XLIX.

La strategia l’avevano stabilita al bar della piazza prima delle otto, dopo che erano usciti da casa di Meccaniello e Angela era rientrata nell’armadio con qualche speranza in piú di quando ne era venuta fuori.

Un barista assonnato li aveva serviti all’unico tavolino interno, un po’ sorpreso che ci fosse qualcuno in giro con quel clima, a quell’ora, in quella stagione. Non avevano promesso nulla, però avevano anticipato alla donna e al ristoratore ciò che avrebbero tentato, che era difficilissimo, ma non impossibile. Qualora ci fossero riusciti, anche Angela avrebbe svolto la sua parte; in caso contrario, con ogni probabilità non si sarebbero piú visti. Se la Picariello non avesse ricevuto notizie in giornata, sarebbe stato il segnale che doveva trasferirsi in fretta altrove, perché quel posto non era piú sicuro.

Alex e il Cinese sapevano bene però che, se il loro piano fosse fallito, gli eventi sarebbero precipitati, perché, in mancanza di una adeguata protezione, non esisteva per Angela un luogo in cui portare a termine la gravidanza senza essere scovata dagli uomini dei Sorbo. E lo sapeva anche lei.

La questione, aveva concluso Di Nardo con cupa certezza, non era piú trovare e sbattere in galera chi aveva quasi ammazzato Wood; ora bisognava salvare altre due vite: quella della ragazza e quella di suo figlio.

Avevano contattato Palma e in poche battute lo avevano messo al corrente della situazione. Il commissario aveva ascoltato Lojacono pronunciando a stento qualche monosillabo, e alla fine gli aveva chiesto che cosa avesse intenzione di fare. Il Cinese aveva esposto il proprio disegno e il superiore aveva replicato, secco:

– È una follia! Te ne rendi conto?

– Sí, capo. Ma è l’unico modo per proteggere quella ragazza.

Dall’altro lato della linea c’era stato un lungo silenzio. Alex aveva bevuto un sorso di caffè ormai freddo con una smorfia schifata. Poi Palma era sbottato:

– Maledetto il giorno che sono venuto a Pizzofalcone. Maledetto il giorno che ho accettato, nonostante quei fascicoli personali. Maledetto il giorno che ho…

– Capo, non abbiamo molto tempo, tra poco la ­Wood andrà in ospedale dal fratello e…

– Va bene, cazzo. Va bene. Tanto lo so che ci licenzieranno tutti, e ci sbatteranno pure sotto processo. E guarda che se capita davvero, giuro che vi butto a mare!

– Certo, capo. Giusto. Se vuoi diremo che è stata una nostra iniziativa, che l’abbiamo pensato io e Alex e…

– Seh, figurati, iniziativa vostra. Lo sanno tutti che siete due fessi, non vi crederanno mai. Capiranno subito che dietro c’è anche la mia mente malata. Procedete. E raccomanda ad Alex di… Dille di stare attenta. Deve camminare sulle uova, capisci? Sulle uova!

Lojacono aveva riposto il cellulare, si era massaggiato l’orecchio e aveva sorriso alla collega.

– Dice che devi camminare sulle uova.

L’ispettore era partito verso la città. Alex aveva posato la tazza e con un sospiro si era avviata verso l’hotel Tritone, pronta a camminare sulle uova.

Holly spuntò dall’ascensore col viso tirato e pallido, senza trucco, una borsa in mano e le scarpe basse. L’occhio femminile di Alex rilevò i particolari con una punta di soddisfazione.

Le speranze di successo della tattica studiata con Lojacono si basavano su quanto la vita della donna e le sue prospettive fossero cambiate negli ultimi tre giorni, quando ogni certezza era crollata e tutto doveva apparirle confuso. La Holly che era sbarcata all’hotel Tritone la settimana precedente non avrebbe mai dato ascolto a ciò che Alex stava per comunicarle: l’avrebbe allontanata in malo modo, rifugiandosi dietro le mura di una fortezza costruita in anni di attenta difesa dei paletti su cui aveva fondato la propria esistenza. Ora, però, le condizioni erano mutate, e forse non sarebbero mai piú state le stesse: la questione era se Holly l’avesse compreso oppure no.

Il compito che attendeva Alex non era semplice, e la ragazza aveva letto negli occhi a mandorla di Lojacono l’ombra del dubbio. Era giovane, priva di esperienza e non dotata di un eloquio travolgente; Aragona la prendeva in giro dicendo che, forse, aveva fatto un voto per il quale non poteva allineare piú di quattro parole in una frase. E invece lei, Alex, era l’unica che poteva provarci, perché aveva stabilito con Holly un rapporto di familiarità standole vicina in ospedale, raccogliendo le sue confidenze e riuscendo a farsi consegnare le lettere di Mimí a Charlotte e quella di Angela a Ethan.

