Capitolo 7
Manuela
Non so da quanto tempo sono distesa qui a dormire, quando il mio telefono squilla, ripetutamente, svegliandomi dal torpore.
Sono ancora sola qui: Melissa non c’è.
Mi siedo sul letto e prendo il cellulare da sopra il comodino, poi rispondo, per nulla pronta a sentire le urla di Alessia.
«Io mi rifiuto! Mi rifiuto categoricamente che quell’uomo battezzi mio figlio!»
«Ale?»
«Eh…»
«Sta calma e metti i soggetti. Di chi parli?»
«Oggi è venuto qui Andreas, il migliore amico di Gaele…»
«Il toscano?»
«Sì…» s’interrompe per un attimo, poi riprende a parlare dopo un veloce sospiro. «E le cose andavano bene, fino a quando non abbiamo parlato di te»
«Di me?» domando curiosa. «E perché?»
«Perché ha chiesto dove fossi e io ho detto che non c’eri…» poi singhiozza e capisco che la mia migliore amica sta piangendo.
«Tesoro, perché piangi?»
«Perché ha detto delle cose orribili su di te…»
«Ah sì?»
Lei tira su col naso prima di rispondermi. «Sì. Ha detto che sei una che si approfitta, che stai con noi perché sei sola… Tutte cose non vere, che Gaele ha smentito, ma…»
«Passamelo», dico prima di ripensarci. «Passami lo stronzo»
«No, tesoro, non è necessario, Gaele ha…»
«Ale, passamelo! Ti ha fatta piangere e merita una strigliata!»
«Sei sicura?» mi chiede titubante, mentre sento già la porta della sua camera aprirsi.
«Come non mai, cazzo».
La sento camminare e respirare alla cornetta, mentre raggiunge l’imbecille.
«Andreas? C’è qualcuno che vorrebbe parlarti…»
«Ah, sì? E chi è?»
Sento il telefono passare di mano e poi la stessa domanda, ma stavolta rivolta a me.
«Pronto? Chi parla?» esclama divertito.
«Sentimi bene, deficiente», esordisco, senza rispondere alla sua domanda. «Io non sono né un’approfittatrice, né una poco di buono. Non volevo nemmeno restare da loro, mi hanno costretta, sai? Perché il tuo migliore amico, guarda un po’, è una brava persona! E tu, mio caro, non sei nessuno per giudicare! Perciò vaffanculo!» poi attacco, fiera di me e del modo in cui l’ho trattato.
Vaffanculo, Andreas! Vaffanculo, brutto stronzo!
La porta si apre proprio mentre mi butto all’indietro sul letto e la mia amica Melissa entra di corsa con quello che, sebbene abbia cercato di mascherarlo con una sciarpa presa chissà dove, sembra proprio un succhiotto.
«Eccomi! Ti sono mancata?»
«Ti chiederei dove sei stata, ma mi pare evidente…», le dico ridacchiando e indicandomi il lato del collo. «Sul serio? Col receptionist?»
Melissa sorride. «Che vuoi che ti dica? Parla la mia lingua… Se capisci quello che intendo», e poi si allarga sul suo volto un sorriso che le arriva fino agli occhi.
«Fortunella…»
«Hai avuto la stessa fortuna, no?» esclama e poi si toglie il sorriso dalla faccia quando io, sovrappensiero, mi sfioro la pancia. «Oddio, scusa Manu, sono una cretina! Non intendevo…»
«Tranquilla!» affermo sorridendo. «Non hai detto nulla di sbagliato: senza la mia fortuna, come hai ben detto tu, non avrei avuto lui o lei, perciò…» mi fermo lì, ma nella mia testa continuo: perdere l’amore della mia vita è servito a qualcosa
.
Melissa mi guarda pensierosa, come se sapesse quello che penso davvero, così mi affretto ad aggiungere: «Quindi stasera ceniamo qui in hotel?»
«Ehm…»
«Ti ha invitato ad uscire, vero?» le domando e non ho bisogno di sentire la sua risposta,
perché Melissa è rossa come un peperone e ora assomiglia allo Stregatto.
«Sì, mi dispiace lasciarti da sola, ma…»
«Ma scherzi?» la fermo prima che possa rispondere. «Non dire cazzate! Piuttosto preparati per il tuo appuntamento! Io credo proprio che ordinerò qualcosa di tipico e mangerò in camera»
«Sicura?»
Annuisco. «Certo! Ho dormicchiato un po’, ma il viaggio mi ha stremata…»
«Allora, va bene!» e poi inizia a cercare nella sua valigia qualcosa da indossare per il suo appuntamento.
Io, però, nel frattempo mi domando se non sarà questa, d’ora in poi la mia esistenza: osservare le mie amiche che vivono da lontano. Guardarle mentre si sposano con le loro dolci metà e hanno appuntamenti, mentre io me ne rimango in disparte, col mio bambino, ma in realtà da sola.
E Dio, sembra brutto già adesso, come sarà fra dieci anni?