XLIII.

Di comune accordo, Lojacono e Aragona decisero di non tornare subito da Meccaniello per approfondire il mistero della finestra fantasma.

Dopo un breve scambio di battute avevano concluso che, se in quella stanza c’era quello che sospettavano, non esistevano ragioni per supporre che la situazione sarebbe cambiata durante la notte. Perlustrando la zona non avevano rilevato tracce di una sorveglianza in atto, quindi, se la ragazza si nascondeva nella casa, lo faceva di sua volontà o al massimo con il vecchio a custodirla. Inoltre, contro Angela non era stato spiccato alcun mandato di arresto o di fermo, e i poliziotti non avevano perciò alcun diritto di effettuare una vera e propria irruzione.

Chiamarono Palma e Lojacono gli espose con chiarezza e precisione i fatti nel loro complesso. Il superiore rifletté per qualche secondo, poi convenne sull’opportunità che rientrassero alla base, dove avrebbero fatto il punto e stabilito come muoversi. Mentre Aragona avviava il motore, il Cinese aggiunse:

– Capo, un suggerimento: io per ora non informerei la dottoressa Piras. Parliamone prima fra noi… ammesso e non concesso che io sopravviva alla guida di questo pazzo.

Mezz’ora piú tardi, un Lojacono ancora tremante entrò in sala agenti insieme ad Aragona, che si era rabbuiato di nuovo. Pisanelli, Ottavia e Alex li attendevano.

Palma spiegò:

– Romano è rimasto in ospedale dalla bambina, gli ho dato un permesso. La piccola ha la febbre alta, speriamo bene. Quella creatura ha un effetto meraviglioso su di lui. Non oso immaginare cosa succederebbe se… Va be’, andiamo avanti. Loja’, racconta tutto ai tuoi colleghi.

Questa maniera irrituale di condurre le indagini collegialmente, con il contributo dell’intero nucleo investigativo, era ormai diventata una procedura acquisita, la regola numero uno del commissariato, la cifra dei Bastardi di Pizzofalcone. Lojacono, abituato da sempre a pensare in solitudine, non avrebbe mai creduto di non poter piú fare a meno di quelle strane riunioni plenarie, alimentate dalla voglia di collaborare e dal meraviglioso caffè di Ammaturo, che si presentò puntuale col consueto vassoio sbeccato ingombro di bicchierini di carta.

Il Cinese aggiornò gli altri su quello che aveva detto Meccaniello, sulle frasi apparentemente incoerenti di Charlotte e soprattutto sull’intuizione di Aragona, che, contando le finestre del palazzetto, aveva ipotizzato l’esistenza di un possibile nascondiglio della moglie di Picariello.

Al contrario del solito, nonostante i complimenti divertiti che ricevette, l’agente scelto non si pavoneggiò. Se ne stava lí, torvo e silenzioso dietro lo schermo fornito da sciarpa e occhiali. Gli si era perfino un po’ guastata la pettinatura, resa sgonfia dalla giornata dura e dal morale a terra.

Lojacono terminò la relazione elencando le ragioni per cui avevano preferito non verificare subito cosa ci fosse dietro la quinta finestra.

Quando l’ispettore tacque, e ripropose la sua famosa imitazione di una statua di Buddha giovane, tutti spostarono l’attenzione su Palma, tranne Pisanelli, che continuò a osservare Aragona preoccupato.

Palma intervenne:

– Vi ho chiesto di rimanere in ufficio fino a quest’ora perché Lojacono consiglia di non informare la dottoressa Piras, magistrato titolare dell’indagine, dell’eventuale ritrovamento della Picariello, e volevo discuterne con voi. Come sapete, le istruzioni che abbiamo ricevuto in merito sono state precise: se la nostra azione ci avesse condotti a scoprire dove tengono nascosta o si nasconde la donna, la palla sarebbe passata immediatamente alla Squadra Mobile agli ordini del dottor Buffardi della Dda.

Nella sala calò un silenzio imbarazzato. Ottavia alla fine chiese, in tono dolce:

– E perché, Lojacono, consigli di non seguire queste indicazioni?

