Andreas
Non appena chiudo la chiamata con Flavio, il simpaticissimo amico di Manuela, sto per riprendere l’eccitante manoscritto di “Come ti vorrei” quando il cellulare squilla ancora.
Di nuovo un numero sconosciuto.
«Pronto?»
«Il signor Pitti?» esclama una voce di donna.
«Sì, sono io: con chi parlo?»
«Mi chiamo Erika Ghirelli e secondo un mio amico lei ha un lavoro per me».
È l’hacker che mi ha procurato Lorenzo, l’ex guardia del corpo di Gaele. «Sì, in effetti. Sono felice che abbia accettato…»
«Mi creda, avrei accettato anche di localizzare il cane della sua migliore amica delle medie».
Ridacchio. «Sembra una cosa piuttosto disperata da fare»
«Molto, ma ho una bambina di due anni che ha iniziato a camminare e a chiacchierare. La amo tantissimo, ma sembra avere le pile Duracell e molto spesso prendo lavori freelance per staccare. Stessa cosa fa mio marito…»
«Be’, sono contento di darle questa possibilità di svago!» esclamo sincero. «Spero solo che riuscirà a aiutarmi, perché sono nella merda, signora Ghirelli!»
«Troverò ogni cosa, ma ho da farle due richieste prima…»
«Qualsiasi cosa» rispondo sincero, perché sono disperato. «Ogni cosa, io…»
La donna ridacchia. «Prima che senta delle esagerazioni, le mie richieste sono semplici: mi dia del tu e mi dia un ufficio mio!»
«Vieni qui a Firenze?» domando passando automaticamente al tu. «Faccio preparare un ufficio, ma non dovrai dire chi sei…»
«Sarò sotto copertura?»
«Sì, temo ci sia una talpa, quindi non voglio che scappi vedendoti…»
«Credo che questa cosa mi piacerà un sacco…» dichiara e subito dopo sento un fischio. «Parto immediatamente!»
«Bene, ti aspettiamo. Dirò che sei una nuova consulente del marketing…»
«Marketing…» ripete come per memorizzare, poi aggiunge: «Perfetto! A domani, Andreas!»
«A domani», e quando non sento più la sua voce, spengo il telefono e lo giro sul tavolo.
Finalmente le cose hanno preso la giusta piega e non vedo l’ora di appianarla del tutto, perché se questo ladro continuasse a derubarci, io dovrei chiudere uno degli hotel meno fruttosi per rientrare nei costi e non voglio per più motivi: il primo è che mio padre ci ha buttato anima e sangue per creare questo impero, il secondo è che adoro ogni ragazzo che lavora per me e terzo nessuno viene lasciato indietro. Siamo una cazzo di famiglia e non voglio mandare a casa uno dei miei dipendenti.
Un leggero bussare interrompe il mio soliloquio mentale. «Avanti».
Violetta entra nel mio ufficio guardandosi attorno con circospezione. «Ehm, non credi di aver preso troppo alla lettera la faccenda della spia?»
Lei sorride. «No, oggi, più degli altri giorni, è necessario…»
«E perché mai?»
«Perché alle 17 avrai un appuntamento dell’ultimo momento…» poi dopo una pausa a effetto, che mi serve per osservare il suo sobrissimo vestito coi girasoli, aggiunge: «Afferti verrà qui, dice che ha notato uno strano giro di soldi!»
Sorrido. «Ah davvero!»
«Avrà notato la mancanza di contante nel conto primario?»
«Lo scopriremo…»
«Ha detto sì?» domanda riferendosi all’hacker. «Avremo un cervellone?»
«Cervellona e sì! Verrà domani e si fingerà qualcun altro per non destare sospetti. Ci aiuterà e scopriremo chi è questo bastardo», poi chiudo gli occhi. «Devo imparare a non dire più parolacce!»
Violetta sorride. «Perché?»
«Perché? Non sono affari tuoi», provo a dirle, ma quando mi lancia un’occhiataccia, mi affretto a correggere le mie parole. «Scusa, è che una mia amica sta per avere un bambino e sai come sono, no? Ripetono tutto e Fagiolino non deve diventare sboccato come il sottoscritto»
«Fagiolino?» domanda lei sorridendo da orecchio all’altro.
