Jon Snow lesse e rilesse la pergamena, finché le parole cominciarono a confondersi le une nelle altre. “Non lo posso firmare. Non lo firmerò.”
Stava quasi per bruciare la pergamena lì sul posto. Invece bevve un sorso di birra di malto, ciò che era rimasto della mezza coppa della solitaria cena della sera precedente. “Lo devo firmare. Mi hanno scelto come loro lord comandante. La Barriera è mia, anche la confraternita in nero. I guardiani della notte non prendono parte alcuna”.
Fu un sollievo quando Edd Tollett aprì la porta per dirgli che fuori c’era Gilly che aspettava. Jon mise da parte la lettera di maestro Aemon.
«Sono pronto a riceverla.» In realtà temeva quell’incontro. «Trovami Samwell Tarly e digli che più tardi gli voglio parlare.»
«Sarà giù nei sotterranei in mezzo ai libri. Il mio vecchio septon diceva sempre che i libri sono morti che camminano. Invece i morti dovrebbero riposare, dico io. Nessuno ha voglia di stare a sentire un morto che biascica.» Edd l’Addolorato se ne andò borbottando di vermi e ragni.
Appena entrata, Gilly si prostrò subito in ginocchio.
Jon girò intorno al tavolo e l’aiutò ad alzarsi. «Non devi fare inchini davanti a me. Quelli riservali al re.»
Per quanto fosse moglie e madre, Gilly continuava a sembrargli una bambina, un’esile creatura avvolta in uno dei vecchi mantelli di Sam. Su di lei quell’indumento era così grande che sotto le sue pieghe avrebbero potuto nascondersi molte altre ragazzine.
«I piccoli stanno bene?» le chiese Jon.
Da sotto il cappuccio, la ragazza dei bruti rispose con un timido sorriso. «Sì, mio signore. Ero spaventata che non avevo abbastanza latte per tutti e due, ma più succhiano più ce ne ho. Sono forti.»
«Ho una brutta cosa da dirti.» Stava per dire da “chiederti”, ma riuscì a trattenersi.
«È Mance? Val ha implorato il re di risparmiarlo. Ha detto che è disposta a sposare un suddito e non gli taglierà la gola, basta che lui può vivere. Quel Lord delle Ossa deve essere risparmiato. Craster giurava sempre che lo ammazzava, se solo si faceva vedere al castello. Mance non ha fatto neanche la metà delle cose che ha fatto lui.»
“Ha soltanto guidato un esercito contro il reame che aveva giurato di proteggere.” «Mance ha pronunciato il nostro giuramento, Gilly. Poi però ha tradito, ha sposato Dalla, si è incoronato re oltre la Barriera. La sua vita adesso è nelle mani del re. Ma non è di lui che dobbiamo parlare. È di suo figlio, il bimbo di Dalla.»
«Il piccolo?» La voce di Gilly tremava. «Lui non ha spezzato nessun giuramento, mio signore. Dorme, piange, succhia il latte, e basta, non ha mai fatto male a nessuno. Non lasciare che lei lo bruci nelle fiamme. Salvalo, ti prego.»
«Questo puoi farlo solo tu, Gilly.»
Jon le spiegò come.
Un’altra donna avrebbe inveito, lo avrebbe maledetto, gli avrebbe augurato di finire ai Sette Inferi, si sarebbe avventata contro di lui furibonda, lo avrebbe preso a schiaffi, pugni, calci, gli avrebbe cavato gli occhi. Un’altra donna gli avrebbe sputato in faccia il proprio disprezzo.
Gilly si limitò a scuotere la testa. «No, ti prego, no.»
Il corvo raccolse quell’invocazione. «No» gracchiò.
«Se tu ti rifiuti, il bimbo brucerà. Non domani né dopodomani… ma presto, quando Melisandre deciderà che è giunto il momento di risvegliare un drago, o di far levare il vento o di fare qualche sortilegio che richieda del sangue di re. Quando quel momento verrà, Mance sarà ormai ridotto in cenere, per cui la Donna Rossa vorrà suo figlio da consegnare alle fiamme, e Stannis non si opporrà. Gilly, se tu non porti via di qui il piccolo, Melisandre lo brucerà.»
«Me ne andrò» dichiarò Gilly. «Lo prenderò con me, porterò via entrambi, il bimbo di Dalla e il mio.» Le sue guance si rigarono di lacrime. Se la luce della candela non le avesse fatte scintillare, Jon non si sarebbe reso conto che Gilly stava piangendo. “Le mogli di Craster devono avere insegnato alle loro figlie a nascondere le lacrime nel cuscino. Forse, per piangere, andavano fuori, lontano dai pugni di quel demente.”
Jon strinse le dita della mano della spada. «Se porti via entrambi i piccoli, gli uomini della regina ti inseguiranno e ti riporteranno qui. Il figlio di Mance brucerà comunque… e tu con lui.» “Se cercassi di confortarla, finirebbe per credere che le lacrime possono commuovermi. Deve rendersi conto che non intendo cedere.” «Prenderai con te solo un bambino: quello di Dalla.»
«Una madre non può abbandonare suo figlio, o sarà maledetta per sempre. Sam e io lo abbiamo salvato. Ti prego. Ti prego, mio lord. Lo abbiamo salvato dal gelo.»
«Gli uomini dicono che congelare è una morte quasi pacifica. Invece il fuoco… Vedi quella candela, Gilly?»
La ragazza dei bruti si voltò verso la fiamma. «Sì.»
«Toccala. Mettici sopra la mano.»
I suoi grandi occhi castani si dilatarono. Gilly non si mosse.
«Fallo.» “Uccidi il bambino.” «Forza, fallo.»
La ragazza allungò una mano tremante, la fermò sopra la fiamma della candela.
«Più giù. Senti il bacio del fuoco.»
Gilly abbassò la mano di un pollice, poi di un altro. Quando la fiamma sfiorò la sua carne, Gilly ritirò la mano e cominciò a singhiozzare.
«La morte per fuoco è una morte crudele. Dalla è morta dando alla luce suo figlio, ma tu lo hai nutrito, lo hai amato. Hai salvato tuo figlio dal ghiaccio. Adesso salva il suo dal fuoco.»
«Allora è il mio bimbo che bruceranno. La Donna Rossa. Se non può avere quello di Dalla, brucerà il mio.»
«Tuo figlio non ha sangue di re. Melisandre non ha nulla da guadagnare, dandolo alle fiamme. Stannis vuole che il popolo libero combatta per lui, quindi non brucerà un innocente senza una giusta causa. Il tuo piccolo sarà al sicuro. Troverò una nutrice per lui, e crescerà qui al Castello Nero, sotto la mia protezione. Gli insegnerò a cavalcare e a cacciare, a combattere con la spada, l’ascia e l’arco. Farò anche in modo che impari a leggere e a scrivere.» Questo a Sam avrebbe fatto piacere. «E quando sarà abbastanza grande, saprà la verità sulle sue origini. Sarà libero di venirti a cercare, se lo vorrà.»
