Dimmi dove cucini e ti dirò chi sei

L’energia degli spazi

Sono certa che ti è già capitato, più di una volta, di entrare in una casa o in una stanza che non avevi mai visto e di sentirti a disagio oppure, al contrario, immediatamente a tuo agio. Gli spazi hanno un’energia propria, che di certo traggono da fattori tangibili come l’illuminazione, i colori, la disposizione degli oggetti, ma anche da vibrazioni che inevitabilmente si creano vivendo in una casa e che ci fanno dire, per esempio: «Che bello, qui sto bene» oppure: «Non vedo l’ora di andarmene».

Finché si tratta di case di altre persone, o di spazi che non dobbiamo frequentare spesso, il problema non c’è, ma se invece ci sentiamo a disagio in casa nostra, è una questione che dobbiamo assolutamente risolvere.

Ho deciso di affrontare l’argomento in questo libro che tratta di cibo, e non di arredi o di architettura, per due motivi: il primo è che, come si è già detto, non ci alimentiamo solo di cibo, e anche gli spazi che abitiamo ci nutrono in una certa misura. E in secondo luogo ne parlo perché prima di consumarlo il cibo va preparato, attività che si esegue in cucina, che è a tutti gli effetti uno spazio. E sebbene questo sia un tema ignorato dalla maggior parte dei libri di gastronomia, lo ritengo fondamentale: il nostro stato d’animo mentre siamo ai fornelli impatta inevitabilmente sulla riuscita delle ricette, ed è strettamente collegato a come ci sentiamo in quel nostro spazio.

Ho conosciuto studenti che avevano la repulsione per la cucina e facevano di tutto per trascorrervi il minor tempo possibile. Alcuni la collegavano a qualche evento spiacevole (dopotutto è il cuore pulsante della casa), altri detestavano il fatto che ci fosse sempre tanto da fare e da pulire, altri ancora erano convinti di odiare il far da mangiare, ma in effetti quel che non sopportavano erano le suppellettili vecchie e logore della loro casa in affitto. Di conseguenza cucinavano il meno possibile e quando lo facevano avvertivano un sentimento di fondo negativo.

Conosco bene questa sensazione, perché anch’io ho detestato la nostra cucina. Abitiamo in una casa di non più di cinquanta metri quadrati e quell’ambiente è davvero piccolo. Le persone che ci entrano per la prima volta dicono sempre la stessa cosa: «Dai video su YouTube sembrava più grande!»

È proprio piccina. Per motivi di spazio non abbiamo la lavastoviglie e, cucinando molto per il nostro lavoro, era sempre sottosopra. Dico «era» perché sento di aver migliorato molto la mia disciplina e l’ordine in cucina, anche se il rischio di «sembra che sia scoppiata una bomba» c’è sempre. Per anni mi sono lamentata di non avere abbastanza pensili o ripiani per il tostapane, la macchinetta del caffè eccetera. Di fatto, la grande differenza rispetto al passato è che ho imparato ad amare quel piccolo mondo, invece di sminuirlo sempre, perché mi rendo conto che mi ha permesso, per quanto umile sia, di arrivare a migliaia di persone con il nostro messaggio e mi consente ogni giorno di nutrire me e le persone che amo. Senza la mia cucina e i suoi piccoli spazi non saremmo arrivati al punto di avere lo studio vero e proprio di cui disponiamo ora, senza limiti di spazio.

Non tutti dobbiamo essere cuochi provetti e appassionati di gastronomia. Ma siccome, volenti o nolenti, per mangiare occorre cucinare, quantomeno proviamo a renderci piacevole l’esperienza.

Ti propongo alcune strategie che ho applicato per far pace con la mia cucina. Spero che possano esserti d’aiuto.

Che cosa dice di te la tua cucina?

Per migliorare la mia cucina il primo passo importante è stato chiedermi: che cosa dice di me?

Ti invito ad andare a leggerti questo capitolo proprio lì, nella tua cucina.

