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Squilla il telefono, svegliandomi da un sonno profondo e beato. Ero così immersa nei sogni che, quando apro gli occhi, non capisco dove sono. Fatico a riconoscere la stanza in cui mi trovo e le lenzuola bianche. Poi ricordo che sono a casa di Jack e che l’incubo era vero, ma pure che adesso sono al sicuro. Abbastanza, se non altro. Sono solo le otto di sera: ero andata a letto presto perché ero esausta.

Guardo lo schermo del cellulare: è Tony. Il mio agente mi chiama solo per darmi notizie molto brutte o molto belle, tutto il resto lo comunica via mail. Deve trattarsi di Fincher. È troppo presto perché siano belle notizie, per cui lascio squillare, poi qualcosa dentro di me urla che merito di ottenere questa parte e che quindi deve trattarsi per forza di buone notizie.

Rispondo e ascolto quello che mi dice Tony. Non dico molto. Non ce n’è bisogno.

Non appena metto giù, sento bussare alla porta della stanza. Mi copro le gambe nude. Indosso una maglietta di Jack come pigiama perché non ho avuto ancora modo di passare a casa e prendere le mie cose. «Avanti.»

«Ho sentito squillare il telefono e volevo sapere se è tutto a posto.»

«Entra pure. È tutto a posto. Era Tony.»

Si siede sul letto. «Buone notizie?»

Scuoto la testa.

«Oh, tesoro, mi dispiace.»

«Non ti preoccupare. Sto bene, tranquillo. Non ci speravo davvero.»

«Stronzate, avresti dovuto ottenerla tu, la parte. Sai a chi è andata?»

Vorrei non saperlo, ma annuisco.

«A chi?»

«Ad Alicia White.»

Lui rimane di sasso. «Mi prendi in giro?»

«No. Hanno dato la parte ad Alicia.»

Sembra davvero sconvolto dalla notizia, cosa che mi solleva un po’. «Non ti muovere.»

Come se avessi davvero un altro posto in cui andare. Lo guardo uscire e mi rimetto giù. Ora che sono sola, mi lascio andare. Non lo volevo soltanto, quel ruolo: significava tantissimo. Recitare per me è come prendermi una vacanza da me stessa, e avrei davvero bisogno di staccare un po’. Voglio essere qualcun altro, avere altri pensieri, altre paure, altri vestiti, essere guidata dalla certezza di un copione. Non so come spiegarlo, ma certe volte sono proprio stanca di essere me.

Non c’è una scala segreta che ti porta alle stelle, te la devi costruire, se la vuoi, e se poi cadi devi avere abbastanza coraggio da rialzarti e risalire. Non bisogna mai guardare indietro o in basso. Mi sono rialzata un sacco di volte nella vita, posso farlo di nuovo. Il fatto che non abbia ottenuto la parte posso accettarlo, credo. La cosa che non mi va giù è che l’abbia ottenuta lei. Proprio lei. Tony mi ha detto che è venuta a sapere del nostro incontro con Fincher e che lo ha seguito. Non so cosa gli abbia detto per convincerlo o come abbia scoperto dove ci saremmo visti. L’unico a sapere dov’ero e con chi era Tony. Come ha fatto a scoprirlo? E com’è possibile che certe persone riescano ad avere tutto, nella vita?

Jack torna con una bottiglia di whisky e due bicchieri.

La rabbia mi dà alla testa. «Glielo hai detto tu, ad Alicia, dove avrei incontrato Fincher?»

Sembra che le mie parole lo feriscano, letteralmente. «Se ti sforzi, ricorderai che prima dell’incontro sapevo solo che avresti visto il tuo agente, proprio come pensavi tu. Ho saputo di Fincher solo dopo che sei tornata. E, anche se lo avessi saputo, non lo avrei mai detto ad Alicia. Davvero non hai ancora capito cosa provo per te?»

L’ho capito, invece. È solo che non riesco a crederci. «Scusami.»

Jack riempie due bicchieri di whisky e svuota il suo. A me il whisky neanche piace, ma lo bevo lo stesso. Tutto. È come se non sapessimo più cosa dire e non avessimo più tempo da perdere. Quando comincia a baciarmi, io ricambio. Quando comincia a sfilarmi la maglietta, io lo lascio fare, pur sapendo che sotto sono nuda. Allungo una mano e gli sbottono i pantaloni, e mi accorgo di farlo con molta più sicurezza di quanto mi aspettassi. È come se il mio corpo avesse preso il controllo, non fidandosi più della testa. Quando le sue mani s’infilano tra le mie cosce, io le allargo. Non mi sento me stessa, in questo momento. Non mi sento timida o preoccupata. Lo voglio. Voglio lui. Credo di averlo voluto dal primo momento che l’ho visto, solo che finora non ho mai lasciato emergere la vera me stessa. Dimentico tutto quello che è successo e mi concentro sul suo sapore, sulla sensazione del suo corpo sopra il mio. Se devo essere sincera, fantastico su questo momento da così tanto tempo che mi sembra la cosa più naturale del mondo. Non mi sento neanche a disagio quando finisce. Mi sento appagata. Mi sento di nuovo una donna, mi sento di nuovo viva.

Non so se è stato merito del whisky, della dormita o del sesso, però ho appena ricordato una cosa. Ora so cosa ho fatto con la pistola e so dove si trova.

Ma per il momento può aspettare.

Adesso voglio solo godermi il fatto di stare tra le braccia di Jack e fingere di poterci rimanere. Ho sprecato troppo tempo a pensare che amore e solitudine fossero la stessa cosa. E ho passato troppo tempo a fare la brava ragazza, a fare la cosa giusta, a fare quello che ritenevo il mio dovere. Perché alla fine ho scoperto che mi fa sentire bene, fare quello che voglio.