Capitolo 21
Manuela
Non posso credere a cosa sia successo ieri, poco prima dell’ora di pranzo.
Non l’avevo mai fatto prima e ora non riesco a smettere di pensarci. A lui, alle sue parole, ai miei gemiti.
Alla mia colpa.
Ecco qual è il mio problema: sento un peso gravare sul mio petto, perché ho tradito il padre di mio figlio.
Io so che lui non sa nemmeno che sto per avere un bambino, e che teoricamente non è stato un vero tradimento, ma la mia mente continua a rimuginare su quello che è accaduto e se da una parte penso che me lo sarei potuta risparmiare, dall’altra credo che era solo questione di tempo prima che accadesse.
Andreas, in breve tempo, è passato dall’essere un tipo odioso amico di Gaele a un ragazzo simpatico e sensuale con cui adoro parlare.
E fare anche altro…
Ora cambierà tutto, l’ha detto anche lui.
Esco dal bozzolo in cui mi ero avvolta durante la notte, mi alzo in piedi e gioisco quando il mondo resta fermo.
Non ho più la nausea, forse derivava dallo stress? O forse mi lascerà in pace ancora un po’ di giorni e poi tornerà come prima?
Nessuno può dirlo, so solo che il mio stomaco brontola e la voglia di crostatine al cioccolato è così prepotente in me, che mi ritrovo in un battibaleno in cucina.
Sto per aprire la credenza, quando sento il telefono iniziare a squillare nell’altra camera.
Apro lo sportello, afferro la scatola con i dolcetti e torno dov’ero, perché Alessia ha detto che posso lavorare al romanzo ma solo se non mi alzo dal letto, perciò, siccome sono in un punto cruciale, le do ascolto.
Tornando verso il letto, passo accanto al mobile con il grande specchio e notando il rigonfiamento sulla mia pancia, mi fermo e tiro su la maglia del pigiama.
«Oddio, fagiolino, adesso cominci a vederti, eh?» dico a voce alta, proprio mentre il telefono squilla di nuovo.
Abbasso la stoffa a coprirmi di nuovo e salto sul letto per rispondere. «Pronto?» e poi inizio a mangiare la crostatina.
«Ehi, buongiorno…» esclama Andreas, con voce divertita. «Stai mangiando?»
«Sto facendo colazione: mi sono appena svegliata in realtà! Come mai mi chiami a quest’ora?»
«Sto andando al lavoro e avevo voglia di sentirti…» dice semplicemente e io sorrido. «Tu oggi cosa farai?»
Prendo un altro morso e mentre assaporo la cioccolata, rispondo: «Lavorerò al romanzo, da qui, dal mio letto…»
«Letto fortunato».
Ridacchio. «Perché mi vede dormire?»
«No, perché può accarezzarti mentre lo fai…» ribatte con voce maliziosa, poi lo sento imprecare contro un altro automobilista. «Scusa, Manu, ma qui la gente sembra non ricordare come si guida oggi!»
«Solo oggi?» rispondo mentre accendo il computer. «È per quello che non guido…»
«In città?»
«Sì, direi di sì. Ce l’ho, l’ho presa quando ero adolescente, ma la uso di rado, anzi probabilmente ho dimenticato come si guida».
«Allora quando sarà guiderò io», butta là lui con disinvoltura. «Perché verrò a trovarti Manuela!»
«Vedremo»
«Vedremo?» ripete lui con tono incredulo. «Per me è praticamente una certezza…»
«Potrei non aprirti la porta o scappare, sai?»
«Non sono uno che si arrende e se ciò che abbiamo fatto l’altro giorno è solo un assaggio, credo di volere il pasto completo!»
E mentre un intenso calore sembra avvolgermi di nuovo a causa delle sue parole, Andreas mi saluta e attacca il telefono, dicendomi che mi scriverà dopo, lasciandomi qui, col mio computer acceso e con un romanzo da scrivere.