Inoltre, Alex e Holly avevano in comune qualcosa che la poliziotta aveva taciuto a Lojacono e che le univa in maniera particolare. La figura immensa di un genitore, cosí ingombrante da orientare e influenzare la vita di entrambe. Erano molto piú simili di quanto si sarebbe potuto immaginare.

Gli occhi stanchi e cerchiati dell’americana si posarono su Alex, che appena l’aveva scorta si era alzata dalla poltrona. Sul suo viso si dipinse immediato l’orrore per una eventuale, terribile notizia riguardante il fratello. Di Nardo ne intuí il pensiero e sorrise, accennando di no con la testa.

Holly sospirò di sollievo, ma subito dopo il linguaggio del corpo testimoniò un incremento della stanchezza attraverso un improvviso abbassamento delle spalle. Quella donna era sfinita. La preoccupazione per il futuro, la solitudine, la fatica fisica stavano avendo la meglio su di lei.

Alex le si avvicinò, rassicurante:

– Buongiorno, Holly. Stia tranquilla, desidero solo scambiare due parole con lei.

L’americana replicò:

– Mi scusi, è che… ho dormito poco. Sono stata in ospedale fino a tardi, e ci sto tornando ora. Ci sono segnali contrastanti e io… Capisco solo adesso quanto impegno, quanto lavoro si sobbarcava mio fratello. Da Los Angeles mi chiamano giornali e Tv; chiedono che cosa gli è successo e io non so cosa rispondere.

Di Nardo prese fiato.

– Ci sono novità. Abbiamo scoperto chi lo ha ridotto cosí e anche perché. Solo che, in effetti… In effetti non le sarebbe facile spiegare l’accaduto, Holly. E se Ethan non dovesse farcela sarà anche peggio.

La donna sbiancò in volto. Si guardò attorno e disse:

– Venga con me in sala colazioni, tanto non c’è nessuno.

Sedettero a un tavolino; una cameriera le serví e si allontanò con discrezione.

– Mi dica pure, – proseguí Holly.

Alex partí col discorso che aveva preparato con Lojacono. La storia era pressoché identica a quella che il Cinese, piú o meno nello stesso momento, stava raccontando alla Piras.

Holly ascoltava con espressione impenetrabile. Alla fine commentò:

– Quindi Ethan è stato quasi ucciso perché stava cercando… Lo sospettavo. Lo sapevo, in un certo senso. Ora però non dovremo piú avere a che fare con lei, giusto? Appena mio fratello potrà muoversi lo riporterò a casa. Taglieremo i ponti con questo dannato posto e proveremo a dimenticare tutto il prima possibile. Ma come mai mi riferisce certe cose? Non mi è chiaro.

Ecco il bivio.

– Holly, Ethan è venuto qui e ha subito quello che ha subito perché ha un legame di sangue con questa donna, che gli è sorella esattamente come lei: per metà. Se fosse stata lei nei guai, e gli avesse chiesto aiuto, si sarebbe comportato allo stesso modo.

– Dove vuole arrivare? La mia famiglia ha già pagato abbastanza questa follia. Io non ho rapporti con Angela Picariello, e non intendo averne.

La ragazza allungò la mano sul tavolo e strinse quella dell’americana.

– Non è vero, Holly. Il rapporto ce l’ha attraverso suo fratello e tramite sua madre. Ho visto le lettere: negli anni Charlotte ha seguito la crescita di Angela, che ha perso sua madre molto presto, dando consigli al padre, partecipando alle sue esperienze. È stata la moglie a distanza di Capasso piú di quanto sia mai stata la compagna di qualunque altro uomo abbia avuto accanto nella vita. E poi c’è un’altra considerazione che farei, al posto suo.

Holly era stanca, incerta e combattuta.

– Cioè?

Alex affondò il colpo.

– Allo stato attuale, dovremo rendere pubblico l’esito dell’indagine per arrestare i colpevoli, che grazie ad Angela possiamo individuare. Questo, naturalmente, porterebbe a galla il coinvolgimento di Ethan, il motivo per cui è stato aggredito. Salterebbe fuori che la sorella di suo fratello ha rapporti con la malavita, addirittura con i clan. Lei sa bene quanto sia facile, per i giornali scandalistici, azzardare collegamenti impropri. Invece, se accettasse la soluzione che abbiamo pensato di proporle, ci sono buone possibilità che le cose restino riservate; potremmo far passare la notizia che Ethan è rimasto vittima di una rapina finita male.

Holly era suo malgrado interessata, ma non si fidava ancora.

– Davvero?

Alex le sorrise.

– Abbiamo un piano. Ma lei deve aiutarci.

La donna scosse il capo, guardando nel vuoto. Poi replicò.

– Sono sola, ora. Devo difendere il nome di mia madre, e non posso lasciare che si gettino ombre sulla reputazione di mio fratello. Cosa volete?

Alex si alzò.

– Intanto facciamo una passeggiata.