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SBACIUCCHIATA

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La mia ragazza è una delle donne più amabili che si possa desiderare di incontrare: gentile, istruita e raffinata e per fortuna mia, si è innamorata senza speranza di ME. Ha alcuni tratti peculiari che imparo man mano che la nostra relazione va avanti negli anni. Il più interessante, che ho appreso per caso, compare quando ha bevuto un po’ troppo. Infatti, vedete, non stavo tentando di farla ubriacare volontariamente per approfittarmi di lei, ma scoprii per una meravigliosa coincidenza come l’ebbrezza l’influenza. Quindi non accade spesso, ma quando succede...

Avevo portato alcune pinte della nostra birra preferita, la Corona. Non so agli altri, ma a me capita di avere un debole per questa marca e fortunatamente la mia ragazza condivide questa passione. A quanto pare non pensavamo era che una pinta di Corona equivale a circa due bottiglie normali di birra. E mentre la mia ragazza ne aveva ingollate, era ormai troppo tardi per fare l’equazione. Inoltre il risultato non mi dispiaceva affatto.

Quella volta eravamo sul divano e ci stavano godendo una trasmissione alla televisione, una delle nostre sitcom preferite. Chiacchieravamo durante la pubblicità e bevevamo direttamente dalle bottiglie fredde. Mentre una puntata fu seguita da una seconda, le pinte erano raddoppiate e, almeno per la mia ragazza, le cose erano diventate considerevolmente rilassate. Non l’ho mai vista bere più di due bicchieri alla volta e, a quanto pare, di solito beve lentamente, quindi quella volta, buttando giù birra in un tempo relativamente breve, stava sentendo gli effetti: un rilassamento conseguente che prese di sorpresa... entrambe.

Prima di tutto si sentì formicolare dappertutto, in modo piacevole, o così mi raccontò in seguito. Poi si sentì meravigliosamente rilassata, con le membra pesanti ed eppure così flessibili. Fece scrocchiare ogni articolazione, un’abitudine fastidiosa: sembrava sempre che si stesse rompendo ogni ossa, mentre dita, caviglie, collo e schiena scrocchiavano. Disgustoso! Poi, a quanto pare, la sensazione di formicolio cominciò a concentrarsi intorno alle regioni basse e da lì partì tutto.

“Cielo, mi sei mancata”, esordì.

La guardai sorpresa. Vivevamo già assieme, quindi non era come se non ci vedessero ogni giorno e ogni notte. Mi sorrise e io contraccambiai. Si accoccolò vicino a me sul divano che stavamo dividendo mentre sorseggiava la sua seconda birra; l’intera pinta era quasi finita. Appoggiò la testa sulla mia spalla e mentre mi godevo quella sensazione, la cinsi con le braccia. Il mio petto era diventato un cuscino comodo per la sua testa mentre scivolava in basso, strofinando leggermente le sue guance, come un gatto quando vuole mostrare affetto.

Passò distrattamente la mano sui miei calzoni, mentre l’effetto della birra la conquistava. “Voglio dire, mi pare che non trascorriamo insieme del tempo di qualità, come quello che pensavo sempre che avremmo passato insieme”, disse a voce bassa, strofinando la guancia e la bocca contro il mio petto.

Non ero indifferente al calore che percepivo attraverso la maglietta: sentivo quanto fosse calda la sua bocca sulla stoffa che stava bagnando, specialmente quanto le sue labbra trovarono un capezzolo eretto. Passò la mano sulla cucitura interna dei miei pantaloni mimetici, risalendo lentamente sempre più su fino a sbottonarmi la camicia, spingendo indietro la stoffa in modo da poter avere accesso completo alla mia maglietta.

“Cosa stai facendo?” Chiesi con un largo sorriso abbassando gli occhi su di lei.

Lei mi guardò con sguardo innocente e rispose in modo perfettamente credibile, “Niente”, prima di ricominciare il suo serpeggiare sul mio corpo recettivo.

Mi accarezzò il ventre, facendomi fremere l’addome, mentre la sua bocca si attaccava al mio capezzolo. Giuro che non avrei potuto dire se c’era della stoffa tra la sua calda boccuccia e la mia maglietta. Sembrava incredibilmente sensuale. Mi tirai su e la sua mano ricadde sui miei calzoni cominciando a strofinare in modo “innocente” lungo la cucitura. Rapidamente mi tirò indietro tutta la maglietta, sfilando le mie braccia dalle maniche lunghe. Mi restava addosso la canottiera.

Mi strisciò in grembo e mi si sedette a cavalcioni. C’eravamo dimenticate della sitcom. Cominciò a baciarmi con profonda passione e la sua lingua duellò deliziosamente con la mia. Assaggiare di nuovo la Corona sulla sua lingua dove si mischiava con la sua saliva era ben più dolce.

Misi le mani sul suo sedere e la avvicinai, strofinando il mio corpo in modo allusivo contro la V delle sue gambe.

Gemette nella mia bocca mentre succhiava con ardore la mia lingua.

Con una mano strinsi il suo sedere più forte mentre con l’altra le raggiunsi un seno e lo palpai con vigore.

“MMMMH”, esalò mentre mi incoraggiava. Mi abbracciava e con le dita giocava con i capelli corti alla base del mio collo.

