Arrivati alla villa entriamo dal retro, mentre lui non fa altro che guardarsi intorno. Sicuramente ha paura che qualcuno lo possa riconoscere, e a dirla tutta anch’io. Durante il viaggio non abbiamo parlato e in più alla radio passavano soltanto canzoni d’amore. Sono state la ciliegina sulla torta. Leon è un uomo molto strano, non riesco a comprenderlo. Un attimo sembra possessivo e dimostra di desiderarmi, l’attimo dopo è glaciale e indifferente. Proprio come ora. Arrivati in un piccolo stanzino, apre l’armadio grigio di fronte a noi e ne estrae due maschere semplici nere. Si volta verso di me, ed è forse la prima volta che mi guarda da quando siamo andati via da quella specie di ristorante a luci rosse.
«Stasera sarai tu a scegliere in quale stanza andare» m’informa, mentre le sue mani mi sistemano la maschera. Non credo sia una buona idea. «Dimmi quello che vuoi Eva.» Non ho il coraggio di dar voce ai miei desideri. La mia esitazione lo spinge a stringermi a sé e a baciarmi la fronte. «Vorrei farti provare il vero piacere, ma ho bisogno che tu mi dica cosa desideri» sussurra sui miei capelli, mentre mi accarezza delicatamente. Cosa voglio? Sono così confusa, non lo so cosa voglio. Non l’ho mai saputo, forse. Finché non ho incontrato Leon, credevo di aver fatto tutto come andava fatto, poi però mi sono resa conto che non ho mai realmente assaporato il piacere. Le sue mani si muovono lentamente fino a slacciarmi il trench. «Nessuno sa chi sei qui, puoi esprimerti come vuoi» sussurra, mentre fa scivolare la giacca a terra. «Lasciati trasportare, libera la mente, Lady.» Senza rendermene conto la mia mano stringe la sua, forse troppo forte, come se fosse la mia ancora di salvezza.
«Voglio andare nella stanza degli specchi» dico con la voce spezzata. Lui sorride per poi baciarmi la mano.
«Lo immaginavo» commenta. Brucerò all’inferno, lo so, tanto vale togliersi tutte le curiosità.
«Ma prima vorrei vedere la stanza della giostra» confesso.
Attraversiamo un lungo corridoio e sbuchiamo ai piedi della scala che porta al piano superiore. Portando una maschera dovrei sentirmi sollevata, eppure non è così. Il timore che qualcuno che mi conosce possa essere qui mi assilla. In un certo senso, però, l’idea che ci siano altre persone mi eccita. Chissà cosa si prova a essere guardata da degli sconosciuti. Penso che lo scoprirò presto. Lui si ferma davanti alla stanza della giostra e mi guarda come per volersi assicurare che stia bene.
«Ricordati che siamo degli spettatori» mi dice. Una volta aperta la porta, entriamo e vengo catapultata in qualcosa di simile allo spettacolo al ristorante. Alla mia sinistra ci sono tre donne che giocano tra loro su un letto rotondo. Più avanti, due uomini e una donna in un altro letto. Mi guardo intorno, curiosa. Non sembrano preoccupati di avere spettatori. Focalizzo l’attenzione su un trio alla mia destra. Due donne e un uomo. Una delle due cammina a carponi verso l’altra con due fasce di seta blu. Ne arrotola una tra le mani e ci gioca, lasciandola scivolare sul suo corpo nudo, poi si avvicina alla donna e la benda. Osservo l’uomo che le ammira accarezzandosi il membro. La donna accarezza il corpo di quella bendata, poi rivolge l’attenzione all’uomo. Lo fa alzare, portandolo alle spalle della donna. Lascia che lui le tocchi entrambe, poi l’uomo si concentra sulla donna privata della vista. Le accarezza le spalle, scende verso i seni e li stringe con forza. La donna dischiude la bocca, lasciando andare indietro la testa.
Senza rendermene conto, le mani di Leon sono intorno a me. Ero così assorta che non l’avevo sentito avvicinarsi. Mi stringe a sé, baciandomi il collo.