«Tu farai di lui uno dei tuoi corvi.» Gilly si asciugò le lacrime con il dorso della sua piccola mano pallida. «Non voglio, non voglio.»
“Uccidi il bambino!” Quel pensiero tornò nella mente di Jon Snow. «Invece lo farai. Altrimenti il giorno in cui il bambino di Dalla brucerà, anche tuo figlio morirà. È una promessa.»
«Morirà» ripeté il corvo del Vecchio Orso. «Morirà, morirà, morirà.»
Gilly si sedette, quasi piegata in due, fissando la fiamma della candela con occhi scintillanti di lacrime.
«Hai il mio permesso di ritirarti» disse poi Jon. «Non fare parola con nessuno di quello che ci siamo detti. Vedi di essere pronta a partire domani, un’ora prima dell’alba. I miei uomini verranno a prenderti».
Gilly si rimise in piedi. Pallida e incapace di proferire parola, se ne andò, senza alzare lo sguardo su di lui. Jon udì i suoi passi affrettati nell’armeria. Quasi di corsa.
Quando andò a chiudere la porta, vide Spettro accucciato sotto l’incudine, intento a rosicchiare un osso di bue. Sentendolo avvicinarsi, il grande meta-lupo albino sollevò lo sguardo.
«Era tempo che tornassi.»
Jon andò a sedersi sul proprio scranno e rilesse ancora una volta la lettera di maestro Aemon.
Poco dopo comparve Samwell Tarly, con in braccio una pila di libri. Appena ebbe varcato la soglia, il corvo di Mormont gli svolazzò attorno chiedendogli da mangiare. Sam cercò di accontentarlo, prendendo una manciata di grano dal sacchetto vicino alla porta. Il corvo fece di tutto per beccare sia il mangime sia il palmo della sua mano. Sam cacciò un grido soffocato, il corvo volò via e i chicchi schizzarono dappertutto.
«Ti ha fatto male, quella bestiaccia?» chiese Jon.
Sam si tolse il guanto con cautela. «Sì, sto sanguinando.»
«Tutti noi versiamo il nostro sangue per i guardiani della notte. Devi usare dei guanti più spessi.» Jon gli avvicinò con il piede uno sgabello. «Siediti. Guarda un po’ qui.» Tese a Sam la pergamena.
«Che cos’è?»
«Uno scudo di carta.»
Sam lesse lentamente. «Una lettera per re Tommen?»
«A Grande Inverno, Tommen e mio fratello Bran si affrontarono con delle spade di legno» rievocò Jon. «Tommen aveva addosso così tanta imbottitura di protezione che sembrava un’anatra ripiena. Bran lo mandò a terra.» Jon si alzò, andò alla finestra e aprì le imposte. L’aria era gelida, impietosa, il cielo di un colore grigio opaco. «Oggi Bran è morto, e Tommen, grassoccio e rubicondo, siede sul Trono di Spade, con la corona sopra i suoi riccioli d’oro.»
Sam gli lanciò una strana occhiata e sembrò sul punto di dire qualcosa. Invece deglutì e riprese la lettura. «Non hai firmato» rilevò.
Jon scosse la testa. «Cento e cento volte il Vecchio Orso chiese aiuto al Trono di Spade. E loro ci hanno mandato Janos Slynt. Nessuna lettera indurrà i Lannister ad appoggiarci, soprattutto quando avranno saputo che stiamo aiutando Stannis Baratheon.»
«Solo per difendere la Barriera, non nella sua rivolta. E così viene detto anche qui.»
«Una finezza che a lord Tywin potrebbe sfuggire.» Jon si riprese la pergamena. «Per quale motivo vorrebbe aiutarci? Finora non l’ha mai fatto.»
«Be’, non vorrà che si dica che Stannis ha marciato in difesa del regno, mentre re Tommen si trastullava con i suoi giocattoli. Getterebbe vergogna sulla Casa Lannister.»
«Io voglio gettare sui Lannister morte e distruzione, non vergogna.» Jon lesse ad alta voce dal testo della lettera. «I guardiani della notte non prendono parte alcuna nelle guerre dei Sette Regni. Noi prestiamo giuramento al regno, e ora il regno è in grave pericolo. Stannis Baratheon ci è venuto in aiuto contro i nostri nemici oltre la Barriera, cionondimeno noi non siamo suoi uomini…»
Sam si agitò sullo scranno. «In effetti, non lo siamo, vero?»
«Ho dato a Stannis cibo, riparo e il Forte della Notte, più il consenso che una parte del popolo libero si insediasse nelle terre del Dono di Brandon, a sud della Barriera. Questo è tutto.»
«Lord Tywin dirà che è troppo.»
«E Stannis dice che non è abbastanza. Più si dà a un re, più lui vorrà. Stiamo camminando su un ponte di ghiaccio sospeso su un precipizio. Compiacere un re è già difficile, compiacerne due è pressoché impossibile.»
«Sì, ma… se i Lannister dovessero prevalere e lord Tywin decidesse che noi, aiutando Stannis, abbiamo tradito il re, questo potrebbe significare la fine dei guardiani della notte. Lord Tywin ha l’appoggio dei Tyrell, con tutta la potenza di Alto Giardino. E ha sconfitto lord Stannis alle Acque Nere.»
«Quella delle Acque Nere è stata una battaglia. Mio fratello Robb ha vinto tutte le sue battaglie, eppure ha perso la testa. Se Stannis riuscisse a sollevare il Nord…»
Sam esitò. «Anche i Lannister hanno i loro uomini del Nord. Lord Bolton e il suo bastardo.»
«Stannis ha i Karstark. Se avrà dalla sua Porto Bianco…»
«Se» sottolineò Sam. «Altrimenti, mio signore, perfino uno scudo di carta è meglio che niente.»
«Suppongo di sì.» “Quindi anche tu concordi con maestro Aemon.” In qualche modo, Jon aveva sperato che Sam Tarly potesse vedere la situazione in modo diverso. “Ma in fondo, si tratta solo d’inchiostro e pergamena.”
Rassegnato, prese la penna d’oca e firmò.
«Prendi la lacca per il sigillo.» “Prima che cambi idea.”
Sam si affrettò a obbedire. Jon appose il sigillo del lord comandante dei guardiani della notte e gli consegnò la lettera.
«Portala a maestro Aemon, quando te ne vai, e digli d’inviare un uccello ad Approdo del Re.»