Scesi baciandola verso i seni. Abbassai il suo top con le bretelline intrappolando in modo efficace i seni che le debordavano sopra l’indumento che faceva stare quelle bellezze sull’attenti mentre salutavano la mia bocca e le mie labbra. Succhiai VIGOROSAMENTE prima uno e poi l’altro capezzolo inturgidito.

“OH, SÌ”, esalò mentre si inarcava contro la mia bocca. Con le dita le massaggiavo il sedere che cominciava a danzare strofinando il suo basso ventre contro il mio.

Le mie dita trovarono il bordo della sua blusa e ci scivolai sotto mentre il suo seno era premuto contro il mio viso e cercavo di dedicargli delle attenzioni. Le accarezzai la pelle liscia della schiena mentre si inarcava contro di me. Tenevo il suo bel corpo adorabile tra le braccia. La testa le ricadde indietro. Sentivo il suo respiro affannoso mentre la eccitavo. La ritirai su per toglierle rapidamente la blusa di dosso, facendo attenzione ai seni in modo da non far male a quelle meravigliose protuberanze.

Era seduta là, nuda dalla vita in su, e sembrava sensuale in un modo sensazionale cominciando a oscillare seguendo un ritmo che solo lei sentiva. Quella vista non mi lasciò indifferente: sembrava un banchetto davanti ai miei occhi. Volevo mangiare, fare una scorpacciata di sensualità e SUBITO. Cominciai con quei seni rivolti verso l’alto che anelavano di essere presi con avidità.

Mentre succhiavo, leccavo e tiravo delicatamente i capezzoli, lei cominciò a gridare e a gemere, ondeggiando i fianchi contro di me con FOGA.

“Alzati”, le dissi finalmente.

Lei si mise in piedi vacillando. Non mi pareva la mia solita ragazza appassionata, quella che non aveva bisogno dell’alcool per esserlo. Questa volta seguì le mie direttive troppo rapidamente.

Ero molto accaldata e mi spogliai, notando che le mie mutandine erano già bagnate per le sue attenzioni. Poi tolsi jeans e perizoma da quel corpo sensuale cosicché fosse tutta nuda di fronte a me.

“Mettiti su quella sedia”, indicò quella con degli alti braccioli confortevoli.

Sorpresa dal comando, ubbidii e mi accomodai sul mio sedere nudo.

Lei si mise a cavalcioni dei braccioli con le gambe ben aperte rispetto a me.

Non mi lamentai quando la posizione la lasciò vulnerabile di fronte a me, con la vagina praticamente vicino alla mia faccia. Scivolai leggermente in basso in modo da averla ben accessibile.

“Scopami!” mi implorò con voce disperata.

Compresi allora che l’alcool aveva alterato la mia ragazza solitamente beneducata: non usava mai parole o comandi simili. Vidi che era già completamente bagnata e io non sono una che lascia una ragazza a soffrire. Sapevo che avrebbe fatto un poco male, ma a quanto pare ne aveva bisogno, quindi tuffai tre dita nel suo piccolo canale stretto. Mi accorsi di averle fatto male siccome si irrigidì, ma si rilassò immediatamente accettando l’invasione, forse per l’alcool, e cominciò a cavalcare la mia mano all’istante. I suoi fianchi facevano una ridicola danza mentre spingevo le dita dentro e fuori. La mia lingua cominciò a danzare lungo la pista d’atterraggio che coltivava verso il suo piccolo clitoride inturgidito. Solo che questa volta non era tanto piccolo ed era così eretto da farle male. Non appena la mia lunga toccò il suo clitoride, lei ululò. La mia ragazza, di solito silenziosa, aveva veramente ululato!

Afferrandomi i capelli, si premette la mia testa contro il suo sesso strofinando il clitoride contro la mia faccia. I suoi umori mi schizzavano contro mentre ruotavo le dita in profondità, in modo doloroso, nel suo corpo accogliente.

“Sì, SÌ, SÌÌÌÌÌ”, gridò venendo una prima volta. Con le dita libere mi afferrò la mano che stava spingendo dentro di lei, chiedendo di più. Tirandomi per i capelli, mi tirò su lungo la poltroncina e spinse i seni contro la mia bocca accogliente, pretendendo che mi nutrissi. Mi avrebbe potuto soffocare con quei meloni e in quel momento sarebbe stato bello andare in cielo e oltre, ma non sono sicura che fossi pronta.

Le sue gambe sui braccioli della sedia erano salde mentre saltellava e cavalcava le mie dita, premendovisi contro e facendomele intorpidire per la forte pressione che esercitava con i suoi muscoli pelvici cercando di soddisfare il suo appetito. La sentii venire più volte finché, con un ruggito soddisfatto, non eiaculò sopra le mie gambe. Allora accasciò contro di me, non proprio svenuta, ma esausta per l’intensità dell’orgasmo che aveva sperimentato.

Questo è il motivo per cui, quando so che berremo, tengo a mente lo stato mentale della mia ragazza: non più di due bicchieri e sorsi lenti e distanziati. A meno che non lei voglia fare il rodeo. E ammetto che il pensiero mi passa per la testa, di tanto in tanto... ma è meglio che allora sia sicura di poter soddisfare ognuna delle sue richieste folli o sono fregata.

Mmmh, prima o poi dovremo provare con la tequila...