Il numero 112 di via Monte di Dio era, come prevedibile, un condominio esclusivo con tanto di sbarra all’ingresso e arcigno portiere in guardiola. Lojacono e Romano si qualificarono e l’uomo, che si presentò come il custode Dell’Aquila Emilio, assunse un atteggiamento di piena, melliflua collaborazione.
– I signori Picariello? Certo che abitano qui. Persone perbene, per quanto posso dire io. Un custode è un custode, e piú di tanto non ha contatti con i condomini. Stanno nell’attico della palazzina B, una casa meravigliosa.
Per natura Lojacono diffidava di chi forniva troppe informazioni non richieste.
– C’è qualcuno adesso, nell’appartamento?
– No, no, ispetto’, nessuno. Cioè, lui è… dev’essere partito. Lei pure, la signora dico, da un mesetto non ci sta. Almeno, io non l’ho vista piú.
Romano, condividendo l’istintiva antipatia di Lojacono per il personaggio che avevano di fronte, sbottò:
– Dell’Aquila, capiamoci: noi siamo poliziotti, spero le sia chiaro. Ci è noto che Picariello Nicola, colpito da mandato di cattura per illecite attività, si è reso irreperibile e che la moglie successivamente, forse di sua volontà o forse no, è scomparsa. Quindi abbia pazienza, non giriamo attorno alla questione e diamo le risposte corrette. Mi sono spiegato?
Piú che le parole era lo sguardo di Romano, freddo e duro come un pugno in faccia, a essere esplicito. Il portiere deglutí ed esibí un sorriso sbilenco.
– Certo, per carità. Ma voi mi dovete comprendere, il mestiere mio… Io mi faccio i fatti miei, insomma, e le cose che si sentono in giro magari non sono vere.
Lojacono non cambiò espressione.
– Quindi lo sapeva o no che Picariello è latitante?
Il custode fissò per un attimo il parcheggio con gli alberi e le siepi, poi mormorò:
– Per forza, ispetto’. Lo sa tutta la città. Mi dispiaceva dirlo perché il dottore con me è sempre stato educato. Tutto qui.
Romano lo incalzò.
– E la moglie? Ci parli un po’ dei suoi movimenti fino a quando non si è allontanata pure lei.
Dell’Aquila ondeggiava nervoso sulle gambe.
– È una signora molto riservata, e la storia del marito, con il quale è assai unita, l’ha fatta diventare ancora piú chiusa. Io, insomma, l’ho incrociata poche volte dopo… dopo che il dottore è partito.
Lojacono studiava il viso del custode, tentando di cogliere i motivi della sua agitazione. I colleghi della Mobile dovevano essere stati là per giorni; che cosa nascondeva, adesso?
– Ci pensi bene, per favore: è venuto qualcuno a cercare la signora Picariello, sia prima sia dopo che andasse via?
Il custode assunse un’espressione concentrata, quasi fosse sorpreso. Poi scosse il capo, deciso.
– No, ispetto’. Non che mi risulti.
Romano lo scrutò.
– Che significa, «non che mi risulti»?
L’uomo si strinse nelle spalle.
– Io mica sto sempre qua: ci sono le piante da annaffiare, la posta da mettere nelle cassette delle singole palazzine. E poi dall’una e mezza alle tre ho l’intervallo: mi posso mangiare una cosa pure io, no? Quindi, se sono venuti mentre non c’ero…
Romano insistette.
– Be’, noi abbiamo ragione di ritenere che nei giorni scorsi qualcuno sia venuto e abbia chiesto di Angela Capasso, ovvero della signora Picariello. Un uomo, non italiano.
Di nuovo il portiere sembrò concentrarsi. Lojacono lo studiò: sessant’anni, piú o meno; corporatura tozza, capelli tinti, abbigliamento piú che decoroso. Non sembrava uno avvezzo alla fatica fisica.
– No, io non ricordo nessuno. Se è venuto, io non ci stavo.
Il Cinese replicò, a bruciapelo:
– Secondo lei, dov’è adesso la signora Angela?
L’uomo spalancò occhi e bocca in una comica espressione stupita.
– A me lo chiedete, ispetto’? Magari ha raggiunto il marito; stavano sempre insieme, pure al lavoro. O forse è in vacanza, a riposarsi. Quelli, i colleghi vostri, sono stati qua tante volte per parlare con lei, dopo che il dottore è andato via. Forse era stanca, ed è partita per un po’. A me non ha detto proprio niente.
Romano grugní, ironico.
– Anche la signora è partita quando lei non c’era, giusto? Le piante da annaffiare, la posta da consegnare…
Dell’Aquila assunse un’aria offesa.
– Dotto’, voi mi prendete in giro, ma non avete idea di come funziona questo lavoro. E comunque no, non l’ho vista passare. E nemmeno ho tenuto il conto di quanto tempo era che non la vedevo, come mi hanno chiesto un milione di volte gli altri poliziotti. Non è compito mio verificare se i condomini stanno in casa o se non ci stanno.
Lojacono fece un ultimo tentativo.
– Non c’è nessuno, nel palazzo o qui attorno, con cui la signora avesse confidenza? Un amico o un’amica con cui parlava, insomma.
– Ma chi, la signora Picariello? Ispetto’, in tutti gli anni che è stata qua avrò sentito la sua voce due o tre volte al massimo, e sempre al citofono. No, non credo proprio. Col marito sí. Con lui parlava. Dovreste chiedere a lui, ma come sapete…
Romano si rivolse a Lojacono, fissando torvo il custode:
– Ho capito. Andiamocene, Loja’, che a questo lo piglio a schiaffoni, se continua a sfotterci.
Dell’Aquila sollevò la sbarra e li guardò allontanarsi, mantenendo un mezzo sorriso stupido. Poi, all’improvviso, sul suo volto comparve una preoccupata determinazione.
Rientrò nella guardiola, aprí la scocca del cellulare e sostituí la scheda con un’altra prelevata da un cassetto. Attese che il telefono agganciasse la cella e compose un numero.
Trascorsi alcuni secondi disse:
– Sono tornati. E non ce l’hanno loro.