Non riusciva a crederci. L’orologio sul muro segnava dieci alle cinque. Ma era vero, anche il suo orologio segnava la stessa ora. Aveva letto per quasi tre ore.
E per tutto quel tempo il ragazzo si era mosso una volta soltanto: un occhio che si spalancava di scatto, e subito si richiudeva. E ora, mentre lo guardava sgomitolarsi e andare verso di lei, avrebbe voluto supplicarlo: “Ti prego, resta, voglio continuare.”
Continuò a leggere: — … dalla soglia vide Sonseray allontanarsi al galoppo, poi corse all’abbaino al terzo piano per riuscire a scorgerlo più a lungo possibile, perché ogni volta che la lasciava…
Il ragazzo finì la frase: — … temeva di non rivederlo mai più. — Tese una mano. La sua bocca era contratta in una smorfia che Edwina non riuscì a decifrare. C’erano lacrime nei suoi occhi. Gli consegnò il libro.