«Lo farò.» Sam sembrava in qualche modo sollevato. «Mio signore, se posso chiedere… Ho visto Gilly che si allontanava. Era quasi in lacrime.»
«Val l’ha di nuovo mandata a chiedere clemenza per Mance» mentì Jon, e parlarono un po’ di Mance, Stannis e Melisandre di Asshai, finché il corvo non ebbe divorato l’ultimo chicco di grano e gracchiò: «Sangue!».
«Intendo allontanare Gilly» disse Jon. «Lei e il bambino. Dovremo trovare un’altra nutrice per il suo fratellino di latte.»
«Si può usare il latte di capra. Per un infante è meglio di quello di vacca.» Parlare di seni, metteva Sam visibilmente a disagio, e all’improvviso inziò a parlare di storia, e dei giovani lord comandanti vissuti e morti secoli prima.
«Dimmi qualcosa di utile, Sam» lo interruppe Jon. «Parlami dei nostri nemici.»
«Gli Estranei.» Sam si passò la lingua sulle labbra. «Negli annali sono menzionati, ma non così spesso come pensavo. Parlo degli annali che ho esaminato, anche se so che sono molti di più quelli che non ho ancora trovato. Alcuni dei libri più vecchi stanno cadendo a pezzi. Le pagine si sbriciolano quando faccio per voltarle. Quanto ai libri veramente antichi, o si sono già disgregati o sono sepolti in qualche luogo che non ho ancora scoperto… ma potrebbe anche essere che non esistano, che non siano mai esistiti. I trattati storici più antichi che abbiamo qui sono stati scritti quando gli andali invasero il continente occidentale. I primi uomini ci hanno lasciato solamente rune incise sulla pietra, per cui tutto quello che pensiamo di sapere sull’Età degli Eroi, sul Tempo dell’Alba e sulla Lunga Notte si basa su resoconti scritti dai septon migliaia di anni dopo. Alla Cittadella ci sono arcimaestri che mettono in dubbio tutto questo. Quelle storie antiche sono piene di re che hanno regnato per secoli, e di cavalieri che percorrevano la terra migliaia di anni prima di diventare cavalieri. Le conosci anche tu: Brandon il Costruttore, Symeon Occhi-di-stelle, il Re della Notte… Noi ti consideriamo il novecentonovantottesimo lord comandante dei guardiani della notte, ma la lista più antica che ho trovato annovera seicentosettantaquattro comandanti, quindi dovrebbe essere stata scritta durante…»
«Molto tempo fa» lo interruppe Jon. «Che cosa mi dici degli Estranei?»
«Ho trovato menzione del vetro di drago. Nell’Età degli Eroi, i figli della foresta erano soliti dare ai guardiani della notte cento daghe di ossidiana all’anno. Gli Estranei vengono quando c’è il gelo, quasi tutte le storie concordano su questo. Oppure è il loro arrivo a portare il freddo. A volte appaiono durante le tempeste di neve, dissolvendosi quando torna il sereno. Rifuggono la luce del sole ed escono di notte… oppure compaiono al calare delle tenebre. Certe storie narrano degli Estranei in sella a cadaveri di animali. Orsi, meta-lupi, mammut, cavalli, non ha importanza, purché la bestia sia morta. L’Estraneo che uccise Piccolo Paul era in sella a un cavallo morto, quindi questo particolare è sicuramente vero. Certi resoconti parlano anche di giganteschi ragni di ghiaccio. Non so che cosa siano. Gli uomini che cadono in battaglia contro gli Estranei vanno bruciati, altrimenti i morti risorgeranno come loro creature.»
«Tutto questo lo sappiamo. La domanda è: come li possiamo combattere?»
«Se vogliamo dare credito alle storie, la corazza degli Estranei non può essere intaccata dalle lame convenzionali. E le loro spade sono talmente dure da disintegrare l’acciaio. Il fuoco però li spaventa, e sono vulnerabili all’ossidiana. Ho trovato un resoconto della Lunga Notte, in cui si dice che l’ultimo degli eroi sterminava gli Estranei con una lama di acciaio di drago. A quanto pare, non lasciava loro scampo.»
«Acciaio di drago?» Era un termine nuovo per Jon. «Acciaio di Valyria?»
«È la prima cosa che ho pensato anch’io.»
«Così, se riuscissimo a convincere i lord dei Sette Regni a consegnarci le loro lame di Valyria, tutto sarebbe risolto? Niente di più facile.» “Facile quanto convincerli a consegnarci il loro conio e i loro castelli.” Jon fece una risata acida. «Hai scoperto chi sono gli Estranei, da dove vengono e che cosa vogliono?»
«Non ancora, mio signore, ma forse ho semplicemente letto i libri sbagliati. Ce ne sono centinaia che non ho neppure aperto. Dammi più tempo e troverò quanto è possibile trovare.»
«Non c’è più tempo. Prepara le tue cose, Sam. Anche tu lascerai la Barriera con Gilly.»
«Lasciare la Barriera?» Sam lo fissò con la bocca spalancata, come se non riuscisse ad afferrare il significato di quelle parole. «Me ne vado anch’io? Al Forte Orientale, mio signore? O dove…»
«Vecchia Città.»
«Vecchia Città?» Sam ripeté il nome come una specie di belato.
«E anche Aemon.»
«Aemon? Il maestro Aemon? Ma, mio signore, ha centodue anni, non può… Mandi via lui e me? Chi si occuperà dei corvi? Se si ammalano, o se sono feriti, chi…»
«Clydas. È stato al fianco di Aemon per anni.»
«Ma è solo un attendente, e i suoi occhi sono malandati. Tu hai bisogno di un maestro. Maestro Aemon è così fragile, un viaggio per mare… potrebbe… lui è vecchio, è…»
«La sua vita sarà a rischio, lo so, Sam, ma per lui il rischio maggiore è qui. Stannis sa chi è Aemon. Se Melisandre, la Donna Rossa, vuole del sangue di re per le sue stregonerie…»
«Oh.» Le guance grasse di Sam persero tutto il loro colorito.
«Dareon verrà con te al Forte Orientale e farà il viaggio con voi. La mia speranza è che le sue canzoni convincano alcuni uomini del Sud a entrare nella confraternita in nero. La galea Uccello nero vi porterà fino alla città libera di Braavos. Da là, provvederai tu a trovare il modo per raggiungere Vecchia Città. Se è sempre tua intenzione riconoscere il bimbo di Gilly quale tuo bastardo, manda lei e il piccolo alla Collina del Corno. Altrimenti, Aemon le troverà un lavoro come serva alla Cittadella.»
