Azzurro
Il profumo di arrosto con cipollotti e patate raggiunge le mie narici non appena faccio il mio ingresso in casa.
Non è proprio un piatto tipico, ma è il mio piatto preferito da quando ho capito cosa queste parole significassero.
Mia madre lo sa, ed è per questo che, ogni volta che vengo qui a pranzo o a cena, me lo prepara, insieme a mille altre pietanze, perché non ha importanza che ora siamo solo io e lei in queste occasioni, lei cucina sempre per un reggimento.
«Tesoro!» grida mia madre sorridendo, mentre scende le scale che portano al piano di sopra. «Sei arrivato adesso?»
Annuisco e mentre le vado incontro noto quanto io le somigli: abbiamo gli stessi voluminosi capelli biondo cenere e identici occhi azzurri. È ancora bellissima, oltretutto, cosa di cui molti uomini, spero, si renderanno presto conto, perché merita di essere amata di nuovo.
«Sì, proprio in questo istante. Sono entrato da solo, con le mie chiavi»
«Hai fatto bene! Ero salita a cambiarmi, perché avevo macchiato la camicia con la marmellata!» asserisce indicando quella che ha messo ora, che è di un verde brillante.
«Sei stupenda con questo colore…» le dico, poi prendo la sua mano e la bacio, prima di chiederle: «Significa che hai preparato la tua deliziosa crostata?»
«Ovviamente, non manca mai nei nostri pranzi, no?»
«Mai», ribatto e lei mi prende per mano, trascinandomi quasi alla sala da pranzo, dove mi fa accomodare, prima di sparire in cucina a prendere tutto quello che ha preparato per me.
Adoro che abbia ripreso a cucinare e a sorridere, anche dopo quello che è successo con mio padre, che se n’è andato, lasciandomi qui da solo, a cercare di non farla svanire sotto ai miei occhi. Non sembrava quasi più se stessa, ma solo un’ombra di quella che era quando lui era qui. Ma adesso, la mia mamma, è tornata.
Ride, scherza e cucina.
«Eccoci qua», esclama tornando da me con una pirofila in ceramica piena di fettuccine al ragù. «Ti piacciono ancora, sì? O con il tuo nuovo lavoro sei diventato schizzinoso?»
«Adoro il tuo ragù, mamma e nessun lavoro mi farà mai cambiare idea»
«Meno male, perché ne ho fatte un po’ troppe e credo che ti preparerò un contenitore da asporto!» poi mentre ridacchia riempie i nostri piatti con le sue tagliatelle.
«Allora, ma’ come te la passi?» le domando girando la forchetta nel piatto per mescolare il sugo in più che ha messo in cima alla montagnola di pasta. «Ti trovo bene…»
«Sì? In realtà anche io mi ci sento, sai? Oramai è passato un po’ di tempo e, anche se ogni tanto penso a tuo padre…»
«Non devi, mamma…»
Lei mi sorride. «Lo so, ma che vuoi farci? Una vita passata assieme e poi lui se ne va così…» s’interrompe, smette per un attimo di mangiare, ma poi sorride di nuovo mentre parla: «Ma ora, sento di poter riprendere la mia vita! Certo, ci metterò un po’ a tornare completamente me stessa, ma ci sono sempre più vicina…»
«Si vede! Sei più tranquilla adesso e è una gioia vederti sorridere di nuovo!» esclamo sincero, rendendomi conto di aver mangiato già quasi tutte le tagliatelle.
«Avevi fame?» esclama mia madre, accorgendosi della stessa cosa. «Ma mangi? O lavori sempre?»
Ridacchio. «No, mamma, infatti guarda come sono dimagrito…» la prendo in giro, mostrandole i muscoli che ho sulle braccia. «In realtà, è successo solo oggi»
«Cosa?»
«Ho dimenticato di fare colazione».
«Tesoro!» mi riprende proprio come quando ero piccolo. «Non dovresti saltare il pasto più importante della giornata! Che devo fare con te?» poi si alza in piedi e toglie i nostri due piatti, sparendo in cucina per prendere il secondo.
Eh mamma, non lo so cosa dovresti fare con me, certi giorni non lo so nemmeno io…
«Ecco qua il secondo!» dichiara mia madre entrando con due piatti piani pieni del mio arrosto preferito. «Ti ho messo solo due fette, ma se poi ne vuoi un’altra»
«Tranquilla. Se me ne andrà un’altra, me la prenderò da solo» dico e lei annuisce, prima di chiedere: «Allora, l’hai trovata?»
E capisco subito di chi stia parlando, perché in un’altra occasione le ho raccontato di Bianca e della ricerca che ho messo su per riaverla con me.
«Purtroppo, no, mamma. E credimi ho provato a scoprire chi o dove sia, ma non saprei neanche da dove partire…» rispondo tagliando la fetta di arrosto in pezzi e iniziando a
mangiare anche il secondo.
«Figlio mio però: incontri una ragazza, ci nuoti assieme e non ti fai dire come si chiama?»
Ecco, non le ho raccontato proprio tutto su Bianca: le ho detto che l’ho vista in piscina e che ci ho nuotato assieme, non che siamo stati assieme davvero e che lei mi ha fatto perdere la testa con quelle curve mozzafiato.
Non potevo dirle tutto, no? È pur sempre mia madre!
«Lo so, mamma. Colpa mia!» prendo l’ultimo pezzetto di arrosto e poi lo metto in bocca assieme ad un cipollotto, sospirando per la bontà di questo piatto.
«Non la puoi cercare su Facebook?» dice ad un tratto battendo le mani. «Non fate così voi giovani?»
«Sì, certo, ci ho provato, ma non è facile trovare qualcuno di cui non sai nulla… Ho anche provato a chiamare quell’hotel e a corrompere lo staff per avere il suo nome, ma non me l’hanno detto!»
«La privacy» esclama lei, annuendo comprensiva. «Be’, non arrenderti, ok? Non ti vedevo così preso da quando eri adolescente!»
«Ne sono consapevole. Dovrò cercare di capirci qualcosa…»
«Bene, perché mio figlio non è uno che si arrende!» e poi si alza in piedi, prende i piatti vuoti, sparendo di nuovo in cucina.
Mamma va a prendere il nostro dolce, mentre io mi domando quando potrò riavere il mio, perché Bianca è come la mia crostata preferita, solo che non posso averla quando voglio.
E Dio solo sa quanto la vorrei in questo momento…