«Sì, non sa ancora se è maschio o femmina e siccome nella prima ecografia sembrava un fagiolino, lei lo chiama così e quindi anche io…»
«Che cosa tenera», risponde continuando ad avere quella strana espressione euforica che non le ho mai visto in viso.
«Sì, lo è. Anche se nell’ultima ecografia è più grande…» poi afferro il telefono e apro WhatsApp. «Guarda tu stessa!»
Violetta mi ruba il cellulare dalle mani e poi fissa l’immagine che ho messo a tutto schermo.
Non parla per almeno dieci secondi, cosa che per lei è quasi un record, e poi quasi non credo ai miei occhi, perché la mia stoica segretaria inizia a piangere. «Oddio, ma è piccolo e perfetto!»
Sorrido. «Vero? Quando me l’ha mandata non riuscivo a credere che fosse la prima fotografia di un essere umano…»
«Ti sei innamorato, vero?» mi domanda e io scuoto la testa incredulo per la sua deduzione.
«Non l’ho mai vista, sai?»
«La ragazza?»
Annuisco. «Ci parliamo solo. Prima erano mail, poi messaggi e ora telefonate, ma…»
«Ma?» domanda curiosa, vedendomi per la prima volta così preso da una donna.
«Ma è diversa, ok? Manuela è così divertente, spiritosa e la sua voce è così bella!»
«In una frase: ti piace».
Abbasso lo sguardo e mi accarezzo il retro della testa, facendo tirare la stoffa della camicia botton down nera che indosso oggi. «Direi di sì, cavolo. E vorrei così tanto vedere il suo viso…»
«E perché non lo fai? Siamo nell’era del digitale, Andreas: basta un nome e un cognome. Fai una ricerca e apparirà subito una sua foto…»
«Nemmeno lei sa come sono…»
«Questo è interessante!»
«Lo so, Manu dice che non vuole rovinare il pathos, ma io credo che abbia paura! Credo che non voglia deludermi, anche se…»
«Non potrebbe mai farlo, perché a te piace già e anche se assomigliasse a Heidi continuerebbe sempre a attrarti!» conclude per me e gongola quando annuisco.
«Oggi ho parlato con uno dei suoi più cari amici e gli ho detto la stessa cosa… Spero che Flavio le faccia capire che ci sono sia per lei che per Fagiolino!» e mentre un sorriso enorme si apre sulla faccia di Violetta, nello stesso momento prendo consapevolezza di quello che ho appena detto.
Mi piace Manuela, ma mi sto affezionando anche a Fagiolino.
So che non ho mai visto lei e che il bambino è di un altro, ma non posso fare a meno di pensare a loro due.
Oramai mi sveglio la mattina e penso a lei. Mi chiedo se abbia dormito, se lei abbia avuto nausee o se abbia già fatto colazione e soprattutto se Fagiolino stia bene.
Penso a Manuela, costantemente.
E credo che per lei sia lo stesso.
«Lo capirà. Sarebbe una sciocca a non farlo… Tempo fa, non l’avrei detto, perché eri tutto preso dal tuo nuovo ruolo e dalle mille donne che ti seguivano ovunque andassi, ma qualcosa è cambiato in te da un po’ e ora che sei cresciuto, penso che sei un bravo ragazzo, oltre che un buon partito!»
«Grazie Violetta», esclamo sorpreso dalle sue parole. «In pratica ero uno stronzo, ma poi sono migliorato?»
«Sì, di punto in bianco, dopo quel viaggio che hai fatto, ricordi?»
E sono costretto ad annuire di nuovo, perché so benissimo a cosa si riferisce. «Un giorno ti dirò cos’è successo…»
«Va bene, capo! Ora torno di là, perché senza la mia guida gli altri potevano perdersi…» esce dalla mia stanza, lasciandomi a rimuginare su un passato non troppo lontano e un futuro che spero di avverare presto.