Andreas
Prendo posto in fondo alla sala, dove so che lei non può vedermi, ma da dove io posso osservarla rapito.
E Dio, la mia Bianca, la mia Manu, è ancora più bella di come la ricordavo.
Capelli corvini che ora porta raccolti in una coda alta, bocca carnosa e rosa su un viso dall’incarnato pallido, occhi che sprizzano gioia mentre legge il suo romanzo, quello che parla di me, di lei e di nostra figlia.
Fagiolina.
Sono appostato dietro una colonna di libri che resiste in precario equilibrio, quando Gaele mi scorge dall’altro lato della sala e mi mostra il telefono.
Prendo il mio, perché ci siamo messi d’accordo così, e inizio a scambiare con lui dei messaggi.
Oh, pensi che reggerà
l’emozione? Non vorrei
farla sentir male!
Ma che dici? Mica è
fatta di pasta frolla!
Credimi, più che altro
rifletti su
cosa le dirai!
Ha ragione.
L’effetto sorpresa durerà un attimo, perché poi quando le dirò che sono Andreas, probabilmente, mi prenderà a pizze.
Giustamente.
Io me le prenderò tutte, ma poi, cazzo, la bacerò per tutti i giorni che vivremo assieme.
Non la lascerò mai più, a costo di legarmela addosso.
«I tritoni non avevano il potere di stregare»
«Oh, ma guarda un po’: oltre a un corpo perfetto, abbiamo anche un cervello, eh?»
Il ragazzo ridacchia. «Adoro i miti e le leggende. Amo leggere e adoro il cinema…»
«Bene»
«Ma adesso, ho un problema…»
«Quale?» gli domando, quando mi rendo conto che nuotando mi ha spinta dove l’acqua è più bassa.
«Credo di volerti, mia bella sirena, ma tu? Tu mi vuoi?»
Manuela sta leggendo il nostro primo incontro, l’ultimo di Mattia e Francesca, prima che lui le riveli di amarla, ma io non sento più la sua voce, io ritorno lì, nella piscina di Firenze a nuotare con lei.
«E poi basta, ragazze! Vi ho svelato anche troppo!»
«Ma non puoi lasciarci così!» urla una ragazzina che avrà sì e no sedici anni. «Mattia e Francesca si mettono assieme? Vivono felici per sempre?»
Manuela la guarda e poi annuisce, iniziando a rispondere alle domande delle persone accorse ad incontrarla.
Una commessa passa accanto a me e io la intercetto. «Scusi?» le domando sottovoce. «Potrei avere una copia di ogni romanzo che ha scritto la Gregario? Vorrei avere le copie autografate, sa!»
La ragazza mi sorride. «Certo, gliele porto subito, ma non sono molte! È nuova dell’ambiente, ha scritto “Prendimi stupido” e “Come ti vorrei”, so che sta scrivendo un fantasy, però!»
«Sì, lo so anche io. Bene, mi porti quei due, allora! La aspetto qui»
«Va bene, può passare comodamente in cassa a pagare dopo il firma-copie!»
«Certo!»
La commessa sparisce e io torno a guardarla.
Le lettrici, ognuna con il nostro libro fra le mani, si sono messe in fila per ricevere il suo autografo e fare una foto con lei.
La mia Manuela è raggiante, ha una parola per tutti e quando le chiedono di Fagiolina risponde sorridente e fa toccare la pancia a chi glielo domanda.
Man mano che passano i minuti la sala inizia a svuotarsi e anche io, facendomi coraggio, prendo il mio posto in fila con i libri che poco fa la commessa mi ha consegnato.
Sono l’ultimo della fila.
Ho scritto a Gaele di mettersi accanto al tavolo e di distrarla quando sarà il mio turno, perché voglio che senta la mia voce.
Dio, avrei dovuto riconoscerla, invece la sua inflessione cristallina era totalmente differente al telefono.
Siamo stati ingannati dal fato, ma ho tutte le intenzioni di prendermi una bella rivincita, perché loro due mi appartengono.
Manuela e Fagiolina sono la mia famiglia.
