Londra, 2017
Ben è stato licenziato due anni fa.
È l’ultima cosa che sento prima di uscire dall’edificio in cui lavorava. Il ragazzo che mi ha dato la notizia parla, ma io non lo ascolto più: le voci nella mia testa fanno troppa confusione e coprono tutto il resto. Le loro domande mi terrorizzano, perché non sono più sicura di conoscere le risposte. Com’è possibile che mio marito abbia perso il lavoro due anni fa e io non ne sappia niente? Dev’essere successo poco dopo che ci siamo conosciuti. E allora che cos’ha combinato, in tutto questo tempo? Dove si recava quando faceva finta di andare al lavoro? Dove prendeva i soldi?
Avrei dovuto chiedere al ragazzo per quale motivo lo hanno licenziato. Che cosa intendeva per «cattiva condotta»?
Comincio a pensare di non conoscere affatto l’uomo che ho sposato.
E forse non conosco neanche me stessa, al contrario di quello che credevo finora.
Ho ucciso mio marito?
Ho preso la pistola da sotto il letto e gli ho sparato?
Ho guidato fino alla stazione di servizio e ho comprato quei flaconi di gel infiammabile per nascondere le prove? Come avrei fatto a trovarli nel cestino, se no? E perché c’è un filmato delle telecamere a circuito chiuso che mostra una donna uguale a me che li compra?
Non ricordo di avere fatto queste cose, ma non sono più tanto sicura che questa sia una prova sufficiente per dimostrare che non le ho fatte. Mi sento più sola e smarrita che mai. Di chi posso fidarmi, se non posso più nemmeno contare su me stessa? Quando sarò davanti allo specchio della verità, spero di riuscire ancora a guardarmi.
Mi arriva un messaggio sul cellulare e lo guardo. È di Jack.
A che ora arrivi alla festa stasera? Mi manchi già!
Mi ero dimenticata della festa.
Non ci posso andare adesso: non posso andare da nessuna parte.
Capire questa cosa mi lascia senza fiato: non posso neanche tornare a casa mia, visto che è piena di poliziotti. Se davvero hanno trovato... qualcosa, potrebbero arrestarmi. Non importa che in realtà io non ho fatto niente, contano solo le apparenze. Le dicerie sono come sanguisughe: non ti si staccano più di dosso. Oscillo tra le varie opzioni che ho a disposizione come un cardine rotto e alla fine concludo di averne solo due. Scappo e mi nascondo da qualche parte, provando così a me stessa e al resto del mondo che sono colpevole di qualcosa che non ricordo di aver fatto. Oppure continuo a comportarmi come se niente fosse. Se non vado alla festa, noteranno la mia mancanza. La mia assenza avrà delle ripercussioni.
Devo fingere che sia tutto normale.
Se proprio devo scegliere se affogare o nuotare, scelgo di sopravvivere. Sempre. Imparerò anche a respirare sott’acqua, se serve.
Non ho ucciso mio marito. Me lo ripeto mentre entro nel negozio e prendo l’ascensore fino al piano dell’abbigliamento donna. Continuo a ripetermelo mentre scelgo la taglia quarantadue di un vestito nero e vado a provarmelo in camerino. Me lo ripeto anche mentre chiedo alla commessa di togliere il cartellino del prezzo, perché lo voglio indossare subito. Fingo di ignorare la sua espressione stupita quando, dopo aver pagato, passo alla cassiera i vestiti che indossavo prima e le chiedo di buttarli nel cestino.
Non sono pazza.
Quando intrecci verità e menzogne, può arrivare il momento in cui non le distingui più.
Tornata al piano terra, mi fermo al bancone della mia marca preferita di cosmetici e chiedo all’addetta di truccarmi.
«Guardi in su», mi chiede mentre mi mette l’eyeliner. «Lo sa che assomiglia tanto all’attrice di quella serie che fanno in televisione... glielo ha mai detto nessuno?»
Mi sforzo di sorridere. «Me lo dicono sempre. Magari fossi lei!»
«Eh, già, lo vorremmo tutti. Guardi in giù, per favore.»
Guardando a terra, mi rendo conto di avere ancora le scarpe da ginnastica. Non stanno bene col resto del look che ho scelto, per cui, non appena ho finito col trucco, corro in un negozio di scarpe. Cominciano a venirmi le paranoie: mi riconosceranno tutti, adesso che sono vestita e truccata come quando lavoro. Tra mille paia di scarpe, ne vedo un paio rosso che fa scomparire tutte le altre. Mi ricordano quelle che ho indossato una volta per una recita scolastica. Sono abbastanza certa che non stiano bene col vestito nero, ma me ne provo una lo stesso e mi metto davanti allo specchio come un fenicottero. Perfette.
Mentre aspetto che la commessa mi porti il mio nuovo paio di scarpe, osservo le orde di persone che fanno shopping, tutte in competizione. Sono sicura che mi guardino tutti. Chissà quanti di loro hanno letto l’articolo di Jennifer Jones e, peggio ancora, chissà se è già circolata la notizia di quello che è successo a Ben e di cosa sono accusata. Quando la commessa torna, si è formata una fila di gente spazientita. Lei si scusa di averci messo tanto e torna in magazzino prima ancora che io abbia avuto il tempo di togliere il coperchio dalla scatola.
M’infilo ai piedi le scarpe nuove di zecca e mi riguardo allo specchio. Mi danno uno strano senso di conforto, non so perché. Ripenso a Ben. Sapeva quanto adorassi le scarpe e me ne comprava un paio di marca a ogni compleanno e a ogni Natale. Me le sarei potuta comprare da sola, ma non sono mai riuscita a spendere tanto per qualcosa. Ne sceglieva sempre un paio che desideravo. Mi conosceva benissimo. Era un gesto gentile e premuroso da parte sua. E gli piaceva un sacco gustarsi il momento in cui le scartavo. Ogni matrimonio è diverso e nessuno è perfetto. Il nostro non aveva solo aspetti negativi.
Torno di colpo al presente e vedo la fila infinita di persone in attesa alla cassa. Mi sento tutti gli occhi addosso, come un peso insopportabile sul petto che mi rende difficile respirare. Mi guardo un’ultima volta allo specchio e ingoio la paura come una medicina. Decido di fare qualcosa che non ho mai fatto prima ed esco dal negozio senza pagare, lasciandomi alle spalle le scarpe da ginnastica e quella versione di me. Se davvero mi accuseranno di omicidio, non sarà un furtarello a rovinarmi la reputazione. Se penso alla polizia e a quello che potrebbe avere in serbo per me il futuro, mi vengono i brividi, ma la donna che ho appena visto allo specchio non ha paura di niente e di nessuno.
Devo solo ricordarmi di essere lei, d’ora in avanti.