Un mese dopo
«No, non se ne parla…» esclama di nuovo Gaele, riprendendo la mia valigia fra le sue mani.
«Manu, non…» inizia a dire anche Alessia, ma io la blocco prima che finisca la frase.
«Io andrò a Siena, che voi siate d’accordo o meno!»
«Ma il bambino, non pensi che questa cosa potrebbe farti male?» domanda Gaele, avvicinandosi a me.
Scuoto la testa. «Sono incinta, non malata!» sbotto e poi aggiungo: «So che vi siete preoccupati per me, e vi ringrazio, ma il mese di riposo è finito e io devo visitare San Galgano per il mio nuovo romanzo. Lo faccio sempre, ok?»
«Ma non puoi guardare la città su Google Maps? Sicuramente non saresti la prima a fare una cosa simile, no?»
«Gaele non dire cazzate!» lo riprendo, sorpassandolo e prendendo la valigia. «Io andrò via, adesso…» e proprio quando lo dico, suonano al campanello. «Ma non preoccuparti, andrò in macchina con una persona fidata»
«E chi sarebbe?»
Sorrido. «Melissa»
«La mia Melissa?» domanda Alessia, sorridendo a sua volta. «E andate in macchina»
Annuisco. «Sì, perché pensavo che non avrei sopportato il treno. Ho parlato con Melissa e mi ha detto che non faceva una gita da tempo, perciò ha deciso di accompagnarmi!»
«Ed ecco spiegato perché mi ha chiesto tre giorni di permesso. Immagino che allora vada bene…»
«Non se ne parla!» urla Gaele, facendo sobbalzare sia me che Alessia. «Ma siete impazzite? Tutte e due? Non credo alle mie orecchie!»
«Gaele…»
«No, Alessia, questa devo vedermela da sola…» esclamo puntando un dito contro l’uomo che mi sta ospitando in casa sua. «Io ti ringrazio per quello che stai facendo per me, Gaele. Non saprei cosa fare, in realtà, se non ci foste tu e Alessia, ma io non sono una tua responsabilità! Io sono responsabile di me stessa e del bambino. E io oggi andrò a Siena, ci
resterò per due giorni. E se quando tornerò, non mi vorrai più qui, lo capirò…»
Lentamente, l’espressione sul volto di Gaele cambia. Non è più arrabbiato, sembra deluso. «Scusami…» esclama poco dopo. «Non avrei dovuto dirti cosa fare. È che ti ho vista stare male e deve essersi scatenato l’uomo preoccupato che c’è in me».
Alessia lo raggiunge e lo abbraccia. «Amore, devi trattenerlo, ok? Almeno per un altro paio di mesi… Quando nasceranno, potrai farlo tornare a galla, ok?»
Gaele le sorride. «Va bene, va bene. Quindi…» poi si rivolge a me, dolcemente. «Allora va’, che aspetti!»
«Fate i bravi, mentre non ci sono!» esclamo subitamente e poi, dopo aver dato un bacio ciascuno, esco da casa loro.
Sono sul pianerottolo, quando Lorenzo sopraggiunge di corsa. «Manuela…»
«Sì?»
«Gaele mi ha chiesto di aiutarti a portare la valigia in macchina… E che non devo farmi dire un no da te! Perciò, lascia che…» poi afferra il mio bagaglio e chiama l’ascensore.
«Non ce n’è bisogno, saranno neanche dieci passi fino all’uscita…»
«Ho imparato che non devo sindacare ciò che Gaele mi dice di fare, perciò lasciami fare» e quando entro nell’ascensore, spinge il pulsante per il piano terra.
«Allora grazie», esclamo quando le porte si aprono e ci troviamo di fronte Melissa che chiacchiera col giovane portiere dei Gaele.
Non appena si rende conto di me e Lorenzo, saluta il ragazzo e ci viene incontro. «Oddio, ce l’hai fatta a scendere!»
«Scusa, ma ho avuto un problemino con Gaele…»
«Ok», esclama, sapendo che lungo il viaggio mi farà mille domande. «Andiamo?»
Melissa annuisce e poi prende la valigia che sta ancora tenendo Lorenzo. «Ciao, bellissimo», gli dice e poi mi prende per mano. «Signorina, io e te abbiamo un sacco di strada da fare. Muoviamoci!»