E le voglio accanto.
La ragazza prima di me fa autografare le copie e quando si volta per andarsene, Gaele chiama Manuela, che si volta prima di vedermi.
«Manu, che figata! Grazie per averci invitato!» le dice sorridente e lei annuisce.
«Te l’avevo detto che ti sarebbe piaciuto…»
«Ciao, vorrei anche io un autografo se possibile!» esclamo interrompendola.
«Ecco, mi scusi», afferra i libri senza guardarmi e domanda: «A chi lo dedico?»
«Azzurro».
Manuela alza gli occhi e rimane per un attimo con la penna in aria, prima di alzarsi a fatica e girare attorno al tavolo. «Sei tu», si porta la mano alle labbra e sospira. «Santo cielo, come mi hai trovata?»
Faccio per parlare, ma lei mi zittisce. «Avrei pagato oro mesi fa, cazzo, per trovarti, sai? Oro!»
«Bianca…»
«Mi chiamo Manuela e…» si indica la pancia prominente e aggiunge: «So che è uno shock, ma lei è tua!»
«Manuela»
«Oddio, sta zitto, ok? È già difficile così! Tu sei venuto fin qui e io ora devo dirti una cosa
che non avrei mai pensato ti avrei detto se ti avessi rivisto!»
«Cosa?» le dico, stando al gioco. «Puoi dirmi tutto…»
«Anche che amo un altro?»
«Questo magari no…»
«Eh, ma purtroppo è così! E non credevo sarebbe successo e ci ho provato a non farlo accadere, con tutte le mie forze, ma non ci sono riuscita! È stato come uno tsunami: come cazzo la fermi un’onda anomala? Non lo fai! Ti travolge in pieno e ti lasci andare, ecco come reagisci! E io mi sono innamorata di Andreas, il migliore amico di Gaele, che poi sarebbe lui…» e indica il mio migliore amico che mi sorride, dato che lei non può vederlo. «Che sarà il padrino di Azzurra, insieme a sua moglie Alessia, la donna molto incinta seduta lì!»
«Azzurra?»
«Sì, mi sembrava adatto, non trovi?»
«Mi piace molto, sì» ribatto, ma avrei potuto anche non farlo, dato che lei gesticolando sta continuando a parlare.
«Non l’ho mai visto, sai? Oddio, chissà poi perché ti sto dicendo questo, eh?» ride da sola, è nervosissima. «Ma devi capire che se vorrai rimanere nella vita di Azzurra potrai farlo, non te lo vieterò e non lo farà nemmeno Andreas, perché è un bravo ragazzo… Che poi, parlo come se lui mi volesse ancora! Dio, lui pensa che io ami te!»
«In effetti, dovresti, no? Sono il padre di tua figlia…»
Butta la testa all’indietro, sconvolta. «Sì, dovrei, ma il mio cuore la pensa in un altro modo…»
«Sai che ti dico? Perché non lo chiami? Ci parlo io, gli dico che mi hai rifiutato perché lo ami!»
Manuela mi regala un sorriso enorme. «Lo faresti? Davvero?»
«Certo, sono un romantico: guarda che ho fatto per trovarti!»
Manuela annuisce. «Non lo sento da un po’ e se non rispondesse?»
Una donna davvero attraente, che dovrebbe essere Vittoria, la sua agente, si avvicina e esclama con calma: «Che hai da perdere? Lui è così gentile», e poi tornando dietro di lei mi fa l’occhietto, segno che Gaele le ha detto chi sono in realtà.
«Va bene, lo faccio, ma se non risponde me la prenderò con tutti voi!» afferra il telefono, proprio mentre Alessia afferma: «Io penso che risponderà!»
Manuela compone il mio numero, attende e quando prende la linea dice: «Squilla!» rimanendo basita quando il mio cellulare comincia a trillare.
Apro la giacca di pelle, lo prendo dalla tasca interna e rispondo, guardandola in viso: «Ciao, Manuela. Mi chiamo Andreas Pitti e credo proprio di essermi innamorato di te!»