In meno di mezz’ora, all’interno della sala agenti del commissariato di Pizzofalcone successe qualcosa di incredibile.
E sembrò essere ottobre davvero, quando i venti contrastano fra loro e conferiscono incertezza all’aria e alla luce, e le nuvole si scontrano bianche o grigie e i raggi muoiono all’improvviso, e i pomeriggi pigri cedono il passo alle sere frenetiche.
Un attimo prima ognuno sorrideva o tentava di farlo, dimenticando per un momento i propri guai o quelli causati dalle sofferenze altrui, e l’ottimismo volteggiava nell’aria come un pezzo di carta argentata che riflette il sole; un attimo dopo quel sole era sparito, e il sorriso era spento.
Pisanelli fissava la sua penna colorata: le sopracciglia aggrottate e il dolore sul viso. Aragona rientrò e non salutò nessuno, accasciandosi sulla sedia, la sciarpa e gli occhiali azzurrati che finalmente coronavano una storia d’amore a distanza, unendosi sulla punta del naso del proprietario. Romano lesse un messaggio sul cellulare, rispose in fretta, poi sfiorò un paio di volte lo schermo del telefonino e si allontanò per parlare. La sua faccia non prometteva niente di buono. Lojacono prese la telefonata di Alex dall’ospedale, e cominciò a confabulare con lei.
Palma entrò in sala di buon umore, ma cambiò subito stato d’animo quando la sua epidermide registrò il brusco calo di temperatura emotiva. Fissò Ottavia interdetto, e la poliziotta si strinse nelle spalle.
Lojacono fu il primo a tornare sulla terra:
– Capo, ho chiuso ora con Di Nardo. Pare che Wood abbia la febbre, e la notizia non è affatto buona. Potremmo essere vicini alla fine. Alex non se la sente di lasciare sola Holly, che è terrorizzata all’idea che il fratello possa morire, e chiede il permesso di restare là. Ha comunque inviato a tutti la foto della lettera della Picariello. Io l’ho ricevuta.
Il commissario si guardò attorno:
– Io pure, quindi anche gli altri, perché siamo tutti nello stesso gruppo. Be’? Siete vivi?
Pisanelli si riscosse.
– Sí, capo. Certo, la lettera della Capasso è importante. Ora sappiamo che cosa stava cercando realmente l’americano. Ed è facile che qualcuno abbia avvertito i Sorbo o chi per loro. Quelli hanno decine di amici, per non dire centinaia, sparsi per il quartiere.
Aragona biascicò qualcosa. Tutti lo fissarono. Si liberò con due dita dalla sciarpa e ripeté:
– Però ci stanno pure i Bastardi, in questo cacchio di quartiere. E come le sanno loro, le cose, le sappiamo noi.
Pisanelli sorrise con feroce determinazione.
– Sí. E abbiamo anche i mezzi per trovarli, a ‘sti delinquenti.
Ottavia intervenne:
– Alex ha suggerito qualcosa che mi sembra importante, quando ha telefonato all’ora di pranzo: se lei fosse stata Angela, avrebbe cercato rifugio nel passato. In fondo, Loja’, il portiere di casa sua ve l’ha riferito, che non aveva amici. È cosí?
Lojacono annuí, rigido.
– Sí. Anche se non mi fiderei troppo di quell’uomo.
Ottavia riprese:
– In ogni caso, che farebbe una ragazza se non avesse nessuno in grado di supportarla in un momento tanto complicato? Che le servisse aiuto risulta dalla lettera al fratello, siamo d’accordo?
Lojacono raddoppiò l’attenzione.
– Certo. Ma dove vuoi arrivare?
Ottavia picchiettò con l’indice sullo schermo.
– ‘O Piscatore c’è ancora. Alex mi ha chiesto di controllare. È chiuso per riposo stagionale come molti esercizi a Sorrento, ma esiste. Il titolare è il figlio del fondatore, Meccaniello Ciro; la gestione non è mai cambiata. Capasso lavorava come cameriere in questo ristorante, all’epoca: magari il proprietario se lo rammenta; magari erano amici e può indicarci un nome, qualcuno al quale Angela, non avendo altri contatti che prescindano da quel farabutto di Picariello, potrebbe essersi rivolta per chiedere aiuto.
Pisanelli, rigirandosi la penna tra le mani, disse cupo:
– L’hanno fatta fuori, Otta’. O piú probabilmente si è riunita al marito, che sarebbe la cosa piú semplice.
Lojacono replicò:
– Questo, Giorgio, ai nostri fini è inutile pensarlo, altrimenti ci conviene arrenderci. ‘O Piscatore rimane l’unica traccia di cui disponiamo, e Alex e Ottavia hanno ragione: è nel passato che bisogna scavare.
Palma batté le mani con convinzione.
– E allora andiamo, porca miseria! Dobbiamo solo organizzarci per…
Romano rientrò all’improvviso, pallido come un morto. Ottavia si preoccupò:
– France’, ma che succede?
Romano si scosse e girò lo sguardo vacuo attorno. Poi disse a Palma, con voce tremante:
– Susy… la dottoressa dell’ospedale pediatrico, ricordi? Quella che… quella che curò la piccola Giorgia…
S’interruppe. Palma lo esortò:
– Vai avanti, Roma’, cazzarola! Me la ricordo perfettamente; ce la ricordiamo tutti. Che è successo?
Romano rispose, come trasognato:
– Le hanno portato la bambina; le è venuta la febbre altissima, all’improvviso. Teme… Ha paura per lei, dice che forse è una ricaduta, non esclude una… ha detto che ci sono casi di meningite che… Oddio, capo… che faccio?
Aragona balzò in piedi:
– E che fai, vacci subito, no?
Il commissario concordò con lui:
– E certo, per una volta ha ragione Aragona, muoviti. E aggiornaci.
Romano dopo un istante di smarrimento, uscí di corsa.
Palma si passò la mano sul volto:
– Va bene. Allora, a ‘O Piscatore ci dovete andare voi due, Lojacono e Aragona. Non abbiamo alternative, mi pare: Ottavia serve qui, Giorgio pure, Alex e Romano sono in due ospedali diversi.
Aragona protestò:
– Mpaf, mmmpfm!
Palma roteò gli occhi in su.
– Arago’ io con quella sciarpa ti ci strozzo, quant’è vero Iddio!
L’agente si divincolò dalla morsa di lana e ripeté:
– No, volevo dire che ci sarebbe la sorveglianza che…
Il commissario lo stoppò:
– Quella può aspettare, tanto di giorno non succede niente. Vai con Lojacono, e fateci sapere.