La civiltà della tecnica si lascia alle spalle anche il capitalismo. Il capitalismo, come ogni altra forma della tradizione occidentale. È un tema che sto elaborando da tempo. Ma questo libro, pur non essendo indirizzato agli specialisti, propone un nucleo teorico, all’interno di quel tema, di cui sarà difficile non tener conto, ritengo, nelle indagini sul futuro del capitalismo. In queste pagine, inoltre, tale nucleo si presenta nelle condizioni più adatte per farsi comprendere: cioè non come una voce che viene da lontano, ma come conseguenza delle stesse convinzioni dominanti del nostro tempo e, anzi, della nostra civiltà. (In questo senso, se ne può trovare una anticipazione nei paragrafi 1-3 del cap. 15 del mio saggio La bilancia, Rizzoli, 1992.) Certo, la voce che viene da lontano – il contesto autentico, cioè, dei temi del nostro tempo; il contesto a cui si rivolgono i miei scritti – non può esser messa a tacere nemmeno in questo libro. Ma rimane sullo sfondo.
In queste pagine la parola «capitalismo» indica il tratto essenziale del capitalismo, l’essenza che è presente in tutte le forme, anche profondamente diverse, di capitalismo; del passato come del nostro tempo (e che dunque è presente nella forma giapponese, in quella americana o tedesca, in quella, arretrata, del capitalismo italiano delle «grandi famiglie»). Il declino del capitalismo è il declino della sua essenza. Ma non si produce per le ragioni indicate dal marxismo.
Il nucleo teorico di cui ho detto è presente soprattutto nei capitoli 7-24. I capitoli 1-6 hanno un carattere introduttivo e pongono il tema del capitalismo in rapporto ai tratti più generali del nostro tempo. I capitoli 25-34 riprendono e sviluppano questo rapporto, ma tenendo soprattutto conto della situazione italiana. I capitoli 35-36, infine, riconducono il tema del tramonto del capitalismo alle linee fondamentali del mio discorso filosofico.
In qualche sua parte il presente volume rielabora alcuni articoli che negli ultimi anni ho pubblicato sul «Corriere della Sera» e su «Il Sabato».
E. S.
18 settembre 1993