Reek

Prima udì le ragazze che correvano verso casa abbaiando. Poi, il rimbombare degli zoccoli sul lastricato lo fece schizzare in piedi, con uno sferragliare di catene. Quella che aveva tra le caviglie era lunga meno di due palmi, e gli accorciava il passo, obbligandolo a trascinare i piedi. In quelle condizioni era difficile muoversi in fretta, ma lui fece meglio che poté, saltellando rumorosamente fuori dal suo giaciglio. Ramsay Bolton era tornato e avrebbe voluto che il suo Reek fosse pronto a servirlo.

All’esterno, sotto un freddo cielo autunnale, i cacciatori si stavano riversando dentro i portoni. Ben Bones in testa, con attorno le ragazze che abbaiavano e latravano. Dietro di lui c’erano Skinner, Alyn l’Acido e Damon-danza-per-me, con la sua lunga frusta oleata, poi i Walder in sella ai puledri grigi ricevuti da Lady Dustin. Sua eminenza montava Sangue, uno stallone sauro dal temperamento simile al padrone. Ramsay Bolton stava ridendo. Reek sapeva che quello poteva essere un ottimo segno, oppure un pessimo segno.

I cani gli furono addosso prima che lui li potesse riconoscere, attirati dal suo odore. Gli volevano molto bene: Reek dormiva spesso con loro, e ogni tanto Ben Bones gli lasciava addirittura mangiare lo stesso cibo. La muta sfrecciò sul selciato, abbaiando, lo circondò, saltava a leccargli la faccia lurida, gli mordicchiava le gambe. Helicent gli prese la mano sinistra fra i denti, la strinse con tale forza che Reek temette di perdere altre due dita. Jeyne la Rossa gli si buttò addosso e lo sbatté a terra. Era snella, soda e muscolosa, mentre Reek era flaccido, aveva la pelle grigia e le ossa fragili, un uomo macilento con i capelli bianchi.

I cavalieri stavano già smontando quando Reek riuscì ad allontanare Jeyne la Rossa e a rimettersi faticosamente in piedi. Ventiquattro uomini erano usciti a cavallo e ventiquattro erano rientrati: la caccia era stata deludente. Brutta cosa. Ramsay non apprezzava il sapore dell’insuccesso. “Avrà voglia di far del male a qualcuno.”

Negli ultimi tempi il lord aveva dovuto trattenersi, perché Barrowton era piena di uomini necessari a Casa Bolton, e Ramsay sapeva di dover stare attento quando in giro c’erano i Dustin, i Ryswell e altri signorotti. Con loro era sempre cortese e sorridente. Ma dietro le porte chiuse era un’altra persona.

Ramsay Bolton era abbigliato come si conviene al lord di Hornwood ed erede di Forte Terrore. Il mantello era di pelli di lupo cucite insieme e chiuso sulla spalla destra contro il gelo autunnale dai denti ingialliti di una testa di lupo. A un fianco portava una grossa falce, con la lama spessa e pesante come quella di una mannaia; all’altro, un lungo pugnale e un piccolo coltello per scuoiare, ricurvo e dalla punta uncinata, affilato come un rasoio. Tutte e tre avevano il manico di osso ingiallito. «Reek» esordì sua eminenza dall’alto della sella di Sangue «tu puzzi. Sento il tuo odore fin da questa parte della corte.»

«Lo so, mio lord» fu costretto a rispondere Reek. «Ti supplico di perdonarmi.»

«Ti ho portato un regalo» replicò Ramsay. Si girò, allungò il braccio, estrasse qualcosa dalla sella e glielo lanciò. «Prendi al volo!»

Tra la catena, i ceppi e le dita mancanti, Reek era più impacciato di quanto non fosse stato prima d’imparare il proprio nome. La testa mozzata colpì le mani mutilate, rimbalzò lontano dai monconi delle dita e atterrò ai suoi piedi, in una pioggia di vermi da decomposizione. Era talmente incrostata di sangue rappreso da essere irriconoscibile.

«Ti avevo detto di prenderla al volo» disse Ramsay. «Forza, raccoglila!»

Reek cercò di sollevare la testa afferrandola per un orecchio. Niente da fare. La carne era verdastra e putrida, e l’orecchio gli si spaccò fra le dita. Piccolo Walder rise, e un momento dopo anche gli altri ridevano. «Ah, lascia stare» disse Ramsay. «Pensa invece a Sangue. L’ho sfiancato, povero animale.»

«Sì, mio lord. Lo faccio subito.» Reek arrancò fino al cavallo, lasciando la testa mozzata ai cani.

«Oggi puzzi come merda di maiale, Reek» rilevò Ramsay.

«Per lui è già un miglioramento» commentò Damon-danza-per-me sorridendo mentre avvolgeva la sua frusta.

Piccolo Walder volteggiò a terra. «Provvedi anche al mio cavallo, Reek. E anche a quello del mio cuginetto.»

«Al mio cavallo ci posso badare da solo» ribatté il Grande Walder. Il Piccolo Walder era lo scudiero preferito di lord Ramsay e diventava ogni giorno più simile a lui, invece il più piccolo dei Frey aveva un’indole differente e di rado partecipava agli scherzi crudeli del cugino.

