Capitolo 25
Manuela
«Tu dici?» esclamo sorpresa dalla proposta che mi sta facendo Vittoria in videochiamata. «Sei sicura?»
Lei mi sorride, mentre l’immagine vibra per il segnale scarso della sua connessione. «Io dico che per la pubblicazione di “Come ti vorrei”, come per tutte le altre, dovresti fare una presentazione…»
«Ma sono incinta e per la data di uscita sarò ancora più grassa!»
«Grossa, non grassa. Lì dentro c’è mio nipote, ricordatelo!»
E anche se il mio umore, da due settimane a questa parte, non è dei migliori, sorrido, perché se è vero che ho perso sia Azzurro che Andreas, ho ancora la mia famiglia acquisita.
Gaele e Alessia, Vittoria e Flavio, sono sempre nei paraggi.
Magari in videochiamata, come adesso, ma ci sono per me e per il bambino e non potrei essere più felice.
Menti…
Scuoto la testa contro la mia stessa coscienza, perché doveva svegliarsi prima, almeno non sarei in queste condizioni e sempre per colpa dell’amore.
E pensare che io l’amore dovrei capirlo, perché in fondo è di quello che scrivo, ma a quanto pare per me non vale questa cosa.
Scrivo d’amore, ma non ne capisco un cazzo.
«Quindi, di cinque mesi, dovrei fare una sessione di autografi nell’hotel dove non solo c’è stata non solo la convention, ma ho anche concepito il mio bambino?» ricapitolo e lei annuisce.
«Perfetto, no? È come chiudere un cerchio! Sarà bellissimo vedrai!»
«No»
«Come no?»
«No, significa no. Io lì dentro non metto più piede, se proprio vuoi che sia a Firenze, cerca un altro hotel o una libreria! Ma non quell’hotel!»
Vittoria alza le mani e fuoricampo si sente la voce di Flavio che urla: «Te l’avevo detto!»
«Oh, sta zitto tu!»
«Organizzala da un’altra parte e vengo!»
«Vorrai dire andiamo! Ci porta Flavio in macchina…» e poi è proprio lui a comparire dietro sua moglie. «Sì, sorellina, non prenderai i mezzi quel giorno col pancione… Sarò il vostro chaperon!» poi l’idiota s’inchina e io sorrido.
«Va bene, allora? Scelgo un hotel a Firenze? Andata?»
Annuisco. «Sì, perfetto!»
«Bene! Prenoto tutto e inizio a pubblicizzare la cosa! non vedo l’ora!»
«Anche io…» esclamo fingendomi felice, anche se in realtà la cosa non mi va per niente. «Ciao, allora!»
La connessione si interrompe e io torno a scrivere, perché Annachiara, ovvero Ginevra, sta per tradire Gabriele, alias Re Artù, con Giacomo, il mio Lancillotto.
Lui è bello come il sole, ovviamente biondo con occhi azzurri e l’andatura spavalda di chi sa di essere estremamente bello.
Andreas avrebbe amato questo romanzo…
mi ritrovo a pensare, mentre le mie dita corrono sui tasti e la mente, fin troppo occupata da lui, si lascia andare completamente rapita dalla storia.
Passa un bel po’ di tempo, prima che decida di alzarmi dal divano, cosa che faccio soltanto perché sento il bisogno di mangiare qualcosa.
Poso con delicatezza il computer sul tavolinetto basso, poi cammino lentamente fino a quando, passato il salotto, non mi ritrovo in cucina.
Prendo un po’ di pane bianco da uno degli sportelli sopra la cappa del piano cottura, spalanco la porta del frigorifero e afferro l’incarto con il prosciutto cotto.
Sto per mettere tutto insieme e farmi un bel panino, quando sento la porta d’entrata scattare e pochi istanti dopo mi ritrovo Melissa davanti, accompagnata da quello che credo essere il ragazzo della reception dell’hotel di Siena.
«Ciao!» esclama a gran voce, quando io inclino la testa incredula. «Manu, ti ricordi di Enrico?»
«Sì, certo»
«Scusa l’invasione, a proposito, ma Melissa ci teneva a passare qui!»
«Non preoccupatevi, anzi, avete mangiato? Volete un panino anche voi?»
Melissa scuote la testa. «No, abbiamo appena mangiato: siamo qui per dirti una cosa…»
«Ah sì? Non sono sicura di volerti sentire, sei sparita per un bel po’ signorina!» la redarguisco fingendomi arrabbiata, quando in realtà so benissimo che è stata con lui per tutto questo tempo grazie a quella pettegola di Alessia.