Il Cinese rispose, quieto:

– I motivi sono diversi. Primo, l’indagine sull’aggressione a Wood si chiuderebbe qui, perché ci toglierebbero l’unica possibilità che abbiamo di accertare le modalità di quello che, per ora, è un tentato omicidio e di individuarne i colpevoli. Secondo, i rapporti di antica amicizia di Meccaniello col defunto Mimí Capasso hanno indotto Angela a rivolgersi a lui; cosí almeno supponiamo. Ora, se Meccaniello non l’ha tradita, la sta nascondendo; se invece è alle dipendenze dei Sorbo, smuovere la Mobile equivarrebbe a condannarla a morte. Terzo, il punto piú importante, a carico della Picariello non sussiste alcun provvedimento restrittivo: non è latitante e non può essere arrestata. Consentire che la Dda la prelevi contro la sua volontà significherebbe non tutelarla.

Alex si inserí:

– Capo, io sono d’accordo con Lojacono, per quel che può valere. Wood, e questo emerge con chiarezza dalla lettera di Angela che Holly ci ha consegnato, è venuto qui per aiutarla. Abbandonarla al suo destino, tra i Sorbo e la Dda, vanificherebbe quello che ha subito Ethan. Sarebbe inaccettabile.

Pisanelli commentò:

– Sempre che Angela sia effettivamente da Meccaniello. Magari dietro la finestra ci sta un deposito, o una dispensa.

Lojacono alzò un dito.

– Ed è proprio per questo, capo, che non sei obbligato a dire niente alla Piras. Non abbiamo ancora trovato nulla. Non stai omettendo alcuna informazione.

Palma sbuffò.

– Loja’, e allora mi spieghi di che parliamo? Per favore, siamo seri! Qua si deve capire subito come e dove sta la Picariello: è una figura strategica per Buffardi. Vi comportate come se facessimo mestieri diversi, noi e loro, la Piras e la Dda, la Mobile e Pizzofalcone. Vi ricordo che tutti noi, e sottolineo tutti, combattiamo contro la stessa gentaglia. Abbiamo ricevuto degli ordini, maledizione! Mica siamo liberi professionisti, qua dentro.

La veemenza e le ragioni del discorso produssero un breve silenzio.

Poi Lojacono mormorò:

– Ma noi abbiamo anche una responsabilità nei confronti di Wood, ti pare? Quelli che lo hanno ridotto cosí resterebbero a piede libero.

Palma, improvvisamente di nuovo calmo:

– Infatti. È per questo che vi impongo di continuare l’indagine a ritmo serrato. Nel vostro viaggio a Sorrento non avete trovato un bel niente. Vi siete messi a chiacchierare con vecchietti colpiti da demenza senile e avete impiegato il tempo per cui venite pagati a contare le finestre. Voi avete sentito altro? – Si guardò attorno, ottenendo una serie di convinti cenni di diniego, e proseguí: – Quindi è necessario che ci torniate domattina presto. Ovviamente non avrete nessun mandato né disposizione del magistrato, perché io non posso disturbare a quest’ora la dottoressa Piras per le teorie immaginarie di un siciliano pazzo. Dovrete cavarvela da soli. Siamo d’accordo?

Lojacono annuí, sorridendo.

Il commissario batté una volta le mani.

– Allora, ve ne occupate voi due, Lojacono e Alex. Romano lasciamolo stare.

Aragona protestò:

– Capo, ma non posso andarci io? In fondo sono quello che ha contato le finestre, e…

Palma lo interruppe:

– Arago’, ti abbiamo già dato le caramelle in premio, che vuoi ancora? E poi tu hai una missione, no? Il famoso magazzino di vico Striano 22 non può passare la notte senza di te. Ti tocca.

Tutti si mossero tranne Marco, che di colpo si portò le mani in faccia. Pisanelli notò quel gesto di disperazione tanto insolito per il giovane; attese un secondo, come riflettendo, poi si appuntò qualcosa su un foglietto.