Reek non badò agli scudieri. Condusse Sangue verso le stalle, schivandolo con un balzo laterale quando lo stallone cercò di scalciarlo. I cacciatori entrarono nel salone a grandi passi, tutti tranne Ben Bones che stava imprecando contro i cani per farli smettere di litigare per la testa mozzata.

Il Grande Walder lo seguì nelle stalle, portando sottomano il proprio cavallo. Reek gli lanciò di nascosto un’occhiata mentre toglieva il morso a Sangue. «Chi era?» chiese a voce bassa, in modo che gli altri stallieri non sentissero.

«Nessuno.» Il Grande Walder tolse la sella al suo grigio. «Solo un vecchio che abbiamo incontrato per strada, tutto qui. Spingeva una vecchia capra e quattro capretti.»

«Sua eminenza l’ha ucciso per le capre?»

«Sua eminenza l’ha ucciso perché il vecchio l’ha chiamato lord Snow. Le capre, però, ci hanno fatto comodo. Abbiamo munto la madre e arrostito i piccoli.»

“Lord Snow.” Reek annuì, tra lo sferragliare delle catene mentre armeggiava con le cinghie della sella di Sangue. “Per tutti gli dèi, Ramsay non è uno a cui stare vicino quando è arrabbiato. Nemmeno quando non lo è.” «Avete trovato i vostri cugini, mio lord?»

«No, né ho mai creduto che sarebbe successo. Sono morti. Lord Wyman li ha fatti uccidere. Al posto suo lo avrei fatto anch’io.»

Reek non disse niente. Certi discorsi erano un’imprudenza, anche nelle stalle quando sua eminenza era nella sala grande. Una parola sbagliata poteva costargli un altro dito del piede, o anche della mano. “Non la lingua, però. Quella non me la taglierà mai. A lui piace sentirmi supplicare di risparmiarmi altre sofferenze. Gli piace farmelo dire.”

I cavalieri erano andati a caccia per sedici giorni, mangiando solo pane duro e manzo salato, oltre a qualche capretto rubato dove capitava, per cui quella sera lord Ramsay ordinò un banchetto per celebrare il suo ritorno a Barrowton. Il loro ospite, Harwood Stout, un brizzolato lord di secondo rango con un braccio solo, ebbe il buonsenso di accondiscendere, anche se ormai le sue dispense dovevano essere quasi vuote. Reek aveva sentito i servi di Stout brontolare che il Bastardo e i suoi uomini stavano consumando tutte le scorte per l’inverno. «Dicono che si scoperà la figlia di lord Eddard» si era lamentata la cuoca di Stout, senza accorgersi che Reek stava ascoltando «ma quando arriverà la neve, saremo noi a essere fottuti, tenetevelo bene a mente.»

Tuttavia lord Ramsay aveva ordinato un banchetto, quindi banchetto doveva essere. Nel salone di Stout furono montati dei tavoli su cavalletti, venne macellato un bue, e quella sera, al tramonto, i cacciatori tornati a mani vuote mangiarono arrosto e costolette, pane d’orzo, passato di carote e piselli, il tutto annaffiato da enormi quantità di birra.

Il Piccolo Walder doveva provvedere che la coppa di lord Ramsay fosse sempre piena, mentre il Grande Walder mesceva per tutti gli altri alla tavola alta. Reek era incatenato vicino alla porta, in modo che il suo tanfo non togliesse l’appetito ai commensali. Lui avrebbe mangiato più tardi i resti che lord Ramsay si fosse degnato di mandargli. I cani invece vennero lasciati liberi di scorrazzare nel salone, e offrirono il miglior divertimento della serata, quando Maude e Jeyne la Grigia attaccarono uno dei cani da caccia di lord Stout per strappargli un osso particolarmente succulento lanciato loro da Will il Corto. Reek fu l’unico nella sala a non seguire il combattimento fra i cani. Teneva lo sguardo fisso su Ramsay Bolton.

Il combattimento andò avanti finché il cane del loro ospite venne sbranato. Il vecchio cane da caccia di Stout non avrebbe mai potuto farcela. Era da solo contro due, e le cagne di Ramsay erano giovani, forti e feroci. Ben Bones, che amava più i cani del loro padrone, aveva detto a Reek che portavano i nomi di tutte le contadine che Ramsay aveva cacciato, stuprato e ucciso quando era ancora un bastardo, e se la faceva con il primo Reek. «Ma solo di quelle che lo hanno fatto divertire. Quelle che piangono, supplicano e non scappano, non ottengono poi di tornare come cagne.» La prossima figliata nei canili di Forte Terrore avrebbe incluso una Kyra, Reek non ne dubitava. «Le ha addestrate a uccidere anche i lupi» aveva confidato Ben Bones. Reek non aveva fatto commenti. Sapeva quali lupi le cagne dovevano uccidere, ma non aveva nessuna voglia di vederle litigare per una delle sue dita del piede mozzate.

Due servitori stavano portando via la carcassa del bracco morto e una vecchia aveva tirato fuori straccio, spazzolone e secchio per ripulire la paglia imbevuta di sangue, quando di colpo la porta del salone si spalancò con un turbine d’aria fredda e dodici uomini in cotta di maglia grigia e mezzo elmo entrarono con passo deciso, spingendo da parte le giovani guardie di Stout impallidite in brigantina di cuoio e cappa color oro e ruggine. Un improvviso silenzio scese sui commensali… tutti tranne lord Ramsay, che gettò via l’osso che stava spolpando, si ripulì la bocca sulla manica, atteggiò le labbra unte a un viscido sorriso e disse: «Padre».

