Capitolo 12
Manuela
Sono passati due mesi da quando ho scoperto di essere incinta e uno da quando mi sono trasferita qui nel vecchio appartamento di Alessia.
Devo ammettere di non aver cambiato troppo qui dentro, anche se la mia amica mi ha dato il via libera per ogni miglioria, dato che oramai lei abita con Gaele e che questa casa l’avrebbe presto messa in affitto o rivenduta al miglior offerente.
La cosa più drastica che ho fatto? Ho buttato giù il muro fra la camera padronale, dove dormo, e lo stanzino, creando poi, tramite un gioco di tende e drappi, la camera per il bambino.
Ho dipinto le pareti di azzurro, non solo perché credo fermamente di aspettare un maschio, ma anche per ricordarmi sempre del ragazzo che non vedrò mai più.
Mi sono divertita tantissimo a sfondare la parete, l’ho trovato davvero d’aiuto per i miei nervi che erano davvero a pezzi.
Ed è stato strano tornare integra, rompendo qualcosa.
Il cellulare emette un bip e io chiudo d’istinto gli occhi, perché so già chi è, anche senza guardare.
Qualche settimana fa, stanca di essere sorpresa dalle sue mail, ho impostato un suono particolare, così da essere avvertita, almeno in parte, perché niente mi prepara a ciò che sto leggendo in questo momento.
Da: helloandreas@gmail.com
A: hellomanu@gmail.com
OGGETTO: Ok, questo non me l’aspettavo
Ciao Manuela,
be’, che dire? Ero annoiato dalle riunioni e dalle telefonate della gente che lavora per me, così ho pensato: cosa faccio per ammazzare il tempo?
E la mia attenzione è caduta su “Come ti vorrei” il tuo romanzo e la voglia di leggerlo mi ha stupito, perché io non sono uno che legge.
Immagina la mia sorpresa quando proprio all’inizio ho trovato la descrizione di un pompino. Eppure facevi tutta la santarellina, Manuela. Quella che si scandalizzava, mail fa, perché le ho detto che le sarei piaciuto dal vivo.
E invece: wow! Ragazza tu si che sai il fatto tuo…
Andreas
P.S. Non so se riuscirò trattenermi adesso. Forse leggerò la fine in bagno…
«Io lo sapevo!» grido nel bel mezzo del salotto, portandomi le mani ai capelli, che sto lasciando crescere. «Perché gli uomini che leggono romanzi erotici pensano subito che chi li scrive sia un pervertito?»
Ancora non legge il meglio…
E la vocina nella mia testa ha ragione, perché proseguendo la lettura diventa ancora più piccante.
La storia che sta leggendo è infatti il racconto di quello che, secondo me, avrebbe dovuto essere l’epilogo fra me e Azzurro.
“Come ti vorrei” è la storia di Francesca e Mattia. Lei è una dog-sitter imbranata e lui un giocatore della lega italiana di baseball. Si incontrano una sera in un pub e Francesca s’innamora di lui quasi immediatamente, ma Mattia all’inizio è un po’ restio a cedere, non che a lei importi, perché fin da subito si concede a lui, sperando che prima o poi lui si accorga di quello che c’è fra loro.
E quello che probabilmente ha appena letto è il primo incontro sessuale della coppia nel bagno del pub, che poi li porterà ad incontrarsi saltuariamente a casa di uno o dell’altra.
È un romanzo, però, e alla fine i due capiscono di amarsi e che non possono stare uno senza l’altra, e per fortuna, perché Francesca alla fine rimane incinta.
Ora, non è proprio la mia storia con Azzurro, perché Mattia si presenta a Francesca quasi subito, ma siamo noi per altri versi.
In pratica, ogni scena erotica, è avvenuta realmente. In una notte.
I tre orgasmi più intensi della mia vita rivivono nel mio romanzo e cavolo credo che se Francesca potesse mi ringrazierebbe.
