Andreas
Ieri sera, Manuela mi ha dato il numero di un certo Romeo De Propriis, che a suo dire è il miglior avvocato del foro romano e che, a quanto dice Gaele, è lo stesso che ha difeso Alessia durante il loro processo.
Compongo il numero, anche se mi scoccia dover interrompere, di nuovo, la lettura di “Come ti vorrei” perché erano sul punto di fare sesso e ho lasciato il povero Mattia sul più bello, oltretutto, devo ammettere che anche io ero sulla sua stessa onda e una strana eccitazione si stava accendendo dentro di me.
«De Propriis», risponde una seria voce maschile.
«Avvocato De Propriis, salve! Il suo numero mi è stato dato da una mia amica…»
«Manuela?» ribatte lui, tranquillo. «Certo, mi ha detto che mi avrebbe chiamato!»
«Bene, quindi le ha già detto qualcosa?»
L’avvocato ridacchia. «Un bel po’ di cose in realtà, ma fra di esse c’era anche un accenno ad una frode, vero?»
«Sì, una bella grossa in realtà e credo di dover scegliere un nuovo collaboratore legale, perché quello che c’è adesso potrebbe essere coinvolto…»
«Posso essere schietto?»
«Certamente, signor De Propriis…»
«Ecco: prima cosa, ti prego, chiamami Romeo, perché siamo probabilmente coetanei… Quanti anni hai? Trenta?»
Ridacchio. «Più o meno! Ne ho ventisette»
«Ok, sono più vecchio!» esclama ridacchiando. «Comunque siamo troppo giovani per darci del lei!»
«Ci sto, anzi, a proposito, mi chiamo Andreas Pitti…»
Romeo fischia. «Pitti, come quello degli hotel?»
«Non come, sono proprio quello! Mio padre mi ha lasciato il nostro impero, ma mi sono accorto che qualcuno qui dentro mi sta derubando da un po’ e ho bisogno di sapere che, quando lo scoprirò, avrò dalla mia un avvocato che lo porti in tribunale e gliela faccia pagare. Pensi di poter essere quell’uomo?»
«Credo tu abbia appena trovato un nuovo consulente legale, Andreas!»
«Davvero?»
«Sì, credi di potermi inviare del materiale per farmi mettere in pari?» mi domanda, mentre lo sento battere qualcosa al pc.
«Ovviamente…»
«Allora, ti scrivo la mia mail su WhatsApp e appena puoi invia tutto. È stato un piacere…»
«Come mai la conosci?» esclamo prima che chiuda la chiamata.
Romeo sospira. «Sono il suo avvocato: controllo i suoi contratti con la casa editrice…»
«Non ci sei mai uscito?»
«Mai e non credere che non ci abbia provato. Manuela è sfuggente, com’è giusto che sia una bella donna come lei…»
«È bella?» chiedo e l’uomo dall’altra parte della cornetta ride di me, ancora una volta.
«Troppo… Ma a questo punto, devo chiederti io una cosa, come mai se la conosci, non sai com’è fatta?»
«Perché ci parlo soltanto» inizio a spiegargli. «L’ho conosciuta tramite Gaele e Alessia, lui è il mio migliore amico…»
«Capisco. E non ti è venuta voglia di vederla? Dannazione, amico, è stupenda con quei»
«Zitto. Lei per me è come la sibilla», dico interrompendolo. «Non voglio sapere come sia fatta la ragazza che mi dà consigli e ascolta le mie paranoie…»
«Praticamente è la tua strizzacervelli?»
Ridacchio. «In un certo senso. Devo ammettere però che forse è anche perché sto leggendo il suo romanzo e la cosa mi farebbe davvero sentire strano!»
«Stai leggendo uno dei suoi romanzi? Bravissima, non è vero?»
«Molto realistica»
«Lo so, è pazzesca!»
«Ed è per questo che non riuscirei a leggerla se la conoscessi…»
«Capisco. Be’, io devo andare Andreas, ricordati i file e salutami Manuela quando la senti! Sono felice della nostra collaborazione, almeno uscirò per un po’ dal seminato! Giuro, non ce la faccio più a seguire i casini di alcuni attori e attrici!»
«Felice di darti un modo per evadere! Devo lasciarti anche io…» gli dico, senza menzionare il fatto che voglio chiudere per tornare a divorare il romanzo e non per adempiere a qualche lettura d’ufficio. «A presto!»
«Ciao!»
E praticamente, appena chiude la chiamata io sto già riprendendo il manoscritto.
Mattia sta per prendere Francesca e posarla leggermente sul suo letto, quando Violetta svolazza nel mio ufficio nel suo ampissimo vestito verde bottiglia.
«Capo?»
Alzo lo sguardo al suo viso, perché non mi chiama mai capo, tranne quando sto per ricevere una qualche visita ufficiale.
«Sì, Violetta? Dimmi…»
«C’è una visita per lei: posso farla entrare?»
«Farla? È una donna?»
«No, è grammatica italiana. Visita è femminile e quindi anche la particella enclitica attaccata al verbo lo è! Dio, ma a scuola non vi insegnano più nulla?»
