Quando abbiamo iniziato questo lavoro, ciò che ci dava più soddisfazione erano le consulenze di cucina vegetale direttamente a casa di qualcuno. Venivamo contattati e la richiesta era sempre la stessa: «Voglio mangiare meglio, voglio imparare a mangiare vegetale, ma non so da dove iniziare».
Così partivamo: dispense, menù settimanali e liste della spesa alla mano, entravamo per una giornata nella vita di altre persone. Le ore sarebbero trascorse rivedendo il contenuto della dispensa e del frigo, insegnando a distinguere e a conoscere gli ingredienti, elaborando un menù settimanale e preparando insieme colorati piatti vegetali. Si terminava tutti insieme attorno alla tavola, per mangiare ciò che si era cucinato. Quello era il nostro momento preferito, perché le persone si aprivano completamente, condividendo le maggiori paure e resistenze a cambiare stile alimentare.
Quando si parla di cibo, non si parla mai solo di cibo. L’atto di alimentarsi ci accompagna sin dalla nascita ed è ricco di significati personali e culturali, è strettamente connesso con il vissuto individuale ed è carico di emotività. Il nostro rapporto con il cibo racconta molto di noi, ecco perché molti squilibri psicologici si manifestano in disturbi dell’alimentazione. Ogni volta che entravamo a casa delle persone per una consulenza in tema di alimentazione vegetale sapevamo che poi saremmo finiti a parlare di relazioni umane, di ambizioni, ma anche di tristezze e gioie personali. In quei momenti di condivisione aperta e sincera emergeva il lato più umano di ognuno di noi, che aveva bisogno di essere ascoltato.
Paola, per esempio, dopo la giornata trascorsa insieme ci raccontò di aver capito che non aveva mai avuto cura della sua alimentazione perché non si era mai amata veramente. Questo si rifletteva sulle sue relazioni sentimentali e su tutta la sua vita. Insieme arrivammo alla conclusione che poteva utilizzare il cibo come primo strumento concreto per lavorare su se stessa e per dichiararsi amore a ogni pasto.
Se è vero, infatti, che spesso un disturbo alimentare o anche semplicemente un’alimentazione scorretta e sbilanciata può essere la punta dell’iceberg di uno squilibrio più profondo e intimo, è anche vero che attraverso il cibo si può iniziare a lavorare su di sé, sul rapporto che abbiamo con noi stessi (non mi nutro infatti solo dell’alimento di per sé, ma anche di ciò che ne penso, di ciò che penso di meritarmi).
Paola ha utilizzato il cibo come strumento di autoguarigione, per capirsi più a fondo e per imparare che il termine «nutrimento» non può limitarsi al solo atto di ingerire cibo, ma include anche come nutriamo la nostra vita, di quali esperienze, credenze e connessioni umane (approfondiremo questo tema più avanti).
Una comprensione più profonda del cibo e del nutrimento, che non si ferma alla superficie, al mero atto di cucinare e mangiare, ma si espande a tutti gli ambiti della vita, ci permette di aprire la porta dell’autoconoscenza e dell’autoesplorazione, ci guida verso una maggiore consapevolezza di chi siamo, che cosa vogliamo e, in ultima istanza, ci avvicina alla gioia. Per questo abbiamo capito che non è possibile raggiungere benessere ed equilibrio alimentare solo imparando qualche ricetta o tecnica in cucina. È necessario lavorare su vari livelli. È necessario imparare a nutrirsi dentro e fuori.
Da queste riflessioni nasce il metodo di insegnamento che applichiamo nei nostri corsi, che abbiamo chiamato con l’acronimo GIOIA. È un sistema, già utilizzato da migliaia di studenti, che ha come obiettivo quello di guidare le persone a riscoprire la gioia che c’è e vibra dentro ognuno di noi, proprio a partire dal cibo.
Non a caso il primo pilastro del metodo è proprio G, Gusta.
La salute parte dal cibo che scegli. Sapere che cosa mangiamo, imparare a cucinare (anche solo l’essenziale!) è il primo tassello fondamentale per il tuo benessere. Non dovrai diventare grande chef o nutrizionista, ma è fondamentale avere le basi di una conoscenza che applicherai durante tutta la vita, sedendoti a tavola ogni giorno e facendo la spesa.
Il secondo pilastro del metodo è I, Impara.