Certo, non ci sono solo quelli, ci ho messo anche altre cosette qua e là, ma per lo più l’ispirazione è venuta da me e da Azzurro e forse è anche per questo che l’ho scritto in poco meno di due mesi.
Vittoria mi ha detto che “Come ti vorrei” è il mio romanzo migliore finora e che dopo questo la gente si aspetterà ancora di più da me. Ho, come si suol dire, alzato l’asticella e lei ne è davvero fiera.
L’ha letto anche Flavio e lui si è stupito della caratterizzazione di Mattia, perché sembra scritto da un uomo e non da una donna. Io l’ho preso come un complimento, anche se forse mi sarei dovuta arrabbiare.
Una donna può scrivere parti maschili e farlo davvero bene, perché siamo capaci di leggere gli uomini, tanto bene, quanto loro non riescono a fare con noi.
Da: hellomanu@gmail.com
A: helloandreas@gmail.com
Oggetto: RE: Ok, questo non me l’aspettavo
Andreas,
posa il mio romanzo e non leggere oltre! Non capirai la metà delle cose che ho scritto e traviserai le scene erotiche.
Voi uomini siete tutti uguali, cazzo! Perché non riuscite a trascendere l’erotico e a vedere la storia in sé?
Mattia e Francesca si amano, tanto, ed è logico che facciano l’amore. E anche il pompino iniziale, pervertito di un toscano, accade solo perché lei s’innamora all’istante. È il genere, sai, si chiama INSTANT LOVE. I due protagonisti si innamorano immediatamente, l’uno dell’altra, anche se Mattia non lo capisce subito. Ma poi, mi dici perché dovrei spiegarmi con te? Che cazzo! Rispedisci il romanzo a Alessia e falla finita!
Questa cosa è imbarazzante…
Manuela
P.S. e non leggere il mio romanzo in bagno, non vorrei lo macchiassi! Porco!
Invio la mail, poi torno a ciò che mi aspetta questa mattina, prima della visita dalla ginecologa a cui andrò da sola, perché i miei amici sono impegnati oggi e perché è giusto che sia così.
Guardo le stelline adesive che si illuminano al buio ancora chiuse nella loro confezione e poi, dopo essermi convinta del fatto che tutto andrà bene, sposto la scala e, dopo aver preso il blister con le stelle, salgo i gradini fino all’ultimo e inizio ad applicarle.
«Che cazzo stai facendo lì sopra?» esclama ad un certo punto qualcuno dalla porta della stanza, facendomi quasi perdere l’equilibrio.
«Oddio, Melissa, per poco non mi fai prendere un colpo! Quasi mi pento di averti dato le chiavi del mio appartamento»
«Invece di dire cavolate, vuoi scendere di lì? Sei incinta, cretina! Chi credi di essere: Wonder Woman?»
Scendo piano piano le scale e la affronto, anche se mi viene da ridere per com’è vestita. Insomma, fa tutta la seria, ma indossa una salopette con una maglia coi cuoricini rossi? «No, stavo solo creando un fottuto cielo stellato per il mio bambino. Da piccola lo avrei tanto voluto, ma nessuno è mai stato così gentile da farmelo avere, così io ho deciso che lui o lei lo avrà»
«Non potevi chiedere a me di aiutarti? Passo praticamente qui tutti i giorni!»
E in effetti è vero: Melissa è sempre da queste parti, lei dice per caso, ma io so che in realtà è qui per volere di Alessia e Gaele.
«Lo so, ma questa cosa dovevo farla da sola…»
«Ancora con questa storia? Quando capirai che hai quasi un esercito al tuo fianco?»
Sì, un esercito, ma a me basterebbe solo una persona… la cosa mi rattrista all’istante e Melissa esclama: «Oddio, che è successo ora?»
«Cosa?»
Lei si avvicina, mi tira su il viso e, dopo avermi guardata bene, esclama: «Prima eri tutta battagliera per le stelline e poi hai messo su il muso: che succede?»
«Niente, tranquilla…»
«Pensi al padre?»