«Il mio ba-ba-bastardo. Sì, mia madre e le mie sorelle aiuterebbero Gilly con il bimbo. Dareon potrebbe scortarla fino a Vecchia Città al posto mio. Io sono… mi sto allenando ogni pomeriggio con Ulmer al tiro con l’arco, come tu mi hai comandato. Be’, tranne quando sono giù nelle cripte, ma sei stato tu a dirmi di scoprire tutto il possibile sugli Estranei. L’arco lungo mi indolenzisce le spalle e mi fa venire le vesciche alle dita.» Mostrò a Jon la mano. «Però io vado avanti comunque. Adesso riesco a colpire il bersaglio quasi tutte le volte, anche se sono sempre il peggior arciere di questa terra. Ma mi piacciono le storie di Ulmer. Qualcuno dovrebbe metterle per iscritto e raccoglierle in un libro.»
«Sarai tu a farlo. Hanno sia pergamene sia inchiostro alla Cittadella, e anche archi lunghi. Mi aspetto che tu continui a fare pratica. Sam, nei guardiani della notte centinaia di uomini sono capaci di lanciare frecce, ma soltanto pochi di loro sanno leggere e scrivere. Ho bisogno che tu diventi il mio nuovo maestro.»
«Mio signore, io… il mio lavoro è qui, i libri…»
«… saranno ancora qui al tuo ritorno.»
«Mio signore, alla Cittadella… loro ti fanno sezionare i cadaveri. Non posso portare una catena.»
«Puoi farlo, Sam. E la porterai. Maestro Aemon è vecchio e cieco. Le forze lo stanno abbandonando. Chi prenderà il suo posto quando morirà? Maestro Mullin alla Torre delle Ombre è più guerriero che sapiente, e maestro Harmune al Forte Orientale è più ubriaco che sobrio.»
«Potresti chiedere alla Cittadella di inviarti altri maestri…»
«Intendo farlo. Avremo bisogno di tutti quanti. Tuttavia, Aemon Targaryen non potrà essere sostituito facilmente.» “Questo colloquio non sta andando come speravo.” Jon sapeva che con Gilly sarebbe stato difficile, ma pensava che Sam sarebbe stato contento di barattare i pericoli della Barriera con il clima caldo di Vecchia Città. «Ero certo che la cosa ti avrebbe fatto piacere» disse Jon, perplesso. «Ci sono così tanti libri alla Cittadella che nessuno può neppure sperare di riuscire a leggerli tutti. Ti troverai bene laggiù, Sam, ne sono sicuro.»
«No, posso leggere i libri, ma un ma-maestro deve essere un guaritore, e il sa-sangue mi fa svenire.» La sua mano tremava, quasi a riprova di questo. «Io sono Sam lo Spaventato, non Sam il Distruttore.»
«Spaventato? Da che cosa? Le chiacchiere dei vecchi? Sam, tu hai visto l’orda dei morti che camminano dare l’assalto al Pugno dei primi uomini, esseri mostruosi con mani nere e rilucenti occhi azzurri. Tu hai ucciso un Estraneo.»
«È stato il ve-vetro di drago a ucciderlo, non io.»
«Ora taci!» scattò Jon. Dopo Gilly, non aveva più pazienza per le paure di quel ragazzo grasso. «Sei stato tu a mentire, a circuire, a complottare in modo che io diventassi lord comandante della confraternita. E adesso tu mi obbedirai. Andrai alla Cittadella e forgerai la tua catena di maestro e, se dovrai sezionare cadaveri, lo farai. Per lo meno, a Vecchia Città i cadaveri non avranno nulla da obiettare.»
«Mio signore, mio pa-pa-padre, lord Randyll, lui, lui… la vita di un maestro è una vita di servizio. Nessun figlio della Casa Tarly può portare una catena al collo. Gli uomini della Collina del Corno non si inchinano né si piegano a nessun signorotto. Jon, io non posso disobbedire a mio padre.»
“Uccidi il ragazzo” pensò Jon. “Il ragazzo che è in te è quello che è in lui. Uccidili entrambi, maledetto bastardo!”
«Tu non hai più un padre. Hai solamente fratelli. Solamente noi. La tua vita appartiene ai guardiani della notte, per cui va’ a mettere le tue mutande in una bisaccia, insieme a tutto quello che vorrai portare con te a Vecchia Città. Partirai un’ora prima dell’alba. E ho anche un altro ordine per te. Da oggi in poi, tu non ti definirai più un codardo. Nell’anno appena trascorso, hai affrontato più cose di quelle che la maggior parte degli uomini affronta in tutta la vita. Quindi puoi affrontare anche la Cittadella, ma l’affronterai come confratello ordinato dei guardiani della notte. Non posso ordinarti di essere coraggioso, però posso ordinarti di nascondere la tua paura. Tu hai pronunciato il giuramento, Sam. Ricordi?»
«Io… ci proverò.»
«No, Sam, non ci proverai. Tu obbedirai.»
«Obbedirai.» Il corvo di Mormont dispiegò le grandi ali nere.
Sam parve afflosciarsi. «Come il mio signore comanda. E… maestro Aemon lo sa?»
«È un’idea tanto sua quanto mia.» Jon andò ad aprirgli la porta. «Nessun addio tra di noi. Meno gente è a conoscenza di questo, meglio sarà. Un’ora prima dell’alba, nel cimitero.»
Sam corse via esattamente come aveva fatto Gilly.
Jon era stanco. “Ho bisogno di dormire.”
Per metà della notte era rimasto in piedi a studiare mappe, scrivere lettere e fare piani con il maestro Aemon. Si trascinò fino al suo angusto giaciglio, ma il sonno non arrivò facilmente. Sapeva che cosa avrebbe dovuto affrontare l’indomani. Continuò a rivoltarsi nel letto senza requie, rimuginando sulle ultime parole che maestro Aemon gli aveva detto.
«Mi sia consentito di dare al mio lord comandante un ultimo suggerimento» aveva detto l’anziano sapiente «il medesimo che diedi a mio fratello quando le nostre strade si separarono per l’ultima volta. Aveva trentatré anni quando il Gran Concilio lo scelse per salire al Trono di Spade. Un uomo fatto, con figli, eppure, per certi versi, ancora un ragazzo. Egg aveva nel profondo un’innocenza, una delicatezza che tutti noi amavamo. “Uccidi il ragazzo che è in te”, così gli dissi il giorno in cui m’imbarcai per venire alla Barriera. “Per regnare ci vuole un uomo. Un Aegon, non un Egg. Uccidi il ragazzo e permetti all’uomo di nascere.”» Il vecchio aveva sfiorato il volto di Jon. «Tu hai la metà degli anni che aveva Egg, e il tuo fardello è ancora più crudele, temo. Ben poca sarà la gioia che ricaverai dal comando, ma ritengo che dentro di te tu abbia la forza necessaria per fare ciò che va fatto. Uccidi il ragazzo che è in te, Jon Snow. L’inverno incombe su di noi. Uccidi il ragazzo e permetti all’uomo di nascere.»