Per un attimo rimango interdetto dalla sua non richiesta lezione di grammatica, ma la curiosità di sapere chi ci sia di là in attesa vince su tutto, perciò chiedo: «Chi è?»
«Un uomo che dice di avere delle cose da dirti»
«Cose? Non ti ha detto altro?»
Scuote la testa con veemenza. «No, dice che può parlarne solo con te».
E d’un tratto forse so di chi stia parlando. «Ha per caso una stazza, per così dire, fuori dal comune?»
«Stazza? Quell’uomo è un elefante».
Sorrido. «Bene, fa pure entrare il nostro contatto della banca!»
«Contatto della banca», esclama con fare sognante. «Mi sa troppo di spionaggio!»
«Violetta non perderti di nuovo con i tuoi vaneggiamenti su 007 e fa entrare Fulvio Tancredi».
Annuisce e poi esce di corsa dal mio ufficio, per fare ciò che le ho chiesto e pochi istanti dopo rientra accompagnata dal migliore amico di mio padre che, non appena mi scorge dietro alla sua scrivania, sorride tristemente.
«Ed eccoti qua, al posto che era di tuo padre e che tu mantieni egregiamente!» esordisce Fulvio.
«Spero tu abbia ragione», gli rispondo, mi alzo in piedi per raggiungerlo e stringere la mano che mi sta tendendo. «È davvero un piacere rivederti!»
«Piacere mio, Andreas, anche se vorrei avere buone notizie per te»
«Ne hai solo di cattive?»
«Purtroppo sì» asserisce con la sua voce baritonale e accomodandosi su una delle poltrone presenti nel mio ufficio. «Ho novità sui due conti…» poi fa per continuare, ma si blocca quando la porta della mia stanza di apre di nuovo.
«Scusatemi», esordisce Violetta, rientrando con un vassoio con alcuni dolcetti e dirigendosi alla macchinetta del caffè. «Ho pensato che ci volesse qualcosa di dolce per digerire ciò che verremo a scoprire».
Annuisco. «Hai fatto bene, ora però chiudi la porta…» e le faccio l’occhietto che so la fa sempre sorridere, cosa che infatti fa subito.
Tancredi, che aspettava fossimo solo noi tre nella stanza, torna a parlare. «Bene, devo ammettere che la tua idea di fare i due conti mi ha dato parecchio filo da torcere, ma alla fine sono riuscito a crearli. Come mi hai detto, ho lasciato un po’ di capitale sul primo, quello che usavate in precedenza e ho versato i nuovi liquidi sul nuovo»
«Perfetto, ma sento che c’è un grosso ma in arrivo…» e mentre dico ciò, sotto al mio naso compare una tazzina di caffè. «Grazie Violetta»
«Prego capo… Signor Tancredi, quanto zucchero?»
«Niente, grazie» beve il liquido amaro e poi annuisce. «Hai ragione, un ma c’è e è bello grosso proprio come hai detto! Chiunque stia rubando, cosa che ha fatto anche stavolta, si sta facendo aiutare da qualcuno bravo coi computer, perché ciò che fa non risulta per niente»
«Cazzo, questa non ci voleva!»
«Infatti, ogni sua traccia scompare e l’unico modo per risalire a chi sia, sarebbe»
«Servirsi di un hacker altrettanto bravo!» finisce Violetta per lui. «Troppo 007, non trovate? Sto immaginando solo io Daniel Craig entrare in banca e hackerare il computer centrale?»
Io e Fulvio ci guardiamo per un attimo, prima di dire all’unisono: «Sì, solo tu!» cosa che ci fa ridere tutti e tre.
«Comunque», esclamo quando torniamo seri. «Violetta ha ragione: ci serve qualcuno che tracci il denaro, altrimenti non ne usciremo mai e questo ladro continuerà a derubarmi impunito».
Fulvio annuisce. «Sì, sono d’accordo e credo dovrai anche muoverti, perché stavolta ha rubato di più, credo ci stia prendendo gusto!»
«No, non è quello», lo corregge Violetta, attirando su di sé l’attenzione: «Quando qualcuno è convinto che non verrà mai preso perché troppo furbo, inizia a pensare di essere invincibile. Lui o lei sta rubando di più, perché ha confidenza con l’affare e crede che tu non ne sappia nulla»
«Sembra la vecchia storia della volpe e dell’uva: avete presente?» domando loro e poi senza aspettare la loro replica aggiungo: «Finché la volpe non inganna la gru non arriva all’uva, ma poi quando ci riesce mangia fino a scoppiare…»
«E scoppierà!» sbotta Violetta. «Dobbiamo solo trovare qualcuno bravo coi computer che ci aiuti con la faccenda!»
«Come se fosse facile…» ribatte Fulvio, contrito. «Non è che gli hacker si trovino sulle pagine gialle!»
Ed è questo il mio momento di sorridere. «Su quelle no, ma se non sbaglio l’ex guardia del corpo del mio migliore amico era nell’esercito: conoscerà sicuramente qualcuno, no?»
«Può darsi! Io rimango disponibile, ma ora devo andare, la mia pausa pranzo è finita da un pezzo!»
Fulvio si alza e se ne va accompagnato da Violetta, dandomi così tempo di effettuare l’ennesima chiamata del giorno.