44

Londra, 2017

Lo vedo con la coda dell’occhio mentre bevo un altro sorso di champagne.

Un flash. Sono sicura di non essermelo immaginato, stavolta.

Ho sempre odiato essere fotografata. Non so bene perché. Non ho voluto un fotografo neanche al matrimonio, e a Ben la cosa non interessava. Del nostro grande giorno abbiamo solo una foto, scattata da uno sconosciuto fuori dal Comune. Ci sono alcuni posti in cui credono che quando ti scattano una foto ti rubino l’anima. Le mie paure non arrivano a tanto, ma temo davvero che una foto possa catturare qualcosa di me che preferirei rimanesse nascosto.

Mentre fingo di prestare attenzione alla conversazione, lo vedo di nuovo: è il flash di un cellulare. Se avevo dubbi fino a un attimo fa, vedere chi lo tiene in mano conferma i miei sospetti. Jennifer Jones mi guarda e ha pure la faccia tosta di sorridere. Non so cosa fare. Mi guardo intorno, in cerca di aiuto.

Come Alicia, anche lei non dovrebbe trovarsi qui.

Non disprezzo soltanto Jennifer Jones, la odio con tutta me stessa, come odio tutti quelli come lei, che portano allo scoperto i miei segreti e li mettono davanti agli occhi di tutti. I miei segreti sono miei e basta, e non mi piace che vengano divulgati. Continuo a guardarmi intorno in cerca di aiuto e poi – forse per tutto quello che è successo negli ultimi giorni nella mia vita privata, forse perché ho bevuto più di quanto avrei dovuto – decido di occuparmi io stessa della situazione e attraverso il giardino, diretta verso di lei. «Con che coraggio vieni qui stasera?»

Lei mi ride in faccia. «Io faccio solo il mio lavoro. Se cerchi qualcuno con cui prendertela, cerca la persona che mi ha fatto la soffiata. È qualcuno che conosci. Credimi, sono stati i soldi più facili che io abbia mai guadagnato!»

Le sue parole mi lasciano senza fiato. «Chi è?»

«Che cosa vinco a dirtelo?»

«Che non ti spacco il bicchiere in faccia.» Per un momento penso che sarei capace di farlo davvero.

Lei non sembra affatto preoccupata. Anzi, pare divertita. «Credo di averla intravista prima.»

È una donna. «Chi è?» Mi giro, aspettandomi di vedere Alicia.

«Non mi ha detto come si chiama. Ti assomiglia un po’. Era vestita come te. Stessi capelli, occhiali scuri, rossetto rosso. Un po’ più vecchia. Non ti viene in mente nessuno?»

Ha descritto la stalker. Ecco, è la prova che tutto quello che è successo è collegato a lei. La donna che finge di essere me è la stessa che ha una relazione con mio marito, che ha lasciato il rossetto sotto il nostro letto e che ha usato il mio portatile per inviare mail a mio nome per cercare di incastrarmi.

«Un giornalista non ha mai una fonte sola, e io avevo bisogno di immagini che provassero il tutto. Jack è stato un tesoro a mandarmi i selfie che vi ha scattato mentre stavate nel tuo camerino.» Non credo alle mie orecchie. «Ma stai bene? Sei diventata pallida. Mica vorrai vomitare, eh? Mi rovini il video...»

Abbasso lo sguardo e vedo che ha ancora il cellulare puntato su di me.

«Stai filmando?»

«Temo di sì, tesoro. Alla TBN stanno licenziando e un giornalista deve fare il possibile per sopravvivere in questo mondo. Non è niente di personale.»

È personale.

Le strappo il telefono di mano e lo getto a terra, per poi schiacciare lo schermo col tacco delle mie scarpe rosse. Un po’ di gente si è radunata intorno a noi, compreso il regista, che ha chiamato la sicurezza. «Temo che stasera non pubblicherai proprio niente.»

Mentre la accompagnano all’uscita, si gira a guardarmi e sorride. «Invece sì, perché ho già inviato un pezzo su di te. Qualcuno mi ha spifferato il tuo indirizzo e ho ripreso tutto. Sarà online tra meno di un’ora. Secondo me sarà lo scoop del mese, ma posso sbagliarmi. Comunque una cosa è certa: è una storia da paura.» Poi sparisce in mezzo a una folla di facce che mi fissano.