Manuela
«Ehi, bellissima…» Andreas risponde al primo squillo. «Come state oggi tu e Fagiolino?»
Sorrido. «Vediamo: sono di quasi sedici settimane, il che vuol dire che sono di quasi quattro mesi!»
«Ok?!»
«Fagiolino oramai è ben più grande di un fagiolo e nell’ecografia dopo la prossima spero di scoprire se è maschio o femmina, sempre che si decida a mostrarsi! Nel frattempo, però, mi sta regalando un adorabile reflusso gastrico, che mi fa emettere suoni che una ragazza non dovrebbe mai fare… Mi sento come uno scaricatore di porto, ne ho anche l’aspetto, ora che ci penso: pancione da birra e piedi gonfi! Mi sono trasformata in Poldo».
Andreas ridacchia. «Sono sicuro che sei bellissima comunque e poi, in certe culture, emettere rutti…»
«Oddio, che brutta parola, ti prego non dire così!»
«Gas? Aria dalla bocca? Meglio?»
«Non proprio ma ok: continua…»
«Dicevo che in certe culture è un complimento e se accadrà durante i nostri futuri pranzi insieme, giuro su Dio, che ne farò uno anche io, più forte e rumoroso del tuo!»
Emetto un singhiozzo. «Non lo so, sai? Dubito che vorrai starmi vicino quando sarò posseduta da Gino il Camionista…»
Andreas sospira pesantemente, poi afferma con voce sicura: «Io penso il contrario. Sai perché?»
«No…»
«Farò tante cose discutibili, Manuela. Tante ti faranno arrabbiare, altre sospirare e altre ancora ti faranno desiderare di non aver mai risposto a quella mail. Ma di una cosa non dovrai mai dubitare: io ci sarò, sempre. Camionista o meno. Ci sarò per te e per Fagiolino, e cazzo, non so come riuscire a fartelo capire… Te l’ho detto in ogni modo, ma continuerò a dirtelo, se servirà a farti capire che per me sei importante!»
«Davvero?» domando quasi incredula.
«Dio, è in questi momenti che vorrei averti qui o vorrei essere lì, per toglierti dalla bocca quell’insicurezza infilandoci la mia lingua», e poi ringhia, proprio come farebbe un cavernicolo o come ha appena fatto Gabriele nel romanzo che sto scrivendo.
«Non è insicurezza, è solo che…» e non so se posso dirgli che vorrei pensare solo a lui e a quello che mi sta facendo provare, ma che c’è qualcun altro a tenermi compagnia nei miei pensieri. Eh sì, perché per quanto io voglia dimenticare Azzurro, ho qualcosa che cresce dentro di me a ricordarmelo costantemente. Fagiolino sarà sempre legato al suo ricordo e nel mio cuore c’è una segreta speranza, quella di rivederlo prima o poi. Ma non posso dirlo a lui, non adesso, non dopo quello che mi ha detto, perciò scuoto la testa, proprio mentre lui mi chiede: «Cosa?»
«No, scusa è una sciocchezza»
«Niente lo è se ti fa dubitare di me, Manuela, perciò parla, ti prego. Spiegami».
Chiudo per un attimo gli occhi, anche se non può vedermi e poi sgancio la bomba: «Io penso a lui, ok?»
Andreas rimane per un attimo in silenzio, poi con voce estremamente calma, afferma: «Lui chi?»
«Il padre di mio figlio», lo ascolto respirare lentamente, forse un po’ troppo, poi sento l’inconfondibile suono di un pugno che si abbatte su una superficie e la sua successiva imprecazione.
«Pensi ad uno di cui non sai un cazzo? Uno che probabilmente non ti pensa più? Stai rincorrendo un fantasma, una fottuta fantasia, quando io sono una certezza? Cosa stiamo facendo noi, secondo te?» poi dopo le domande a raffica, aggiunge quasi sconsolato: «Cazzo, io sono un rimpiazzo, vero? Ecco perché non vuoi vedermi, perché se non lo fai, puoi pensare che io sia lui… Sono un imbecille!»
