Lojacono e Romano furono gli ultimi a rientrare, mentre Alex stava relazionando sulle condizioni dell’uomo ferito.
– … e quindi è stato necessario operarlo, cosí mi hanno spiegato. Dovevano rimuovere l’ematoma e il frammento di osso che l’ha provocato.
Ottavia chiese:
– Ma se si salva, rimarrà… Cioè, potrà essere di nuovo… come prima?
Palma le rivolse uno sguardo rapido. Sapevano tutti della menomazione del figlio di lei, Riccardo, gravemente autistico.
Alex si strinse nelle spalle.
– È presto per dirlo. Non sanno nemmeno se si risveglierà dall’anestesia.
Vedendo i due colleghi appena tornati, Palma li aggiornò:
– Potete anche non credermi, ma Aragona ha trovato una notizia interessante, ammesso che sia vera.
L’agente scelto protestò con vivacità:
– Ma come non è vera, capo? Ti assicuro che ci è voluta una lunga, approfondita indagine per ottenere questa informazione, ho dovuto torchiare la testimone che…
Pisanelli intervenne ridacchiando:
– Chi, Titina del Bar degli Azzurri? Quella ti stacca la testa con uno schiaffo, altro che torchiarla.
Palma minimizzò:
– Comunque, pare che già l’altro ieri, quindi il giorno prima di essere aggredito, l’uomo chiedesse in giro come raggiungere una strada del quartiere… – consultò un foglietto, ma Aragona lo anticipò con sussiego:
– Vico Egizio numero 15.
Palma annuí.
– Sí, vico Egizio 15. E un secondo dato importante è che parlava con accento straniero.
Romano chiese:
– Accento straniero di dove?
Pisanelli scosse il capo.
– Escludo che Titina sia in grado di dedurre la nazione di provenienza. Ha strumenti culturali limitati. Per carità, è una brava ragazza, ma piuttosto ignorante. Per lei esistono gli abitanti della città e gli stranieri. Magari il tizio è di Milano.
Lojacono, imperturbabile, cercava di ragionare.
– Però, posto per ipotesi che la vittima sia effettivamente straniera, lo scenario cambia. Le segnalazioni da controllare aumentano.
Ottavia s’illuminò, e cominciò a digitare freneticamente al computer. Aragona invece era perplesso.
– Perché dici cosí, Loja’? In che senso?
Fu proprio Ottavia a rispondergli:
– Nel senso che dobbiamo tener conto anche dei turisti che non sono rientrati nei luoghi di residenza provvisoria. Le navi da crociera ormeggiate nel porto, per esempio.
Palma aggiunse, deciso:
– Giusto. E non solo, bisogna anche considerare gli alberghi, i bed and breakfast, gli ostelli.
Alex integrò le informazioni:
– Un uomo tra i cinquanta e i sessanta, alto un metro e ottanta circa, di corporatura robusta.
Ottavia, continuando a digitare, chiese:
– Colore degli occhi?
– Non lo so, non li ha mai aperti. Capelli lisci e lunghi. Una camicia a quadri, un paio di jeans, una felpa col cappuccio…
Ottavia serrò le labbra, frustrata:
– Gli alberghi non segnalano niente. E dalla questura non arrivano indicazioni. Naturalmente ci stanno quelle vecchie, ma in tal caso diventa impossibile…
Lojacono d’un tratto esclamò:
– Ottavia, dài un’occhiata ai posti vicini. Le località turistiche, intendo. Ischia, Capri, Positano…
Romano non era convinto:
– E uno viene in città da Positano o da Pompei per visitare vico Egizio? È una viuzza buia in cui non c’è niente da vedere!
Pisanelli mormorò:
– Be’, ha il suo fascino. Mi hanno detto che una volta c’era pure un casino, negli anni Cinquanta…
Aragona rise, sguaiato.
– E tu eri un cliente affezionato, eh?
Ottavia alzò una mano.
– Zitti! Forse ho qualcosa. State a sentire; è il sito di un giornale di Sorrento: apprensione per un turista statunitense, uscito ieri in taxi dall’hotel Tritone e non piú rientrato. I familiari hanno avvertito la polizia municipale e chiesto di comunicare l’eventuale avvistamento dell’uomo; hanno pure rilasciato una descrizione.
– Leggi, allora, – la esortò Alex.
Ottavia scorse la schermata e riprese a parlare.
– Dunque: si chiama Ethan Wood, nato il 18 febbraio del ‘63, residente a Los Angeles. Altezza un metro e ottantuno, peso novanta chili. C’è una foto.
Girò lo schermo verso gli altri, e tutti si avvicinarono. Dal display un viso squadrato sorrideva amichevole, un paio di occhiali scuri sulla fronte, il ciuffo di capelli un po’ mosso dal vento.
La ragazza annuí, decisa.
– È lui.
Pisanelli confrontò l’immagine sul computer con la foto scattata da Alex in ospedale e stampata su carta.
– Dio mio, come l’hanno ridotto. Si riconosce a stento.
Palma batté le mani.
– Be’, comunque l’abbiamo trovato. Lojacono e Di Nardo, voi che siete intervenuti per primi al cantiere mettetevi in macchina e andate subito a Sorrento in questo hotel Tritone. Lo so che è tardi, ma bisogna sentire i familiari, anche perché vorranno raggiungere l’uomo in ospedale. Partendo ora, potrete essere di ritorno per cena. Io chiamo la Piras e l’avverto: manco a farlo apposta è lei il magistrato di turno. L’aver risolto subito la questione dell’identità le sarà di aiuto.
– E noi, capo? – chiese Romano.
Palma consultò l’orologio.
– Voi, se tenete cose vostre da fare, fatele, ma occhio al telefono, perché se c’è bisogno vi chiamo. Tu, Ottavia, se puoi, trattieniti un altro poco, cosí presidi l’ufficio. Tu invece, Arago’, vieni da me che ti dico quella famosa cosa.
L’agente scelto, che si era avviato alla porta, si fermò come congelato e abbassò le spalle.
– Sí, capo.
Di Nardo e Lojacono erano già usciti.