Osservala. Il frigo, il lavello, i piatti, i fornelli… È il tuo focolare. È il luogo dove conservi il tuo cibo, ci vai quando prepari una zuppa per scaldarti. Ci conservi la frutta fresca e succosa per quando, d’estate, ne senti il desiderio. Ci cucini per la tua famiglia e i tuoi amici.

Riesci a comprendere l’immensa gioia e fortuna di avere una cucina?

Magari non è esattamente quella dei tuoi sogni, forse è quella già usata di una casa in affitto, o è quella dei tuoi genitori. Oppure l’hai comprata con i tuoi risparmi ed è proprio come la desideri.

Qualunque cucina ti trovi ad abitare ora, voglio che tu la guardi e le dica: grazie! Un grazie profondo a lei che ti ospita, ti nutre, ti permette di vivere una vita abbondante. Osservala ancora e, a partire da questo sentimento di gratitudine, pensa a che cosa potresti migliorare. Guardala solo esternamente, per ora non aprire gli sportelli. Ci arriveremo tra poco.

Gli spazi sono divisi nel migliore dei modi? Ci sono utensili che non usi mai, ma occupano spazio? Spesso pensiamo che per cambiare le cose servirebbe una ristrutturazione radicale: una cucina nuova, una casa nuova! In realtà, nella maggior parte dei casi, basterebbe apprezzare quello che si ha già e impegnarsi a ottimizzarlo e a migliorarlo.

Per anni a casa nostra c’è stata una parete della cucina arredata con scaffali poco pratici e sempre disordinati, finché non ci è venuta l’illuminazione che un mobiletto avrebbe cambiato tutto: e così è stato. Ha dato un aspetto completamente nuovo all’intera stanza e ancora non riesco a capire come abbiamo fatto a non pensarci prima.

Prendi nota dei piccoli ma grandi cambiamenti esterni che vuoi apportare alla tua cucina. Nei prossimi giorni ti ci potrai dedicare.

Ora proseguiamo l’ispezione.

Apri il frigo. Che cosa contiene? Che cosa dice di te? Sa molto sul tuo stile di vita, sul tempo che dedichi all’alimentazione. Sa quante persone ci sono in casa, i tuoi gusti… Osservalo bene, il tuo frigo. E ora rispondi a questa domanda: ti piace quello che dice di te? Contiene qualche alimento che guardi con particolare fierezza? Magari una bella lattuga o una verdura che non avevi mai acquistato prima. Come ti fa sentire la consapevolezza che quel cibo entrerà nel tuo corpo e diventerà parte di te, della tua energia e della tua struttura? Non è meraviglioso che un alimento così verde e vivo ti produca dentro tutto questo lavoro?

Ora osserva nel tuo frigo l’alimento che vorresti non ci fosse più, perché sai che non è il meglio per te, magari una bevanda gassata, un piatto pronto del banco frigo: che cosa ti ha spinto ad acquistarli? Puoi e desideri invertire la rotta?

Studialo ancora: sono molte le cose che scoprirai di te, com’è stato per me la prima volta che ho provato a farlo. Scoprii con grande sorpresa che sul fondo degli scaffali giacevano diversi prodotti ormai scaduti. E mi resi conto che era un periodo della mia vita in cui ero disattenta, lavoravo molto fuori casa e non avevo tempo di dedicarmi non solo al mio frigo, ma a me in generale.

Ti invito a fare la stessa cosa con la dispensa. Apri gli sportelli. È funzionale? Anche in questo caso, che cosa racconta di te? Prendi un alimento, magari dei biscotti confezionati, una salsa, qualunque cosa, e leggi l’etichetta. Ti eri mai soffermato a leggere non tanto i valori nutrizionali, ma piuttosto gli ingredienti? Che cosa pensi degli alimenti che tieni nella dispensa? Prendine in mano qualcuno: come ti fanno sentire?

Ora identifica l’alimento con l’etichetta peggiore e decidi che quel prodotto non entrerà più nella tua dispensa, semplicemente perché sai che per te e la tua famiglia c’è molto di meglio.

Mangiare è un atto d’amore, non scordarlo mai. Amati attraverso il tuo cibo. Fa’ che esso sia un voto dato al mondo che vorresti, la medicina del tuo corpo, il sollievo del tuo spirito.

