestito giallo e sulle spalle ha dei cuscinetti che le fanno sembrare più grandi. «Ti ho portato delle nuove cassette.»

Sono contenta che mi abbia preso delle nuove cassette. Quelle vecchie le ho sentite mille volte e conosco le storie a memoria, ormai.

«Queste cassette però sono speciali.» Ne mette una nel mangianastri della Fisher-Price, preme PLAY e si sente una voce strana.

«Oggi, bambini, lavoreremo sulle vocali. Ripetete dopo di me: ’Sul mare ci sono nove navi nuove, una delle nove non vuole navigare’.»

Maggie mette in pausa. «Su, avanti, ripeti quello che ha detto.»

Questa storia non è per niente divertente. Apro la bocca, ma ho già dimenticato cosa devo dire.

Maggie fa una smorfia, preme un altro pulsante che porta indietro il nastro e preme di nuovo play.

Stavolta mi sforzo di memorizzare.

«Oggi, bambini, lavoreremo sulle vocali. Ripetete dopo di me: ’Sul mare ci sono nove navi nuove, una delle nove non vuole navigare’.»

Maggie mette in pausa e io ripeto la frase: «Sul mare ci sono nove navi nuove, una delle nove non vuole navigare». Adesso sarà contenta, penso, e invece non lo è.

«Non così! La devi dire come la dice lei. Basta con l’accento irlandese, devi cominciare a parlare come lei, come loro

«Perché non posso parlare come te?»

«Perché la gente ti giudica per come ti vede, per come parli e per come ti mostri. A nessuno interessa come sei dentro. È come una recita, e non c’è niente di male a recitare. Alcune persone ci fanno un sacco di soldi.»

«Io non voglio recitare.»

«Ma come no! Come si chiama quel film che ti piace tanto? La cavolo di storia infinita. Be’, lì ci sono attori che recitano, mica è la vita reale.»

Quello che dice mi fa venire da piangere, però non lo faccio perché altrimenti mi darebbe uno schiaffo.

«Recitare è molto divertente e, se impari a parlare come loro, quando sarai grande potrai vivere avventure incredibili, proprio come il ragazzino del film.»

«Potrò anche cavalcare un cane volante?»

«Probabilmente no, però potrai fare tante altre cose, se lavori sodo e impari a parlare bene.»

«Ma, se devo imparare delle cose, perché non vado a scuola?»

L’espressione di Maggie comincia a cambiare. «Perché non sei ancora grande abbastanza.»

Sì che lo sono. «E allora perché c’è un’uniforme scolastica nell’armadio?»

Maggie cambia faccia e io temo che adesso si arrabbi, e invece no, fa un’altra cosa, una cosa che non le ho mai visto fare prima. Va all’armadio, apre le ante con cautela, come se avesse paura di quello che c’è dentro. Sfiora le stampelle con la mano e poi prende l’ultima. Le targhette col prezzo sono ancora attaccate alla giacchina blu, alla camicetta e alla cravattina a righe. «Ti riferisci a questa?»

Parla a voce così bassa che quasi non la sento. Annuisco.

«Be’, doveva essere una sorpresa, e credo che il grembiule sia ancora troppo grande per te, ma a settembre ti calzerà alla perfezione.»

«Vuoi dire che a settembre andrò a scuola?»

Lei esita. «Sì.»

Comincio a saltare sul letto.

«Ma solo se...»

Mi rimetto a sedere.

«Solo se impari a parlare come loro. Devi ascoltare tutte queste cassette di dizione e ripetere quello che dice la signorina. Ci prenderai la mano.»

«E perché devo farlo? Perché non posso parlare come ho sempre fatto?»

«La gente giudica me e il tuo papà per il nostro accento e non voglio che succeda anche a te, tesoro. Voglio che tu abbia la possibilità di diventare chiunque tu voglia. È come recitare, niente di più. Dobbiamo tutti imparare a recitare, Aimee. Non è mai, e ripeto mai, una buona idea mostrare agli altri chi siamo davvero. Per cui ricorda sempre che recitare ti salverà la vita.»