Maggie lascia squillare il telefono.
Chiunque sia, richiama tre volte e non lascia messaggi in segreteria.
È certa che sia Aimee. Lo sa. Stringe le ultime tre dita della mano sinistra nella destra fino a farsi male.
Il telefono ricomincia a squillare. Forse la persona che chiama ha pensato a cosa lasciare detto in segreteria, e Maggie si abbassa per avvicinare l’orecchio al piccolo altoparlante sull’apparecchio. Un brivido di piacere le attraversa il corpo quando sente la voce bellissima che esce dalla segreteria. È come risentire una canzone che le era mancata tanto.
«Salve, mi chiamo Aimee. Potrebbe richiamarmi...»
Maggie riascolta il messaggio tredici volte. Bacia la cornetta, sporcandola di rossetto, e comincia persino a emettere dei versi di piacere, come se quella voce la stesse accarezzando. Non ha avuto lei l’idea di farle studiare dizione, ma di sicuro è stata una scelta azzeccata.
Si immagina la faccia confusa e incredula di Aimee. È tentata di richiamarla, ma non deve. Tanto sa che verrà lei a trovarla, e non si sbaglia. Deve solo aspettare un altro po’. Certe conversazioni è meglio farle di persona.