Il cibo è un linguaggio universale.
Da quando veniamo al mondo, non importa a quale sesso, religione o cultura apparteniamo, tutti mangiamo più volte al giorno e durante tutta la nostra vita.
Alimentarsi è un bisogno primario che accomuna l’umanità intera e che ha l’incredibile abilità di riunire le persone. Così, anche quando si viaggia, si cambia città, Stato o continente, tutti possiamo comunque condividere un pasto. Ci si può comprendere anche senza usare le parole.
Nel 2017 a Pangandaran, nell’isola di Giava, durante un’escursione, ci fermammo presso una capanna immersa nella giungla dove due donne con gli occhi sorridenti e i capelli coperti dal velo ci offrirono da mangiare: tè caldo e riso fritto con verdure. Non capivamo la loro lingua né loro la nostra, tuttavia abbiamo condiviso un pasto e ci siamo detti tanto senza pronunciare una parola.
Questo è il potere del cibo.
Qualcosa di simile ci capitò quando conoscemmo Shalea, una ragazza di Los Angeles in vacanza sul lago di Como: trascorremmo l’intero pomeriggio a discorrere dei metodi di cottura della pasta, di quale sia il migliore olio extravergine, e lei ci raccontò di quando le era scesa una lacrima di emozione assaggiando per la prima volta un pomodoro datterino nel nostro Paese. Non ci eravamo mai incontrati prima, ma in quel momento il cibo era il linguaggio universale che ci accomunava. Ne è nata un’amicizia.
Potremmo citare altri innumerevoli aneddoti in cui il cibo ci ha unito a qualcuno, nonostante a prima vista non ce ne fossero i presupposti.
Parlando di linguaggio, Alfred W. Crosby, professore universitario e storico, ha scritto: «Cucinare è ancora più distintivo e caratteristico della nostra specie di quanto lo sia il linguaggio: gli animali abbaiano, ruggiscono, nitriscono, insomma comunicano in qualche modo tra loro. Ma tra tutti gli animali, solo noi esseri umani cuciniamo».
Grazie all’elaborazione e manipolazione del cibo noi abbiamo stretto legami più forti con i nostri simili e abbiamo creato comunità, ci siamo potuti inserire in aree del pianeta apparentemente inospitali: in altre parole, imparare a cucinare e ad apprezzare il cibo è stato un incredibile salto evolutivo per la nostra specie e ancora oggi può valere come strumento di cambiamento positivo.
Possiamo fare un’ulteriore riflessione riguardo all’alimentazione, e cioè che cereali, frutta, verdure, semi e legumi sono stati e sono tutt’oggi ingredienti comuni a tutte le civiltà. Mentre diverse culture, religioni o scuole di pensiero rifiutano alcuni o tutti gli alimenti di origine animale (carne, pesce, latticini, uova), è innegabile che quelli di origine vegetale siano il denominatore comune di tutti i tipi di cucina.
Basti pensare che tuberi e cereali sono i cibi più consumati al mondo (il riso ha la medaglia d’oro assoluta), presenti con innumerevoli varietà nella dieta quotidiana dei popoli di ogni continente, e questo non stupisce poiché i vegetali sul nostro pianeta sono abbondanti, generosi e nutrienti. Eppure molti considerano ancora le verdure un noioso contorno, i legumi un alimento occasionale e i cereali non sono esplorati e conosciuti come meriterebbero.
Purtroppo l’idea diffusa è che mangiare vegetale sia monotono e restrittivo o che non sia per tutti, ma solo per una casta di eletti che amano ingredienti bizzarri, sostituti artificiali della carne e sapori particolari. Devi però sapere che questo non corrisponde al vero. Al contrario, la storia ci insegna che il piacere dei sensi è anche salutare: è una delle idee alla base della dietetica antica. E l’alimentazione vegetale rientra perfettamente nell’equazione «ciò che piace fa bene».
Se apprezzi gli spaghetti al pomodoro, la panzanella, la caponata, i carciofi alla romana, la farinata e la focaccia barese, allora in realtà già ami la cucina vegetale. Non si tratta di qualcosa per pochi, ma davvero per tutti. Perciò, quello che intendiamo fare è diffondere l’idea che è possibile nutrirsi correttamente con alimenti di origine vegetale senza rinunciare al gusto e al piacere nell’alimentazione, promuovendo la salute come stile di vita che salvaguarda il nostro benessere e quello dell’ambiente. Qualcosa di più ampio e gratificante del concetto limitante di dieta che di solito ci viene proposto, se non imposto.
Oggi la scienza ci ha ampiamente mostrato che con i soli vegetali si può vivere, essere forti ed energici, e che attraverso questa scelta è possibile migliorare la propria salute e quella del pianeta.