Jon Snow indossò il mantello e uscì all’esterno. Pattugliava ogni giorno il Castello Nero, passava dagli uomini di guardia e ascoltava di prima mano i loro rapporti, osservando Ulmer e le sue reclute nel campo di tiro con l’arco, parlando sia con gli uomini del re sia con quelli della regina, camminando sul ghiaccio in cima alla Barriera per osservare la foresta al di là. Spettro lo seguiva sempre, pallida ombra al suo fianco.
Quando Jon saliva, era Kedge Occhiobianco ad avere il comando della Barriera. Kedge aveva più di quarant’anni, trenta dei quali passati alla grande muraglia di ghiaccio. Il suo occhio sinistro era cieco, quello destro feroce. Nella foresta, con ascia e destriero, era uno dei migliori ranger della confraternita, ma non era mai riuscito ad andare d’accordo con gli altri uomini.
«Giornata tranquilla» riferì a Jon. «Niente da segnalare, tranne un paio di ranger nella direzione sbagliata.»
«Ranger nella direzione sbagliata?» ripeté Jon in tono interrogativo.
Kedge sogghignò. «Due cavalieri. Se ne sono andati un’ora fa a cavallo, verso sud, lungo la Strada del Re. Quando Dywen li ha visti partire, ha detto che quei fessi stavano andando nella direzione sbagliata.»
«Capisco» annuì Jon.
Scoprì qualcosa di più dallo stesso Dywen, mentre il vecchio guerriero ingollava una coppa di brodo d’avena nei baraccamenti. «Aye, mio lord, li ho visti, sì. Horpe e Massey, erano loro. Hanno detto che è stato Stannis a mandarli fuori, ma fuori dove, a fare che cosa e quando torneranno, questo non l’hanno detto.»
Ser Richard Horpe e ser Justin Massey erano entrambi uomini della regina e di rango elevato nel concilio del re. “Se Stannis avesse in mente un semplice pattugliamento, sarebbero andati bene due mercenari qualsiasi” rifletté Jon Snow. “Mentre dei cavalieri sono più adatti ad agire come messaggeri o emissari.” Cotter Pyke aveva fatto sapere dal Forte Orientale che il Lord delle Cipolle, braccio destro di Stannis, e Salladhor Saan, il pirata mercenario lyseniano, avevano alzato le vele in direzione di Porto Bianco per trattare con lord Manderly. Era quindi comprensibile che Stannis inviasse altri emissari. Sua grazia non era un uomo paziente.
Se poi i ranger nella direzione sbagliata avrebbero fatto ritorno, quella era un’altra questione. Anche se erano dei cavalieri, conoscevano poco o affatto il Nord. “Ci sono tanti occhi lungo la Strada del Re, e non tutti amichevoli.” Comunque, non era un problema che lo riguardava. “Stannis si tenga pure i suoi segreti. Gli dèi sanno che anch’io ho i miei.”
Quella notte, Spettro dormì ai piedi del suo letto, e per una volta Jon non sognò di essere un lupo. Tuttavia continuò a rigirarsi per ore, finché non ebbe un incubo. C’era Gilly che piangeva, lo implorava di lasciar in pace i due bambini, ma lui glieli strappava dalle braccia e li decapitava entrambi, poi scambiava i due piccoli crani mozzati, ordinandole di riattaccarli al corpo.
Quando Jon si svegliò, Edd Tollett incombeva su di lui nelle tenebre della stanza da letto.
«Mio lord, è tempo. L’ora del lupo. Hai dato ordine di essere svegliato.»
«Portami qualcosa di caldo.» Jon gettò via le coperte.
Quando Edd rientrò, con una coppa fumante in mano, Jon era già vestito. Si aspettava del vino caldo zuccherato, invece notò con stupore che era una zuppa, un brodo leggero che sapeva di porri e carote, anche se non sembravano esserci né porri né carote. “Nei miei sogni di lupo gli odori sono più forti” rifletté “e anche il gusto dei cibi. Spettro è più vivo di me.” Svuotò la coppa, che lasciò sulla forgia.
Quella mattina, di guardia alla sua porta, c’era Kegs. «Voglio parlare con Bedwyck e con Janos Slynt» gli disse Jon. «Che siano qui entrambi alle prime luci dell’alba.»
Fuori, il mondo era ancora nero e immobile. “Freddo, ma non in modo pericoloso. Non ancora. Farà più caldo una volta sorto il sole. Se gli dèi sono misericordiosi, la Barriera potrebbe lacrimare.” Quando raggiunsero il campo delle sepolture, la colonna si era già formata. Jon aveva dato il comando della scorta a Jack Bulwer il Nero con una dozzina di ranger a cavallo e due carri al seguito. Uno dei carri era stracarico di bauli, sacchi e casse, le provviste per il viaggio. L’altro aveva un tettuccio rigido di cuoio bollito come protezione dal vento. Maestro Aemon era già seduto all’interno, avvolto in una pelle d’orso che lo faceva apparire minuto come un bambino. Sam e Gilly erano in piedi a breve distanza. Gilly aveva gli occhi rossi e gonfi, ma tra le braccia teneva il bambino, ben avvolto in coperte e pellicce. Che fosse suo figlio o quello di Dalla, Jon non poteva dirlo con certezza. Li aveva visti insieme solo poche volte. Il bimbo di Gilly era nato prima, quello di Dalla era più robusto, ma come età e dimensioni erano talmente simili da rendere pressoché impossibile distinguerli l’uno dall’altro.
«Lord Snow» chiamò maestro Aemon, «ho lasciato un libro per te nel mio alloggio: Il compendio di Giada. È stato scritto da Colloquo Votar, un avventuriero della città libera di Volantis che viaggiò in Oriente, visitando tutte le isole del Mare di Giada. C’è un passaggio che potrebbe interessarti. Ho detto a Clydas di evidenziarlo.»
«Sarà mia cura leggerlo, maestro» rispose Jon.
Maestro Aemon si asciugò il filo di muco che gli colava dal naso. «La conoscenza è un’arma, Jon. Munisciti bene prima di andare in battaglia.»
«Lo farò.» Jon sentì qualcosa di gelido sul volto. Alzò lo sguardo e vide che stava nevicando. “Cattivo presagio.” Si voltò verso Jack Bulwer il Nero. «Cerca di arrivare il più in fretta possibile. Ma non correre rischi inutili. Hai con te un vecchio e un infante. Fa’ in modo che stiano al caldo e siano ben nutriti.»
