XXIII.

Consapevoli di avere assai poco tempo, prima che la scure della procura antimafia si abbattesse sull’indagine avocando a sé la competenza o prima che la diplomazia americana richiedesse l’intervento di forze speciali, i Bastardi di Pizzofalcone si divisero i compiti per fare quello che dovevano il piú presto possibile.

D’altronde, e per fortuna, non c’era molto lavoro: ottobre procedeva sonnacchioso verso la fine, avvolto da una pioggerella fastidiosa e da una temperatura un po’ piú alta della media.

Lojacono e Alex si avviarono in auto verso Sorrento, per provare a ottenere qualche informazione dalla signora Holly; Romano e Aragona andarono invece in vico Egizio numero 15: forse Mario Esposito in arte Mary sarebbe stato piú disponibile al dialogo rispetto alla volta precedente.

Palma si era espresso con chiarezza:

«Ragazzi, io la Piras non voglio inimicarmela. Va bene difendere le nostre convinzioni, ci mancherebbe altro, ma restare senza la minima protezione in procura sarebbe pericolosissimo; in questa fase siamo ancora troppo fragili. Perciò vedete quello che potete scoprire e poi facciamo il punto».

Esposito al citofono manifestò un certo fastidio, ma Romano riconobbe anche, nella voce, una vena di inquietudine, che parve piú evidente quando la sua faccia apparve per metà attraverso la porta socchiusa.

– Sentite, abbiamo già parlato e io non ho altro da aggiungere. Quindi, se non avete qualcosa da notificarmi, e in quel caso chiamerei subito il mio avvocato, non vedo perché dovrei farvi entrare.

Aragona fece correre lo sguardo lungo l’altezza di ­Mary, soffermandosi sui polpacci nudi e sulla vestaglia a fiori. Quindi si tolse gli occhiali col famoso gesto fluido e, sporgendo il collo in avanti per non rischiare un contatto con i peli della sciarpa (accorgimento perfezionato di recente e di cui era molto fiero), disse:

– Embè, Esposito, e proprio con me non vuole parlare? Ha parlato col mio collega che, mi creda, è meglio non fare incazzare e io non posso entrare?

La fronte di Mary si corrugò.

– No che non potete entrare. Questa non è mica la Corea del Nord. Una privata cittadina ha il diritto di…

Romano l’interruppe con decisione.

– Signori’, qua si tratta di una cosa molto seria. C’è un uomo in fin di vita, che forse non si riprenderà mai. Lei, per quanto ci risulta, è l’ultima ad averlo visto cosciente e ci ha pure litigato in pubblico. Le conviene opporre tutta questa resistenza? Perché noi ce ne possiamo pure andare, ma se torniamo poi sono cazzi suoi.

Aragona ridacchiò sgangherato.

– Il che, a quanto vedo, magari gli farebbe piacere. Sa una cosa, Espo’? Io sono pieno di pregiudizi. Se c’è uno che vi perseguita, che non rispetta i vostri diritti, che fa apposta a darvi problemi, che vi discrimina, quello sono io. Sarà un piacere metterla in croce. Buona giornata.

Con enorme sorpresa di Romano, l’agente scelto inforcò di nuovo gli occhiali e si girò per andarsene. E la sorpresa dell’assistente capo fu ancora maggiore quando Esposito squittí:

– Un momento! Basta usare un po’ di educazione. Accomodatevi, su, se no il palazzo intero mi fa una lettera di mancato gradimento. Quelli già rompono le scatole di continuo.

Aragona rivolse un sorriso soave al collega come a significare: visto? Romano scosse il capo e i due entrarono nell’appartamento.

Mary, senza invitare i poliziotti a sedersi, e restando lei stessa in piedi, disse:

– Ho da fare, devo uscire e sono in ritardo. Chiedetemi quello che mi dovete chiedere e poi, per favore, lasciatemi alle mie cose.

Aragona iniziò a gironzolare toccando soprammobili e suppellettili.

– Ma che carina, questa casa. E che buono, questo deodorante per ambienti. Proprio una bella sistemazione, signor Esposito.

Mary lo incenerí con lo sguardo.

– Meglio se sto zitta, – mormorò, e accostò i lembi della vestaglia.

Romano decise di intervenire.

– Allora, signorina, saremo rapidissimi, se lei collaborerà. Il signor Wood, quando è venuto, voleva notizie della famiglia Capasso che, come sa bene, è proprietaria di quest’appartamento e sua locatrice. Perché gli ha mentito?

Lei replicò, calma:

– Io non ho mentito affatto. Lui mi ha domandato di un certo Capasso Domenico, che io non ho mai conosciuto. Ho preso in fitto la casa da Angela Picariello e…

Aragona cominciò a palleggiare in aria con una statuetta di cristallo che raffigurava una pastorella.