Non c’è crescita senza apprendimento. Non si impara solo a scuola o all’università. E anzi, molte cose importanti, come mangiare, non si apprendono a scuola. Lo si fa giornalmente. L’unico requisito per continuare a imparare genuinamente durante tutta la vita è conservare umiltà e curiosità. Nutrirsi significa imparare cose nuove, fa bene al nostro corpo e alla nostra anima.
Il terzo pilastro del metodo è O, Organizza.
La società ci impone ritmi frenetici e spesso cucinare e mangiare diventa un’ulteriore fonte di ansia. L’organizzazione in cucina è uno dei segreti per mangiare sano, ogni giorno, senza stress. La «tecnica salvavita» che noi utilizziamo e che insegniamo nei nostri corsi è quella del batch cooking, che vedremo più avanti in questo libro.
Il quarto pilastro del metodo è I, Ispirati.
Come si è già detto, stare bene non è solo una questione di alimentazione. È un percorso a tutto tondo di cui dobbiamo essere consapevoli. Dobbiamo desiderare di esporci quotidianamente alla bellezza, circondarci di persone che ci ispirano, ricordarci di essere grati per quello che abbiamo. Tutto questo ci conduce verso una vita più gioiosa.
Infine il quinto e ultimo pilastro del metodo GIOIA è A, Amati.
Se ci pensi bene, mangiare consapevolmente è il primo atto d’amore verso te stesso, il pianeta e ogni essere vivente. L’atto di amarsi tuttavia non si limita solo al cibo, ma si espande a tutti i livelli della tua vita. Amarsi significa accettarti, conoscerti e soprattutto vivere una vita coerente con quello che sei.
In un mondo di persone perennemente a dieta si è perso quello che dovrebbe essere l’obiettivo di ogni percorso alimentare, ovvero portare chi lo sperimenta a comprendere il cibo e a trovare il suo personale equilibrio in uno stile alimentare sostenibile nel tempo, quindi a lungo termine. Noi siamo fermamente convinti sia questa la dieta ideale.
Questo libro è stato creato sulle fondamenta del metodo GIOIA, che ne permea tutte le pagine e ogni capitolo, e ha lo scopo di portarti ad abbandonare l’idea classica di dieta per farti scoprire quello stile alimentare giusto per te, sano e sostenibile a lungo termine, che ti fa stare e sentire bene su tutti i livelli, dentro e fuori.
La gioia è per tutti, è la nostra casa, è il nostro stato naturale, e può partire dal cibo che scegliamo.
Come iniziare un cambiamento con GIOIA
«Ogni mattina dovresti svegliarti molto presto e iniziare la giornata con un frullato detox. Poi praticare trenta minuti di yoga e almeno dieci di meditazione.
Dovresti mangiare solo bio e a chilometro zero.
Ogni giorno come minimo dovresti fare diecimila passi e almeno due volte a settimana allenarti ad alta intensità.»
Quante volte ci hanno detto frasi come queste, ovvero che devi fare tutte queste cose per stare bene ed essere felice?
Sembra tutto molto bello e facile, peccato che non funzioni così.
Può essere che per me mangiare cibi a chilometro zero sia semplice, perché abito in campagna e lo faccio con piacere, ma per una persona che vive in città e non è abituata potrebbe costituire una grande fonte di stress. Così come può essere che fare diecimila passi al giorno per qualcuno sia semplice e automatico, mentre per qualcun altro costituisca un obiettivo pressoché irrealizzabile.
Oggigiorno sembra che tutti siano impegnati nella ricerca della salute, che si tratti di nutrizione, cucina sana, allenamento, yoga, consapevolezza, crescita personale eccetera. Tuttavia, spesso vediamo che tutte queste proposte divulgative sono associate a un forte imperativo morale, a giudizi pesanti, a etichette limitanti, alla paura che aleggia se non faremo tutto alla perfezione e ai conseguenti sensi di colpa.
Non ti nascondiamo che quando abbiamo scelto di cambiare vita, di eliminare prodotti animali e mangiare più sano, anche noi abbiamo provato una certa pressione iniziale. Se non siamo abbastanza «sani» come ci siamo proposti di essere ci viene subito l’idea che non valiamo quanto dovremmo, e ci vengono in testa un sacco di etichette negative con cui descriverci, come «pigro», «irresponsabile», «grasso», «inutile» e via dicendo.
Tuttavia l’esperienza ci ha confermati in una convinzione: che il concetto di «salute» è stato mercificato e ridotto a una serie di azioni molto concrete e inflessibili. Onestamente pensiamo che per questa via abbiamo perso di vista il vero senso di benessere.