Termina questa «pratica» quando desideri, con i tuoi tempi. Ringrazia la tua cucina e ringraziati per questa analisi condotta all’interno suo e di te. Hai il potere di farne, con il tuo frigo e la tua dispensa, il tuo luogo di gioia e pace.

Le tracce delle antiche civiltà ci raccontano molto delle persone che le abitavano. Che cosa vuoi che narrino di te la tua cucina e poi, per estensione, la tua casa?

L’arte di fare spazio in cucina

Una volta analizzata la tua cucina, di certo avrai già individuato ciò che vuoi modificare per renderla uno spazio sempre più piacevole, funzionale e che ti rispecchi.

Dopo aver capito cosa è servito a me per portare più equilibrio e gioia nella mia piccola cucina, ho elaborato alcuni passi che possono aiutare anche te. Si tratta di attuare una sorta di decluttering, metodo diventato famoso soprattutto per gli armadi ma ancora poco diffuso per la povera e meno attraente cucina. Ma il senso del termine e dell’operazione è lo stesso: eliminare ciò che non ci serve e fare spazio.

Innanzitutto partiamo dall’idea che «quando faccio ordine fuori faccio ordine dentro». Ci piaccia o no, uno spazio esterno disordinato riflette un interno che lo è altrettanto.

Disordinati che state leggendo, non inalberatevi. Anche io la pensavo come voi, ero convinta di ritrovarmi bene nel caos, perché per me aveva più senso dell’ordine. Quando mia madre e poi Eric mi accusavano di essere disordinata, mi sono sempre difesa dicendo: «Non è disordine, ma creatività!» E poi continuavo con il solito luogo comune: «Anche Einstein diceva che il disordine è sintomo di intelligenza».

Non la penso più così. Non so se possa valere per tutti, ma la mia esperienza mi ha detto che nonostante io sia di indole disordinata, da quando ho imparato a fare ordine (specialmente in cucina, dove trascorro molto tempo) la mia vita è migliorata. Più semplice e, per l’appunto, ordinata.

Dunque, anche se tu fossi un disordinato cronico, prova a metterti al lavoro per rendere la cucina un luogo in cui ami stare. Ecco come:

1) Elimina le cose inutili. Anche io credevo che tutto servisse, ma ahimè, non è così. Apri pensili e cassetti: quanti doppioni hai? Magari due scolapasta, quattro palette identiche, tre set di tazze (una l’hai presa tu, l’altra è un regalo di Natale e l’ultima te la sei trovata negli scaffali e neanche ti ricordi come). Quante cose hai che non utilizzi da un secolo? Per esempio, io avevo comprato superentusiasta una pentola fornetto, enorme, usata quattro volte contate: mi occupava mezzo pensile e continuavo a lamentarmi del poco spazio. L’ho regalata a un’amica. Ora lei è molto felice e anche io, perché improvvisamente mi sono ritrovata un sacco di spazio in più.

Lo so, è facile trovare scuse per non liberarsi degli oggetti: «Ma non si sa mai… Questo l’ho pagato una fortuna…», ma devi pensare che ogni cosa richiede il tuo spazio e la tua attenzione che potresti dedicare a qualcosa di meglio per te.

2) Elimina tutto ciò che non appartiene alla cucina. Sembra ovvio, eppure ti sorprenderai a scoprire quanti oggetti «non della cucina» hanno trovato posto proprio in quel locale. È possibile che sul top ci siano un caricabatterie, dei documenti, a volte perfino la borsa. O magari i cassetti ospitano attrezzi vari come cacciaviti o taglierini. Tutti quegli oggetti hanno un posto migliore in cui essere sistemati.

3) Trova il posto a ogni cosa. Non riporre gli oggetti a caso. Trova a ogni cosa la sua sistemazione e fa’ che sia sempre quella. Mischiare e cambiare ogni volta ti impedisce di renderti conto di tutto ciò che hai.