Il lord di Forte Terrore lanciò un’occhiata indolente ai resti del banchetto, al cane morto, agli arazzi sulle pareti, a Reek in ceppi e catene. «Fuori» ordinò ai commensali, con voce bassa come un sussurro. «Tutti e subito.»

Gli uomini di lord Ramsay si alzarono dai tavoli, abbandonando coppe e taglieri. Ben Bones richiamò le cagne, che lo seguirono trotterellando, alcune con un osso ancora tra le fauci. Harwood Stout si inchinò rigidamente e abbandonò la propria sala senza fiatare. «Togli la catena a Reek e portalo via» ringhiò Ramsay ad Alyn l’Acido, ma suo padre mosse la mano in un breve gesto: «No, lascialo».

Anche le guardie personali di lord Roose si ritirarono, chiudendosi le porte alle spalle. Quando l’eco morì, Reek si ritrovò da solo nella sala grande con i due Bolton, padre e figlio.

«Quindi non sei riuscito a trovare i Frey dispersi.» Roose Bolton lo disse più come una constatazione che come una domanda.

«Siamo tornati dove quel sacco di lardo del Lord Lampreda dice che si sono separati, ma le ragazze non sono riuscite a fiutare una pista.»

«Hai chiesto di loro nei villaggi e nei fortini?»

«Parole sprecate. I contadini potrebbero anche essere ciechi per quello che vedono.» Ramsay si strinse nelle spalle. «È importante? Il mondo non sentirà la mancanza di qualche Frey. Ce ne sono molti altri, giù alle Torri Gemelle, nel caso ce ne servisse uno.»

Lord Roose strappò un pezzetto di pane e lo mangiò. «Hosteen e Aenys sono in ansia.»

«Vadano loro a cercarli, se vogliono.»

«Lord Wyman biasima se stesso. A sentirlo, aveva preso Rhaegar in grande simpatia.»

Lord Ramsay stava andando in collera. Reek glielo leggeva nel taglio della bocca, nella smorfia delle labbra carnose, nel modo in cui risaltavano i tendini della gola. «Quegli idioti di Frey sarebbero dovuti restare con Manderly.»

Roose Bolton scrollò le spalle. «La sua portantina si muove a passo di lumaca… e ovviamente la salute e la stazza di lord Wyman non consentono a sua eminenza di viaggiare più di qualche ora al giorno, con frequenti soste per i pasti. I Frey erano ansiosi di arrivare a Barrowton e di ricongiungersi con i loro parenti. Puoi biasimarli di essere andati avanti?»

«Se è davvero questo che hanno fatto. Tu ti fidi di Manderly?»

Nei pallidi occhi del padre ci fu uno scintillio. «Ti ho dato questa impressione? Già. Sua eminenza è assai sconvolto.»

«Non così tanto da perdere l’appetito. Lord Maiale avrà portato con sé metà delle scorte di Porto Bianco.»

«Quaranta carri pieni di derrate alimentari. Botti di vino e ippocrasso, barili di lamprede appena pescate, un gregge di capre, un centinaio di maiali, casse di granchi e ostriche, un merluzzo enorme… Come forse avrai notato, lord Wyman ama mangiare.»

«Quello che ho notato è che non ha preso ostaggi.»

«L’ho notato anch’io.»

«Che cosa conti di fare in proposito?»

«È un bel dilemma.» Lord Roose trovò una coppa vuota, la ripulì con un lembo della tovaglia, si versò da bere. «A quanto pare, Manderly non è il solo a dare banchetti.»

«Avresti dovuto organizzarlo tu, per festeggiare il mio ritorno» si lamentò Ramsay. «E si sarebbe dovuto tenere a Barrow Hall, non in questo cesso di castello.»

«Non posso disporre di Barrow Hall e le sue cucine non sono al mio servizio» replicò con calma suo padre. «Là sono solo un ospite. Il castello e il villaggio appartengono a lady Dustin, e lei non ti sopporta.»

Ramsay si rabbuiò. «Se le mozzo le tette e le do in pasto alle mie ragazze, dici che mi sopporterà? O se la scuoio, e con la sua pelle mi faccio fare un paio di stivali?»

«Lo dubito. E quegli stivali sarebbero molto cari. Ci costerebbero Barrowton, Casa Dustin e i Ryswell.» Roose Bolton si sedette di fronte al figlio. «Barbrey Dustin è la sorella minore della mia seconda moglie, figlia di Rodrik Ryswell, sorella di Roger, Rickard e di quello col mio stesso nome, Roose, cugina degli altri Ryswell. Aveva simpatia per il mio compianto figlio e sospetta che tu abbia giocato un ruolo nella sua dipartita. E lady Barbrey è una donna che sa come nutrire il rancore. Dovresti esserle grato per questo. Barrowton sostiene i Bolton in gran parte perché lei incolpa ancora Ned Stark per la morte di suo marito.»