«E anche tu, mio signore» Gilly non sembrava avere alcuna fretta di salire sul carro. «Fa’ lo stesso con l’altro. Me lo hai promesso. Il piccolo… il piccolo di Dalla… il piccolo principe, voglio dire… trovagli una brava donna, in modo che cresca sano e forte.»
«Hai la mia parola.»
«Non dargli nessun nome. Non darglielo finché non avrà almeno due anni. Porta male dare il nome ai bambini quando sono ancora al seno. Voi corvi neri questo magari non lo sapete, ma è così.»
«Come tu comandi, mia signora.»
«Non chiamarmi così. Sono una madre, non una signora. Sono moglie di Craster, figlia di Craster e madre.»
Gilly consegnò il bimbo a Edd l’Addolorato, poi salì sul carro e si riparò sotto le pellicce. Quando Edd le ridiede il bimbo, Gilly cominciò ad allattarlo. Sam distolse lo sguardo, rosso in faccia e montò in sella.
«Forza, partiamo» ordinò Jack Bulwer il Nero facendo schioccare la frusta. I carri fecero un balzo in avanti.
Sam attese un momento. «Be’» disse, «addio.»
«Addio, Sam» rispose Edd l’Addolorato. «Vedrai che la tua barca non affonda. Le navi affondano solo quando ci sono sopra io.»
Jon fu sopraffatto dai ricordi. «La prima volte che ho visto Gilly, era con le spalle al muro nel castello di Craster, una ragazzina con i capelli scuri e il pancione, che cercava di stare lontana da Spettro. Lui si era andato a infilare in mezzo ai conigli, e penso che Gilly avesse paura che la squartasse e si mangiasse il bimbo… in realtà, non era del lupo che doveva avere paura, o sbaglio?»
«Ha più coraggio di quello che crede» disse Sam.
«Lo stesso vale per te, Sam. Fate buon viaggio. Abbi cura di lei, del bambino e di Aemon.» I rivoli gelidi sul viso gli ricordarono il giorno in cui aveva detto addio a Robb a Grande Inverno, senza sapere che non lo avrebbe mai più rivisto. «E tira su il cappuccio. I fiocchi di neve ti stanno bagnando i capelli.»
Quando la breve colonna era ormai svanita in lontananza, il cielo a est da nero era diventato grigio e la neve cadeva più fitta.
«Gigante sarà in attesa degli ordini del lord comandante» gli ricordò Edd l’Adolorato. «E anche Janos Slynt.»
«Sì.»
Jon Snow sollevò lo sguardo alla Barriera che li sovrastava come una muraglia di ghiaccio. “Cento leghe da un capo all’altro, per settecento piedi di altezza.” La forza della Barriera era la sua altezza, mentre l’estensione era la sua debolezza. Jon ricordò una cosa che suo padre gli aveva detto in passato. “Una muraglia è forte quanto lo sono gli uomini che la difendono.” Gli uomini dei guardiani della notte avevano coraggio, ma erano pochi, troppo pochi per l’impresa titanica che erano chiamati a svolgere.
Gigante aspettava nell’armeria. Il suo vero nome era Bedwyck. Appena sopra i cinque piedi di statura, era l’uomo più piccolo di tutta la confraternita in nero.
Jon andò subito al punto. «Ci servono più occhi sulla sommità della Barriera. Parlo dei fortilizi intermedi dove le nostre pattuglie possono trovare riparo dal freddo, cibo caldo e cavalli freschi. Ho deciso di inviare una guarnigione a Segno di Ghiaccio, e di mettere te al comando.»
Gigante s’infilò il mignolo nell’orecchio, per rimuovere un grumo di cerume. «Al comando? Io? Il mio lord sa che sono un mezzo contadino, spedito alla Barriera per aver cacciato di frodo?»
«Sei ranger da una dozzina d’anni. Sei riuscito a sopravvivere alla battaglia sul Pugno dei primi uomini e allo scontro al Castello di Craster, e sei tornato a fare rapporto. Per quelli più giovani, sei un punto di riferimento.»
Il piccolo guerriero rise. «Un punto di riferimento per nani. Non so leggere, mio lord. Nelle giornate buone, riesco a stento a scrivere il mio nome.»
«Ho chiesto a Vecchia Città di mandarci dei maestri. Avrai due corvi messaggeri per le comunicazioni urgenti. Altrimenti manderai delle staffette a cavallo. Fino a quando non avremo più maestri e più corvi, voglio erigere una linea di torri-faro lungo tutta la sommità della Barriera.»
«E quanti poveri stolti devo comandare, mio lord?»
«Venti uomini della confraternita» rispose Jon «e anche dieci di Stannis.» “Vecchi, inesperti o feriti.” «Non ci darà certo i suoi uomini migliori, e nessuno di loro diverrà un confratello, ma ti obbediranno. Fa’ di loro l’utilizzo che puoi. Quattro dei confratelli che verranno con te sono arrivati dal reame insieme a Janos Slynt. Tieni un occhio su di loro, e l’altro occhio su chi cerca di scalare la Barriera da nord.»
«Noi faremo la guardia, mio lord, ma se arriveranno in tanti alla cima della Barriera, trenta uomini non basteranno a ricacciarli di sotto.»
“Non ne basteranno nemmeno trecento.” Jon tenne quel pensiero per sé. Era vero che durante l’ascensione chi scala è estremamente vulnerabile. Dall’alto si potevano riversare pietre, lance, otri di catrame bollente, e agli attaccanti non restava da fare altro che aggrapparsi al ghiaccio con la forza della disperazione. A volte, era come se la Barriera stessa se li scrollasse di dosso, come un cane fa con le pulci. Jon l’aveva visto con i propri occhi, quando una lastra di ghiaccio si era spezzata sotto Jarl, l’amante di Val, facendolo precipitare verso la morte.
Se invece gli assaltatori riuscivano a raggiungere la sommità della Barriera senza essere avvistati tutto cambiava. Avendo abbastanza tempo, potevano cercare un solido punto d’appoggio e poi gettare sul versante nord della muraglia di ghiaccio ramponi, funi e scale, aprendo la strada della scalata ad altre migliaia dei loro. Così era riuscito a fare Raymun Barbarossa, il Raymun che era stato Re oltre la Barriera molte generazioni prima. All’epoca, il lord comandante dei guardiani della notte era Jack Musgood. “Jack l’Allegro” era chiamato prima che nel Nord dei Sette Regni calasse Barbarossa; da quel momento in poi, “Jack l’Addormentato”. L’esercito di Raymun fu annientato in un bagno di sangue sulle rive del Lago Lungo, preso tra l’incudine di lord William Stark di Grande Inverno e il martello di Harmond Umber, il Gigante Ubriaco. Barbarossa stesso venne abbattuto da Artos l’Implacabile, fratello minore di lord William. La confraternita in nero era arrivata troppo tardi per dare battaglia ai bruti, ma in tempo per seppellirli, compito che Artos Stark assegnò loro, mentre piangevano sul corpo decapitato del fratello, caduto in combattimento.