Secondo Anthony Robbins, probabilmente il formatore motivazionale più famoso dei nostri tempi, uno dei principi più importanti del comportamento umano sta nel fatto che al livello più elementare ci sono due forze che motivano le persone ad agire: il desiderio di evitare il dolore e quello di ottenere il piacere. Di conseguenza, quelle del dolore e del piacere sono le due leve motivazionali che ci spingono all’azione.
Immaginiamo che io sia molto sovrappeso e voglia dimagrire: se per me in questa circostanza fosse più forte la leva del dolore, significherebbe che voglio farlo perché mi detesto. Non riesco a guardarmi allo specchio e allora decido di intraprendere un percorso per ottenere il risultato che desidero (alla base della motivazione c’è il dolore che provo per la mia situazione attuale).
Se al contrario in questa circostanza fosse più forte la leva del piacere, significherebbe che voglio farlo perché mi amo profondamente e so che posso fare qualcosa di buono per il mio corpo e la mia vita. In questo caso, se decido d’intraprendere un percorso per ottenere il risultato che desidero, alla base della motivazione c’è l’amore che provo per me.
Sia ben chiaro, nessuna delle due eventualità è sbagliata, ma le statistiche dicono che la leva del dolore, anche se è la più diffusa e la più forte per la maggior parte di noi, è quella che porta ai risultati più scarsi. Infatti ci motiva solo con la forza di volontà, che, con il passare del tempo, quando si iniziano a vedere i primi risultati, diminuisce proprio nella misura in cui diminuisce il dolore. Questo è il motivo per cui in Italia, per esempio, abbiamo più del 90% dei fallimenti nelle persone che cercano di smettere di fumare (dati italiani dell’Istituto Superiore di Sanità).
La leva del piacere, al contrario, è quella che porta ai risultati più duraturi e sostenibili poiché è un rinforzo positivo ed è a lungo termine.
Quello che abbiamo notato in questi anni di attività nei social e di vicinanza alle persone durante le consulenze e i corsi è che molto spesso la voglia di cambiare è tanta, ma la motivazione al cambiamento deriva da confusione, ansia, tristezza, odio per se stessi o senso di colpa basati sulla certezza che così come sei non vai bene e che quello che hai o fai non basta. La conseguenza è che il motore che tiene vivo il desiderio del cambiamento è proprio quel sentimento negativo di insoddisfazione e di non essere mai al livello dovuto. Insomma, a predominare è sempre la leva del dolore.
È facile comprendere che purtroppo non è così che si raggiunge la serenità. Non si tratta di arrivare a ogni costo, di essere i più veloci o i più bravi, ma di mettersi in viaggio, di assaporare le lezioni che ti offre la vita e continuare a camminare verso il tuo obiettivo a partire da un sentimento di rispetto per te stesso e di amore.
È da anni ormai che ci ripetiamo questo mantra che caratterizza anche il metodo GIOIA: qualunque cambiamento di abitudini, alimentazione o attività fisica o si fa a partire dall’amore o non si fa.
Se ci pensi, è praticamente impossibile iniziare un percorso di cambiamento con l’obiettivo di un maggiore benessere, se alla base coltiviamo paura o rabbia. Tali sentimenti ci preparano alla fuga, alla lotta, alla difesa, non certo all’ascolto e alla pace. Perciò questo cambiamento di prospettiva è così importante.
Noi applichiamo questa filosofia a tutti i livelli, non solo alla crescita personale ma anche alla comunicazione e alla divulgazione. In questo momento storico sono tanti i messaggi importanti per cui molte persone lottano: difesa degli animali, veganismo, ambientalismo, sostenibilità, femminismo, equità, uguaglianza razziale, diritti LGBTQ+ e molti altri. Ma è molto importante che questi messaggi vengano sempre trasmessi a partire dall’amore, perché per quanto bello e gentile sia il messaggio che sosteniamo, se lo mettiamo in pratica con imposizione, disprezzo, giudizio, odio e violenza diventerà un appello all’odio, alla violenza e al disprezzo e così sottrarrà forza ed energia alla causa che intendeva promuovere.
In questa società, che sembra più spesso preoccuparsi di avere ragione che di fare del suo meglio, quello che proponiamo è di provare tutti insieme a regalare il buono che c’è in noi. Vorremmo che questo libro fosse un’occasione, per te, di esplorare un nuovo approccio all’atto quotidiano del nutrirti, facendone uno spazio in cui non sentirti mai giudicato, ma accompagnato, imparando a fare ogni passo a partire da un sentimento di amore, prima e soprattutto verso te stesso.