«Sostiene i Bolton?» Ramsay ribolliva di rabbia. «Tutto ciò che fa è sputarmi addosso. Verrà il giorno che darò fuoco alla sua preziosa cittadina di legno. Che sputi su quello, vediamo se estingue le fiamme.»

Roose Bolton fece una smorfia, come se la birra che stava bevendo fosse di colpo inacidita. «Certe volte, Ramsay, mi induci a chiedermi se sei davvero del mio seme. I miei progenitori erano molte cose, ma non stupidi. No, fa’ silenzio, adesso, ho sentito abbastanza. Certo, per il momento sembriamo forti. Abbiamo amici potenti tra i Lannister e i Frey, abbiamo il sostegno riluttante di gran parte del Nord… ma che cosa immagini accadrebbe se dovesse ricomparire uno dei figli di Ned Stark?»

“I figli di Ned Stark sono tutti morti” pensò Reek. “Robb è stato assassinato nelle Torri Gemelle, quanto a Bran e Rickon… abbiamo immerso le loro teste nel catrame…” Gli martellavano le tempie. Non voleva pensare a quello che era successo prima che lui imparasse il suo nuovo nome. Erano ricordi troppo penosi, pensieri dolorosi quasi quanto il coltello di Ramsay per scuoiare…

«I lupacchiotti Stark sono morti» disse Ramsay facendo roteare la birra nella coppa. «E morti resteranno. Lascia solo che mostrino le loro brutte facce e le mie ragazze faranno a brandelli quei lupi deformi. Prima saltano fuori e prima li ucciderò di nuovo.»

Il Bolton più anziano sospirò. «Di nuovo? Sono sicuro che hai sbagliato a parlare. Non sei stato tu a uccidere i figli di lord Eddard, quei due bravi ragazzi ai quali volevamo tanto bene. È stato Theon il Voltagabbana, ricordi? Quanti dei tuoi amici recalcitranti pensi che potresti mantenere, se si sapesse la verità? Solo lady Barbrey, che trasformeresti in un paio di stivali… peraltro di scarsa qualità. La pelle umana non è resistente come quella di bue e non dura altrettanto. Per decreto del re adesso sei un Bolton. Cerca di comportarti come tale. Girano delle voci su di te, Ramsay. Le sento dappertutto. La gente ti teme.»

«Bene.»

«Sbagli. Non è affatto un bene. Su di me non è mai girata nessuna voce. Pensi che in caso contrario sarei qui seduto a parlarti? I tuoi divertimenti riguardano te solo, non dirò niente su questo, ma devi usare maggiore discrezione. Una terra pacifica, un popolo tranquillo. Questa è sempre stata la mia regola. Fa’ che diventi anche la tua.»

«È per questo che hai lasciato lady Dustin e quella flaccida scrofa di tua moglie? Per arrivare fin qui e dirmi di starmene tranquillo

«Niente affatto. Ci sono alcune notizie che devi sapere. Lord Stannis ha finalmente lasciato la Barriera.»

Ramsay quasi balzò in piedi, con un sorriso sulle carnose labbra umide e luccicanti. «Sta marciando su Forte Terrore?»

«Purtroppo, no. Arnolf Karstark non capisce perché. Giura di aver fatto tutto il possibile per munire la trappola di esca.»

«Mi meraviglio. Gratta un Karstark e troverai uno Stark.»

«Dopo il trattamento che il Giovane Lupo ha riservato a lord Rickard, forse questo non è più tanto vero. Comunque sia: lord Stannis ha strappato Deepwood Motte agli uomini di ferro e l’ha ridato a Casa Glover. Peggio ancora, i clan delle montagne si sono uniti a lui, Wull, Norrey, Liddle e tutti gli altri. La sua forza sta crescendo.»

«La nostra è superiore.»

«Per adesso.»

«Allora è il momento giusto per schiacciarlo. Lascia che io marci su Deepwood.»

«Dopo che ti sarai sposato.»

Ramsay sbatté la coppa sul tavolo e, quanto restava della birra, schizzò sulla tovaglia. «Sono stanco di aspettare. Abbiamo una ragazza, abbiamo un albero e abbiamo lord sufficienti per fare da testimoni. La sposo domani, le pianto un figlio in mezzo alle gambe e mi metto in marcia prima che il suo sangue virginale si sia seccato.»

“Pregherà perché tu parta presto” pensò Reek “e che tu non debba mai tornare nel suo letto.”

«Le pianterai un figlio nel ventre» rispose Roose Bolton «ma non qui. Ho deciso che sposerai la ragazza a Grande Inverno.»

Lord Ramsay non parve gradire quella prospettiva. «Ho devastato Grande Inverno, o te lo sei scordato?»

«No, a quanto pare hai la memoria corta… Sono gli uomini di ferro che hanno devastato Grande Inverno e massacrato tutti i suoi abitanti. Theon il Voltagabbana.»

Ramsay lanciò a Reek un’occhiata sospettosa. «Aye, è stato lui. Tuttavia… uno sposalizio in quella rovina?»