«Vorresti essere lì?» mi chiede in un sussurro. Mi volto verso di lui, lo guardo ma non dico nulla. Non so cosa voglio. Forse preferisco essere una spettatrice. Torno a guardare il trio, la donna bendata è al centro dell’attenzione. In ginocchio sul letto, con la testa dell’uomo tra le gambe, inarca la schiena, mentre l’altra donna le lecca il seno e si avvicina cercando di toccare il pube con il suo. Il viso dell’uomo è immerso in due intimità ora. Le due si toccano, si baciano e ansimano. Guardarli mi eccita e questo mi spaventa. Devo correre ai ripari prima che possa fare qualcosa di molto stupido e sconsiderato. È troppo, non sono pronta per questo.
«Andiamo, Lady.» La mano di Leon mi trascina fuori dalla stanza. Lo guardo e capisco che non servono parole. Arrivati davanti a un’altra porta si ferma e sospira, poi si volta verso di me.
«Stai provando delle emozioni troppo forti, si vede. Ricorda che possono guardarti, ma nessuno potrà toccarti eccetto me» spiega con calma e in modo chiaro, senza lasciare spazio a equivoci.
Anch’io voglio che mi tocchi solo lui, ma mi piace guardare gli altri. Visto che stasera posso provare a fare tutto ciò che desidero, non vedo cosa ci sia di male.
«Non importa, possono anche guardare se vogliono» dico con aria disinvolta, mentre sposto i capelli di lato. Lui sgrana gli occhi, è sul punto di dire qualcosa ma rimane in silenzio. Cerco di fare respiri regolari mentre avanziamo verso l’interno. Ci siamo, ormai non si torna più indietro.
Il nostro ingresso non passa inosservato ad alcuni dei presenti, specialmente a un uomo completamente nudo alle prese con una donna seduta in uno dei panelli girevoli. Sono esposta, tutti possono intravedere il mio corpo sotto lo strato di pizzo nero. Dovrei essere imbarazzata eppure non lo sono, anzi mi piace. L’uomo dagli occhi ambrati mi guarda e sorride malizioso. Io non ricambio, deglutisco a fatica cercando di trattenere una sensazione di bruciore nel basso ventre. Con entrambe le mani spinge ripetutamente la testa della donna sul suo membro, e io non riesco a smettere di guardare. Li sento ansimare, li osservo mentre si toccano, si desiderano. Il braccio di Leon mi avvolge la vita, mentre avvicina il viso al mio.
«Solo io, Eva» mi ricorda. Lo guardo stupita e sorrido. Si comporta come se gli importasse qualcos’altro oltre al mio corpo. Il suo sguardo si sposta verso lo sconosciuto, serra la mascella e socchiude gli occhi. È infastidito. Io sto solo seguendo il suo consiglio e decido di lasciarmi andare.
Avanzo verso la gabbia ancora vuota per poi sfiorare il metallo freddo con le dita. Chissà cosa accade realmente qui dentro, chissà cosa si prova. Mi volto verso Leon che è rimasto fermo a braccia conserte, mentre aspetta che faccia qualcosa. Cammino lentamente intorno alla gabbia, tenendo lo sguardo fisso su di lui. I rumori intorno a noi svaniscono, non sento nient’altro che il mio cuore che batte all’impazzata. Senza pensarci su, entro dentro la gabbia e mi posiziono di fronte alla poltrona. Ci posso riuscire, non sono pudica, non sono ingenua e voglio prendermi tutto ciò che mi offrirà questa serata.
Sento i suoi passi che avanzano verso le sbarre e mi volto. Ci guardiamo negli occhi. Le sue mani stringono il metallo e mi rivolge quel suo sguardo glaciale che smuove ogni cellula del mio corpo. Mi avvicino ma non troppo, non voglio che mi tocchi, non ancora. Afferro l’orlo del vestito di pizzo e lo tiro su lentamente, fino a scoprire completamente il mio corpo, poi lo lascio andare sul pavimento. Sento il suo respiro, anche se non è vicino, e decido di andare verso di lui, ma so che non può fare niente se non entra qui dentro. Sfioro le sue dita con le mie, poi lo bacio sulle labbra. Piccoli baci innocenti. Non mi guardo intorno, mi sono quasi dimenticata degli altri. Non m’importa, voglio solo lui.
