La mattina dopo piovigginava. Non che facesse freddo. Ma almeno quelle goccioline fastidiose allontanavano la strana sensazione che l’estate potesse tornare di soppiatto, sorprendendo alle spalle la voglia di lavorare.
Pisanelli si guardò attorno, incredulo.
– Ma davvero? Non vi ricordate Charlotte Wood? E a che serve la vostra vita, se non vi ricordate della Wood?
Aragona sbuffò, insofferente.
– Ma erano film col sonoro, Pisane’? Perché io il cinema muto…
Anche Romano allargò le braccia.
– Devo confessare che manco io l’ho mai sentita nominare.
Ottavia ridacchiò.
– Magari non come Giorgio, ma io della Wood ho letto qualcosa e devo aver visto un paio di film; li ridanno il pomeriggio d’estate. Cantava pure, vero?
Pisanelli spalancò la bocca.
– Cantava? Certo che cantava, con una voce da usignolo! E come ballava! Era bellissima. Uno spettacolo. Tra le mie preferite.
Aragona sogghignò.
– Se quella mano potesse parlare, eh, Pisane’, vecchio maiale! Certo che essere ragazzini negli anni Cinquanta dev’essere stata dura. Vi dovevate accontentare delle attrici dei musical, sai che palle.
Il vicecommissario lo rintuzzò, piccato.
– Non è questione di età. Il grande cinema è cultura e tu, non c’è niente da fare, Arago’, sei gretto e ignorante.
Lojacono intervenne:
– Lasciando da parte questi discorsi, bisogna capire qual è il legame della Wood con Sorrento, e in modo specifico con l’hotel Tritone. Quando ha chiamato per prenotare, il figlio, la vittima, ha detto che esistevano motivi affettivi per quella scelta, ma non risulta che qualcuno della famiglia sia stato ospite dell’albergo di recente. È un po’ strano, no?
Ottavia scorreva lo schermo del suo magico computer, leggendo con attenzione. Dopo un po’ si illuminò e disse:
– Ecco qui, forse ci siamo. Nel 1962, la Wood, che allora aveva ventiquattro anni e che, come dice Pisanelli, era bellissima, si trovava a Sorrento per girare Souvenir, uno dei successi che l’hanno resa celebre. Era sposata con Bill Wood, regista di quel film e anche dei suoi due precedenti. Erano marito e moglie già da tre anni. Mamma mia come si sposavano presto allora.
Alex scosse il capo.
– Praticamente una bambina.
Ottavia continuò a leggere:
– Fu una lavorazione burrascosa, qui non spiega perché, ma pare che le riprese durarono meno del previsto e che gran parte del film venne poi realizzato a Los Angeles. Rimasero a Sorrento solo un mese, in primavera. E sentite qua: Wood, il marito regista, aveva quasi trent’anni piú della moglie!
Palma chiese:
– E quanti figli hanno avuto?
Ottavia rispose:
– Uno, Ethan. L’altra figlia, Holly, è nata parecchi anni dopo dalla relazione della Wood, già vedova, con un attore che però non l’ha mai riconosciuta. Per questo la ragazza ha preso il cognome di lei, che aveva conservato quello del primo marito. Un bell’intreccio.
Lojacono domandò ancora:
– Ma qual era il nome da nubile della Wood?
Ottavia, dopo un paio di clic, disse:
– Castiglione. Carlotta Lucy Castiglione, nata a Brooklyn il 18 giugno del ‘38. I suoi venivano dalla Basilicata. Da Ruvo del Monte, per la precisione.
Il Cinese commentò:
– Ecco perché parlano tutti l’italiano. Ora resta da capire quali interessi avesse Ethan Wood a Pizzofalcone, in vico Egizio 15.
Pisanelli intervenne:
– Ieri sera ci sono passato, è un condominio piuttosto dignitoso, una serie di palazzi all’interno di un cancello. Ci abita parecchia gente di vari livelli sociali. Non ci sta il portiere, purtroppo, altrimenti qualcosa la potevamo sapere da lui. Solo muti, riservati citofoni.
Palma rifletté:
– Insomma, serve il solito, vecchio lavoro di gambe. Romano, Lojacono, andateci voi. Magari siete fortunati e scoprite che cosa cercava l’americano. Tu, Giorgio, senti un po’ in giro se a quel civico c’è qualche movimento che abbia a che fare col sesso, case d’appuntamenti o cose del genere; hai visto mai che il tassista abusivo di Sorrento abbia ragione; quelli, col tempo, sviluppano un intuito formidabile.
Alex chiese:
– Io che faccio?
– Tu torna in ospedale, chissà che dalla sorella del ferito venga fuori un’idea, un’informazione. Possibile che non sapesse niente di queste scorribande del fratello? Fate tutti capo a Ottavia, come sempre, che riferisce a me.
Aragona disse:
– E io?
Palma lo fissò.
– Mi pare che tu abbia un impegno, no? O hai già dimenticato?
L’agente scelto si illuminò.
– È vero! Io ho una missione, mica come questi sfigati. Mi metto subito in moto.
Agguantò la sciarpa, se la avvolse attorno alla faccia, sputacchiò e uscí.
Avviandosi alla porta, Lojacono chiese sommesso a Palma:
– Il magistrato lo hai informato tu, vero?
– E certo che l’ho informato io, Loja’, che ti credi, che siamo liberi professionisti? La Piras mi ha detto che se ci sono novità la devo cercare subito. E cosí ho intenzione di fare.
Il Cinese annuí, inespressivo, e si allontanò.