«Anche se in rovina, Grande Inverno resta la casa di lady Arya. Quale posto migliore per sposarla, impalmarla e avanzare la tua pretesa? Questa, però, è solo metà della questione. Saremmo degli stolti a marciare contro Stannis. Lasciamo che sia Stannis a marciare contro di noi. È troppo prudente per venire a Barrowton… ma dovrà venire a Grande Inverno. I suoi clan non abbandoneranno la figlia del loro prezioso Ned a uno come te. Per non perdere il sostegno dei clan delle montagne del Nord, Stannis sarà costretto a reagire… e da comandante prudente qual è chiamerà a raccolta tutti i suoi amici e alleati. Convocherà Arnolf Karstark.»

Ramsay si leccò le labbra screpolate. «E noi lo sconfiggeremo.»

«Se gli dèi lo vorranno.» Roose Bolton si alzò. «Ti sposerai a Grande Inverno. Informerò i lord che ci metteremo in marcia fra tre giorni e li inviterò ad accompagnarci.»

«Tu sei il Protettore del Nord. Ordinalo!»

«Un invito otterrà lo stesso risultato. Il potere ha un sapore migliore quando è addolcito dalla cortesia. Farai meglio a ricordartelo, Ramsay, se un giorno speri di governare.» Il lord di Forte Terrore diede un’occhiata a Reek. «Oh, e togli le catene al tuo prediletto. Lo porto via.»

«Lo porti via? E dove? Lui è mio. Non puoi prendertelo.»

Roose pareva quasi divertito dalla sua reazione. «Tutto quello che hai te l’ho dato io. Faresti bene a ricordartelo, bastardo. In quanto a questo… Reek… se non l’hai rovinato senza possibilità di recupero, può ancora tornarci utile. Prendi le chiavi e togligli quelle catene, prima di farmi pentire del giorno in cui ho stuprato quella baldracca di tua madre.»

Reek vide la smorfia di Ramsay, la saliva che gli luccicava tra le labbra. Ebbe paura che balzasse al di là del tavolo, con la lama in pugno. Invece diventò paonazzo, distolse i pallidi occhi da quelli ancora più pallidi del padre e andò a prendere le chiavi. Ma mentre era chino per aprire i ceppi intorno ai polsi e alle caviglie di Reek, gli si accostò e sussurrò: «Non dirgli niente e ricorda tutto quello che dice. Io ti avrò di ritorno, qualsiasi cosa dirà quella puttana di una Dustin. Chi sei?».

«Reek, mio lord. Il tuo uomo. Sono Reek, che fa rima con sneak, la spia.»

«Esatto. Quando mio padre ti riporterà, ti prenderò un altro dito. Lascerò a te scegliere quale.»

Senza volerlo, Reek cominciò a piangere. «Perché?» la sua voce è spezzata. «Non gli ho chiesto io di portarmi via. Farò tutto quello che vuoi, ti servirò, ti ubbidirò, ti… no, ti supplico…»

Ramsay gli mollò un ceffone. «Prenditelo» disse a suo padre. «Non è nemmeno un uomo. Il suo lezzo mi disgusta.»

Quando uscirono la luna si stava alzando oltre le mura di legno di Barrowton. Reek poteva udire il vento soffiare sulle pianure ondulate oltre il villaggio. C’era meno di un miglio da Barrow Hall alla modesta fortezza di Harwood Stout vicino alla porta orientale. Lord Bolton gli offrì un cavallo. «Riesci a stare in sella?»

«Io… mio lord, io… io credo di sì.»

«Walton, aiutalo a montare.»

Anche libero dai ceppi, Reek si muoveva come un vecchio. La pelle gli pendeva dalle ossa, e Alyn l’Acido e Ben Bones dissero che aveva le convulsioni. E il suo odore… perfino la giumenta che gli avevano portato si tirò indietro quando cercò di montare in sella.

Ma era un cavallo mite, e conosceva la strada per Barrow Hall. Una volta oltrepassate le porte, Lord Bolton si affiancò a Reek. La loro scorta si tenne a una certa distanza. «Come vuoi che ti chiami?» chiese lord Bolton, mentre trottavano lungo le ampie strade dritte di Barrowton.

“Reek, sono Reek, che fa rima con wreak, lo sfogo.” «Reek» disse «se compiace il mio lord.»

«Milord.» Bolton dischiuse le labbra quel tanto da mostrare un quarto di pollice di denti. Poteva essere stato un sorriso.

Reek non capì. «Mio lord? Ho detto…»

«… mio lord, mentre avresti dovuto dire milord. La tua lingua tradisce la tua origine a ogni parola che pronunci. Se vuoi sembrare un vero contadino, parla come se avessi del fango in bocca, o come se tu fossi troppo stupido per renderti conto che sono due parole, non una sola.»

«Se compiace il mio… milord

«Così va meglio. Il tuo tanfo è davvero terribile.»

«Sì, milord. Ti chiedo perdono, milord

«Perché? Il modo in cui puzzi è colpa di mio figlio, non tua. Lo so benissimo.»

Passarono davanti a una stalla e a una locanda chiusa, con un covone di grano dipinto sull’insegna. Reek sentì della musica provenire dalle finestre.