«Solo io, Eva» avverte con voce roca come se mi avesse letto nella mente.
«Solo tu» ripeto, scostandomi. Lascio scivolare le dita sul mio corpo, guardandolo in modo sfacciato. Ondeggio i fianchi come se ci fosse la musica, poi mi volto verso la poltrona e mi chino. Non so neanche io cosa stia succedendo, seguo solo l’istinto. Le mie mani continuano a scorrere sul mio corpo, inarco la schiena e mi volto verso di lui. Il mio sguardo pieno di desiderio lo fa scattare ed entra dentro la gabbia.
«Sto infrangendo tutte le mie regole per te» commenta, mentre le sue mani si appoggiano ai lati dello schienale della poltrona. Prendo la scatola appoggiata sulla poltrona, la guardo, poi mi volto verso di lui.
«Fammi vedere cosa mi sono persa.» Il mio tono di voce è diverso, sensuale. Lascio che la prenda dalle mie mani e mi siedo accavallando le gambe. È assurdo come mi senta a mio agio. Lui avanza verso di me.
«L’idea che altri uomini ti stiano guardando in questo momento mi fa uscire fuori di testa.» Si nota, non è a suo agio, sembra quasi che soffra. Allargo le gambe, guardandolo malizioso.
«Hai detto che dovevo lasciarmi andare» gli ricordo, mentre faccio scivolare le mani verso l’interno coscia. «Ed è ciò che sto facendo.» Chiudo gli occhi e piego la testa all’indietro, mentre raggiungo con le dita la mia intimità, la sfioro, ma non mi è permesso andare oltre. Le sue mani mi afferrano i polsi e non posso fare a meno di guardarlo con un’espressione di sfida.
«Sei nella gabbia, le regole le detto io» mi avvisa malizioso. Il suo sguardo ora è diverso, è determinato. È tornato Mr X, l’uomo che ho conosciuto la prima volta. Sorrido soddisfatta, ho raggiunto il mio scopo. Che il gioco abbia inizio.
Seguo con gli occhi ogni suo movimento. Apre la scatola e sorride. «Interessante» esclama. Sono curiosa di sapere cosa c’è dentro. Appoggia la scatola in un angolo della gabbia e ritorna verso di me. Tra le sue mani tiene delle fasce rosse di seta. Mi prende le mani e con molta precisione e lentezza comincia a legarmi le fasce intorno ai polsi. Le stringe, ma si assicura che non siano troppo strette. Mi sorprende quando si abbassa sulle caviglie e con le due fasce restanti mi lega anche quelle. Vorrei tanto capire cos’ha in mente. È tutto così eccitante.
«Vieni con me.» La sua voce mi desta per un attimo dallo stato di trance. Afferro la sua mano e lascio che mi conduca ovunque voglia. Si avvicina alla sbarra e con la mano spinge dolcemente il mio corpo verso di essa. Al contatto con il metallo freddo sussulto. Si piazza davanti a me e le sue labbra sfiorano le mie.
«È questo quello che vuoi?» chiede. Annuisco, mentre i nostri respiri si mescolano. Si avvicina, succhiandomi il labbro inferiore, per poi ritrarsi. Ci guardiamo, mentre porta le mie mani sopra la testa e me le lega alla sbarra, intrappolandomi. Scende verso il basso, soffiando sul mio corpo, poi mi allarga le gambe e lega anche queste. Respiro a fatica, ho il cuore in gola. Non ho nessun potere, ho rinunciato a ogni controllo. Compiaciuto per avermi resa indifesa per la prima volta, si avvicina alla scatola e ne estrae un altro nastro di raso rosso.
