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Galway, 1987

Maggie mi ha tenuto la mano per tutto il tempo, finché non siamo arrivate al suo cottage sul mare. Stringeva così forte che a volte faceva un po’ male. Forse temeva che scappassi e che qualche persona cattiva mi facesse del male. Dovevo correre per starle dietro. Camminava veloce e sono stanca. Si è guardata intorno tutto il tempo, preoccupata, ma in realtà non abbiamo incrociato nessuno per strada, neanche una persona, né buona né cattiva.

Il suo cottage è molto carino, come lei. È tutto di mattoni bianchi e ha una bella porta blu. Non c’entra proprio niente con casa mia. Non ci sono molte cose, dentro, e quando le chiedo come mai lei mi risponde che è solo una casa delle vacanze. Io non sono mai andata in vacanza, ecco perché non ci ho pensato. Adesso è occupata a infilare vestiti in una valigia e, quando penso che si è dimenticata di chiamare la polizia, lei decide di preparare la merenda, il che non mi dispiace. Mentre venivamo qui le ho raccontato quello che mi ha detto mio fratello, e cioè che non possiamo permetterci di comprare le cose da mangiare. Forse è per questo che ha pensato che avessi fame.

«Ti va una fetta di torta?» mi chiede dalla cucina.

«Sì!» Sono sulla poltrona più grande che abbia mai visto. Mi sono dovuta arrampicare per salirci. È una montagna di cuscini. Sono felicissima di essere su questa poltrona, nella casa di questa signora tanto carina che mi sta per dare una bella fetta di torta.

Si affaccia in salotto. Adesso non sorride come prima. «’Sì’ cosa?»

All’inizio non capisco cosa intenda, poi mi viene un’idea. «Sì, grazie?»

Le torna il sorriso e sono contenta. Mi porta la torta e un bicchiere di latte, poi accende la televisione e va a parlare al telefono in un’altra stanza.

Sono triste, perché speravo si fosse dimenticata di chiamare la polizia. Mi piace, qui, e vorrei restare un altro po’. Il volume dei cartoni è così alto che non riesco a sentire quello che dice. Dopo aver finito la torta, mi lecco le dita e poi bevo il latte. Ha un sapore strano, ma ho sete e lo finisco lo stesso. Ho sonno quando Maggie torna in salotto.

«Allora, ho parlato col tuo papà e purtroppo mi ha confermato quello che ti ha detto tuo fratello: a casa non ci sono abbastanza soldi per comprare da mangiare. Non ti preoccupare, però: gli ho detto che puoi restare con me qualche giorno così lui ha il tempo di risolvere i suoi problemi. Ti piace, come idea?»

Penso alla televisione, alla torta, alla poltrona comoda. Penso che mi piacerebbe restare qui qualche giorno, anche se mi mancherà tantissimo mio fratello e un po’ anche il mio papà. «Sì.»

«’Sì’ cosa?»

«Sì... grazie.»

Maggie esce dalla stanza e solo ora mi chiedo come abbia fatto a chiamare mio padre visto che noi il telefono a casa non ce l’abbiamo.