Palma alzò lo sguardo dallo schermo del computer di Ottavia strofinandosi una tempia.
– Vediamo se ho capito bene. Tu, Aragona, hai avuto l’impressione di uno strano movimento nei paraggi del magazzino. È cosí?
L’agente scelto annuí tra occhiali e sciarpa:
– Mpf.
Palma continuò:
– Lo prendo per un sí. Quindi hai intuito che qualcosa stesse per accadere e hai deciso di modificare le modalità della sorveglianza, passando da un semplice controllo di routine a un piantonamento stabile.
– Mpf.
– Perciò avevi bisogno di un aiuto e hai chiamato Pisanelli. È corretto, Giorgio?
Il vicecommissario starnutí rumorosamente.
– Sí, capo. Scusa, ma lo sai che ci sta un’umidità bestiale la sera. Quando ho ricevuto la telefonata del collega mi sono recato sul posto e…
– Il verbale lo redigiamo dopo. Mo’ era solo per ricostruire ciò che è successo. Insomma, hai sostituito Aragona, che è andato a casa sua – poi mi fai sapere quando ti decidi a trasferirti in un appartamento dalla bettola dove stai – a fare pipí e cambiarsi.
– Mpf.
– Te la ficcherei in bocca quella cazzo di sciarpa. Ma se ti aiuta a funzionare in ‘sto modo è meglio che la tieni. E dunque, intanto che Aragona era in bagno hanno portato la merce, e dopo un’ora esatta sono venuti a prelevarla.
Pisanelli, con un altro starnuto, rispose:
– Infatti. Il collega è mancato soltanto un’ora, e in quell’ora si è svolto tutto. Una mera questione di fortuna, dal mio punto di vista, e di sfortuna per Marco, che comunque ha eseguito il compito alla perfezione.
Palma era ammirato e sorpreso al tempo stesso.
– Incredibile, Arago’, tu non finisci mai di stupirmi. Sembri talmente fesso da non dare adito a dubbi sul fatto che tu lo sia davvero, e ogni tanto ti produci in qualche colpo di genio che lascia senza parole. Perché lo sembra, fesso, no?
La domanda, rivolta alla totalità dei presenti, ottenne un immediato consenso. Ottavia fu l’unica a protestare:
– Dài, capo, fesso addirittura… È un poco impulsivo, ma se si applica…
Palma scosse la testa con vigore.
– No, no, Otta’, proprio fesso. Ma ogni tanto dimostra un autentico talento. In questura mi avevano detto che la Finanza ci stava dietro da un sacco, a questa gente, e che ‘sto magazzino a Pizzofalcone non era nemmeno una pista, ma solo una notizia. Mi sembrava strano, che avessero chiesto espressamente di Aragona, e invece avevano ragione.
Pisanelli intervenne:
– Capo, ti ricordo che sono stato io a rilevare il movimento.
– Certo, e anzi complimenti per le foto, non pensavo che fossi capace di maneggiare la tecnologia con tanta perizia. Come ci sei riuscito, a proposito? Il tuo telefonino è un ferro vecchio, mica fa scatti notturni cosí nitidi!
Il vicecommissario sorrise, asciugandosi il naso.
– Per questo Aragona mi ha prestato il suo cellulare. È stato intelligente e previdente. Sí, sembra fesso ma…
L’agente scelto sbottò:
– Sfottete, sfottete. Pure Serpico, la figura alla quale mi ispiro, e vorrei che cominciaste a considerarmi al suo livello, pareva un tamarro, ma era il piú grande poliziotto di tutti i tempi.
Palma scoppiò a ridere. Quando smise concesse:
– Siete stati bravi. Le fotografie sono eccellenti. Quello che non capisco è l’altra richiesta. Se avete lavorato insieme, e per di piú stavolta è stato Aragona a concertare la soluzione, per quale ragione non dovrei riferirlo in questura? Parliamoci chiaro, Giorgio nella sua carriera ha ricevuto una marea di encomi, e al giovanotto, invece, un poco di visibilità servirebbe.
Aragona bofonchiò qualcosa al di sotto della sciarpa, poi emerse e, a denti stretti, disse:
– Preside’, spiega tu per favore.
Giorgio argomentò:
– Allora, capo, le cose stanno cosí. Marco ha un sogno: spera, prima o poi, di lavorare sotto copertura. È il motivo per cui, come vedi, prova strani travestimenti che gli nascondano il volto. Lo so, è una cosa stramba, ma desidera che il suo nome e la sua faccia vengano a galla il meno possibile. Preferirebbe perciò far sapere in questura che il traffico delle borse da falsificare non è stato smascherato a seguito della sorveglianza, ma solo grazie al mio casuale passaggio in zona. Tanto non cambia niente, no? Siamo sempre stati noi di Pizzofalcone a scoprire il reato.
Palma guardò sullo schermo le foto del furgone che effettuava il carico: la targa era perfettamente leggibile.
– Non lo so. Non mi piace non riconoscere il merito a chi lavora con scrupolo. Sei certo che vuoi questo, Arago’?
La sciarpa rispose:
– Mpf.
– E va bene. Però, ragazzi, d’ora in poi un po’ di rispetto per l’agente scelto Aragona Marco, il nuovo Serpico.
Il gruppo applaudí, poco convinto.
Nel frattempo fecero il loro ingresso la Piras e Lojacono, che esibivano indecifrabili espressioni. Il magistrato, senza nemmeno salutare, esordí:
– Ah, ci siete tutti. Ottimo. Allora, la Dda ci ha autorizzato, quindi procediamo secondo i piani. Di Nardo, che notizie abbiamo della Capasso?
Alex intervenne, sicura:
– Come stabilito, dottoressa. In un momento in cui la strada era deserta si è trasferita all’hotel Tritone, nella stanza dell’infermiera. Abbiamo curato che nessuno la vedesse entrare, mi sono occupata io stessa di allontanare il personale.
Laura annuí.
– Bene. I documenti sono in corso di emissione, me li recapiteranno nel pomeriggio. Adesso dobbiamo andare a prendere i fratelli Spasiano. Abitano in pieno Pallonetto, quindi non è un’operazione semplice, anche perché dobbiamo fare in modo che reagiscano, altrimenti non avremmo motivi per arrestarli. Siete sicuri di voler seguire la strategia che avete concordato? Secondo me è rischioso.
Palma la rassicurò:
– Tranquilla, dottoressa.
Romano scattò in piedi, una strana luce negli occhi.
– Finalmente un poco di movimento. Troppa scrivania fa venire le piaghe da decubito.
Alex si alzò, e Aragona disse:
– Mpf.
Palma replicò felice:
– Dottore’, questi sono i Bastardi di Pizzofalcone. Mica pizza e fichi.
La Piras sorrise, un velo di tristezza sul viso.
– È appunto ciò che mi preoccupa. Andate, va. Io vi aspetto qui.
Lojacono si mosse per primo, senza guardarla.