Andreas
Siamo in ospedale già da qualche ora e Fagiolina ci sta già mettendo alla prova.
Manuela è distrutta, ma è comunque la cosa più bella che io abbia mai visto, anche se non glielo dirò di nuovo, perché l’ultima volta ha minacciato di tagliarmi il pisello.
Ha detto proprio così: «Se non stai zitto, ti taglio il pisello!» e io ho deciso di assecondarla, perché mi servirà ancora per un bel po’.
Lei non lo sa, ma voglio averne un altro.
Io sono figlio unico e anche lei, e non voglio che nostra figlia si senta sola crescendo.
Voglio regalarle un fratellino, che la difenda da Alessandro De Roberto, il figlio di Gaele, che a quanto ho capito la sposerà all’età di ventotto anni.
Dio, l’hanno pianificato!
Sono due pazze, ma io e Ga’ stiamo al gioco, perché alla fine ci piacerà essere consuoceri.
«Ma vaffanculo! Altro che principe Azzurro, tu sei il demonio, cazzo!» urla Manuela, rendendomi partecipe dell’ennesima contrazione.
«Amore mio…» mi avvicino e lei mi fulmina.
«Amore un cazzo, Andre’!»
L’infermiera rientra mentre lei mi maledice e sghignazza. «Allora signora Pitti…»
«Gregario, dopo questa, chiedo il divorzio!»
«E tanti cari saluti al finché morte non ci separi, eh? Eppure ricordo bene davanti al sindaco di Milano…» la butto là e lei sebbene vorrebbe urlarmi addosso, sorride.
Lo ricorda anche lei.
Due sere dopo averla “ritrovata” le ho chiesto di sposarmi, perché non volevo perderla più di vista e un mese dopo ci siamo scambiate le fedi in comune, posponendo il matrimonio in chiesa a dopo la nascita di Azzurra, che battezzeremo in quello stesso giorno.
Alla faccia del vestito bianco…
«Me lo ricordo, bruttone!» grida e l’infermiera ride: «Be’, signora, bruttone non direi!»
«La ringrazio!»
«Oh, stronza, ma che ci stava provando con te? Fammi finire qua e…» urla quando la
donna è già uscita dalla stanza per fortuna.
«Amore? Sta scherzando!»
«Un corno! Ma tanto tu oramai sei mio, no? Quindi, che si fotta…»
«Manu, ora sei proprio come Gino il Camionista!»
«Chi?» sbotta e poi trema come una foglia per colpa della contrazione.
«Ricordi quel giorno? Mi dicesti che ruttavi come Gino il Camionista!»
«Oddio» poi scoppia a ridere. «Sì, ma…» e poi strabuzza gli occhi.
La Sannibale entra nella stanza e dopo averla controllata, esclama: «Be’, è ora, Manuela! Le contrazioni sono vicine e la dilatazione è ottima! Alla prossima, spingi, ok?»
Cammino fino al letto, mi avvicino a lei e mi posiziono dietro alla sua schiena, come abbiamo fatto al corso pre-parto e con una delle mie mani le accarezzo la schiena. «Ci sono io con te, forza amore!»
Manuela annuisce, afferra la mia mano e dà un piccolo bacio al tatuaggio che raffigura una Biancaneve che le somiglia incredibilmente e poi guardandomi negli occhi sussurra: «Ti amo, Azzurro!»
Sorrido. «Anche io, Bianca».
E pochi istanti dopo Azzurra Pitti viene al mondo urlando come un’ossessa e scalciando in aria, inconsapevole, per adesso, del giro che ha compiuto il fato per farla venire al mondo.
Perché il destino ci ha provato a portarci via la nostra favola, ma noi siamo stati caparbi e l’abbiamo resa la nostra realtà!