Essex, 1988
Oggi è il mio compleanno.
Non quello vero, a settembre, perché Maggie dice che me ne devo dimenticare. Oggi è il mio nuovo compleanno, quello di aprile, e lei dice che compio sette anni. Anche se in realtà io lo so, che ne ho ancora sei.
Non m’importa che adesso ho un nome e un compleanno diversi. Comincia a piacermi, qui. Maggie mi compra sempre dei regalini e oggi me ne ha preso uno anche John. Maggie si è arrabbiata quando me l’ha dato, e lui ha abbassato lo sguardo e si è messo a giocare con la sua nuova barba, come fa sempre quando lei s’incavola. Poi ha detto una cosa che non riesco a togliermi dalla testa, come se mi fosse rimasta incastrata nelle orecchie: «Ai bambini serve compagnia». Ho capito quello che voleva dire, ma io credo che si sbagli. Perché a me piace stare da sola.
Comunque sono stata contenta lo stesso che mi abbia regalato un criceto. L’ho chiamato Cheeks.
Cheeks non fa un granché. Vive in una gabbietta e dorme un sacco. Ogni tanto si fa una corsetta sulla ruota. Corre come un pazzo, ma non va da nessuna parte. Chissà se ci resta male. A Maggie non piace il criceto; si rifiuta di chiamarlo col suo nome e invece lo chiama Ratto, che però a me non sembra un nome carino.
Maggie mi ha regalato una cosa che si chiama «walkman», perché così posso ascoltare le cassette con le favole e gli esercizi di dizione senza che debbano sentirli pure lei e John. Sono diventata brava a parlare con l’accento inglese, adesso, per cui a settembre potrò andare a scuola. Il mio walkman è fighissimo. È tutto il giorno che me ne vado in giro con le cuffiette, anche se non ascolto niente.
John ha preso un regalo pure a Maggie, anche se è il mio finto compleanno, non il suo. L’ha incartato con la stessa carta coi disegni di She-Ra e mi fa un po’ strano che il pacchetto non sia per me. She-Ra è una principessa coi superpoteri ed è la mia eroina preferita, adesso. Vive in un castello e se ne va in giro con un cavallo alato a fermare i cattivi che vogliono fare cose brutte. Vorrei tanto diventare come She-Ra, da grande.
John ha detto che pure Maggie si meritava un regalo, perché oggi è un giorno speciale anche per lei. Ha detto che in questo giorno ha dato alla luce una bambina. Mi guardava mentre lo diceva, ma non era di me che parlava. Avrò solo sei o sette anni, però non sono stupida. Maggie non guardava me, bensì la foto nella cornice sopra il camino. Si è messa un po’ a piangere, ma ha fatto finta che fosse colpa dell’allergia e poi si è asciugata via le lacrime. È una piccola bugia e non conta, immagino.
Quando ha aperto il regalo, non ho capito subito cos’era. Si chiama «friggitrice». Lo trovo un nome buffo, e infatti ogni volta che John lo dice ridacchio un po’. Maggie gli ha chiesto se l’avesse presa al «mercato nero», che a me sembra un posto strano in cui andare a comprare un regalo. John ha fatto finta di non sentirla e ha detto che la friggitrice ci avrebbe cambiato la vita. All’inizio non gli ho creduto, ma aveva ragione. Prima che gliela comprasse, mangiavamo sempre tutto col pane tostato, adesso invece ogni cosa la mangiamo con le patatine fritte. È fantastico! Maggie ha la friggitrice da neanche un giorno e abbiamo già mangiato le patatine fritte due volte, a pranzo con l’uovo e a cena con l’hamburger.
È magica. Maggie pela le patate, le taglia a fiammifero e poi le butta nella friggitrice. Quando poi la friggitrice fa bip significa che le patate si sono magicamente trasformate in patatine fritte! Non posso toccare la friggitrice. Dentro c’è l’olio che diventa bollente, e infatti Maggie si è bruciata un dito la prima volta che l’ha usata. John voleva darci un bacino su per farlo sentire meglio, ma lei lo ha scansato. Questa cosa mi ha fatto pensare che a volte un bacino non migliora la situazione.
Oggi mangeremo un dolce speciale per il mio compleanno e Maggie dice che è una sorpresa. Spero che sia una bella sorpresa. Mi fa mettere a sedere sulla poltrona in salotto, accanto al camino. Le luci si spengono, ma solo perché John ha premuto l’interruttore, non perché si è dimenticato di dare da mangiare al contatore. Maggie torna nella stanza con una torta che ha le candeline sopra e l’appoggia sul tavolino su cui di solito prendiamo il tè. Non ho mai avuto una torta per il mio compleanno. Lei mi dice di esprimere un desiderio e di spegnere tutte le candeline. Io faccio come mi dice e John mi scatta una foto con la sua Polaroid. C’erano sette candeline sulla torta, ma io so di compiere solo sei anni, per cui non lo so se il desiderio si realizzerà comunque.
Dopo che tutti e tre abbiamo mangiato due fette di torta al cioccolato, John si alza e va verso il caminetto. Prende la foto dell’altra bambina; anche lei sta spegnendo le candeline, anche se sono solo sei. John apre la cornice e fa per mettersi la foto in tasca, però Maggie gli dice di no, e allora lui la rimette nella cornice e ci mette la mia davanti. È strano vedere una mia foto in quella cornice. L’altra bambina è dietro di me. Non la posso più vedere, ma so che è lì.