«Non farò niente che non vorrai» mi assicura. Lo so, mi fido di lui. La benda mi accarezza la pelle, è una sensazione piacevole. Lo guardo un’ultima volta prima che tutto diventi buio. Ha posato la benda sopra la mia maschera. La lega, assicurandosi che non possa sbirciare, ma al tempo stesso si preoccupa di non stringere troppo. Sento le sue dita sfiorarmi le labbra e scendere fino al mio seno, sfregandomi i capezzoli. Trattengo il fiato, quando il suo corpo si appoggia sul mio. Sento il suo respiro sul collo.
«Vuoi che tutti ti vedano mentre godi?» mi chiede serio. Non rispondo. Non sto pensando a niente se non a lui. Mi sono resa conto che non è fondamentale la presenza di altre persone, è lui che mi fa quest’effetto.
«Rispondi alla mia domanda, Lady» ringhia a bassa voce, mentre mi morde il lobo dell’orecchio. Neanche stavolta rispondo. Cerco di baciarlo, ma non riesco a raggiungerlo, si è spostato.
«Sei indecisa» dice. La sua voce mi sembra lontana, ma non troppo. «Vediamo di chiarirti le idee.» Ora è di nuovo vicina. Cos’avrà in mente? Qualcosa di soffice e delicato mi sfiora il mento. Sembra una piuma. Scende sul collo fino ad arrivare tra i seni. È una sensazione piacevole. La piuma volteggia sui capezzoli. Fremo, cercando di muovermi, ma è impossibile. Continua a muoverla, scendendo sull’addome e non posso fare a meno di contorcermi, soffro il solletico.
«Ah, Lady» mi sussurra sul viso. Lo cerco, ma non riesco a raggiungerlo. Vorrei vederlo, toccarlo, ma sono stata io a cedergli il controllo e ormai non posso tornare indietro. Sento le sue dita entrare dentro di me senza nessuna fatica, sono incredibilmente bagnata.
«Mi vuoi?» chiede con voce roca, mentre spinge le dita dentro di me con più decisione. Mi contorco, lasciando andare la testa indietro, mentre un gemito sfugge al mio controllo. Non dà tempo di rispondere, le sue labbra sono sulle mie e mi bacia con tanta passione da togliermi il fiato.
«Ancora indecisa?» domanda, senza staccare le labbra dalla mia pelle. Scende in basso, fino ad arrivare alla mia intimità. Sto prendendo fuoco. La sua lingua si insidia senza preavviso dentro di me, scivolando fino al punto più sensibile. Mi avvolge un improvviso piacere. Mi tiene fermo il bacino, mentre continua a farmi godere con la lingua. Come può solo pensare che non lo voglia, non è evidente? Non gemo, non parlo, ma i miei movimenti incontrollati, anche se limitati, dicono tutto. Sono in suo potere e lui lo sa. Mi allarga le gambe, penetrandomi più a fondo, ed è allora che perdo la mia battaglia e gemo. Inarco la schiena, mentre spinge sempre più forte. Tremo, ormai consapevole di essere vicina all’apice e non resisto più. È tutta la sera che mi tortura. Desidero toccarlo ed è frustrante non poterlo fare, mi sento impotente.
«Allora?» chiede, bloccandosi. Io grido, accecata dalla rabbia. Ero sul punto di avere uno degli orgasmi più piacevoli della mia vita. Mi sta torturando di proposito, lo so. Sbatto le mani sul metallo sperando di liberarle, ma è impossibile.
«Non puoi fermarti» piagnucolo, appoggiando la testa di lato. Mi viene quasi da piangere. I sensi di colpa mi invadono all’improvviso, poi subentra la vergogna per quello che sto facendo.
«Rispondi alla mia domanda e continuerò» sussurra, alzandosi in piedi. Lo odio. Scuoto la testa, rifiutandomi di continuare questa tortura. Basta. Sono solo un giocattolo per lui, si diverte a vedermi così. Gli piace dimostrare di avere il potere, gli piace umiliarmi, ricordandomi che sono solo un gioco perverso. Non mi ricordo nemmeno più cosa mi abbia chiesto. Sospiro, rassegnata, appoggiando la testa al braccio. Anche se non vedo nulla, immagino il suo sguardo vittorioso, da vero bastardo.
