XVIII.

L’informazione era già stata trasmessa per telefono, quindi Lojacono e Romano, entrando nella sala agenti, trovarono i colleghi in fervida attività.

Ottavia digitava frenetica alla tastiera, reggeva la cornetta con la spalla e parlava sottovoce. Pisanelli era al cellulare, in piedi vicino al muro con una mano sull’orecchio libero per sentire meglio. Aragona cercava di comunicare usando l’apparecchio della scrivania, bofonchiando nella sciarpa e ripetendo piú volte le stesse frasi togliendosi la lana dalla bocca. La porta dell’ufficio di Palma era insolitamente chiusa.

Il primo a liberarsi fu Aragona.

– Ho parlato con Alex che è appena arrivata al Cardarelli, ci stava un traffico enorme; quella non sa guidare, se ero io ci mettevo due minuti. Dice che il tizio sta in terapia intensiva, e che non ci sono novità. Il capo mi ha chiesto di riferirle che la vittima forse andava a trans, cosí magari riusciva ad avere notizie dalla sorella.

Romano lo guardò come fosse un insetto.

– Ma è stato il commissario a raccontarti che Wood andava a trans? Non è affatto vero, cercava un certo Capasso e…

– No, era solo per Alex, che doveva farsi dire dall’americana perché il fratello era là. E quindi, perché andava a trans.

Romano chiese a Lojacono:

– Per favore, mi dài un motivo, uno solo, per cui non dovrei strozzarlo con quella merda di affare che ha intorno al collo?

Aragona si offese.

– Senti, che tu sia rozzo e tamarro lo posso accettare, in fondo sei pure una brava persona, ma ti pregherei di non criticare quello che non capisci. Sai quanto costa questo splendido indumento che ho fatto venire dalla Svezia perché ce l’ha uguale il detective Hollander nella serie La neve insanguinata?

Romano si lasciò cadere sulla sedia.

– Quanto costa costa, fa schifo lo stesso. Il capo dov’è?

Aragona indirizzò un cenno verso l’ufficio ma, prima che potesse aggiungere altro, Pisanelli terminò la sua telefonata.

– Pare sia vero che Mary non esercita in vico Egizio. È la sua abitazione. Riceve solo il fidanzato, però la signora del piano di sopra, che ha figli piccoli, non sopporta l’idea di quello che succede sotto i piedi suoi e fa le denunce a vanvera. I colleghi della questura mandano sempre qualcuno, tuttavia sono convinti che non ci sia né droga né prostituzione.

La porta di Palma si aprí e il commissario entrò nella sala. Vedendo Romano e Lojacono si illuminò.

– Ah, siete tornati. Com’è la storia della trans, allora? Aveva ragione il tassista?

Prima che Lojacono potesse rispondere, dalla stanza di Palma uscí una seconda persona. E il Cinese rimase senza parole, perché quella persona era Laura Piras.

Romano, invece, fu sollecito.

– Buongiorno, dottoressa. No, capo, secondo noi il tassista aveva torto. In realtà Wood cercava questo Capasso, e si è pure incazzato perché la trans, che come ci stava spiegando Pisanelli non esercita la professione nello stabile, non ha voluto dirgli niente.

La Piras, evitando di incrociare lo sguardo di Lojacono, peraltro fisso sulla parete davanti a lui, salutò sbrigativa:

– Buongiorno. Ascoltatemi bene, bisogna alzare la soglia dell’attenzione, perché il consolato americano si è fatto vivo e ha inviato una persona all’ospedale e una all’albergo di Sorrento. Pare che la Wood sia ancora popolarissima negli Stati Uniti, anche se da qualche anno non compare piú nelle trasmissioni televisive che evocano i favolosi anni Sessanta e…

Lojacono commentò con tono sommesso, ma in modo da farsi sentire:

– Ci credo. È malata, completamente priva di consapevolezza. Vive in un mondo tutto suo.

La Piras, senza guardarlo e con una lieve incrinatura nella voce, riprese:

– … E quindi hanno formalmente richiesto che sia condotta un’indagine accuratissima, con informative costanti. Hanno perfino messo a disposizione, ove mai servisse, le loro forze operanti in Europa.

Aragona era estasiato.

– Uè, dottore’, i servizi segreti! Cioè, noi, i Bastardi di Pizzofalcone, potremmo collaborare con la Cia? Che figata clamorosa!

La Piras si voltò con aria interrogativa verso Palma, che allargò le braccia sconfortato, poi decise di ignorare il commento e proseguí:

– La vicenda non va trattata come un semplice pestaggio: si deve trovare chi è stato, e dimostrare che questa città non è il Terzo Mondo. Perciò sono subito venuta qui, per essere aggiornata sulle ipotesi. Che mi dite?

Ottavia continuava a parlare al telefono, digitando sempre sulla tastiera. Pisanelli si strinse nelle spalle.

– Dottore’, per prima cosa abbiamo discusso la possibilità della rapina finita male, dato che Wood è stato ripulito: orologio, portafogli, cellulare. Forse ha opposto resistenza, e a volte, quando si resiste, la reazione è violenta.