Jon Snow non aveva alcuna intenzione di essere ricordato come Jon Snow l’Addormentato. «Trenta uomini sono sempre meglio che niente» disse a Gigante.
«Questo è vero» commentò il piccolo guerriero. «Sarà solo Segno di Ghiaccio, o il mio lord intende riaprire anche altri fortilizi?»
«Col tempo intendo piazzare delle guarnigioni in tutti» rispose Jon, «ma per il momento solo a Segno di Ghiaccio e Guardia Grigia.»
«E il mio lord ha deciso chi metterà al comando di Guardia Grigia?»
«Janos Slynt» rispose Jon. “Che gli dèi siano con noi.” «Un uomo che arriva a comandare i mantelli dorati della Guardia cittadina deve avere delle qualità. Slynt è figlio di un macellaio. Era capitano della Porta di Ferro alla morte di Manly Stokeworth, e Jon Arryn lo ha promosso e gli ha affidato la difesa di Approdo del Re. Lord Janos non può essere l’idiota che sembra.» “E io lo voglio tenere il più lontano possibile da Alliser Thorne”.
«Sarà anche come tu dici, mio lord» ribatté Gigante, «ma se dipendesse da me, lo manderei nelle cucine ad aiutare Hobb Tre Dita a tagliare le rape.»
“Solo che se lo facessi, non oserei più mettere in bocca neanche una rapa.”
Passò metà della mattinata prima che lord Janos Slynt si presentasse a rapporto come gli era stato ordinato. Jon stava pulendo Lungo artiglio, la spada di acciaio di Valyria che aveva ricevuto in dono dal Vecchio Orso. Certi uomini avrebbero lasciato quel compito a un attendente o a uno scudiero, ma lord Eddard Stark aveva insegnato ai suoi figli a prendersi cura personalmente delle proprie armi. Quando Kegs e Edd l’Addolorato arrivarono insieme a Slynt, Jon li ringraziò e pregò lord Janos di accomodarsi.
Si sedette, sia pure con visibile malagrazia, tenendo le braccia conserte, la fronte aggrottata e ignorando il letale acciaio nelle mani del suo lord comandante. Jon fece scivolare il panno oleato lungo la spada del bastardo, osservando il gioco dei raggi del mattino sulle sue increspature, e pensò all’estrema facilità con cui la lama avrebbe trafitto pelle, grasso e muscoli, spiccando di netto il brutto cranio di Slynt dal corpo. Entrando nella confraternita in nero, tutti i crimini che un uomo aveva commesso in precedenza venivano cancellati, e lo stesso valeva per tutte le alleanze e i giuramenti. Cionondimeno, Jon Snow stentava a vedere Janos Slynt come un confratello. “Tra noi c’è del sangue. Quest’uomo ha partecipato all’uccisione di mio padre, e ha cercato di ammazzare anche me.”
«Lord Janos» Jon rinfoderò la spada. «Ti assegno il comando di Guardia Grigia.»
La notizia colse Slynt di sorpresa. «Guardia Grigia… Guardia Grigia è dove tu hai violato la Barriera insieme ai tuoi amici bruti…»
«Esatto. Il fortilizio è malmesso. Dovrai restaurarlo come meglio potrai. Cominciando col rimuovere la vegetazione che lo ha invaso. Usa le pietre degli edifici che sono crollati per riparare quelli ancora in piedi.» “Un lavoro duro e ingrato” avrebbe potuto aggiungere. “La pietra diventerà il tuo giaciglio, e tu sarai troppo esausto per lamentarti o complottare, ben presto dimenticherai che cosa sia il caldo, ma forse ricorderai che cosa significa essere un uomo.” «Avrai trenta uomini. Dieci dei nostri, dieci di Torre delle Ombre e dieci prestati da re Stannis.»
La faccia di Janos Slynt era diventata color prugna. «Credi che non capisca che cosa stai cercando di fare?» La sua mascella carnosa tremolava. «Janos Slynt non è uomo che si fa ingannare tanto facilmente. Io ero al comando della difesa di Approdo del Re quando tu ancora te la facevi addosso negli stracci da infante. Puoi tenertela, la tua fortezza in rovina… bastardo.»
“Ti sto dando una possibilità. Ed è molto più di quello che tu hai dato a mio padre.” «Sei in errore, mio lord» disse Jon. «Il mio è un ordine, non un’offerta. Ci sono quaranta leghe fino a Guardia Grigia. Prendi la tua armatura e le tue armi, fa’ i tuoi addii e preparati a partire domani, alle prime luci dell’alba.»
«No.» Lord Janos balzò in piedi, facendo cadere il suo scranno all’indietro. «Io non me ne andrò buono buono a congelare e a morire. Nessun figlio bastardo di un traditore può dare ordini a Janos Slynt! Ti avverto: ho degli amici, sia qui sia ad Approdo del Re. Io ero il lord di Harrenhal! Da’ quella rovina in mezzo al ghiaccio a qualcuno di quegli idioti che lanciano pietre per te. Io non so che farmene. Hai capito, ragazzo? Io-non-so-che-farmene!»
«Tu andrai a Guardia Grigia.»
Slynt non si degnò di rispondere. Spostò con un calcio lo scranno rovesciato e se ne andò.
“Continua a considerarmi un ragazzo” pensò Jon. “Un giovane ingenuo che si lascia intimidire da qualche parola rabbiosa.”
Poté solamente augurarsi che la notte portasse consiglio a lord Janos Slynt.
La mattina successiva fu evidente che la sua era stata una speranza vana.
Jon Snow lo trovò che faceva tranquillamente colazione nella sala comune. Con lui c’erano ser Alliser Thorne e alcuni loro compari. Stavano ridendo, quando Jon scese i gradini insieme a Emmett il Ferrigno e Edd l’Addolorato, e dietro di loro Mully, Cavallo, Red Jack Crabb, Rusty Flowers e Owen il Muflone. Hobb Tre Dita stava scodellando il porridge dal calderone. Uomini della regina, uomini del re e confratelli in nero sedevano a tavoli separati, alcuni curvi sulle coppe di porridge, altri che si ingozzavano di pane fritto e pancetta affumicata. Jon notò Pyp e Grenn a un tavolo, Bowen Marsh a un altro. L’aria era satura di fumo e di unto, e sotto il soffitto a volta riecheggiava il clangore di coltelli e cucchiai.
Tutte le voci si smorzarono all’istante.
«Lord Janos Slynt» disse Jon. «Ti darò un’ultima possibilità. Metti giù quel cucchiaio e vai nelle stalle. Ho già fatto sellare il tuo cavallo, con le briglie pronte. C’è molta strada per arrivare a Guardia Grigia.»