«Dimmi… vuoi continuare a offrire a queste persone la vista del tuo corpo? Vuoi che sentano quanto urli di piacere?» mi chiede in un tono che non mi piace affatto. Ripenso a tutte le sue domande, e solo allora capisco. Non aveva nessuna intenzione di permettere tutto ciò fin dall’inizio, ha voluto solo farmelo credere. Rido tra me e me per essere stata così stupida.
«Quindi questo è il tuo modo di punirmi per aver desiderato di essere guardata da altri uomini?» gli chiedo, sapendo che la sua risposta confermerà i miei sospetti. Ma lui rimane in silenzio. Sento dei rumori, dei bisbigli, e infine risate di donne. Non so quanti minuti passino prima che possa sentire nuovamente un rumore. La porta si chiude a chiave e il cuore mi martella nel petto. Non so cosa stia succedendo e inizio ad avere paura, soprattutto quando sento una mano sfiorarmi il viso.
«Leon?» chiedo spaventata, respirando a fatica.
«Dimmi, Eva» sussurra lui, mentre le sue mani si spostano dietro la mia testa. Fa scivolare via la benda e anche la maschera. Ci fissiamo per alcuni istanti in silenzio.
«Cosa succede? chiedo. I suoi occhi chiari mi scrutano, poi mi avvolge il viso tra le sue mani.
«Succede che non posso permettere che altri uomini ti guardino» dichiara, lasciandomi di sasso. «Capisci a che livello di pazzia sono arrivato?» Mi bacia, ma stavolta è diverso. Il mio muro si frantuma di nuovo, mi accade solo con lui.
«Ti prego, liberami» lo supplico. Lui obbedisce, mi slega prima le caviglie poi i polsi, che bacia e accarezza. E tutto così naturale, siamo solo due persone che si desiderano. Mi guardo intorno e scopro che siamo rimasti da soli nella stanza. Sono sicura che sia stato lui a renderlo possibile. Lo spingo in modo gentile verso la poltrona e lo spoglio. Accade tutto in silenzio, i nostri respiri sono l’unico suono che si può udire. Aspetto che si sieda sulla poltrona e mi metto sopra di lui, guardando la sua erezione. Sollevo lo sguardo e incontro il suo, mentre avvicino il suo membro alla mia entrata. Ora ho io il controllo. Lascio che scivoli dentro di me, mentre ci fissiamo negli occhi. Incapace di stare fermo, lui mi afferra i fianchi e io non oppongo resistenza. Il mio corpo si muove sinuosamente sopra di lui e le spinte si fanno più aggressive. Non siamo solo due corpi che si fondono, lui si è impossessato della mia essenza più intima. Lo desidero sempre più, non riesco ad averne abbastanza. Desidero che vada ancora più a fondo, desidero che mi arrivi fin dentro l’anima. Mi accorgo d’un tratto di essermi spinta troppo oltre, ho le unghie conficcate nella sua carne. Ero così desiderosa di arrivare all’apice, che non mi sono resa conto di ciò che stavo facendo.
«Resta dove sei, Eva» ringhia, mentre affonda dentro di me con colpi sicuri. Urliamo come due animali selvaggi. Sollevo gli occhi, lui ha sempre tenuto i suoi fissi su di me. Lo ammiro soddisfatta, mentre gode insieme a me. È sudato e i capelli arruffati gli danno quell’aria irresistibile. Dischiude le labbra, lasciandosi sfuggire dei gemiti a ogni affondo. Ho la sensazione che nessuno dei due abbia il controllo in questo momento, anche se il suo corpo si muove con una precisione tale da non sembrare del tutto istintivo. Mi sfugge un altro grido, non resisto più.
«Leon» ansimo e mi stringo a lui, incapace di controllarmi. Tremo, mentre lui continua a spingere forte.
