Per il trasferimento avevano a disposizione due automobili prive di ogni contrassegno. Ciò avrebbe consentito di scortare le tre donne in partenza e l’accompagnatrice con un maggior numero di elementi. Le macchine avrebbero mantenuto una certa distanza tra loro, restando però in comunicazione costante.
La scelta di un profilo basso era stata confortata dalla ragionevole convinzione che non ci fosse un reale interesse della malavita a trovare Angela; la strategia era supportata anche dalle informazioni che, in via assai riservata, la Piras aveva assunto da Buffardi quando lui aveva consegnato di persona i documenti della Capasso, che sarebbe diventata la signora Antonella Conte, infermiera professionale. Il sostituto procuratore aveva avuto conferma che i Sorbo si preoccupavano soltanto di mantenere Picariello libero di svolgere la propria attività. Quindi avrebbero presto avuto brutte sorprese.
Le intese tra i due magistrati, secondo le richieste di Lojacono, prevedevano l’inizio delle rogatorie internazionali sui conti e sui movimenti indicati nel taccuino nero non prima di una ventina di giorni dall’arrivo di Angela negli Stati Uniti, cosí da permettere alla donna e alla famiglia Wood di assestarsi nel nuovo contesto. Peraltro, Holly aveva chiarito che la competenza di Angela in materia di transazioni e investimenti sarebbe tornata assai utile alla Fondazione Bill Wood, che gestiva il patrimonio familiare.
Tali rassicuranti considerazioni non autorizzavano però ad abbassare la guardia, e i Bastardi avrebbero curato lo spostamento da Sorrento all’aeroporto muovendosi in forze. Nella prima automobile, con Aragona e Alex, avevano preso posto Holly e Beth, l’infermiera, vestita per l’occasione in abiti borghesi; nell’altra, insieme a Romano e Lojacono, viaggiava Charlotte con Angela, che invece indossava il camice e il cappellino di Beth.
L’arrivo di Lojacono aveva reso felice la vecchia.
– Oh, Vittorio! – aveva esclamato. – Hai visto chi è venuta a trovarmi? Sofia! È ancora piú bella adesso che aspetta un bambino. Dice che le hanno dato la parte di un’infermiera, e abbiamo deciso di fare pratica. Io fingerò di essere vecchia e malata e lei mi assisterà. Vuoi interpretare il nostro autista?
Holly aveva fretta di tornare all’ospedale. I medici le avevano detto che si registrava qualche segnale positivo, ma che Ethan non avrebbe retto a un periodo di incoscienza eccessivamente prolungato. In pratica si avvicinava il momento decisivo, in un senso o nell’altro, e la donna non voleva lasciarlo solo; teneva però anche a salutare la madre, che non avrebbe rivisto per un lasso di tempo indefinito. Alex provava molta pena per lei, che si sforzava sempre di sembrare forte, mentre non lo era affatto.
All’arrivo il gruppo si separò; si sarebbe riunito nell’area degli imbarchi.
Collocarono Charlotte su una sedia a rotelle e, come stabilito, attivarono la procedura per l’accesso dei disabili all’aeromobile.
Il saluto di Holly alla madre fu commovente: l’anziana ebbe uno dei suoi rarissimi momenti di lucidità e si illuminò, rivolgendosi alla figlia:
– Bambina mia, sei cosí stanca. Ti prego, riposati. Lo sai quanto sei importante, per me. Grazie per avermi portato a sentire l’aria del mio amore: mi hai regalato l’ultimo sorriso.
Un attimo dopo si voltò verso Angela, in divisa e con gli occhiali da sole, e le disse:
– Dài, Sofia, devi essere piú pronta: le infermiere non vanno sollecitate, si muovono di loro iniziativa. La vuoi o no, questa parte? Se no la dànno ad Ava.
Lojacono le si avvicinò e la baciò sulla guancia. Charlotte lo fissò, sorridendo, e gli chiese:
– Ciao! Sei un fan?
L’ispettore era disorientato.
– Ma non mi riconosci, Charlotte? Sono Vittorio!
Lei lo squadrò, con gli occhi severi.
– Chi vuoi prendere in giro. Io lo conosco bene, Vittorio. È molto, molto piú bello di te.
E, spinta da Angela, si avviò all’aereo.
Romano posò una mano sulla spalla di Lojacono, per consolarlo.