4) Tieni il top più libero possibile. Il top e in generale i ripiani scoperti sono la prima cosa che si vede entrando nel locale. Un tempo tenevo di tutto sul mio piccolo piano cucina: caffettiera, sale, cestino per aglio e cipolla, estrattore e anche una piantina. E poi mi stressavo perché quando dovevo cucinare non riuscivo ad appoggiare nulla. Supera la mentalità che ti sussurra «questo lo lascio fuori per comodità». È vero, il sale lo usiamo spesso e dev’essere a portata di mano, ma se ci pensi ti serve pochi minuti al giorno e per il tempo restante rimane lì a rubare spazio inutilmente. Spazio a che cosa? Al vuoto! Non sapevo che il vuoto potesse essere riposante per la vista, ma è così. Libera il più possibile il top, crea del vuoto, vedrai come cambierà la tua cucina.

5) Riordina tutto la sera. Non è un mistero che i primi minuti della giornata definiscano l’andamento delle ore successive. Se ti svegli, entri in cucina e trovi il caos, certamente avrai poca voglia di metterti a preparare la colazione o di restare in quella stanza. Al contrario, accedere a uno spazio che ti invita a sederti e a iniziare la giornata con il giusto nutrimento, cambia tutto.

6) Non acquistare oggetti che non usi. All’inizio, appena insediata nella mia cucina, presa dall’entusiasmo comprai di tutto: planetaria, bollitore, tostapane, scolapasta grande, scolapasta piccolo, scolapasta telescopico (per salvare spazio, ovvio), bicchieri normali, bicchieri da vino, calici per le grandi occasioni eccetera. Per non parlare, poi, di quando iniziai ad avvicinarmi al mondo della cucina sana. Sembrava che dovessi avere per forza uno spiralizzatore, una mandolina mille funzioni, il frustino in bambù per fare il tè matcha eccetera. Ebbene, ora ti dico che non serve nulla di tutto questo. O meglio, se li vuoi acquistali pure, ma assicurati che li utilizzerai davvero. Sono realmente poche le cose che in cucina mi hanno effettivamente semplificato la vita e le preparazioni: lo spremiaglio, un frullatore potente, un coltello buono, un tagliere di grandi dimensioni, padelle di qualità e un filtro per bevanda vegetale. Insomma, ti consiglio di non farti prendere dall’entusiasmo del momento: in cucina, come nella vita, alla fine sono pochi gli oggetti di cui abbiamo davvero bisogno.

Cucina con gioia

Una volta che gli spazi nella tua cucina saranno più ordinati e funzionali e che il tuo frigo e la tua dispensa rifletteranno la persona che hai scelto di essere, metterti ai fornelli sarà uno spasso. Non importa se sei o non sei bravo a cucinare: qualunque fosse l’idea che avevi di te prima di attuare questo cambiamento, non conta più. Cucinare può davvero essere un’esperienza quotidiana piacevole.

Che tu cucini solo per te stesso o per qualcun altro, ti stai prendendo cura del tuo e/o del suo nutrimento.

Cucinare è libertà.

Perché puoi esprimerti, non esistono limiti alle combinazioni che puoi creare, ogni piatto manifesta quello che prima hai pensato nella tua mente in totale libertà.

Cucinare è fare la rivoluzione.

In una società che ci spinge a cucinare sempre meno e a consumare sempre più alimenti industriali, preparare i pasti a partire dalle materie prime è un atto rivoluzionario. Tanto più se hai la consapevolezza che le tue scelte alimentari impattano sul pianeta e sugli altri esseri viventi e simboleggiano il mondo che vorresti.

Se tutte queste motivazioni non ti hanno ancora convinto a correre in cucina a spadellare qualcosa di buono (magari seguendo qualche ricetta di questo libro) perché pensi che poi dovrai rimettere in ordine e lavare i piatti, ricorda che non è detto sia tempo perso. Puoi metterti le cuffie e far partire la tua playlist preferita per scaricare la tensione accumulata nella giornata, o ascoltare un podcast o un audiolibro da cui imparare qualcosa di nuovo.

Insomma, da qualunque punto di vista lo si guardi, cucinare è pura gioia. Spero che queste pagine e le immagini colorate dei piatti contenuti in questo libro ti comunichino la stessa sensazione.