«E allora, ragazzo, sarà bene che tu ti metta in marcia.» Slynt ridacchiò, sbrodolandosi il porridge sul petto. «Guardia Grigia è il posto giusto per quelli come te, lontano dalla gente perbene e timorata degli dèi. Tu porti il marchio della bestia, bastardo.»
«Quindi rifiuti di obbedire al mio ordine?»
«Puoi ficcartelo su per il tuo culo di bastardo» ribatté Slynt, con il mascellone tremolante.
Alliser Thorne accennò un sorriso, fissando Jon con i suoi occhi neri. A un altro tavolo, ser Godry lo Sterminatore di Giganti cominciò a ridere.
«Come vuoi.» Jon fece un cenno a Emmett il Ferrigno. «Prendete lord Janos…»
“… e confinatelo in una cella di ghiaccio” avrebbe potuto dire. Un giorno, dieci giorni raggomitolato nel ghiaccio avrebbero trasformato Janos Slynt in una larva tremante e febbricitante che implorava di essere liberato, Jon non ne dubitava. “E una volta libero, lui e Thorne ricominceranno a complottare.”
“… e legatelo sul suo cavallo” avrebbe potuto dire così. Se Slynt rifiutava di essere il comandante di Guardia Grigia, poteva andarci come cuoco. “Ma sarebbe solo una questione di tempo e finirebbe per disertare. E a quel punto, quanti altri con lui?”
«… e impiccatelo» concluse Jon Snow.
La faccia di Janos Slynt diventò livida come il latte cagliato. Il cucchiaio gli scivolò tra le dita. Edd e Emmett attraversarono la sala, i loro passi pesanti risuonarono sul pavimento di pietra. La bocca di Bowen Marsh si aprì e si richiuse, senza che ne uscisse neanche un suono. Ser Alliser Thorne portò la mano all’impugnatura della spada. “Forza, estraila” pensò Jon. Lungo artiglio era di traverso sulla sua schiena. “Snuda il tuo acciaio. Dammi la possibilità di fare lo stesso.”
Adesso metà degli uomini nella sala era in piedi. Cavalieri del Sud e uomini d’arme, leali a re Stannis o alla Donna Rossa o a entrambi, e confratelli dei guardiani della notte. Alcuni avevano scelto Jon Snow quale loro lord comandante. Altri avevano gettato le loro pietre per Bowen Marsh, ser Denys Mallister, Cotter Pyke… e alcuni per Janos Slynt. “Un centinaio, se ricordo bene.” Jon si domandò quanti di loro si trovassero in quel momento nella sala. Per un attimo, il mondo restò in equilibrio sul filo di una spada.
Alliser Thorne allontanò la mano dall’impugnatura e si fece da parte per lasciar passare Edd Tollett.
Edd l’Addolorato prese Slynt per un braccio, Emmett il Ferrigno per l’altro. Insieme, lo sollevarono di peso dalla panca.
«No» protestò lord Janos. «No, lasciatemi andare. È soltanto un ragazzino, un bastardo. Suo padre era un traditore. Su di lui c’è il marchio della bestia, quel suo lupo bianco… Lasciatemi andare! Maledirete il giorno in cui avete osato mettere le vostre luride mani su Janos Slynt! Vi avverto: ho molti amici ad Approdo del Re…»
Stava ancora protestando mentre un po’ lo scortavano, un po’ lo trascinavano su per gli scalini.
Jon li seguì all’esterno.
Dietro di lui, la sala comune si svuotò.
Raggiunta la gabbia dell’argano, Slynt riuscì per un attimo a sfuggire alla stretta e cercò di lottare, ma Emmett il Ferrigno lo prese per la gola, lo sbatté con la schiena contro le sbarre di ferro, continuando a scuoterlo fino a quando Slynt non desistette. Nel frattempo tutto il Castello Nero era uscito a godersi lo spettacolo. Anche Val, la principessa dei bruti, era alla finestra, con la sua lunga treccia bionda di traverso su una spalla. E Stannis Baratheon era apparso sulla soglia della Torre del Re, attorniato dai suoi cavalieri.
«Se questo ragazzo crede di spaventarmi, si sbaglia di grosso» tutti udirono queste parole di lord Janos. «Non oserà impiccarmi. Janos Slynt ha degli amici, amici influenti, vedrete…» Il vento trascinò via il resto delle sue parole.
“È un errore” pensò Jon Snow. «Fermi.»
Emmett si voltò, aggrottando la fronte. «Mio lord?»
«Non lo impiccherò» dichiarò Jon. «Portatelo qui.»
«Oh» esclamò Bowen Marsh «che i Sette Dèi ci proteggano…»
Il sorriso sulla faccia di Janos Slynt assunse la morbidezza del burro rancido. Finché Jon Snow disse: «Edd, portami un ceppo», ed estrasse Lungo artiglio.
Mentre veniva cercato il ceppo adatto, Janos Slynt si era rifugiato nella gabbia di ferro legata alle catene dell’argano di sollevamento, ma Emmett il Ferrigno andò a prenderlo e lo trascinò fuori.
«No» gridò Slynt, mentre Emmett, spingendo e strattonando, lo riportava indietro. «Lasciatemi andare… non potete… quando Tywin Lannister lo saprà, ve ne pentirete…»
Emmett gli falciò le gambe con un calcio. Edd l’Addolorato gli piantò un piede sulla schiena, per tenerlo in ginocchio, mentre Emmett piazzava il ceppo sotto la testa di Slynt.
«Sarà più rapido se resterai fermo» avvertì Jon Snow. «Muoviti per evitare il fendente e morirai comunque, ma avrai una morte peggiore. Allunga il collo, mio lord.» La pallida luce del mattino corse lungo la lama, mentre Jon Snow impugnò a due mani la spada del bastardo e la sollevò in alto. «Se hai delle ultime parole, è arrivato il momento di pronunciarle» disse Jon aspettandosi un’ennesima imprecazione.
Lord Janos Slynt torse la testa sul ceppo, alzando lo sguardo su di lui. «Mio lord, t’imploro. Pietà! Io… andrò… andrò…»
“No” pensò Jon “ormai hai chiuso quella porta.” Lungo artiglio si abbassò.
«Posso avere i suoi stivali?» si fece avanti Owen il Muflone, mentre il cranio mozzato di lord Janos Slynt stava ancora rotolando nel fango. «Sono quasi nuovi e imbottiti di pelo.»
Jon Snow si voltò a guardare Stannis Baratheon con la spada sanguinante in pugno. Per un istante, i loro occhi si incontrarono.
Il re annuì, poi si voltò e rientrò nella torre.