«Andreas io».
Lui rise amaramente. «Lascia stare. Dimenticati di me, dimentica ogni cosa. Fai finta di non avermi mai incontrato, ok? Continua a pensare a quello stronzo che ti ha messo incinta!»
«Non è uno stronzo!» urlo contro di lui che in effetti non se lo meriterebbe. «Lui era…» potrei finire, ma il segnale dall’altra parte è diventato intermittente. «Ha attaccato», dico ad alta voce, mentre sento gli occhi inumidirsi e le orecchie scaldarsi.
Un attimo dopo sto piangendo per la strana situazione in cui sono finita: due uomini bellissimi che si contendono la mia attenzione.
Uno lontano, perso chissà dove e uno vicino, che però adesso è incazzato nero con me.
Qual è il mio problema?
Perché la mia vita, oramai, sembra una fottuta sitcom?
Mi siedo sul divano e faccio partire una video chiamata con Alessia, mentre le lacrime continuano a scendere indisturbate.
La mia migliore amica risponde dopo un paio di squilli e i suoi capelli mi dicono che forse non ho proprio scelto il momento giusto per chiamarla.
«Ehi», esclamo non appena la connessione è stabile. «Se vuoi richiamo fra un po’!»
«Perché?»
«Be’, forse eri impegnata con Gaele…»
Alessia sorride. «In un certo senso, ma non in quello che pensi tu…»
«Ah, no?»
«No, non stavamo facendo sesso. Lo stavo rincorrendo perché quel cretino ha nascosto la Nutella!»
«Oddio, perché?»
Alessia mette il broncio, mentre il suo fidanzato prende posto accanto a lei, davanti allo schermo e risponde per lei: «Perché ha messo su troppo peso e l’unico modo per toglierle i dolci è stato nasconderli tutti!»
«Sei uno stronzo!» esclama arrabbiata la mia amica. «Tutti i dolci? Non solo la Nutella? Non ho controllato la dispensa».
Alessia si alza per andare a guardare coi suoi occhi l’assenza dei suoi adorati dolcetti, lasciando Gaele con me.
«Hai pianto», asserisce, poi mi chiede lui preoccupato. «Perché?»
«Non è niente…»
«Manu», dice lui calmo, richiamando Alessia accanto a lui. «Dicci che cosa succede, ti prego. Stai male?»
Tiro su col naso. «In un certo senso, ma davvero non è niente di che…» è solo il mio cuore che è in frantumi…
«Tesoro», stavolta è Alessia a parlare e quando alzo gli occhi li trovo lì a fissarmi. «Non possiamo farti tornare a sorridere se non ci dici cos’è successo!»
«Vuoi che chiami Andreas?» propone Gaele, inconsapevole che è per lui che sto in queste condizioni. «Lui potrebbe…»
Alessia, però, forse perché mi conosce da una vita e sa notare tutte le sfumature delle mie espressioni, lo zittisce: «Che ti ha fatto Andreas, Manu?»
«Lui non mi ha fatto nulla, sono stata io a ferirlo. Abbiamo parlato come ogni giorno e poi ho detto una cosa che ha fatto riflettere tutti e due…»
«Che cosa?»
«Sono una stronza, ok?»
«No, non lo sei», contesta Gaele. «Sei una brava persona che…»
«Che passa del tempo con lui e pensa ad un altro!» lo interrompo io, e mentre mi fissano sconcertati e in silenzio, continuo a parlare. «Non me ne ero resa conto, sapete? Non finché non l’ha detto lui. Non avevo capito che non volevo vederlo, solo perché così potevo illudermi fosse Azzurro…»
«Oh piccola» mi compiange Alessia, mentre Gaele continua a stare in silenzio. «Non è così, Manu!»
