«Dovresti comprartene una nuova. Così non dovresti guidare quella di Cap.» Vic indicò con il mento la vetrina e il parcheggio, dove avevo lasciato la Mustang.
Mi strinsi nelle spalle. «Mah. La Contour deve resistere ancora un po’. A meno che tu non mi faccia una buona proposta per una permuta...»
Lui rise. Era stato Vic a vendermi la macchina. «Per quel pezzo di...»
«Uh-uh. Vedi dove porta l’amicizia? A Nessunaparteville, amico.» Scossi la testa fingendomi sconsolata e gli lanciai le chiavi della macchina di Cap. «Cos’ha che non va?»
Vic si strinse nelle spalle, infilando le chiavi in tasca. «Non lo so. Cap ha stretto delle guarnizioni. Ti ha cambiato l’olio e anche altro. Perché hai aspettato così tanto?»
Battei le palpebre e misi le mani sotto il mento per sembrare seducente. «Perché non ho un uomo forte che lo faccia al mio posto?»
Vic fece una smorfia. «Hai tuo fratello. E me. Ehi, ascolta, devo fare delle commissioni. Cap sta arrivando, ma è in ritardo. Puoi restare finché non arriva?»
Avevo fatto la mia parte al garage, ma l’attesa di mio fratello avrebbe potuto essere infinita. «A dire il vero, ho dei programmi. Di quanto è in ritardo?»
Vic guardò l’orologio. «Dieci minuti. Dovrebbe essere qui presto. Credo di averlo strappato da un progetto o qualcosa.»
«Questo spiegherebbe tutto. Sì, certo, lo posso aspettare. Che cosa devi fare?» Lo domandai per curiosità, non perché volevo ficcare il naso, ma l’espressione di Vic immediatamente si chiuse come una porta sulla mia faccia.
«Commissioni. Tu cosa devi fare?»
«Oh... be’, è una specie di appuntamento.»
Questo lo fece fermare. «Un altro?»
«Sì. Sorpresa, sorpresa, a qualcuno interesso abbastanza da uscire due volte con me» dissi un po’ aspra. «Cristo, Vic. Sai come demolire il mio ego. Comunque, è solo una specie di appuntamento. Non un vero appuntamento.»
«Che cosa non lo rende un vero appuntamento?»
Esitai, cercando di capire se volessi dargli spiegazioni. O come. «Be’... È con la mia amica Meredith. E suo marito.»
Vic sembrò confuso. «Come funziona?»
Risi. «Fin qui, non funziona come nient’altro. È solo... lo sai. Un appuntamento. Una specie.»
Vic sapeva che ero uscita con delle ragazze e non aveva mai detto niente al riguardo. Ora mi guardò di traverso. «Perciò, con chi è l’appuntamento? La tua amica? O suo marito?»
«Uhm... entrambi.»
Vic sembrò sulle spine. «Tesla.»
Sbuffai debolmente. «Me l’hai chiesto tu.»
Lui fece una smorfia e fece ondeggiare la mano verso di me. «Mi dispiace di averlo fatto. Devo andare. Sei sicura che ti vada bene aspettare Cap?»
«Benissimo, a meno che non sia molto in ritardo, allora chiuderò e me ne andrò.»
Vic annuì. «Va bene. Ci vediamo a casa.»
Tutta rivestita, non volevo davvero sedermi alla scrivania, ma le sedie nella sala d’attesa non erano molto meglio. Dal distributore riempii d’acqua un bicchiere di carta e guardai la collezione di calendari vintage di pin-up di Vic. Niente tette al vento ma molte belle ragazze con i capelli alla Bettie Page e tacchi alti. Vic faceva attenzione a roba del genere quando c’erano in giro dei bambini. Stavo per telefonare a mio fratello per dirgli di portare il culo al garage, quando un paio di fari illuminarono il parcheggio ed entrò una macchina. Andai alla porta.
«Ehi.» Cap uscì dal lato del passeggero, chinandosi per dire qualcosa al guidatore, poi chiuse la porta e batté sul tetto dell’auto prima che questa ripartisse. Si voltò verso di me. «Che cosa ci fai qui?»
«Anch’io sono contenta di vederti. Vic doveva andare. Ti ho riportato la tua macchina. Sana e salva» aggiunsi quando lui, automaticamente, si voltò verso la Mustang nel parcheggio. «L’ho solo graffiata qui e là con una spugnetta abrasiva.»
Cap fece una smorfia. «Non dirlo neppure.»
Visto che era arrivato, potevo andarmene, ma mi fermai. «Ehi, ascolta. Vic ti ha raccontato qualcosa ultimamente?»
Cap, il mio fratellino alto e con le spalle larghe, era abbastanza bello da farsi notare, ma anche se io sapevo che era intelligente, spesso faceva del suo meglio per nasconderlo. «Riguardo a cosa?»
«Qualsiasi cosa.»
«Vic con me non parla molto, al di là delle macchine, Tesla» si strinse nelle spalle.
«Hai l’aria stanca.»
Lui sbadigliò. Qualsiasi cosa stesse succedendo tra Cap e la sua coinquilina, stava succedendo da un tempo abbastanza lungo perché sapessi che era meglio non chiedergli niente al riguardo, quando dovevo andare da qualche altra parte. Avrebbero potuto volerci ore prima che rivelasse la più piccola informazione. Invece, mi sollevai sulle punte dei piedi per dargli un bacio sulla guancia e abbracciarlo, forte. Spinsi un pochino il suo mento.
«Fratellino gigante» dissi.
Questo mi guadagnò un sorriso. «Piccola sorellona.»
«Devo andare.» Tornai verso la mia macchina, e la voce di mio fratello mi fermò mentre aprivo la portiera.
«Ho sentito che hai un appuntamento.»
Mi fermai voltando la testa. «Cosa? Chi te l’ha detto? E quando?»
«Vic mi ha chiamato per rimproverarmi del ritardo, dicendo che stavi aspettando.»
«Pensavo che con te non parlasse d’altro che di macchine.»
Cap sorrise. E anch’io sorrisi. Ma non mi offrì alcun dettaglio. Se mio fratello poteva mantenere il silenzio su qualsivoglia sciocchezza che stava facendo con la sua coinquilina, io potevo tenere a freno la lingua riguardo al mio primo appuntamento.
Lasciammo perdere.