«Insieme, Eva» dice, ma non so come sia possibile. Come si può controllare un orgasmo? Inarco la schiena, aggrappandomi alle sue spalle possenti, poi spingo il bacino un paio di volte verso di lui ed esplodo. Il mio corpo freme, e nell’aria risuona il mio respiro affannato. Non passa molto prima che mi senta riempire dentro. Segue un ruggito animalesco e le sue mani mi avvolgono forte, come per paura che possa fuggire. Mi bacia il collo mentre rimaniamo così, due cuori che battono all’impazzata. Mi accarezza i capelli e i nostri respiri ritornano lentamente regolari. Mi sento frastornata, appagata, è stato qualcosa di unico. Ogni volta con lui è diverso.
«Non ho mai desiderato qualcuno quanto desidero te» confesso a bassa voce, mentre sfioro i suoi bicipiti scolpiti. Non so perché l’ho detto, ma non ne sono pentita.
«E io non ho mai voluto qualcuno nella mia vita quanto voglio te» ribatte lui. Sollevo lo sguardo, stupita. Mi vuole nella sua vita? Come può volermi se non sa nulla di me?
«Perché io, Leon? Puoi avere tutte le donne che vuoi, perché perdere tempo con me?» gli chiedo. I suoi occhi si incupiscono, capisco di essermi spinta oltre ma ho bisogno di risposte.
«Ci sono molte cose che non sai. Ti assicuro che non è come appare. È complicato da spiegare, ma se avrai fiducia in me e mi darai del tempo, ti spiegherò tutto e allora capirai.» Il suo tono è incerto. Non sembra molto convinto delle sue parole e questo mi mette in allarme. Abbasso lo sguardo e penso che alla fine è così che deve andare. Non posso pensare a lui come la mia ancora di salvezza. È sempre stato evidente, si tratta solo di sesso. Non posso pensare seriamente di rivederlo. Questo è il suo mondo, la sua vita, e non rinuncerà a tutto per me. Provo ad alzarmi, ma non me lo permette.
«Che succede?» mi chiede serio. Non lo guardo, non trovo il coraggio.
«Me ne vado» dico, cercando di alzarmi di nuovo. Stavolta la sua presa diventa più decisa.
«Perché?» tuona arrabbiato. Mi volto di scatto verso di lui.
«Perché abbiamo avuto entrambi ciò che volevamo. Perché così io posso tornare alla mia vita e tu a essere un criminologo di giorno e il dio del sesso di notte.» Le parole mi escono di bocca senza preavviso. L’idea di non poterlo rivedere mi sta lacerando dentro. Lui si acciglia, mordendosi il labbro inferiore, e infine sospira.
«Chiedimi perché non voglio che tu te ne vada» mi ordina, piegando la testa indietro, frustrato. Lo osservo mentre guarda il soffitto pensieroso. Non vuole che me ne vada. Ma il motivo non mi è chiaro, anche se credo di averlo intuito. Tra di noi è scattato qualcosa di inspiegabile.
«Perché non vuoi?» gli chiedo, appoggiando le mani sul suo petto. Mi avvicino cauta al suo viso e gli bacio il mento. Lui si muove e le nostre labbra si sfiorano.
«Perché mi sono innamorato di te» dichiara, guardandomi negli occhi. Trattengo il respiro, rimanendo immobile. Come può innamorarsi di me? Non mi conosce. Eppure non sono terrorizzata al pensiero. Mi osserva, aspettando una mia reazione. Io lo bacio, è l’unica cosa che sento di volere in questo momento. Lui esita, sembra perplesso.
«È una follia» sussurro sulle sue labbra. Lui sorride, poi reagisce. Si alza, continuando a tenermi stretta tra le sue braccia, ancora dentro di me. Gli avvolgo le mani intorno al collo, appoggiando la testa sul suo petto, mentre cammina verso la porta.
«Basta con tutto questo» dice. Eppure è grazie alla villa che tutto è iniziato. Non ho idea di cosa succederà, ma sono curiosa di scoprirlo.