Quando uscirono dalla casa di Meccaniello stava calando la sera e l’aria si era fatta ancora piú umida.
Aragona rabbrividí, stringendosi nella sciarpa. Con la voce attutita dalla lana disse:
– Be’, dopo questo buco nell’acqua possiamo tornarcene alla civiltà? Io tengo cose piú importanti di cui occuparmi dei ricordi di un vecchio rimbambito che…
Lojacono però non lo ascoltava. Guardava dall’altro lato della strada, dove una figura spettrale vestita di bianco emergeva dalla nebbia sottile. Al Cinese parve di riconoscerla, cosí piantò in asso il collega e s’incamminò verso l’imbocco del viale che portava all’hotel Tritone.
Dopo un attimo di smarrimento, Aragona gli andò dietro.
Come ebbe raggiunto la sagoma indistinta, l’ispettore ebbe la conferma che si trattava di Charlotte, in camicia da notte; fissava trasognata il palazzetto che ospitava il ristorante ‘O Piscatore. L’ex attrice non sembrava però avvertire alcun disagio. Appena si accorse di Lojacono gli sorrise luminosa.
– Oh, Vittorio, ciao! Che bello, sei venuto ancora a trovarmi, I’m so happy!
Aragona, aggrottò la fronte.
– Vittorio?
Il Cinese scrollò le spalle.
– Lascia stare, Arago’, è una storia lunga. Ciao, Charlotte, che fai qui fuori? Non senti che tempo?
Mentre parlava arrivò trafelata Beth, l’infermiera, con un cappotto in mano.
– Please, please Madam…
Con un gesto brusco, continuando a sorridere e senza distogliere lo sguardo dal viso di Lojacono, Charlotte le assestò uno schiaffo sul volto, facendola indietreggiare. L’ispettore prese il cappotto dalle mani della donna e con dolcezza lo mise sulle spalle della Wood.
– Fa freddo, Charlotte. Devi coprirti.
Lei lo ringraziò, civettuola.
– Thank you, Vittorio. Sei sempre gentile e affascinante. Ma aspetto che apra il ristorante, devo incontrare Mimí.
Abbassò la voce, confidenziale.
– Noi ci possiamo vedere solo cosí. Lui mi porta da mangiare, e io gli sorrido. Sai che mi ha scritto? Che il mio sorriso squarcia il tempo e unisce il passato al futuro. Mimí è un poeta, Vittorio, do you know? Un vero poeta. Lo amo per questo.
Aragona osservò la donna, perplesso.
– E questa sarebbe la famosa attrice? Ma non stava sulla sedia a rotelle?
Lojacono scosse il capo.
– Ce la tengono per controllarla meglio, ma come vedi cammina fin troppo bene.
Charlotte spostò gli occhi su Aragona.
– Vittorio, chi è questo nano? Un nuovo attore comico per il film? Io non lo conosco, perché non me l’hanno detto?
Aragona reagí, allibito.
– Oh, nonna, come cazzo ti permetti, si può sapere? Noi siamo qui proprio per i casini che avete combinato tu e questo Mimí lí di fron…
Si bloccò con la mano tesa a indicare l’edificio del Piscatore, che si stagliava netto al di là della piazzetta. Lojacono pensò che la sciarpa lo avesse soffocato e si rivolse di nuovo all’anziana:
– Adesso però rientriamo, Charlotte. Altrimenti ti raffredderai.
La donna smise di studiare il corpo immobile di Aragona, che sembrava una statua.
– Sai, Vittorio, rifletto spesso su come sarà quando diventeremo vecchi. I vecchi mi fanno paura, sono tristi, attendono la morte. Io voglio rimanere giovane per sempre, qui a Sorrento, con Mimí.
– Charlotte, tu sei giovane. E Mimí, vedrai, arriverà tra poco.
Due lacrime solcarono le guance della donna, che tuttavia non cessava di sorridere.
– No, darling, Mimí non verrà. E nemmeno io tornerò piú a Sorrento. Resterò a Los Angeles, a trascinare un’esistenza lontana da quella che il mio cuore desiderava. Dicono sia meglio vivere di rimorsi che di rimpianti. Non è vero, Vittorio. Lo dicono quelli che fanno del male. Per due come noi, Mimí e io, restano solo i rimpianti, perché sono quelli che ci fanno sognare come sarebbe andata la vita se avessimo compiuto scelte diverse.
Lojacono, nella pungente aria sorrentina di quella sera di ottobre, si rese conto che la Wood gli parlava al di là di una parete, e che stava cadendo in un pozzo senza fondo dal quale non poteva risalire. Il cuore gli si strinse in petto.
– Ascolta, Charlotte: se c’è tanta gente che ti ama, significa che la vita l’hai vissuta bene. Molto bene. Niente rimpianti e niente rimorsi. Hai tanto affetto intorno a te, sii felice.
La donna ammiccò vezzosa, tirando su col naso.
– Vittorio, my love, sei cosí caro. E sei cosí sexy! Se non fosse per il mio Mimí, ti corteggerei. Ora scusami, devo ritirarmi. Domani ho due scene all’alba, due scene d’amore con quel vanesio di Cary che non perde l’occasione di guardarsi allo specchio.
Gli soffiò un bacio dalla punta delle dita e rientrò in albergo, seguita da Beth che continuava a massaggiarsi la guancia su cui aveva preso il ceffone. Il volto della ragazza tradiva un livoroso risentimento che un po’ preoccupò Lojacono: se avessero trovato Charlotte strangolata, avrebbe saputo su chi indagare.
Si girò verso Aragona, ancora congelato con la mano che indicava il palazzetto del ristorante.
– Dài, Aragona, andiamocene. Qui abbiamo finito.
L’agente speciale mormorò qualcosa di incomprensibile attraverso la sciarpa, che almeno cominciava a essere utile, con quel freddo. Poi la spostò infastidito e ripeté:
– Loja’, ma tu sai contare?
Il Cinese valutò seriamente l’ipotesi che il giovane collega fosse stato colpito da un leggero aneurisma cerebrale.
– Che vuoi dire, scusa?
Aragona abbassò il braccio e, rispolverando l’asportazione degli occhiali, suo cavallo di battaglia, rispose:
– Stammi a sentire: ti ricordi quando Meccaniello, o come si chiama, ci ha fatto entrare in casa?
L’ispettore annuí, ritenendo opportuno assecondarlo.
– Certo. E dunque?
Aragona iniziò a enumerare:
– Ci stava la stanza con i tavoli e le sedie accatastati, ti ricordi?
– Senti, Arago’, qui c’è freddo e…
L’agente insistette:
– La stanza coi tavoli e le sedie, la cucina…
Lojacono continuò, paziente:
– … la camera da letto, dall’altro lato…
– … e il bagno, dove io sono andato a pisciare. Giusto?
– Giusto, – ammise Lojacono.
Aragona lo fissò, luciferino:
– Fa quattro. E allora perché le finestre sono cinque?
Lojacono contò e, a mezza voce, in omaggio alle proprie origini, esclamò:
– Minchia!