Romano intervenne:

– Però ci sono troppe incongruenze. Perché correre il rischio di gettare il corpo in quel cantiere, che ha trasformato la piazza in un budello percorso dalla gente giorno e notte? E soprattutto, perché tante botte? Capirei se l’avessero accoltellato, ma l’hanno ridotto in quel modo a mani nude.

Palma aggiunse:

– Lojacono, che si è recato con Di Nardo a Sorrento dai familiari della vittima, ha scoperto che Wood era venuto nel quartiere con un taxi privato, dovrei dire abusivo, per ben tre giorni consecutivi.

La Piras scosse la testa.

– Ma questo che c’entra? L’uomo è stato rapinato, picchiato e mollato nel cantiere. È strano, d’accordo, ma non basta per far pensare a un regolamento di conti o a un’aggressione per altre cause.

Lojacono, seguitando a fissare la parete nella sua famosa imitazione di un Buddha alto, magro e coi capelli, disse a voce bassa:

– Tre giorni consecutivi in un quartiere dove quello che ci sta da vedere lo vedi in tre ore. Domande in giro. Un foglio con un indirizzo preciso da raggiungere: vico Egizio 15, palazzina C, quarto piano, uscendo dall’ascensore a destra. E un nome, Capasso, che non corrisponde a nessuno di quelli che abitano nel condominio. A me sembra piú che strano.

La Piras era una pentola a pressione pronta per mettersi a fischiare.

– Queste sono chiacchiere. I fatti si limitano a un uomo in fin di vita che…

Lojacono, placido e zen:

– La persona che abita l’appartamento si è rifiutata di dare a Wood l’informazione che voleva; una cosa di poco conto, se ci pensate. È stata reticente e alla fine lo ha mandato a quel paese. Perché? E perché pure noi, quella stessa informazione, abbiamo dovuto praticamente estorcergliela? Non capisco il motivo di tanta riservatezza.

La Piras tacque, forse sperando nel soccorso di Palma, concentrato a esaminarsi le unghie.

Lojacono si voltò piano, puntando gli occhi a mandorla senza espressione sul viso del magistrato, che arrossí.

– Wood stava cercando qualcosa con determinazione; è venuto in Italia per questo, perché fin dal primo giorno non si è occupato d’altro. Ha portato qui la madre, che ha l’Alzheimer o la demenza senile o quello che è, la sorella e la badante perché in qualche modo le cose sono collegate, se no non avrebbe senso. Sabato mattina è stato a vico Egizio numero 15 e domenica notte l’hanno pestato, in maniera punitiva e non certo per rapinarlo. Portafogli, cellulare e orologio gli sono stati tolti solo per ritardare il riconoscimento e mascherare la scomparsa del foglio che portava con sé, quello con l’indirizzo, dove magari c’era il nome di battesimo di Capasso. Io sospetto che la Esposito, Mary per gli amici, sappia piú di quello che ci ha detto.

Nella stanza non volava una mosca. Anche Ottavia aveva finito di parlare al telefono e di digitare, e attendeva quieta. Lojacono riprese:

– Se i suoi amici americani vogliono davvero collaborare, dottoressa, potrebbero per esempio farci sapere se Wood aveva affari qui a Pizzofalcone. Se la sua attività, qualunque fosse, prevedeva dei contatti con qualcuno in zona. Perché una cosa è certa: non era qui in veste di turista.

La Piras si sforzava di tenere la mente concentrata sul lavoro, ma non le era facile. Sbatté le palpebre diverse volte in ricerca di una risposta tagliente, ma non la trovò. Ottavia ebbe pietà e le venne in soccorso:

– Alcune notizie le avrei anch’io, e mi sembrano in perfetto accordo con quello che ha appena esposto il collega. Posso, capo?

Palma le sorrise e lei riprese, consultando i suoi appunti:

– L’ufficio del Registro presso l’Agenzia delle Entrate, dove lavora un mio carissimo amico, mi ha fatto la cortesia di andare a vedere il contratto di locazione. Tutto regolare: Esposito Mario, nato il 13 febbraio del 1983, ha in fitto per originari quattro anni, rinnovati per altri quattro due anni fa, l’appartamento al quarto piano, scala C, eccetera. Locatore, ed è qui il bello, la sua amica Angela, il cui cognome però è Capasso, proprio come quello della persona che cercava il signor Wood e che Mary ha dichiarato di non conoscere.

Palma chiese, sorpreso:

– E che c’entra allora il cognome Picariello?

Ottavia, soave:

– È qui che viene la parte interessante. Capasso Angela, coetanea di Esposito, è coniugata dal 2006 con il dottor Picariello Nicola, commercialista.

La Piras spalancò la bocca.

– Picariello Nicola? Quel Picariello Nicola?

Come una maestra elementare di fronte a un’alunna particolarmente diligente, Ottavia annuí.

– Esatto, dottoressa. Quel Picariello Nicola. Il colletto bianco, il commercialista del clan Sorbo. L’uomo che, secondo la procura antimafia, si è occupato del traffico di denaro e degli investimenti derivanti dalla droga negli ultimi dieci anni. Latitante da sei mesi. Uno dei ricercati piú ricercati che ci siano.

Aragona non resistette:

– E diciamoglielo, a quelli della Cia, che si mettessero in fila dietro ai Bastardi di Pizzofalcone!