«Lo so, scusa, ma dovevo capire se quello che avevo sentito a Siena era vero oppure no!» poi guarda per un attimo il ragazzo e quando torna da me il suo sorriso mi dice già cos’ha scoperto. «E, be’, Manu, guarda qui!»
Melissa, sorridente più che mai, mi mostra l’anulare sinistro sul quale fa bella mostra di sé un anello con un diamante davvero grosso. «Ci sposiamo!»
Enrico si passa una mano sul collo in imbarazzo, mentre Melissa mi salta al collo, saltellando.
«Sono felice per voi ragazzi! Davvero!» esclamo sincera, sorridendo loro. «Sono stata la vostra madrina in un certo senso, no?»
«Ed è per questo che siamo qui!» dichiara con enfasi Melissa, stringendomi le mani. «Io vorrei che tu fossi la mia testimone di nozze! Il destino con me e Enrico non c’entra nulla, noi ci siamo innamorati perché io ti ho accompagnata in quel viaggio in macchina! Se non l’avessi fatto non l’avrei mai conosciuto e ora non sarei così felice…»
«E io non avrei la donna della mia vita, perciò grazie!»
«Ne sarei onorata, ma per quando vi sposerete, probabilmente, avrò una pancia enorme!»
Melissa scoppia a ridere. «Ma no, tranquilla, la data è molto lontana!»
«Davvero?»
«Sì, Manu! Enrico aveva paura di perdermi, perciò me l’ha chiesto… Il matrimonio lo celebreremo la prossima primavera!»
«Così Fagiolino sarà già fra le mie braccia…»
«Sì! Perfetto, non trovi?!»
«E abbiamo pensato anche a chi lo terrà mentre tu sarai con noi!» asserisce Enrico sorridendo. «Ho una sorella, si chiama Lisa, fa l’attrice, ma quel giorno sarà a tua disposizione!»
«Io non so che dire…» ribatto con un sorriso che non riesco a smettere di avere sul viso.
«Io sì, dimmi di sì! Dai Manu, sii la mia testimone!»
«Ti prego, Manuela» aggiunge Enrico, prendendomi la mano fra le sue. «Rendila felice!»
Mi guardano ed entrambi hanno gli occhi a cuoricino, così annuisco e Melissa urla dalla felicità quando lo faccio.
«Evvai!» urla la mia amica e poi aggiunge: «Sei la migliore e sai che ti dico? Il vestito lo scegli tu, così potrai davvero metterlo di nuovo!»
Scoppio a ridere, perché so che sta facendo riferimento ad un film che abbiamo visto qui una delle sere in cui si è fermata qui a dormire, in cui c’era una ragazza che faceva la damigella d’onore almeno una trentina di volte prima di incontrare l’amore e che conservava tutti i vestiti scelti dalle spose.
«Grazie, Mel! Vi direi che è ora di brindare, ma qui c’è solo succo di frutta ai mirtilli…»
«È perfetto!»
«Sicura?»
Lei annuisce e poi mi accarezza la pancia. «Se va bene a Fagiolino, va bene anche per noi!»
E la sua delicatezza, unita all’amore che vedo negli occhi di Enrico, mi fanno scoppiare a piangere, perché mi rendo conto, improvvisamente che anche io avevo quello che hanno loro.
Non l’avrò mai visto negli occhi, ma Andreas mi parlava con il cuore in mano e io l’ho rifiutato perché sono una cretina, non c’è altra spiegazione. E ora lui mi odia, ma non credo quanto io odi me stessa in questo momento.
Sono una persona orribile e forse merito di essere stata abbandonata da Andreas e da chiunque altro prima di lui, spero solo che il mio passato non rovini il mio piccolino, perché non reggerei la delusione nei suoi occhi.
Non ce la farei.
Morirei se lui mi odiasse.
Melissa e Enrico rimangono s’immobilizzano, poi è lei ad avvicinarsi a me per abbracciarmi. «Scusaci, Manu, noi…»
«Non scusarti, non hai fatto nulla! È colpa mia, è tutta colpa mia».
Calde lacrime scendono dai miei occhi, mentre loro due, che un attimo fa erano sulla giostra della felicità, osservano da vicino cosa succede ad un cuore quando capisce di aver perso l’ultima occasione per essere felice: si spezza.
E li sento tutti i pezzetti, uno a uno.
Crollano nel mio petto e mi lasciano boccheggiante.
Il respiro mi si mozza, le orecchie si scaldano come non mai e prima che me ne renda conto precipito nell’attacco di panico più forte che io abbia mai avuto negli ultimi dieci anni.