Azzurro
Siena era bellissima e mi dispiace quasi andarmene, ma devo tornare alla mia vita di tutti i giorni.
Non posso restare ancora qui in quest’hotel che, sebbene sia bellissimo, non può ospitarmi ancora.
Devo andare via, tornare a casa, dove potrò riprendere le ricerche della mia Bianca.
Dio, ma a cosa pensavo, quando ho acconsentito a non chiederle il nome?
Sono un idiota.
«Quindi se ne va?» mi chiede il ragazzo dietro il desk informazioni e io annuisco firmando la ricevuta davanti a me.
«Sì, purtroppo. Ma sono stato bene, forse tornerò presto!» gli dico e quello sorride.
«Ci contiamo, signore. Le ho fatto portare la macchina qui fuori… L’Hotel Retaillon ci tiene a fare bella figura con gli avventori!»
«E ci riuscite benissimo, sono stato veramente bene qui. La Pink Suite era stupenda. Ora però vado, altrimenti non riuscirò a tornare a casa entro stasera…»
«Arrivederci».
Lo saluto e poi esco dall’hotel, trovando, come mi ha detto lui, la macchina ad aspettarmi.
Prendo le chiavi dalle sue mani e salgo, senza perdere tempo metto in moto e torno sulla strada che mi ha portato qui due giorni fa.
Mentre il viale alberato continua ad accompagnare il mio viaggio, la musica alla radio mi riporta a quella sera, alla mia Bianca.
In realtà, ogni cosa mi fa pensare a lei.
Anche una mela, cazzo.
Una fottutissima mela rossa.
Come quella della favola.
Ho visto la buccia rossa come le sue labbra, la polpa bianca come la sua pelle e niente, ho smesso di mangiarla per osservarla meglio. Assurdo. È successo solo ieri a colazione e la cosa mi ha fatto capire di aver raggiunto il limite.
Devo fare qualcosa per trovarla, prima che la mia testa esploda, perché sono sicuro accadrà.
Dove sei Bianca?