«Ho conosciuto il primo Reek» riprese lord Bolton. «Puzzava, ma non perché non si lavava. A dire il vero, non ho mai conosciuto una persona più pulita. Faceva il bagno tre volte al giorno e portava fiori nei capelli come una fanciulla. Una volta, quando la mia seconda moglie era ancora in vita, fu sorpreso a rubare profumi dalla sua camera da letto. Ordinai che lo frustassero per quello, una decina di frustate. Anche il suo sangue aveva un odore sbagliato. L’anno seguente ci riprovò. Quella volta bevve il profumo e rischiò di morire avvelenato. Non cambiò niente. Il puzzo era connaturato in lui. Una maledizione, diceva la gente. Gli dèi avevano fatto in modo che puzzasse affinché gli uomini sapessero che la sua anima era marcia. Il mio vecchio maestro insisteva che era indice di malattia, anche se il ragazzo era forte come un vitello. Nessuno riusciva a stargli vicino, perciò lui dormiva con i maiali… fino al giorno in cui la madre di Ramsay comparve alla mia porta a chiedere un servitore per il mio bastardo, che stava diventando dissoluto e turbolento. Così le diedi Reek. L’idea era nata per scherzo, ma lui e Ramsay diventarono inseparabili. Adesso però mi domando… se sia stato Ramsay a corrompere Reek, o viceversa.» Guardò il nuovo Reek, con occhi pallidi e strani come due lune bianche. «Che cosa ti ha mormorato mentre ti toglieva le catene?»

«Ha… ha detto…» “Ha detto di non dirti niente.” Il nuovo Reek sentì le parole incepparsi in gola, cominciò a tossire e soffocare.

«Respira a fondo. So benissimo che cosa ti ha detto. Di spiarmi e di mantenere i suoi segreti.» Bolton ridacchiò. «Come se lui avesse dei segreti. Alyn l’Acido, Luton, Skinner e tutti gli altri… da dove pensa che arrivino? Crede davvero che siano suoi uomini?»

«Suoi uomini» ripeté Reek come un’eco. Il Lord Sanguisuga sembrava aspettarsi un commento, ma lui non sapeva che cosa dire.

«Il mio bastardo ti ha mai detto come l’ho avuto?»

Questo, almeno, lo sapeva. «Sì, mio… milord. Hai incontrato sua madre mentre eri fuori a cavallo e sei rimasto incantato dalla sua bellezza.»

«Incantato?» Bolton rise. «Ha usato quella parola? Il ragazzo ha un’anima da cantastorie… ma se tu credi alla sua canzone forse sei più stupido del primo Reek. Anche l’antefatto è sbagliato. Stavo cacciando una volpe lungo le sponde dell’Acqua Piangente, quando mi imbattei per caso in un mulino e vidi una ragazza che lavava i panni nel ruscello. Il vecchio mugnaio si era preso una nuova giovane moglie, una ragazza con la metà dei suoi anni. Alta e snella, piena di salute. Gambe lunghe e piccole tette sode come due susine mature. Con una certa grossolana bellezza. Appena posai gli occhi su di lei, la desiderai. Mi spettava. I maestri ti diranno che re Jaehaerys, per accontentare la sua petulante regina, abolì il diritto della prima notte, ma nei luoghi dove regnano gli antichi dèi permangono le vecchie usanze. Anche gli Umber mantengono il diritto della prima notte, anche se vogliono negarlo. Lo stesso vale in certi clan delle montagne, e sull’isola di Skagos… be’, solo gli alberi del cuore possono avere un’idea di quello che succede a Skagos.

«Quel mugnaio si era sposato senza chiedere il mio consenso e senza informarmi. Mi aveva ingannato. Così ordinai che fosse impiccato e reclamai i miei diritti sotto l’albero dal quale penzolava. A dire la verità, la ragazza non valeva nemmeno il costo della fune. Anche la volpe riuscì a fuggire e, durante il ritorno a Forte Terrore, il mio corsiero preferito si azzoppò, quindi alla fine dei conti fu una giornata infame.

«Un anno dopo, quella ragazza ebbe l’impudenza di presentarsi a Forte Terrore con uno strillante mostriciattolo dalla faccia rossa che lei sosteneva essere mio figlio. Avrei dovuto frustare la madre e gettare il piccolo in un pozzo… ma il bambino aveva in effetti i miei occhi. Lei mi disse che il fratello di suo marito, vedendo quegli occhi, l’aveva picchiata a sangue e cacciata dal mulino. La cosa m’infastidì, perciò diedi a lei il mulino e mozzai la lingua del cognato, in modo da essere sicuro che non andasse di corsa a Grande Inverno a raccontare storie che avrebbero potuto turbare lord Rickard. Ogni anno mandavo alla donna qualche maialino, del pollame e un sacchetto di stelle, con l’intesa che non rivelasse mai al bambino chi l’aveva generato. Una terra pacifica, un popolo tranquillo: questa è sempre stata la mia regola.»

«Una buona regola, milord

«La donna, però, mi disubbidì. Tu stesso vedi che cosa è diventato Ramsay. È lei che lo ha ridotto così, lei e Reek, continuando a mormorargli all’orecchio dei suoi diritti. Si sarebbe dovuto accontentare di macinare il grano. Pensa davvero di poter, un giorno, governare il Nord?»

«Combatte per te» si lasciò sfuggire Reek. «È forte.»