«Oh, invece sì… Perché altrimenti non vorrei incontrarlo, eh? Perché? Sono una stronza, eccolo il motivo e lui ha tutte le ragioni per mandarmi al diavolo! Meglio così, però, così nessuno di noi due userà le proprie energie per un qualcosa di irrealizzabile…»
«Ora io gli telefono e lo cazzio!» sbotta all’improvviso Gaele alzandosi in piedi. «Glielo avevo detto di trattarti bene e di capirti, perché stai vivendo una cosa particolare e perché sei la cosa migliore che potesse capitargli! E lui invece che fa? Alla prima occasione fa il deficiente! Scusatemi un attimo».
Gaele si allontana e rimaniamo sole, di nuovo.
«Ale, non so se è il caso che lui ci parli, perché Andreas ha ragione… Io parlo con lui, mi piace davvero, ma nella mia mente c’è Azzurro. Sempre. So che dovrei smettere di pensarci, lo so! L’ho visto una notte, ma lui mi sta regalando la famiglia che ho sempre voluto… Fagiolino me lo ricorderà ogni giorno della mia vita. Dio, immagina se avesse i suoi occhi o la sua bocca!»
Alessia mi sorride mesta, prima di esclamare: «Devi pensare ad un’altra cosa, però, Manu… Azzurro è un ragazzo che, forse, non vedrai mai più, mentre Andreas sì. Lui è il migliore amico di Gaele e lo incontrerai spesso. La prima occasione? Il mio matrimonio. Ci hai pensato?»
«Sì, ma non abbastanza, forse…»
«Lo immaginavo. E poi, ti ho vista parlare di lui, Manu. T’illumini come una lampadina in una stanza buia. Ti piace, anche se non l’hai mai visto. Non può essere solo una compensazione…»
«O magari lo era e io non lo sapevo. Fatto sta che mi ha detto di dimenticarlo e quando l’ha fatto mi sono sentita morire. È stato come perdere di nuovo tutto ed è strano, perché io non ho mai avuto nulla!»
«Non dire così!»
«E come dovrei dire? Hai presente la mia vita? Mia madre, quello stronzo con cui stava o sta ancora, non lo so… Non avevo nulla, poi ho iniziato a scrivere per scherzo e ho capito che i miei sogni ad occhi aperti e il mio dannato senso dell’umorismo servivano a qualcosa…»
«Ti sminuisci, Manu. Sei bravissima, non hai iniziato per scherzo! Sei una delle autrici più vendute in Italia e Vittoria non avrebbe scelto di essere la tua agente se non fossi stata la migliore, no?»
«Sarà, ma ciò non cambia com’era la mia vita prima…»
«Manu», prova a fermarmi, ma io oramai sono un fiume in piena.
«Finite le superiori andavo con tutti i ragazzi che mi capitavano a tiro, per riprendermi un po’ della libertà che mi era stata portata via. Non ti ringrazierò mai abbastanza per essermi stata vicina in quel periodo, Ale…»
La mia amica mi sorride dolcemente e poi inclina la testa, prima di dirmi: «Ti voglio bene, le amiche servono a questo, no? Stare vicino a qualcuno quando sta bene è facile, è nei momenti di infelicità e dolore che si vede l’amicizia…»
«Un giorno poi mi sono resa conto di quello che stavo diventando e mi sono come svegliata dal torpore. Era tutto perfetto, poi ho fatto quella dannata convention e tutto è cambiato di nuovo! Che problema ho? Se non fossi andata con Azzurro, ora avrei un ragazzo perfetto che».
Ma proprio mentre sto per dire qualcosa di cui non sono propriamente certa, io e Alessia sentiamo Gaele urlare al telefono.
«Sai che c’è, Andre’, vaffanculo! Non credevo che l’avrei mai detto, ma puoi andare a farti fottere! Manuela si è salvata e forse anche io».
Alessia mi fissa sbalordita dallo schermo del cellulare e io non posso fare a meno di sentirmi in colpa.
«Scusate, ho rovinato tutto. Rovino ogni cosa che tocco», poi chiudo la chiamata, incazzata con me stessa, perché per la mia stupidità ho distrutto l’amicizia fra Gaele e Andreas.
Calde lacrime iniziano a scivolare lungo le mie guance, mentre rifletto su questa strana giornata iniziata con il buongiorno di Andreas e finita con il suo addio.