«È inutile mentirti: certo che ci penso, ma ultimamente non è più solo la sua mancanza, è per tutto quello che si sta perdendo!»
«Parli come se un giorno dovessi incontrarlo di nuovo», esclama oltrepassando le tende e sedendosi sul mio letto.
La raggiungo e quando mi siedo accanto a lei, annuisco. «Non si sa mai e sai cosa pensavo? Che se succedesse a me, io vorrei sapere!»
Melissa mi posa la mano destra sul ginocchio sinistro. «Tesoro… Primo, a te non può succedere, perché non sei un uomo e quindi non puoi mettere incinta nessuno».
Mi sorride e io faccio lo stesso. «E poi?»
«Secondo, non sappiamo il suo nome, né di dove fosse, perciò per vederlo di nuovo dovrebbe accadere un piccolo miracolo e, come diceva mia nonna: noi per i miracoli non siamo attrezzati!»
«Ma se invece lo rivedessi? Dovrei dirgli del bambino e lui capirebbe di essersi perso tutto… La gravidanza, il battito, la nascita, i primi passi e…»
«Manu, calmati…», mi dice e io mi rendo conto di star praticamente iperventilando.
«Non posso pensare che, se mai lo rivedessi, lui mi odierebbe! Capisci?» esclamo con l’angoscia nella voce. «Non lo sopporterei!»
«E allora fai quello che fai sempre, no?» asserisce Melissa alzandosi in piedi e andando alla scrivania sulla quale ho posato tutto il materiale che uso per scrivere. «Tieni un diario della gravidanza».
E d’un tratto capisco che ha ragione.
Posso scrivere tutto, attaccarci foto, pensieri, annotarmi tute le cose più salienti, così, se un giorno, per caso, rivedessi Azzurro, potrei farglielo leggere e per lui sarà come se fosse stato al mio fianco.
È un’idea geniale e mi uccide quasi non averci pensato prima.
Mi alzo e corro ad abbracciarla. «Grazie! Grazie! Grazie!»
«E di cosa? Vederti triste non mi piace per niente e se un diario può tirarti su il morale, perché non consigliarti di scriverlo?»
«E io non ti ringrazierò mai abbastanza! Oggi inizierò a riempirlo: alle 15 ho l’appuntamento con la seconda ecografia di controllo»
«Lo so, vengo con te», dichiara annuendo e uscendo dalla camera.
«Cosa?»
«Sì, mi ha telefonato Alessia per dirmelo…» esclama tranquilla, azionando la macchinetta del caffè per farsene uno.
«Ah, quindi ti hanno mandata a controllarmi?»
Melissa scuote la testa. «No, le ho telefonato per chiederle come stava e ha risposto Gaele, perché lei era distrutta dal fatto di non poterti accompagnare dalla ginecologa… Così, per tranquillizzarla, ho detto a lui di dirle che ci sarei venuta io!»
«Faccio finta di crederci…»
«Bene, perché è la verità! Loro erano impegnati alla casa discografica con l’organizzazione delle presentazioni dell’album di Gaele!»
«Immagino che dovrò portarti con me», dico, proprio mentre lei aggiunge: «Inoltre, loro hanno sentito il battito e io no, perciò»
«Eri gelosa?» domando sorridendo. «Potevi dirmelo subito!»
«Va bene! Ero gelosa, ok? E poi ora me lo devi, l’idea del diario è mia!»
«Ok, mi hai convinta! Alle 15 mi accompagnerai, ma fino a quell’ora, ti avverto, devo finire di scrivere il capitolo del mio nuovo romanzo».
Melissa annuisce. «Starò qui in silenzio, giuro, nemmeno mi vedrai!»
«Sì, certo, come l’altra volta!» borbotto sedendomi sul divano e aggiustandomi sopra il tavolinetto dove poso il computer per lavorare. «Ricordi?»
La mia amica diventa rossa come un peperone. «Ma quella volta è stato diverso, perché Enrico mi ha chiamata su FaceTime…»
«E ti sei chiusa nel mio bagno. Per mezz’ora».