«I tori sono forti. Gli orsi sono forti. Ho visto il mio bastardo combattere. Non è interamente da biasimare. Reek è stato il suo tutore, il primo Reek, e Reek non era mai stato addestrato nell’uso delle armi. Ramsay è feroce, te lo concedo, ma muove la spada come un macellaio taglia la carne.»

«Non ha paura di nessuno, milord

«Invece dovrebbe. In questo mondo di tradimenti e inganni, la paura è ciò che tiene in vita un uomo. Perfino qui, a Barrowton, i corvi volano in cerchio, aspettando di banchettare con la nostra carne. Sui Cerwyn e sui Tallhart non si può fare affidamento, il mio grasso amico lord Wyman complotta il tradimento, quanto al Flagello delle puttane… gli Umber possono sembrare dei sempliciotti, ma non sono privi di una certa primitiva astuzia. Ramsay dovrebbe temere tutti loro, come faccio io. La prossima volta che lo vedi, diglielo.»

«Devo dirgli… di avere paura?» Reek si sentì male solo all’idea. «Milord, se io… se io lo facessi, lui mi…»

«Lo so.» Lord Bolton sospirò. «Ha sangue cattivo. Dovrebbe essere salassato. Le sanguisughe succhiano via il sangue cattivo, assieme a tutta la rabbia e alla sofferenza. Nessuno riesce a pensare quando è così pieno di rabbia. Ramsay, però… temo che il suo sangue infetto avvelenerebbe perfino le sanguisughe.»

«È il tuo unico figlio.»

«Per il momento. Ne avevo un altro, in passato. Domeric. Un ragazzo tranquillo, ma molto in gamba. Ha servito per quattro anni come paggio di lady Dustin e altri tre nella Valle di Arryn come scudiero di lord Redfort. Suonava l’arpa alta, leggeva libri di storia e cavalcava come il vento. I cavalli… il ragazzo andava pazzo per i cavalli, lady Dustin può confermartelo. Neanche la figlia di lord Rickard riuscì a batterlo nella corsa e quella ragazza era lei stessa un mezzo cavallo. Redfort disse che sembrava molto portato per le quintane. Un grande giostratore dev’essere innanzitutto un ottimo cavallerizzo.»

«Sì, milord. Domeric. Ho… ho sentito il suo nome…»

«Ramsay lo ha ucciso. Una malattia delle viscere, dice maestro Uthor, ma io dico veleno. Nella Valle, Domeric aveva passato il tempo in compagnia dei figli di Redfort. Voleva avere un fratello al suo fianco, così risalì il corso dell’Acqua Piangente per cercare il mio bastardo. Glielo vietai, ma Domeric era ormai diventato un uomo e credeva di avere più buonsenso di suo padre. Adesso le sue ossa riposano sotto Forte Terrore, insieme a quelle dei suoi fratelli morti ancora nella culla, e a me rimane Ramsay. Dimmi, mio lord… se l’assassino di consanguinei è maledetto, che cosa deve fare un padre quando un figlio ammazza l’altro?»

Quella domanda lo spaventò. Una volta aveva sentito Skinner dire che il Bastardo aveva ucciso il proprio fratello legittimo, ma non aveva osato crederci. “Forse si sbaglia. I fratelli talvolta muoiono, non significa che siano stati assassinati. I miei fratelli sono morti, ma non li ho uccisi io. «Mio lord ha una nuova moglie da cui avere dei figli.»

«E pensi che al mio bastardo piacerebbe? Lady Walda è una Frey e ha una predisposizione alla fertilità. Ho preso stranamente in simpatia la mia piccola e grassa moglie. Le due precedenti non emettevano mai un suono a letto, questa invece geme e freme. Lo trovo delizioso. Se sforna figli come inforna torte, presto Forte Terrore sarà pieno di Bolton. Ramsay li ucciderà tutti, ovviamente. Meglio così. Non vivrò abbastanza a lungo da vedere i miei figli diventare adulti, e i lord bambini sono la sventura di qualsiasi casata. A Walda, però, dispiacerà vederli morire.»

Reek aveva la gola secca. Sentiva il vento flagellare i rami spogli degli olmi che fiancheggiavano la strada. «Mio lord, se…»

«Milord, ricordi?»

«Milord, se posso chiedere… perché hai voluto portarmi via con te? Non sono utile a nessuno, non sono neppure un uomo, sono mutilato… e poi la puzza che…»

«Un bagno e degli abiti puliti miglioreranno il tuo odore.»

«Un bagno?» Reek provò una stretta alle viscere. «Preferirei… preferirei di no, milord. Ti prego. Ho… delle ferite, io… questi vestiti, lord Ramsay me li ha dati, e… ha detto che non me li sarei dovuti togliere mai, salvo ordine suo…»

«Indossi degli stracci» rispose lord Bolton, in tono calmo e paziente. «Abiti luridi, laceri, macchiati e puzzolenti di sangue e orina. E leggeri. Hai certamente freddo. Ti rivestiremo di lana d’agnello, morbida e calda. E magari un mantello foderato di pelliccia. Ti piacerebbe?»

«No.» Reek non poteva permettere che prendessero i vestiti che lord Ramsay gli aveva dato. Non poteva permettere che lo vedessero.

«Preferisci forse vestirti di seta e di velluto? Un tempo ricordo che ti piacevano molto.»