Per non parlare poi dell’impatto che un’alimentazione basata su prodotti di origine animale ha sull’ambiente. Siamo 7,8 miliardi di persone e le nostre scelte alimentari sono determinanti per la stabilità dell’ecosistema.
Già nel 2001 la FAO informava che metà dei cereali e il 77% della soia prodotti nel mondo sono destinati a diventare mangime per animali e che per la loro produzione vengono impiegate innumerevoli risorse quali acqua, terreno e prodotti chimici come fertilizzanti e pesticidi. Da allora le cose non sono cambiate; semmai, il panorama è peggiorato.
Tutti abbiamo letto o sentito parlare del disastro della deforestazione in Amazzonia: ebbene, al primo posto tra delle cause troviamo l’allevamento di bovini, responsabile del 60-70% del diboscamento totale (Center for International Forestry Research).
Non ti raccontiamo queste cose per metterti paura o a disagio, ripetendoti per l’ennesima volta informazioni e numeri che certamente hai già sentito. Lo facciamo perché dati come questi ci hanno stimolati a mettere in atto una ri(e)voluzione personale e a dare inizio alla nostra attività di divulgazione.
Ci siamo a lungo chiesti: perché questi concetti ci sembrano sempre così distanti da noi e dalla nostra realtà? Perché non abbiamo ancora fatto niente per cambiare le cose? Dove abbiamo sbagliato?
La risposta è che l’errore sta, forse, nel tipo di linguaggio e di comunicazione usati fino a oggi.
Quando vediamo queste notizie in TV o sui giornali, l’attenzione va sempre sugli aspetti negativi, sulla paura; allo stesso modo, iniziamo a interessarci della nostra salute solo quando incominciamo a perderla.
Forse, però, non è con il sentimento della paura che si possono cambiare le cose.
Alessia ricorda benissimo il giorno in cui un professore di grammatica inglese all’università schiacciò il tasto «play» del suo registratore per fare ascoltare alla classe il celebre discorso I have a dream che Martin Luther King Jr. pronunciò il 28 agosto 1963 al termine di una manifestazione per i diritti civili. Quel professore era stato presente, giovanissimo, tra la folla ad ascoltare parole rivoluzionarie e di pace. Raccontò del fervore e della passione di quei tempi, delle persone che in quegli anni lottavano per qualcosa di immensamente più grande di loro, proprio perché avevano qualcosa di immensamente grande in cui credere. E fece il paragone con i giorni nostri, dove sembrano non esistere più ideali così forti o personalità carismatiche come Martin Luther King, in grado di spingere più di 250.000 persone da tutti gli Stati Uniti ad andare ad ascoltarlo davanti al Lincoln Memorial di Washington. Se non hai mai visto le immagini di quella giornata, ti suggeriamo di cercarle in Internet: una folla sterminata in tempi in cui non ci si organizzava attraverso chat e le informazioni non si diffondevano così rapidamente come succede oggi. Quelle migliaia di persone erano lì perché avevano il sogno di cambiare le cose, e non perché mosse dalla paura, perché la paura fa scappare. Erano lì per amore della causa per cui lottavano. Viene da chiedersi: e se l’amore fosse la giusta chiave di lettura, attuale anche per i nostri tempi così diversi e confusi? Come ha detto il documentarista Stefano Tiozzo, «Innamorarsi di qualcosa ci dà realmente un motivo per proteggerla».
Forse la ragione per cui oggi non lottiamo per il nostro meraviglioso pianeta e per la vita (di noi umani e tutti gli altri esseri viventi) è che non abbiamo imparato a conoscerli abbastanza e a innamorarci perdutamente di loro.
Questo è esattamente lo spirito con cui sono nati il nostro progetto online, Elefanteveg, e il libro che hai tra le mani. Per dare alle persone un motivo in più di prendersi cura delle uniche due cose che ci appartengono: il nostro corpo e il nostro pianeta. Per mostrare a tutti, attraverso ricette semplici e deliziose, che mangiare vegetale non toglie nulla ma, al contrario, aggiunge alla vita, e per celebrare l’abbondanza e la versatilità degli alimenti di origine vegetale. Per offrire un’idea più realistica e amorevole di ciò che significa volersi bene e mantenerci in salute a tutti i livelli, perché non ci nutriamo solo di cibo. E infine per aiutare a comprendere quanto è bella la vita in tutte le sue forme e quanto è bello trattarla con rispetto.
L’obiettivo di queste pagine è proporre una chiave di lettura differente, provare a cambiare paradigma: smettiamo di voltarci dall’altra parte, di temere le notizie di un futuro apocalittico e di scappare da una matura consapevolezza. Concentriamoci invece sulla gioia, innamoriamoci di Madre Natura, del presente e di tutta la bellezza e abbondanza che ci circonda.
Scopriremo che è una realtà così immensa e splendida che saremo felici di impegnare tutti noi stessi a cambiare il mondo in meglio.