Melissa diventa ancora più rossa. «Oggi non accadrà…»
«Ok» poi non l’ascolto più, perché mi metto a scrivere il capitolo dove il mio moderno Artù incontra la sua Ginevra per la prima volta.
Mi immergo così tanto nella storia che quasi non sento il bip proveniente dal mio cellulare.
Quasi, perché in realtà è come se lo aspettassi in un certo senso, perciò afferro il cellulare e, mentre sento Melissa trafficare in cucina e un profumino iniziare a diffondersi in giro per casa, mi appresto a leggere l’ennesima mail di quel cretino di Andreas.
Da: helloandreas@gmail.com
A: hellomanu@gmail.com
Oggetto: RE: RE: Ok, questo non me l’aspettavo
Ma guarda chi ha tirato fuori gli artigli.
Mi fa piacere che ti preoccupi per il manoscritto, ma sono abbastanza preciso quando “gioco” con me stesso. Non gli succederà nulla, se non essere letto da me.
Oltretutto, e calcola che mi costa moltissimo dirtelo, il tuo romanzo mi piace molto. Ora, il protagonista è un ragazzino viziato e la ragazzina non credo ci stia del tutto con la testa, ma scrivi bene! Leggo con piacere, ma lentamente, perché ho paura finisca.
Quindi immagino che sia una cosa buona, no?
E no, non glielo restituirò fino a quando non l’avrò finito.
Sono a pagina 52, a proposito.
Lei si è resa conto che lui la sta usando, ma continua a cercare di fargli cambiare idea sul loro legame, mentre Mattia è ancora attratto solo dalla voglia di infilarsi nelle sue mutandine.
Non che lo biasimi.
Io farei lo stesso.
E forse lo faccio già, ora che ci penso.
Intendo, infilarmi nelle mutandine delle donne, mi riesce sempre benissimo. Anche se spesso sono loro a tirarmele dietro.
Ma non credo ti interessi, o no? Potrei mandarti qualche foto se vuoi.
Andreas
P.S. ma non ti prometto nulla su quello che farò con le tue foto…
«No!» grido quasi in preda all’isteria, poi aggiungo in un tono più umano. «Non ha scritto davvero quello che ho appena letto».
Melissa corre da me, attirata probabilmente dal mio urlo di poco fa. «Che hai? Stai male?»
«Macchè! A meno che l’incredulità non sia una malattia…»
«Incredulità?» domanda e poi fa finta di sfogliare quello che credo sia, nella sua immaginazione, un almanacco medico. «No, non mi risulta!»
Le sorrido e poi le porgo il mio telefono. «Leggi e dimmi se ho travisato la cosa o ha proprio chiesto mie foto su cui masturbarsi».
Melissa strabuzza gli occhi, poi li posa sullo schermo, scorre la mail e quando arriva alla fine, se possibile, li spalanca ancora di più. «Cazzo, sì, il ragazzo ha detto proprio quello e nemmeno fra le righe…»
«Dio, mi farà impazzire!»
«Andreas? Azzurro? Quale dei due?»
«Cretina, che c’entra ora il mio Azzurro? Lui non è cafone, come Andreas e poi non mischiamo il cioccolato col fango, eh?»
Melissa ridacchia e poi scappa in cucina, perché l’odorino di poco fa si è trasformato in una puzza atroce, segno che qualcosa sta andando a fuoco.
«Manu?»
«Sì?» le chiedo rigirandomi fra le mani il vecchio quaderno sul quale appunto le mie trame.
«Ti va di uscire per pranzo?»
«Ma non stavi cucinando?»
«Sì, ma ho bruciato tutto…»
«Bene, allora usciamo»
«Perché sei così accondiscendente?» mi domanda curiosa e io le rivelo la mia idea.
«Perché voglio comprare un quaderno nuovo per il bambino…»
«Allora meno male che ho bruciato il pollo!»