«No» insisté con voce stridula. «No, voglio solo questi vestiti. I vestiti di Reek. Io sono Reek, che fa rima con peek, il furtivo.» Sentiva il cuore battere come un tamburo e la sua voce si alzò in uno strillo di paura. «Non voglio fare il bagno. Ti prego, milord, non portarmi via i vestiti.»

«Ci permetterai almeno di lavarli?»

«No, milord. Ti scongiuro.» Si strinse la veste al petto con le due mani e s’ingobbì sulla sella, temendo che Roose Bolton potesse ordinare alle guardie di strappargli subito i vestiti in mezzo alla strada.

«Come vuoi.» I pallidi occhi di Bolton parevano vacui nel chiaro di luna, come se dietro non ci fosse nessuno. «Non intendo farti male, capisci? Io ti devo molto, davvero.»

«Tu?» Una voce nella sua testa stava gridando: “È una trappola, sta giocando con te, il figlio è solo l’ombra del padre”. Lord Ramsay giocava sempre con le sue speranze. «Che… che cosa mi devi, milord

«Il Nord. Gli Stark finirono e furono annientati la notte che tu ti impadronisti di Grande Inverno.» Fece un gesto con la pallida mano per tagliare corto. «Il resto è solo una disputa sul bottino.»

Il loro breve tragitto terminò a ridosso delle mura di legno di Barrow Hall. Gli stendardi garrivano dalle torri quadrate, schioccando al vento: l’uomo scuoiato di Forte Terrore, l’ascia da guerra dei Cerwyn, i pini dei Tallhart, il tritone dei Manderly, le chiavi incrociate del vecchio lord Locke, il gigante degli Umber e la mano di pietra dei Flint, l’alce degli Hornwood. Per gli Stout, scaglione di rossiccio e oro, e per gli Slate, un campo grigio con doppio bordo bianco. Quattro teste di cavallo proclamavano i quattro Ryswell dei Rills: una grigia, una nera, una dorata, una marrone. La battuta era che i Ryswell non potevano essere d’accordo nemmeno sul colore del proprio simbolo. Sopra tutti fluttuava l’emblema cervo e leone del bambino che sedeva sul Trono di Spade, a mille leghe di distanza.

Mentre passavano sotto il corpo di guardia, Reek udì il rumore delle pale del vecchio mulino a vento. Entrarono in una corte erbosa, i ragazzi di stalla accorsero per occuparsi dei cavalli. «Da questa parte, prego.» Lord Bolton lo condusse verso il mastio, dove gli stendardi erano quelli del defunto lord Dustin e della sua vedova. Lo stendardo del lord mostrava una corona a punte sopra a due asce incrociate; quello della lady inquartava quegli stessi simboli con la testa di cavallo dorata di Rodrik Ryswell.

Nel salire l’ampia scalinata di legno che portava al salone, Reek cominciò a sentirsi tremare le gambe. Fu costretto a fermarsi per ritrovare l’equilibrio, fissando i pendii erbosi di Great Barrow, il grande tumulo. Alcuni sostenevano che fosse la tomba del Primo Re, colui che aveva guidato i primi uomini in Occidente. Altri replicavano che là sepolto, a giudicare dalle dimensioni della cripta, doveva esserci un re dei giganti. Altri ancora, non molti, dicevano che non fosse un tumulo, ma semplicemente una collina. In questo caso era una collina solitaria: gran parte del territorio attorno a essa era piatto e spazzato dal vento.

Nel salone, una donna vicino al caminetto si scaldava le mani protendendole verso le braci di un fuoco morente. Era tutta vestita di nero, dalla testa ai piedi, non portava né ori né gioielli, ma era di nobile nascita, lo si vedeva chiaramente. Anche se aveva qualche ruga agli angoli della bocca e altre ancora più fitte attorno agli occhi, era ancora dritta, alta e piacente. I suoi capelli erano castani e grigi in egual misura, e li portava legati alla nuca in una crocchia da vedova.

«Chi è costui?» disse. «Dov’è il ragazzo? Il tuo bastardo si è rifiutato di cederlo? Questo vecchio è il suo… oh, dèi misericordiosi, che cos’è questo odore? Se l’è fatta addosso?»

«Lui è stato con Ramsay. Lady Barbrey, permettimi di presentarti il legittimo lord delle Isole di Ferro, Theon della Casa Greyjoy.»

“No” pensò “no, non dire quel nome, Ramsay ti sentirà, lui saprà, saprà! E mi farà ancora male.”

La donna sporse le labbra. «Non è ciò che mi aspettavo.»

«È ciò che abbiamo.»

«Il tuo bastardo che cosa gli ha fatto?»

«Gli ha tolto un po’ di pelle, immagino. Alcune piccole parti. Niente d’indispensabile.»

«È pazzo?»

«Può darsi. Ha importanza?»

Reek non poteva più ascoltare. «Vi prego, milord, milady, c’è stato di sicuro un errore.» Cadde in ginocchio, tremando come una foglia in una tempesta invernale, con le lacrime che gli rigavano le guance devastate. «Io non sono lui, non sono il Voltagabbana, lui è morto a Grande Inverno. Il mio nome è Reek.» Non doveva dimenticare il suo nome. «Fa rima con freak, lo sgorbio.»