– Caspita, pesante. Non credevo. Senta, Espo’, lei non deve nemmeno provare a prenderci per i fondelli; in senso figurato intendo, non come è sua abitudine. Lo sappiamo tutti che Picariello è il nome da sposata e che il contratto è registrato a nome Capasso. Quindi risponda bene.

Sul «risponda bene» mancò la presa e la statuetta di cristallo cadde a terra e andò in mille prezzi. Esposito spalancò la bocca, fissando l’agente, che sorrise.

– Uh. Mi è scappata. Che peccato.

Romano si riscosse da un’espressione sconfortata e, fissando Aragona, disse a Mary:

– Proprio cosí, signorina. Lei ha firmato con Capasso Angela, non con altri. Torno a ripetere: perché ha mentito?

La ragazza non riusciva a togliere gli occhi dai frammenti sparsi sul pavimento. Aragona afferrò la scultura gemella, un pastorello, e ne studiò i particolari.

– Interessante, un pastorello e una pastorella a simboleggiare la doppia natura, maschile e femminile. Una… come si dice… metafora? Allegoria?

La ragazza si rassegnò.

– Io… io a questa Angela non l’ho mai vista. Cioè, l’appartamento è suo, per carità, però io ho sempre parlato col marito che, come sapete… va be’, lo sapete chi è il marito. Per me il proprietario è Picariello.

Romano chiese:

– Cioè l’appartamento appartiene alla moglie ma lei ha trattato il prezzo con il marito e paga la pigione a lui?

– Io manco a lui vedo, lascio una busta coi soldi al portiere suo, a Monte di Dio 112, ogni mese e…

Aragona lanciò in aria la statuetta e la riprese al volo.

– Espo’, sta dicendo che lei e questo Picariello vi parlate per buste e soldi? Non è che lo riceve e lo paga… da vicino?

Mary scosse il capo inorridita.

– Ma… come vi permettete, si può sapere? Solo perché sono una transgender devo essere per forza una puttana? Ancora a questo stiamo? Io…

Fu interrotta dal fragore della seconda statuetta che aveva raggiunto la prima sul pavimento. Romano sobbalzò, interrogandosi se non dovesse procedere all’immediato arresto del collega o piuttosto se non fosse meglio ucciderlo sul posto.

Aragona esibí un’espressione soave al di sopra della vaporosa sciarpa.

– Peccato, si è rotta. E d’altra parte come avrebbe sopportato la vita senza la sorellina? Meglio cosí, secondo me. Allora, stavamo dicendo che Picariello lei non lo vedeva mai. Chissà chi vede, invece. Perché mi sa che questo ottimo deodorante per ambienti in realtà è un profumo maschile, e se vado a vedere di là, in camera da letto, trovo un’altra bella statuina. Che dice, Espo’, ci vado?

Mary cercava di controllare l’irrefrenabile tremolio del labbro inferiore. Scrutò Romano, come a chiedere aiuto, ma il poliziotto, in difficoltà, distolse lo sguardo.

Alla fine esclamò:

– No, per favore, di là c’è… c’è un amico che non si sente molto bene, volevo appunto… Non volevo mettervi fretta, ma siccome stavo cercando di… E comunque sí, Nicola Picariello qualche volta, ma assai raramente, veniva qua a riscuotere il fitto. Ma questo non vuol dire che facessimo affari insieme. Ci siamo conosciuti… molto tempo fa, io abitavo in un altro quartiere. Lui aveva questo appartamento sfitto da d’anni, da quando era morto il padre di lei, e io avevo bisogno di una casa. Il contratto l’ha voluto registrare lui, ci teneva che le carte stessero a posto. Del resto è un commercialista.

Romano la incalzò.

– Si può sapere da quanto tempo non avete contatti con Picariello?

Lei abbassò gli occhi.

– Sono sette mesi.

Aragona sogghignò.

– E immagino che in questi sette mesi se l’è risparmiata la passeggiata a Monte di Dio, eh, Espo’? Morta la creatura, non si è piú compari, si dice dalle parti mie.

La ragazza lo fissò con aria di sfida.

– Io sono prontissima a pagare fino all’ultimo centesimo alla persona con cui ho concordato il prezzo. Quando tornerà salderò tutto.

Fu la volta di Romano, cupo.

– E allora mi sa che aspetterà a lungo, signori’. Nel frattempo un consiglio: resti a disposizione. Se dovesse esserci ancora utile qualche notizia in suo possesso, verremo da lei.

Aragona allungò la mano e diede un pizzicotto sulla guancia di Mary.

– Un consiglio pure da me, Espo’: meglio i pastori del presepe che quelle brutte statuette. Sono piú decorativi. E dica all’amico suo di cambiare profumo, questo pare insetticida. Buona serata.